Skip to main content

Full text of "I Lusiadi di Luigi Camoens traduzione di Antonio Nervi"

See other formats


Digitized  by  Google 


Dìgitized  by  Google 


r 


*\ 


/ * • 


» 


Digilized  tjy  Googlej 


Digitized  by  Google 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 

DI 

LUIGI  CAMOENS 

TRA  D U ZI  ONE 

D I 

ANTONIO  NERVI 


SECONDA  EDIZIONE 
ILLUSTRATA  CON  NOTE 
DI  D.  B. 

SI  AGGIUNGONO 

LE  NOTIZIE  BIOGRAFICHE  DELL"1  AUTORE 
F ARI  l CENNI  E GIUDIZI  INTORNO  AL  POEMA 
fi  GLI  ARGOMENTI  DEI  CANTI 


MILANO 

DALLA  SOCIETÀ  TIPOG.  OBI  CLASSICI  ITALIANI 
M.  D.  CCC.  XXI 


Digitized  by  Google 


'V 


A WER  TIM  EN  TO 

VEGLI 

EDITORI  MILANESI 


/j  Iliade  e V Odissea  di  Omero  , 
V Enei  de  di  Virgilio  , V Orlando  Furioso 
dell  Ariosto , la  Gerusalemme  liberata  del 
Tasso , i Lusìadi  del  Camnens  , il  Para- 
diso perduto  del  Milton , V Enricheide  del 
Voltaire , la  Messi ade  del  Klopstoch , sono 
i poemi  a cui  la  Musa  delV  E pop  eia  ha  , 
per  universale  assentimento , conceduta  la 
trionfale  corona.  Alcuni  vogliono  ad  essi 
aggiugnere  V Araucana  dello  spagnuo'o  Er- 
oi Ila.  La  Farsaglia  di  Lucano  . la  Tehaide 
di  Stazio , V Italia  liberata  da’  Goti  del 
Trissino , la  Conquista  di  Granata  del 
Graziani , ec. , poemi  abbondanti  di  bel- 
lezze , ed  assai  riputati , appartengono  però 
ad  una  sfera  inferiore. 

Il  pellegrino  ingegno  del  cav.  Vincenzo 
Monti , donando  all’  Italia  una  traduzione 


Digitized  by  Google 


IV 


AVVERTIMENTO 


dell ’ Iliade , ha  nelle  vere  sue  forme  rap- 
presentato a ’ nostri  occhi 

. . . quel  Signor  dell’  altissimo  canto 

Che  sovra  gli  altri,  com’ aquila,  vola. 

DaW  illustre  cav.  Ippolito  Pindemonte  sì 
è terminala  una  versione  dell’Odissea,  già 
decantata  fin  cP  ora  come  eccellente  lavoro. 
È da  bramarsi  che  il  soverchio  amor  della 
lima  non  ci  tolga  piu  a lungo  il  piacere 
di  seguire  nel  volgarizzamento  del  prode 
Veronese  gli  errori  dell’  accorto  Jìgliuol  di 
Laerte,  il  quale,  poiché  espugnata  fu  Troia y 

Mores  hominum  multorum  vidil,  et  urbes. 

Grande  e quasi  infinito  e il  numero  de* 
verseggiatori  che  si  adoperarono  a far  ita- 
liano d gran  poema  di  Virgilio  , o per  in- 
tero od  in  parte.  Ma  tutti  essi  cedono  ad 
Annibai  Caro  , come  le  stelle  all ’ apparir 
del  sole  nascondono  tutte  la  fronte  sce- 
mata. 

La  nostra  letteratura  si  vanta , come  la 
greca  , di  aver  prodotto  due  capolavori 
epici , il  poema  cioè  dell’  Ariosto  e quello 
del  Tasso.  Vi  fu  chi  al  Furioso  contese  il 
titolo  di  epico  : « Chiamatelo  adunque  di- 
vino 3 n disse  un  uomo  d’ingegno  pronto  e 
sottile.  Lacerato  da  sciaurati  critici  e dagli 


Dìgitized  by  Google 


DEGLI  EDITORI 


V 


Accademici  della  Crusca , il  grande  èd  in-- 
felice  Torquato  rifece  il  suo  maraviglioso 
poema.  Trista  condizione  de}  sovrani  intel- 
letti ! La  turba  de * mediocri  si  avventa  ad- 
dosso a loro , piti  fiera  che  que3  mastini 
della  Macedonia , da  cui  tanta  fatica  du- 
rano a liberarsi  i viandanti.  Ma  V eccel- 
lenza della  Gerusalemme  liberata  non  con * 
cedeva  al  suo  stesso  autore  il  far  meglio. 
La  posterità  ha  giudicato  la  lite  ; tutte  le 
nazioni  hanno  voluto  recare  quell ’ aurea 
composizione  nella  loro  favella;  ed  il  Tasso 
è divenuto  il  poeta  piu  popolare  dell}  Eu- 
ropa , il  poeta  il  più  letto , il  più  gustato 
di  lutti , non  eccettuati  Omero  , Virgilio  e 
V Ariosto  ; ancorché  egli  ceda  al  Greco 
nella  novità,  al  Latino  nello  splendore  , ed 
al  suo  predecessore  Italiano  nella  fecondità 
della  immaginativa  e nel  brio. 

Parecchi  traduttori  italiani , come  sono  il 
Rolli , il  Mariottini  , il  Papi , il  Marti - 
nengo , il  Corner , il  Leoni , hanno  voltato 
in  verso  toscano  il  poema  di  cui  sì  giusta- 
mente orgogliosa  va  V Inghilterra  , quel 
poema  in  cui  la  celeste  Musa  che  inspirò 
Mose  sulle  romite  cime  del  Sinai , canta  la 
prima  disobbedienza  dell’uomo,  ed  il  fatai 
pomo,  cagione  di  tante  miserie.  Tutte  quelle 
traduzioni  però  non  tolgono  che  V italiana 


VI  AVVERTIMENTO 

poesia  debba  sperarne  tuttora  una  piti  for~ 
bìta  e perfetta. 

- L’ Enriade  od  Enricheide  del  Volta-ire 
venne  fatta  italiana  essa  pure.  Ma  la  poe- 
sia francese , il  cui  pregio  principale  con- 
siste nella  chiarezza  e nelP  eleganza  f usa 
troppo  scarsamente  i colori  poetici  per  far 
vistosa  comparsa , quando  trasportata  sul 
Parnaso  italiano.  La  nostra  favella , poe- 
tica in  modo  eminente , si  compiace  nella 
varietà  e nel  vigor  delle  immagini , nel 
parlar  lontano  dal  comune  sermone , e nelle 
grandi  ed  ardimentose  figure.  Quindi  av- 
viene che  non  abbiamo  una  sola  traduzione 
dalla  poesia  francese  che  si  possa  leggere 
con  diletto  , tranne  forse  alcune  tragedie. 
D’ altronde  la  favella  de’  Francesi  tanto 
conosciuta  e studiata  in  Italia , che  ogni 
lettore , alquanto  colto  , preferisce  di  attì- 
gnere alle  fonti , e gusta  nell’  originale  pu- 
rità le  bellezze  de’  poeti  di  una  nazione 
che  tanto  nelle  lettere  e nelle  scienze  , 
quanto  nelle  arti  e nelle  armi  assai  glo- 
riosamente si  è dimostrata  a?  dì  nostri. 

La  Messiade  dell’  alemanno  Klopstock 
trovò  ben  presto  un  traduttore  italiano  nel 
signor  Zigno , il  quale  non  senza  qualche  ' 
bravura  sostenne  l’arduo  e periglioso  as- 
sunto. Conviene  avvertire  per  altro  che  le 


Digitized  by  Google 


degii  editori  vii 

bellezze  della  Messiade  non  sono  di  tal 
indole  da  molto  attalentare  ai  lettori  ita- 
liani.  L}  autore  spazia  del  continuo  fra  gli 
aerei  regni  della  fantasia , e noi , eredi  in 
letteratura  del  gusto  deì  Greci  e de 3 La- 
tini } ci  dilettiamo  principalmente  in  veder 
ritratta  la  natura  che  a 9 nostri  sensi  sog- 
giace , e preferiamo  le  viraci  scene  della 
vita  reale  alla  pittura  d’ enti  incorporei,  ed 
alle  illusioni  in  cui  si  smarrisce  il  pensiero. 

Il  bel  poema  in  cui  V illustre  Camoens , 
tanto  somigliante  al  nostro  Tasso  per  V al- 
tezza dell' ' ingegno  e la  severità  della  for- 
tuna , celebrò  nella  maestosa  sua  lingua  le 
maravigli  ose  gesl^pde 3 Portoghesi  nelV  India , 
fu  tra  statato  in  italiano  dal  genovese  Paggi ? 
fino  dalla  metà  del  seicento,  (i)  Ilavvene  pure 
un3  altra  versione , falla  da  un  Piemontese, 
verso  la  metà  del  secolo  scorso  ; ma  en- 
trambe non  molto - degne  di  lode.  Il  conte 

(i)  U originate  e in  oliava  rima  portoghese.  IV e re- 
chiamo la  prima  oliava  ad  esempio  : 

As  Armas  , e os  Barnes  aisinalados, 

- ' Que  da  Occidental  praia  Lusitana , 

Por  roares  nuoca  de  ante*  naregados 
Passaram  ainda  aleni  da  Tuprobana  ; 

Em  perigos  , e guerra*  esforgados , 

Mais  do  que  promettia  a for;a  human*  , 

Entre  genie  remota  edifiraram 
Novo  rcino , que  tanto  sublimaram  : 


Digitized  by  Google 


Vili 


AVVERTIMENTO 


di'  S.  Raffaele  , letterato  di  riguarderai 
pregio , avea  divisato  di  ridurre  i Lusiadi 
in  versi  sciolti  italiani  : egli  però  non  molto 
pih  fece  che  dar  incorni  nei  amento  all 3 im- 
presa. La  traduzione  di  che  ora  abbiamo  t 
preso  a dure  una  ristampa , e V opera  ( se 
il  vero  ci  fu  riferito  ) di  vent 3 anni  di  la- 
voro, ritoccato  del  continuo  dal  chiarissimo 
P.  Solari.  Checché  però  di  ciò  sia , assai 
bella  apparirà  questa  traduzione  a chiun- 
que sia  buon  conoscènte  di  poesia  italiana. 
Facile  ed  armonioso  n3  è il  verso  , sciolta 
e poetica  la  dicitura  ; e se  piu  la  stretta 
fedeltà  non  v3  e conservata , continuo  però 
vi  risplende  il  merito  della  nobiltà  e del- 
Veleganza. 

Essa  fu  stampata  in  Genova  nel  1 8 r 4-  » 
« ben  tosto  ebbe  spaccio  in  quel  paese , ove 
più  non  se  ne  incontrano  copie  in  vendita 
appresso  cd  librai.  Non  essendo  , per  cosi 
dire , uscita  da3  confini  Ligustici  questa 
traduzione , di  cui  i giornali  letterarii  non 
fecero  cenno  veruno , si  rimase  come  sco- 
nosciuta in  Italia ; ne  sarà  questa  la  prima 
volta  che  un  lavoro  , degnissimo  di  tutta 
lode , si  giaccia  per  molt3  anni  ignorato  tra 
noi.  La  mancanza  di  un  centro  letterario 
apporta  lagrimevole  danno  agli  studii  ita- 
liani. 


Digitized  by  Googlc 


DEGLI  EDITORI 


IX 


, Nel  riprodurre  co’’  nostri  torchi  quest?  ec- 
cellente. traduzione  de  Lusiadi , si  e giudi- 
cato opportuno  di  corredarla: 

i.°  Del  Compendio  della  Vita  del - 
V Autore,  scritto  dalla  celebre  signora  di 
Stael. 

2.0  Di  una  Giunta  ad  esso  Compendio 
fatta  dal  sig  di  Villenave. 

3.°  Di  un  Articolo  del  sig . Sismondo 
Si  smondi  intorno  i Lusiadi  del  Camoens , e 
la  magnifica  edizione  fattane  in  Parigi  dal 
sig.  de  Souza  Botelho. 

4 ° Di  un  Giudizio  sopra  lo  stesso 
poema,  tratto  dada  Storia  Universale  della 
Letteratura  del  P.  Andres. 

5. °  Degli  Argomenti  a ciascun  Canto. 

6. °  Di  un  gran  numero  di  Note  rela- 
tive all’  istoria  del  Portogallo  , od  alle  al- 
lusioni ed  imitazioni  del  Camoens.  Si  sono 
pure  riferiti  i passi  de?  poeti  latini  ed  ita- 
liani che.  hanno  affinità  con  altri  passi  del 
poema  portoghese. 

Queste  Note  furon  tratte  dalle  Istorie  por- 
toghesi di  Manuel  de  Faria  i Souza  , dal- 
l’Asia di  Giovanni  Barros , dalle  Bellezze 
dell’  Istoria  Portoghese  del  Durdent  , dal- 
l’  Istoria  Universale  degli  Inglesi , da  quella 
del  Mullcr , da  varie  Biografìe  inglesi  e 
francesi , dal  Comento  di  Manuel  de  Farla- 


Digitized  by  Google 


X AVVERTIMENTO  DEGLI  EDITORI 

i Souza  y e da  quello  di  Manuel  Correa  , 
posti  al  poema  originale , da’  Comenti  di 
De  Costerà  e di  La  Harpc  che  accompa- 
gnano le  loro  traduzioni  francesi,  ec.;  un' al- 
tra parte  è nuova  del  tutto. 

Tante  e sì  dilìgenti  cure , avvalorate  dal 
raro  merito  della  traduzione , ci  confortano 
a sperare  che  questa  ristampa  verrà  ac- 
colta con  lusinghiero  favore  ; e quindi  trar- 
remo animo  a pubblicare  fra  breve  altre 
commendevoli  largamente,  illustrate  tradu- 
zioni di  poeti  stranieri , le  quali  o si  giac- 
ciono affatto  dimenticate , o sono  oltremodo 
difficili  a rinvenire. 


Digitized  by  Google 


XI 


COMPENDIO 

DELLA  VITA 

DI  LUIGI  CAMOENS 

SCRITTO 

\ 

DALLA  SIGNORA  BARONESSA 

DI  STAEL 


-I—Juigi  Camoews,  il  più  celebre  dei  poeti 
portoghesi,  nacque  in  Lisbona  nel  1.517.  Di 
nobil  famiglia  era  suo  padre,  e sua  madre 
apparteneva  all’  illustre  casa  di  Sà.  Egli  fece 
i suoi  studi  in  Coimbra.  Quelli  che  gover- 
navano l’educazione  in  cotesta  città,  non 
pregiavano , nella  letteratura , altro  che  l’ imi- 
tazion  degli  antichi.  Il  sommo  ingegno  di 
Camoens  era  inspirato  dall’istoria  (Iella  sua 
patria  e dai  costumi  del  suo  secolo.  Le 
sue  poesie  liriche,  soprattutto,  appartengo- 
no. ael  pari  che  le  opere  di  Dante,  del  Pe- 
trarca, dell’ Ariosto  e del  Tasso,  alla  lette- 
ratura rinnovata  dal  Cristianesimo,  ed  al 


I 


Digitized  by  Google 


XII 


NOTIZIE  BIOGRAFICHE 


genio  cavalleresco,  anzi  che  alla  letteratura 
meramente  classica.  Onde  avviene  che  ì set- 
tatori di  questa,  assai  numerosi  al  tempo  di 
Camoens,  non  applaudirono  ai  primi  suoi  passi 
nella  carriera  de’  versi.  Finiti  i suoi  studi , 
egli  sen  tornò  a Lisbona.  Caterina  di  At- 
ta yde,  dama  di  palazzo,  lo  accese  di  vivis- 
simo amore.  I.e  passioni  ardenti  vanno  spesso 
unite  alle  altissime  doti  naturali  dell’intel- 
letto. La  vita  di  Camoens  fu  alternativamente 
consumala  da’  suoi  affetti  e dal  suo  ingegno. 
Rilegato  egli  venne  a Santarem,  per  le  con- 
tese che  sopra  di  luì  trasse  l’amore  che  a 
Caterina  ei  portava.  Quivi,  nella  solitudine, 
egli  compose  molte  poesie,  le  quali  espri- 
mevano lo  stato  della  sua  anima;  ed  uno  può 
seguire  il  corso  della  sua  istoria,  riguardando 
a’  diversi  generi  d’impressione  che  ne’  suoi 
«critti  si  pingono.  Mosso  a disperazione  dalla 
sua  sorte,  entrò  come  semplice  soldato  nella 
milizia , e servì  nell’  annata  navale  che  i 
Portoghesi  mandarono  contro  que’  di  Ma- 
rocco. Egli  componeva  versi  in  mezzo  alle 
battaglie;  ed  ora  i pericoli  della  guerra  ec- 
citavano il  suo  poetico  estro,  ora  il  poetico 
-estro  infiammava  il  suo  guerriero  valore. 
-Il  Camoens  perde  l’occhio  destro  per  un’ ar- 
chi bugi  ala  ricevuta  dinanzi  a Ceuta.  Tornato 
che  fu  a Lisbona,  egli  sperava  almeno  che 


Digitized  by  Google 


dell’  autore 


XIII 


le  sue  ferite  riporterebbero  mercede , se  pre- 
giata non  era  la  virtù  del  sno  ingegno;  ma 
quantunque  doppio  titolo  avesse  al  favor  del 
suo  Ile,  tuttavia  grandi  ostacoli  lo  altraver-, 
sarono.  Gl'  invidiosi  hanno  spesso  1"  arte  di 
distruggere  un  merito  col  mezzo  dell’altro,, 
in  cambio  di  farli  spiccare  amendue  nel 
mutuo  loro  splendore.  Camoens  giustamente, 
crucciato  della  dimenticanza  in  cui  giacere 
il  lasciavano,  s’  imbarcò  per  le  Indie  nel  1 553, 
e disse,  come  Scipione,  un  addio  alla  sua 
patria,  protestando  che  le  stesse  sue  ceneri 
non  avrebbero  in  essa  la  tomba.  Egli  giunse 
nell’India,  a Goa,  celeberrima  tra  le  stazioni 
de’  Portoghesi.  Commossa  fu  la  sua  imma- 
ginativa all’  aspetto  delle  imprese  de’  suoi 
concittadini  in  quell’ antica  parte  del  mon-, 
do  ; e sebbene  avesse  di  che  lagnarsi  di  loro , 
volle  nulla  di  meno  fame  eterna  la  gloria 
in  un  poema  epico.  Ma  la  stessa  vivezza  di 
fantasia,  la  quale  forma  i sommi  poeti,  rende 
assai  malagevoli  i riguardi  che  una  condi- 
zione dipendente  richiede.  Camoens  s’ irritò 
contro  gli  abusi  che  commeltcvansi  nel  ma- 
neggio delle  cose  dell’India,  e compose  in- 
torno a quest’  argomento  una  satira,  della 
quale  il  Viceré  di  Goa  prese  tanto  sdegno, 
che  lo  mandò  in  esiglio  a Macao.  Colà  egli 


XIV 


NOTIZIE  BIOGRAFICHE 


visse  più  anni,  non  avendo  per  sua  compa- 
gnia che  un  cielo  più  splendido  ancora  ohe 
il  cielo  della  sua  patria,  e quel  bell’ Oriente, 
giustamente  denominalo  la  Culla  del  mondo. 
Egli  vi  compose  la  Lusiade , e forse , in  così 
pellegrina  fortuna,  questo  poema  dovrebbe' 
mostrarsi  di  un  divisamento  anche  più  au- 
dace. La  spedizione  di  Vasco  di  Garaa  nelle 
Indie  , l1  intrepidezza  di  quella  navigazione  , 
che  non  era  inai  stala  intrapresa  per  lo  in- 
nanzi , forma  l’ argomento  del  suo  poema. 

I passi  più  generalmente  conosciuti  sono 
l’episodio  d’ Ines  di  Castro,  e l’apparizione 
di  Adamaslorre,  quel  genio  delle  tempeste, 
il  quale  vuole  fermar  Gama  allorché  questi 
è in  procinto  di  superare  il  Capo  di  Buona 
Speranza,  il  rimanente  del  poe  ria  vien  so- 
stenuto dall’artificio  con  cui  Camoens  ha 
saputo  tramischiare  i racconti  dell’  istoria 
portoghese  colle  splendide  immagini  della 
poesia,  e la  divozione  cristiana  coile  favole 
del  paganesimo.  Questo  accozzamento  fu  rim- 
proverato al  poeta  ; ma  noi  non  portiamo 
avviso  che  esso  produca,  nella  Lusiade,  una 
impressione  discorde:,  imperciocché  si  sente 
assai  bene,  nel  leggerla,  che  il  cristianesimo 
è la  realtà  della  vita,  ed  il  gentilesimo  è 
l’ adornamento  delle  feste  *,  anzi  evvi  un  certo 


Digitized  by  Google 


dell’  autore 


XV 


che  di  delicato  in  non  servirsi  di  ciò  che  è 
santo  agli  occhi  stessi  del  Genio.  Camoens, 
d'altronde,  aveva  ingegnosi  motivi  per  in- 
trodurre la  mitologia  nel  suo  poema.  Lo 
attalentava  il  ricordare  la  romana  origine 
de’  Portoghesi;  e Marte  e Venere  conside- 
rati non  eran  soltanto  come  le  tutelari  deità 
de’  Romani,  ma  come  gli  antenati  di  loro 
eziandio.  La  favola  attribuisce  a Bacco  la 
prima  conquista  delle  Indie;  era  quindi  na- 
turale il  rappresentarlo  come  geloso  delle 
imprese  de’  Portoghesi;  nulla  di  meno  que- 
sto uso  della  mitologia,  ed  alcune  altre  imi- 
tazioni delle  opere  classiche,  danneggiano 
l’ originalità  delle  scene  che  il  lettore  si 
aspetta  di  rinvenire  in  un  poema  Del  quale 
l’India  e l’Affrica  sono  descritte  da  quel 
medesimo  che  le  ha  trascorse.  Un  Porto- 
ghese debbe  essere  impressionato  meno  di 
noi  dall’  aspetto  delle  bellezze  della  meridio- 
nale natura;  ma  evvi  alcuna  cosa  di  si  por- 
tentoso ne’  disordini  e nelle  bellezze  delle 
antiche  parti  del  mondo , che  avidamente  ne 
ricerchiamo  le  particolarità  ed  i capricci,  e 
forse  Gamoens  si  è troppo  conformato,  nelle 
sue  descrizioni,  alla  teorica  delle  belle  arti  che 

Siù  comunemente  e ricevuta.  La  versificazione 
ella  Lusiade  ha  tanta  pompa  e tanto  vezzo 


XVI 


NOTIZIE  BIOGRAFICHE 


neH'originale  favella,  che  non  solo  i Porto- 
ghesi di  colto  ingegno,  ina  eziandio  que’  del 
popol  minuto,  ne  sanno  a menle  moltissime 
ottave,  e le  cantano  con  grandissimo  amore. 
L’ unità  d’ interesse  nella  Lusiade  consiste 
principalmente  nel  sentimento  di  amor  di 
patria  che  tutto  intero  lo  avviva.  La  gloria 
nazionale  de’  Portoghesi  vi  comparisce  ad 
ogni  istante  sotto  tutte  le  forme  che  l’ im- 
maginazione le  può  conferire.  Quindi  è na- 
turale che  i concittadini  di  Camoens  lo  am- 
mirino, anche  più  degli  stranieri.  I gratissimi 
episodi  di  cui  la  Gerusalemme  va  fregiata , 
le  compartiscono  un  buon  successo  univer- 
sale; e quand’ anche  fosse  vero,  come  alcuni 
critici  tedeschi  hanno  preteso,  che  nella  Lu- 
siade ci  abbia  un  colorilo  istorico  più  fermo 
e più  vero  che  nel  lavoro  del  Tasso,  con- 
tuttociò  le  finzioni  del  poeta  italiano  più 
splendida  ne  faranno  sempre  e più  popolare 
la  fama.  Camoens  venne  finalmente  richia- 
mato dal  misero  suo  esilio,  posto  all’estremo 
del  mondo;  ma  nel  ritornare  a Goa,  la  nave 
in  cui  era,  ruppe  alla  foce  del  fiume  Mecon 
in  Cochinchina , ed  egli  salvossi  a nuoto  t 
tenendo  in  mano,  come  Cesare,  fuori  del- 
l’acqua i fogli  del  suo  poema,  solo  tesoro 
«b  egli  involasse  al  mare , ed  a cui  portava 


Digitized  by  Google 


dell’  autore 


XVII 


più  amore  che  a’  propri  suoi  giorni.  Questa 
coscienza  della  grandezza  del  proprio  inge- 
gno è pur  bellissima  cosa  quando  la  confer- 
mano i posteri.  E quanto  meschina  a vedersi 
è la  vanità  mal  fondata,  altrettanto  è no- 
bile il . sentimento  che  ti  dà  securezza  di  ciò 
che  tu  fai,  a malgrado  degli  sforzi  che  al- 
tri fa  per  conculcarti  od  opprimerti.  Nello 
sbarcare  sul  lido , egli  comentò,  in  una  delle 
sue  poesie  liriche , il  famoso  salmo  delle 
figlie  di  Sionne  in  esilio  ( super  / lumina  Ba - 
bylonis  ).  Camoens  si  credeva  già  di  ritorno 
al  suo  natale  paese , nell’  atto  di  toccare  il 
suolo  dell’  India  in  cui  i Portoghesi  erano 
stabiliti.  Di  questa  fatta  la  patria  si  com- 
pone de’  concittadini , della  lingua , di  tutto 
ciò  che  rammenta  i luoghi,  dove  ritroviamo 
le  memorie  dei  dolcissimi  nostri  anni  primi. 
Gli  abitatori  del  Mezzogiorno  sono  affezio- 
nati agli  oggetti  esterni,  e quelli  del  Set- 
tentrione alle  abitudini;  ma  tutti  gli  uomi- 
ni, e specialmente  i poeti  esiliati  dal  paese 
che  gli  ha  veduti  a nascere , appendono , 
come  le  donne  di  Sion,  la  lor  arpa  ai  salici 
di  dolore  che  crescono  sulle  rive  straniere. 
Camoens,  tornato  a Goa,  vi  fu  perseguitato 
da  un  nuovo  Viceré,  e chiuso  in  prigione 
per  debiti.  Alcuni  amici  però  si  obbligarono 
per  lui,  onde  fu  in  grado  d’ imbarcarsi  e 
Camoens  b 


Digitized  by  Google 


XVIII 


NOTIZIE  BIOGRAFICHE 


di  ricondursi  a Lisbona  nel  i '>69,  sedici  anni 
dopo  la  sua  partenza  d’Europa.  Il  re  Seba- 
stiano, uscito  appena  dalla  fanciullezza,  prese 
a riguardare  con  benevolenza  il  poeta.  Egli 
accettò  la  dedica  della  Lusiade,  e trovan- 
dosi in  procinto  d’ imprendere  la  sua  spedi- 
zione contro  i Mori  dell’  Affrica , conobbe 
meglio  di  ognuno  l’ eccellenza  dell’  ingegno 
di  questo  poeta , il  quale  amava  non  meno 
di  lui  i pencoli,  allorché  potevano  essere 
di  scala  alla  gloria.  Ma  detto  avresti  che  il 
fato  sinistro,  di  cui  il  Camoens  era  bersa- 
glio, sovvertiva  perfino  la  fortuna  della  sua 
patria  per  ischiacciarlo  sotto  piò  vaste  ro- 
vine. Il  re  Sebastiano  fu  morto  dinanzi  a Ma- 
rocco, nella  battaglia  di  Àlcacar,  l’anno  1578. 
La  regale  famiglia  si  spense  insieme  con  lui, 
ed  il  Portogallo  fu  privato  della  sua  indi- 
pendenza.  Ogni  baglior  di  speranza  dileguossi 
allora  per  l’infelice  poeta;  la  povertà  del 
quale  era  sì  grande  che , nell’  oscurità  della 
notte,  uno  schiavo  che  condotto  egli  aveva 
con  se  dall’India,  mendicava  perle  contrade 
onde  provvedergli  il  vitto.  In  questo  misero 
stato  egli  scrisse  ancora  alcune  canzoni  : ed 
i piò  belli  fra  i suoi  componimenti  lirici  con- 
tengono dolenti  querele  sopra  la  miserabil 
sua  sorte.  Di  quanta  eccellenza  d’ingegno  non 
doveva  esser  dotato  colui  che  una  novella 


Digitized  by  Google 


dell’  AUTORE  XIX 

inspirazione  sapeva  attignere  in  que’  pa- 
timenti stessi  che  tutte  le  tinte  della  poesia 
avrebbero  pur  dovuto  distruggere.  Final- 
mente l’eroe  della  letteratura  portoghese, 
il  solo  di  quella  contrada  la  cui  gloria  sia 
nazionale  ad  un  tempo  e sia  europea,  morì 
nello  spedale  di  Lisbona,  l’anno  1079,  sessa- 

5 esimo  secondo  della  sua  vita.  Quindici  anni 
opo,  innalzato  gli  fu  un  monumento  (r). 
Questo  breve  intervallo  divide  il  più  crudele 
abbandono  dalle  più  splendide  manifesta- 
zioni di  entusiasmo;  ma  in  questi  quindici 
anni  la  morte  si  era  collocata  qual  media- 
trice tra  la  gelosia  de’  contemporanei  e la 
segreta  loro  giustizia. 


(1)  Con  queit’  iscrittone  : .4 i/ui  jaz  Luis  de  Cameens 
Principe  dos  Poetas  de  seu  tempo  : vi  reo  pobre  e mise- 
rare temente , e assim  morreo  o anno  de  i5 79. 


Digìtized  by  Google 


Digitized  by  Google 


GIUNTA 

DEL  SIGNOR  VILLENAVE 


AL  COMPENDIO  - 

DELLA  VITA  DEL  CAMOENS 


M, 


Latteo  Cardoso,  Gesuita,  professore  di 
belle  lettere  in  Evora,  compose  il  seguente 
epitafio  che  fu  scolpito  sulla  tomba  di  Ca- 
moens  : 

Naso  eìegis,  Flaccus  lyricis,  epigrammate  Marcus , 
Hic  jacet  heroo  cannine  r irsilius. 

Ense  simul  calamoque  auxit  tibi,  Lysia,  famam  : 
Unam  nobilitant  Mars  et  Apollo  manum. 

Castalium  Jontem  traxil  mndulamine  ad  Indos  , 
Et  Gangi  tclis  obslupejecit  aquas. 

Lysia  mirata  est,  quando  aurea  carmina  lucrum 
Jngrnii , haud  gazas , ex  oriente  tulit. 

Sic  bene  de  patriil  meruit,  dum  fulminai  ense , 

Al  plus  uum  calamo  bellica  Jacta  refert.  . 

II unc  Itali , Galli , Hispani  vertere  poètam  , 
Quaelibet  hunc  vcllet  terra  vocarc  suum. 

V ertere  fas , aequare  nefas , aequabilis  uni 
Est  sibi , par  nemo , nemo  secundus  erit. 


XXII 


NOTIZIE  BIOGRAFICHE 


Il  Tasso  fece  il  seguente  sonetto  in  onore 
del  Camoens,  poco  tempo  dopo  la  pubbli- 
cazione della  Lusiade , e prima  che  venisse 
in  luce  la  sua  Gerusalemme: 

VJsco , le  coi  felici  ardite  antenne 

Incontro  al  Sol  che  ne  riporta  il  giorno 
Spiegar  le  vele  e fer  colà  ritorno , 

Ov1  egli  par  che  di  cadere  accenno  ; 

Non  più  di  te  per  aspro  mar  sostenne 

Quel  che  fece  al  Ciclòpc  oltraggio  e scorno  , 
3Vè  chi  turbò  le  Aiyie  nel  suo  soggiorno^ 

Nè  diè  più  bel  subbielto  a colte  penne. 

Ed  or  quella  del  colto  e buon  Luigi 
Tant’  oltre  stende  il  glorioso  volo, 

Che  i tuoi  spalmati  legni  andar  men  lunge , 

Onde  a quelli  a cui  s1  alza  il  nostro  polo 
Ed  a chi  ferma  incontra  i suoi  vestigi 
Per  lui  del  corso  tuo  la  fama  aggiunge. 

Oltre  la  Lusiade , il  Camoens  compose 
gran  numero  di  poesie  diverse , come  sonet- 
ti , canzoni , sestine  , odi , elegie , egloghe  , 
stanze , epigrammi , satire , e due  comme- 
die, intitolate:  Gli  amori  di  Filodemo , e 
L’Anfitrione,  imitato  da  Plauto.  Hawi  molto 
del  sublime  m alcune  sue  odi,  e le  sue  sa- 
tire sono  asperse  di  fiele.  Un  dotto  Porto- 

fhese  disse  all'  abate  di  Longuerue , che 
autore  della  Lusiade  aveva  inventato  due 
mila  vocaboli,  i quali  tutti  erano  stati  ac- 
colti nel  tesoro  della  favella.  I Portoghesi 


\ 


Digitized  by  Google 


dell’autore  h xxm 

risguardano  .il  Camoens  come  il  loro  Virgi- 
lio, il  loro  Orazio,  il  loro  Ovidio  ed  il  loro 
Marziale.  Le  principali  edizioni  della  Lu- 
siade e delle  poesie  diverse  del  Camoens 
sono  le  seguenti:  i.°  Os  Lusiadas  , Lisbo- 
na >n  4*°ì  2*°  Lusiadas  eommentadas 

por  Manuel  de  Faria  jr  Souza.  Madrid,  i63g, 
4 tom.  in  2 voi.  in  fol.,  fìg.,  edizione  pre- 
giata e ricercata.  Questo  famoso  commenta- 
tore pubblicò  nel  1640  un  grosso  y ohimè 
m foglio  per  difendere  il  suo  comento,  e 
lasciò,  morendo  (i65o),  otto  altri  volumi 
di  osservazioni  e di  note  sopra  le  opere  del 
Camoens*  3.°  Obras  do  grande  Luis  de  Ca- 
moens} com  os  Lusiadas  eommentadas  por 
Manoel  Correa  , com  os.  argumentos  do 
Jvam  Franco  Barrato  , escrìta  por  Manoel 
de  Soria  Severin.  Lisbona,  1720.  — Ma- 
nuele Correa  , il  quale  pubblicò  la  prima  edi- 
zione del  suo  commento  nel  i6i3,  chiama 
Camoens  il  principe  della  poesia  eroica.  Que- 
sta edizione  e dedicata  a D.  Bodrigo  d’Acun- 
ha,  inquisitor  di  Lisbona;  4-°  Obras  de  Luis 
de  Camoens.  Parigi,  Didot,  ìySg,  3 voi. 
in  12,  fig.  ; 5.°  Rìmas  dividi das  in  ciuco  par <- 
tes.  Lisbona,  i5g4,  in  4 °»  seconda  edizione, 
ivi,  1598,  in  4.0;  6.°  Rimas  varias  commen - 
tadas  por  Manoel  de  Faria  y Souza.  Li- 
sbona, i685,  in  fol.  La  Lusiade  fu  tradotta 


Digitized  by  Google 


XXI r H0TIZ1E  BIOGRÀFICHE 

*"  *■  r • • ' • 

in  versi  casti  gUani  da  Luigi  Gomes  di  Tapia, 
con  noie  ed  osservazioni,  Salamanca,  i58o, 
in  8.°;  in  otavas  rimas,  per  Benito  Caldera, 
Alcalà,  i58o  in  4-**;  pel’  Enrico  Garcés,  Ma- 
drid, i?c)t,in  4-°  Essa  fu  tradotta  in  prosa 
francese  dal  sig.  Du  Perron  de  Castera,  con 
là  vita  di  Camoens,  e con  note.  Parigi,  iy35 
e T76S,  3 voi.  in  la,  e da  Laharpe  (e 
d’ Hermilly),  Parigi,  1777,  a voi.  m 8.°, 
fig.  La  Lusiade  fu  pure  tradotta  in  italiano 
da  C.  A.  Paggi,  di  Genova.  Lisbona,  16^9, 
versione  dedicata  al  Papa  Alessandro  VII  ; 
ed  in  inglese  da  Riccardo  Fànshaw,  Lon- 
dra, ?655;  e da  G.  I.  Mickle.  Oxford,  1776, 
in  4.®  ec.  Un  Carmelitano , detto  • Tom- 
maso di  Faria,  vescovo  di  Targa  in  Affrica, 
ha  tradotto  in  latino  la  Lusiade,  la  quale 
trae  il  suo  nome  dai  Lusiadi , (Portoghesi) 
da  Luso,  xvir  re  di  Spagna,  ovvero  da  Lu- 
so , figlio  o compagno  del  Bacco  indiano. 
Questo  poema  è stato  arricchito  di  coment!  • 
da  Gomez  di  Tapia,  Manuele  Correa,  Pie- 
tro di  Mariz,  i6i3,  in  4-°\  da  Luigi  Silva 
de  Brino,  e Manuele  Faria  jde  Souza.  La 
vita  di  Camoens  fu  scritta  da  Pietro  de 
Mariz,  da  Manuele  di  Faria,  e da  Du  Per-» 
ron  de  Castera.  ' •'  • ‘ * * 

La  più  bella  e riguardevole  edizione  de’ 
Lusiadi  è però  la  seguente  che  ha  dato 


Digìtized  by  Googte 


t>ELL*  autore 


XXV 


origine  all’ articolo  del  dotto  sig.  Sismondo 
de’  Sisnriondi  riportato  più  innanzi: 

Os  Lusìadas.  Poema  epico  de  Luis  de 
Camoens , nova  edic  ió , correda , e dada  a 
luz  por  Dom  Joze  Maria  de  Souza  Bolelho. 
Un  volume  in  foglio.  Parigi,  dai  tipi  di  Fir- 
mino Didot,  18x7. 


Digitized  by  Googie 


Digitized  by  Google 


ni 


CENNI 

DEL  SIG. 

SISMONDO  DE’  SISMONDI 

' SOPRA 

Ir 

UNA  NUOVA  EDIZIONE  (,i) 

DE’  LUSIADI 

E SOPRA  ESSO  POEMA 


u n signore  portoghese,  distinto  non  meno 
per  la  vastità  delle  sue  cognizioni  e P altezza 
del  suo  carattere,  che  per  la  nascita,  dopo 
aver  corso  con  onore  P aringo  diplomatico  e 
rappresentato  il  suo  sovrano  presso  le  corti 
di  Copenaghen,  di  Londra  e di  Parigi,  ha 
ora  consacrato  parecchi  anni  d’ occupazione 
e una  parte  ragguardevole  delle  sue  ric- 
chezze ad  innalzale  un  monumento  al  poeta, 
« ' / » # 
L1  edizione  sopra  mentovata.  • •' 


Digitized  by  Googlc 


XXVIII 


CENNI  E GIUDIZI 


a cui  i suoi  compatrioti  riferiscono  tutta 
la  loro  gloria  nazionale.  Dopo  aver  termi- 
nato, mediante  assidue  cure,  un’  edizione 
dell’ Epopea  del  Camoens,  la  quale  si  può 
considerare  come  la  più  magnifica  opera  che 
l’arte  tipografica  abbia  mai  prodotta,  ei  l’ha 
inviata  m dono  a tutte  le  pubbliche  biblio- 
teche d’Europa,  a tutte  quelle  del  Brasile 
e dell’  A merica , e fino  alle  estremità  delle 
Indie  e della  China.  Ha  voluto  che  in  cia- 
scuno di  quegli  emporii  delle  arti  e delle 
lettere,  il  poema  conservatore  della  gloria 
portoghese  fosse  riguardato  «piasi  un  tesoro 
che  tanto  più  gelosamente  si  custodirebbe, 
non  potendosi  surrogargliene  un  simile;  per- 
ciò non  ha  consentito  che  pur  un  esemplare 
di  questa  edizione  venisse  posto  in  commer- 
cio. Si  può  ottenerlo  dalla  sua  generosità, 
ma  non  si  può  comprarlo. 

11  Camoens,  dopo  aver  languito  nella  mi- 
seria, mori  in  uno  spedale , nè  con  una  pie-* 
tra  fu  segnato,  nel  pubblico  cimitero,  it  luogo 
della,  sua  sepoltura;  e 'il  più  grand’uomo 
che  abbia  prodotto  il  Portogallo  non  rice- 
vette una  testimonianza  di  gratitudine  da 
quella  patria  di’  egli  aveva  coperta  di  glo- 
ria. 11  sig.  di  Souza  volle  riparare  quella 
grande  ingiustizia  nazionale  con  un  atto  del 
più  pio  entusiasmo;  in  Dome  della  patria, 


Digitized  by  Google 


INTORNO  AL  POEMA 


XXIX 


quantunque  col  suo  danaro  particolare,  egli 
lia  eretto  un  monumento  al  Camoens,  e 
nulla  ha  risparmiato  onde  quell'  esimio  la- 
voro fosse  degno  e di  essa  e di  lui. 

E dapprima  egli  consacrò  parecchi  anni 
agli  studi  filologici  sovra  il  testo  del  Camoens, 
con  una  pazienza  che  si  trovava  altre  volte 
negli  eruditi  del  secolo  xv,  ma  che  più  oggi 
non  si  conosce.  Per  ristabilirlo  in  tutta  la 
sua.  purezza , egli  ha  paragonato  a verso  a 
verso  tutte  le  esistenti  edizioni;  ha  ricono- 
sciuta così  l’ ortografia  del  poeta  e ne  ha 
segnate  le  anomalie,  non  avendo  la  lingua 
portoghese  alcuna  legislazione  a questo  ri- 
guardo , e stante  che  nessuna  accademia 
nssò  regole  generali , non  essendo  raro  il 
veder  lo  stesso  autore  seguire  usi  diversi 
per  la  medesima  parola. 

11  signor  di  Souza  ha  aggiunto  alla  sua 
edizione  una  nuova  vita  del  Camoens,  nella 
quale  egli  ha  rettificati  i molti  errori  in  cui 
erano  caduti  i suoi  predecessori , ed  ha  ap- 
poggiato sovra  autentiche  prove  il  racconto 
interessantissimo  delle  strane  avventure  di 
quel  guerriero  poeta,  di  cui  le  disgrazie  ag- 
guagliarono la  gloria. 

Dopo  quei  lavori  preparatori! , il  sìg.  di 
Souza  si  rivolse  a Firmino  Didot,  il  più  di- 
stinto de’  tipografi  francesi;  e questi,  come 


Digitized  by  Google 


XXX 


CENNI  E GIUDIZI 


il  nostro  Bodoni,  ha  saputo  congiugnere  alla 
parte  meccanica  del  suo  lavoro  tutto  il  gu- 
sto dell’artista  e tutte  le  cognizioni  del  let- 
terato. Ha  fuso  pei  Lusiadi  un  nuovo  ca- 
rattere, il  più  perfetto  che  sia  uscito  dalle 
sue  officine  ; la  magnificenza  della  carta , 
l’eguaglianza  dell’inchiostro,  la  nitidezza  am- 
mirabile della  stampa,  sono  state  proporzio- 
nate alla  bellezza  del  soggetto , e l’ opera  è 
stata  riveduta  sulle  prove  con  una  diligenza 
si  scrupolosa  che  finora  non  vi  si  è potuto 
scoprire  un  fallo. 

Gerald,  il  primo  pittore  della  scuola  fran- 
cese, ha  assunto  di  dirigere  le  incisioni  che 
in  numero  di  dodici  ornano  quella  edizione; 
sono  degne  per  la  loro  bellezza  del  nome 
celebre  che  portano.  Staccate  incisioni  pos- 
sono venir  loro  paragonate , ma  niun  libro 
ancora  era  stato  adorno  di  quadri  sì  egregi. 

Noi  quindi  ci  crediamo  assai  meno  in  do- 
vex*e  di  chiamare  1’  attenzione  del  pubblico 
sovra  un  poema  da  lungo  tempo  celebre, 
ed  al  quale  il  nostro  Tasso  non  isdegnò 
d’andar  debitore  di  molte  bellezze,  che  so- 
vra un  atto  luminoso  di  generosità  e di  pa- 
triotismo.  Questo  atto  ci  desta  riverenza  non 
unicamente  per  colui  che  da  sè  solo  l’ ha 
adempiuto,  ina  anche  per  una  patria  che 
inspira  sentimenti  n caldi,  per  una  nazione 


Digitized  by  Google 


INTORNO  AL  POESIA 


XXXI 


in  cui  v’  è ora  chi  s’ accorge  guanto  ella  ri- 
manga onorata  nell’ onorare  1 suoi  grandi 
uomini,  per  una  nazione  che  non  disgiunge 
le  rimembranze  della  sua  gloria  poetica,  della 
sua  gloria  militare  e della  sua  libertà,  e 
che  piange  intenerita  ripetendo  i canti  del- 
l’autore dei  Lusiadi,  perchè  ella  risente  in 
essi  il  rimbombo  delle  sue  vittorie  passate, 
e delle  generose  istituzioni  che  la  posero  in 
grado  di  conseguirle. 

11  Carnoens , s’  è possibile  , è ancora  più 
patriota  che  poeta.  11  sentimento  che  lo 
anima,  il  solo  scopo  di  tutti  i suoi  pen- 
sieri , è la  gloria  della  sua  nazione.  Egli  ha 
intitolato  il  poema  di  cui  ci  occupiamo,  Os 
Lwtìadai , 1 Lusiadi , e vi  ha  fatto  entrare 
con  un’arte  inimitabile  tutto  ciò  che  poteva 
contribuire  alla  gloria  de’  suoi  compatrioti, 
dai  tempi  che  copre  1’  oscurità  della  favola 
sino  all7  epoca  nella  quale  esso  è vissuto. 
Egli  è pure  in  quella  gloria  nazionale  de’ 
Portoghesi  che  fa  d‘  uopo  cercare  1 unità 
del  suo  poema  ; è per  via  di  essa  che  fa 
d’ uopo  difenderlo , e che  il  sig.  di  Souza 
medesimo  in  una  prefazione  molto  ben  ra- 
gionata e vivissimamente  sentita  lo  ha  di- 
féso contra  i critici  che  gli  rimproverano  o 
lunghezze  o digressioni  continue,  o la  man- 
canza di  un  interesse  romanzesco.  Il  Carnoens 


XXXII 


CENNI  E GIUDIZI  EC. 


non  aveva  scelto  un  soggetto  interessante 
per  farne  un  poema , ma  aveva  scello  la 
torma  di  un  poema  per  rendere  interessante 
e popolare  la  storia  della  sua  patria.  Ir  gli 
ha  mostrato  nell' Ines  di  Castro,  nell’Ada- 
mastorre,  nell'  isola  di  Venere,  che  la  sen- 
sibilità, la  grazia  e la  delicatezza  erano  gli 
attributi  del  suo  ingegno  non  meno  che  il 
vigore  epico , ogni  volta  che  il  suo  soggetto 
lo  concedeva. 


Digitized  by  Google 


a 


GIUDIZIO 

i 

D I 

..  GIOVANNI  A N D R E S 

SOPRA  , 

I LUSIADI 

DEL  CAMOENS 


Ij  ardita  impresa  de’  Portoghesi  di  su- 
perare il  Capo  di  Buona  Speranza,  di  *sco- 
prire  l’ Indie  Orientali , fondarvi  colonie  e 
stabilirvi  il  co  mmercio  e la  religione , è il 
vasto  argomento  della  Lusiade  del  Camoens, 
superiore  certamente  a’  viaggi  di  Ulisse,  e 
al  puuligbo  d’Achille,  ed  alle  strette  naviga- 
zioni e alle  piccole  guerre  d’  Cnea.  La 
novità  delle  finzioni , la  varietà  degli  acci- 
denti , la  bellezza  e la  verità  delle  descri- 
zioni , ed  alcuni  tratti  sorprendenti  ed  af- 
fatto singolari,  e più  di  tutto  la  grazia, 
l’eleganza,  la  nobiltà  e la  forza  dello  stile 
sublime  senza  gonfiezza  e colto  senza  af- 
fettazione , fanno  gustare  a tutte  le  dotte' 
Camoens  c 


« 


Digitized  by  Google 


XXX IV 


cfetfNI  E GIUDIZI 


nazioni  il  portoghese  poema,  e lo  fanno  vi- 
vere in  tutti  i secoli.  La  visita  dal  re  di 
Melinde  fatta  a’  Portoghesi  su  le  lor  navi, 
la  guerra  del  re  Alfonso  di  Portogallo  con- 
tro sua  madre  e contro  il  re  di  Castiglia, 
l’avventura  d’Egaz  Moniz,  il  sogno  del  re 
Emanuelle  per  lo  scoprimento  dell’  India  , 
coll’  apparizione  de’  fiumi  Gange  ed  Indo , 
la  partenza  delle  navi  da  Lisbona,  la  par- 
lata minacciosa  del  vecchio  Portoghese,  tutto 
è descritto  colla  più  viva  eloquenza , tutto 
e dipinto  co’  più  poetici  colori.  « L’  armo- 
nia de’  versi  del  Camoens  ( dice  Perron 
de  Castera,  traduttore  della  Lusiade)  s’ac- 
corda sì  perfettamente  colle  cose  descritte, 
e i fuoi  pensieri  hanno  un  sì  gran  fondo  di 
verità,  che  si  crede  avere  innanzi  gli  occhi 
gli  oggetti  stessi  eh’  egli  dipinge.  » L’ appa- 
rizione del  gigantesco  spettro  che  si  presenta 
alla  flotta  al  superare  il  Capo  di  Buona-Spe- 
ranza,  è quanto  può  fingere  di  sublime  e 
grandioso  la  più  infocata  fantasia.  Chi  non 
piange  alla  tenera  e patetica  narrazione  della 
morte  d’ Agnese  di  Castro,  a cui  l’eloquenza 
del  Camoens  ha  saputo  dare  tanta  celebrità? 
Se  nella  Spagna  il  Bermudez,  nella  Francia 
il  La  Mothe,  e in  questi  di  nell’Italia  il  Co- 
lonaes  hanno  fatto  colle  loro  tragedie  versare 
dolci  lagrime  dagli  occhi  degù  spettatori) 


Digitized  by  Google 


INTORNO  AL  POEMA 


XXXV 


tutti  hanno  dovuto  attingere  al  fonte  della 
Lusiade.  Questa  insomma  è stata  finora  e 
sarà  sempre  riconosciuta  per  un  classico  poe- 
ma, e sarà  sempre  guai-data  da’  buoni  poeti 
e dalle  persone  di  sano  gusto  per  un’opera 
magistrale.  Noi  infatti  abbiamo  veduto  an- 
cora a’  nostri  dì  farsi  in  tutte  le  nazioni 
i dovuti  encomi  al  portoghese  poema:  ve- 
desi  nell’  Inghilterra  r erudito  Guglielmo  Jo- 
nes (i)  lodare  la  poesia  del  Camoens , sic- 
come quella  eh’  è sopra  ogni  altra  polita 
e dolce,  sublime  e sonora;  nell’Italia,  lungi 
d’ abbandonarsi  la  lettura  della  Lusiade , 
farsene  ima  nuova  traduzione , e rendersi  - 
più  comune;  c finalmente  nella  Francia  stes- 
sa, nella  sede  del  buongusto,  nell’emporio 
della  letteratura  , tesserne  lodi  il  maestro 
della  poesia  Voltaire  ; farne  in  pochi  anni 
due  diverse  traduzioni  e Perron  de  Castera, 
e La  Harpe  , e perfino  la  stessa  Accademia 
francese  concorrere  alla  sua  celebrità  coro- 
nando un’  Ode  su  la  navigazione , dove  fe- 
licemente si  adopera  la  grandiosa  invenzione 
dello  spettro  di  sopra  citata:  in  somma,  in 
tutta  F Europa  rendersi  gloriosi  applausi  al 
merito  poetico  del  portoghese  Virgilio.  Io 
so  che  molti , non  senza  ragione,  riprendono 

(1)  Con.  Poe*.  Asiat. , c.  XII. 


Digitized  by  Google 


XXXVI  CENNI  E GIUDIZI 

l’uso  che  ha  fatto  il  Camoens  in  un  cri- 
stiano argomento  delle  gentilesche  divinità, 
nè  pretenderò  di  scusarlo  col  cercare  le  al- 
lusioni allegoriche  Belle  mitologiche  sue  in- 
venzioni; ma  dirò  solamente,  che  al  contem- 
plare la  morbidissima  pittura  di  Venere , e 
del  leggiadro  corteggio  delle  Nereidi , il  let- 
tore resta  invaghito  dalle  bellezze  del  qua- 
dro , e poco  pensa  che  cristiane  sieno  o 
gentilesche  le  dipinte  divinità  (i).  Io  prego 
a confrontare  gli  abbigliamenti  di  Venere 
e di  Giunone , ed  i congressi  dell’  una  e 
dell’altra  con  Giove  descritti  dal  Camoens 
e da  Omero,  e poi  riprendasi,  se  basta  l'a- 
nimo, la  mitologia  del  portoghese  Omero, 
che  gli  ha  dato  campo  di  vincer  la  mano 
al  greco.  Che  Calipso,  che  Alcina,  che  Ar- 
mida hanno  un’  isola  cotanto  deliziosa  ed 
amena , che  possa  stare  a fianco  di  quella 
che  il  Camoens  per  la  mano  di  Venere  pre- 
senta a’  suoi  Portoghesi?  Quanto  mi  duole 
che  il  poeta,  pensando  a’  sensi  allegorici, 
abbia  trascurato  di  soddisfare  a un  dilieato 
pudore  nella  descrizione  de’  piacevoli  trat- 
tenimenti di  quella  divina  isoletta.  Pochi 

fjassi  di  tutta  la  poesia  antica  e moderna  si 
eggerebbono  con  si  soave  diletto  come  il 

(2)  Canto  II. 

» 

% 


Digitized  by  Google 


INTORNO  AL  POEMA  XXXV  li 


nono  canto  del  Camoens , scegli  avesse  ri- 
sparmiate a’  modesti  lettoli  alcune  immagini 
men  oneste.  Più  giusta  e più  fondala  è 1’ ac- 
cusa che  dà  alla  Lusiade  il  moderno  suo 
traduttore  La  Harpe  , di  mancare  cioè  d a- 
zione  e di  caratteri , e conseguentemente 
d' interesse,  e di  riportare  tutta  la  storia  del 
Portogallo  menata  in  episodii  che  noiosa- 
mente si  succedono  e che  spesse  volte  sono 
mal  foudati.  A me  inoltre  recano  tedio  le 
continue  allusioni  alla  mitologia , e ad  ogni 
sorta  di  storia  greca  e romana,  antica  e 
moderna,  più  proprie  d’ un  pedante  erudito, 
che  d’ un  inspirato  poeta.  Nè  io  pretendo 
di  riconoscere  nella  Lusiade  un’  epopeia  per- 
fetta, ma  di  presentare  soltanto  un  poema 
in  cui  i difetti  non  piccioli  sieno  compen- 
sati colle  bellezze  molto  maggiori,  e il  primo 
Epico  fra’  moderni  che  abbia  riscossi  gli  ap- 
plausi di  tutte  le  nazioni , e il  primo  che 
mei’iti  lo  studio  de’  veri  poeti. 


Digitized  by  Google 


I 


<;-'X 


K 


PREFAZIONE 

DEL 

TRADUTTORE 


Io  ti  presento,  amico  Lettore,  la 
celebre  Lusiada  di  Camoens  vestita 
all’  italiana.  Non  è questa  la  prima 
traduzione,  ed  altra  m’ha  preceduto 
di  più  d’ un  secolo,  ma,  secondo 
gl’ intelligenti , poco  felice.  Quel  tra- 
duttore non  solo,  contro  i precetti 
d' Orazio , ha  voluto  con  parola  ren- 
der parola,  ma  s’è  talora  mostrato 
perfin  tenace  delle  stesse  desinenze 
portoghesi,  ed  aspra  perciò  ne  rie- 
sce e men  poetica  la  locuzione.  Io 
poi  non  ho  forse  nemmen  ritenuto 
le  pieghe  dell’abito  antico:  pure  se 


Digitized  by  Google 


xxxx 


brami  di  conoscere  il  Camoens,  sappi 
che  il  fondo  è tutto  suo  con  le  passio- 
nate descrizioni  e le  grandi  imagini 
che  ile  formano  un  poeta  originale  5 
e qualche  tinta  di  colore  straniero 
ch’io  possa  avervi  aggiunto,  farà  sol 
ciò  che  farebbe  ad  un  bel  ritratto 
un  atteggiar  più  dolce  di  membra, 
od  un’aura  di  riso  fuggitivo.  Egli 
scrisse  avanti  del  Tasso,  che  solea 
dire  di  non  temere  altro  rivale  che 
Camoens  j ed  ha  i suoi  difetti  che 
riconoscerai  per  te  stesso , e che  con- 
donerai facilmente  al  gran  poeta. 
Nato  d’ illustre  stirpe  in  • Lisbona , 
incontrò  con  la  corte,  e fu  mandato 
in  esilio;  naufragò,  ricoverando  con 
i soli  suoi  scritti  ad  un’  isola  deser- 
ta; fu  imprigionato  per  sospetto  di 
mordace  ingegno  ; e tornato  final- 
mente a Lisbona , mori  povero  in 
un  ospizio  di  carità.  Prega,  che  il 
prototipo  non  sia  un  sinistro  augurio 
pel  traduttore,  e vivi  felice. 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 

DI 


LUIGI  CAMOENS 


LX  iti  - 3 


SOGGETTO  STORICO 

DEL 

POEMA 


.JS  orante  il  regno  di  Giovanni  Primo 
in  Portogallo , V infante  don  Enrico , gran 
mastro  dell3 ordine  di  Cristo,  rivolse  tutte 
le  sue  cure  alla  navigazione , e molte  im- 
portanti scoperte  furono  il  prodotto  delle 
imprese  tentalp  col  suo  favore.  Regnava 
Giovanni  II,  allorquando , nel  1487 , Bar- 
tolomeo Dias  scoprì  il  Capo  delle  Tem- 
peste; il  Re  volle  che  si  chiamasse  Capo 
di  Buona  Speranza , nome  che  portò  sem- 
pre in  appresso. 

Finalmente , nell3  anno  1497 , il  re  Ema- 
nuele, volendo  ampliare  le  scoperte  già 
fatte , specti  Vasco  o Vasquez  di  Gama , 
il  cui  grido  non  molto  stette  a vincere 
quello  de3 navigatori  portoghesi  che  prima 
di  lui  aveano  scorso  l3  Oceano.  Questi 
partì  di  Lisbona , nel  principio  di  luglio } 


Digitized  by  Google 


SOGGETTO  STORICO 


4 

con  quattro  vascelli , e giostrò  per  lungo 
tempo  contro  i venti  e le  procelle , prima 
di  giungere  nella  cala  di  Sant3  Elena.  Più 
di  una  volta  i suoi  compagni , atterriti  dai 
pericoli  che  il  Capo  di  Buona  Speranza 
alla  mente  loro  offeriva  y si  ammutinaro- 
no , e costrinsero  V ammiraglio  a far 
prova,  per  contenerli , di  tutta  la  fortezza 
dell3  animo  suo.  Fattosi  pilota  egli  stesso 
della  sua  nave  } riuscì  finalmente  in  cin- 
que giorni  ( dal  io  al  i5  novembre  ) a 
superare  quel  famoso  Capo  ì e andò  a 
cercar  vettovaglie  ed  acqua  sessanta  leghe 
più  in  là. 

Approdato  che  fu  alV  isola  di  Mozam- 
bico , se  ne  impadronì  ; poi  si  portò  a 
Mombazza , città  posta  allora  sotto  il  do- 
minio de 5 Mori , il  Re  della  quale  dipen- 
deva da  quello  di  Quiloa. 

Alcune  almadie  o piccoli  navigli  Mori 
gli  vennero  incontro.  Gli  uomini , vestiti 
alla  foggia  turca , che  v3  eran  sopra , gli 
fecero  grandissima  festa ; ma  il  Gama  non 
lasciò  per  altro  di  pigliare  verso  di  loro 
tutte  le  cautele  eh3  erano  dalla  prudenza 
richieste.  Un  pilota  di  Mozambicco  venne 
a parlare  a costoro } e gli  eccitò  all3  odio 
contro  de3  Portoghesi.  Il  Gama  fuggì  dalle 
loro  insidie;  ed  avendo  inteso  che  Melinda , 


Digitized  by  Google 


DEL  POEMA  5 

florida  città , giaceva  in  quella  parte , de- 
libero di  portarvisi. 

Il  Re  ed  il  suo  figlio  lo  accolsero  con 
molto  amore , e strinsero  alleanza  col  re 
di  Portogallo.  Il  Gama  promise  di  ripas- 
sare a Melinda  nel  ritorno , indi  salpo  alla 
volta  della  costa  del  Malabar.  Settecento 
leghe  egli  dovea  scorrere  prima  di  giun- 
ger colà.  Ai  18  di  maggio  1499 , undici 
mesi  circa  dopo  la  sua  partenza  da  Li- 
sboner,  e venti  giorni  dopo  quella  da  Me- 
linda } i viaggiatori  ebbero  il  contento  di 
gettar  V ancora  innanzi  al  porto  di  Ca- 
licutta. 

Questa  città  era  allora , come  di  nuovo 
e al  presente , la  piu  bella  di  quelle  con- 
trade f ed  il  luogo  in  cui  si  trovavano  ac- 
colti in  piu  copia  tutti  que3  preziosi  pro- 
dotti di  cui  abbonda  l3  India  , come  sono 
le  perle  , V argento  , V ambra , l3  avorio  , 
la  porcellana  , il  cotone  , V endaco  , lo 
zucchero  , le  tele  dipinte , le  spezierie , 
gli  aromi , ec. 

Il  sovrano  di  Calicutta , il  quale  assu- 
meva il  titolo  di  Zamorino  , prese  buon 
concetto  de3  Portoghesi  da  ciò  che  un  Mo- 
ro , detto  Mozaide . gli  raccontò  di  essi  e 
delle  loro  vittorie.  Il  Gama , contro  il  pa- 
rere della  maggior  parte  de3 suoi  of filiali 


6 


SOGGETTO  STORICO 


e di  Paolo  suo  fratello  , volle  scendere  a 
terra  « Se  i vostri  timori  si  avverano  » , 
egli  disse  loro , « non  badate  che  al  scr- 
ii vigio  del  Re  ; c se  mi  vedrete  in  punto 
u di  perire  sotto  il  coltello  di  qualche 
<t  traditore  f in  cambio  di  pensare  a di- 
ti fendermi  y fate  vela  pel  Portogallo , e 
a significate  al  monarca  quali  effetti  ab- 
« bia  avuto  il  nostro  viaggio  ». 

Tanta  intrepidezza  e magnanimità  com- 
mossero profondamente  i compagni  del  Ga - 
ma.  Egli  calò  sul  lido  colla  più  gran 
pompa  che  gli  venisse  fatto  d’ usare , e 
con  una  scorta  di  dodici  uomini. 

Il  Catual , ossia  ministro  dello  Zamo - 
rinOy  stava  aspettandolo  con  duecento  na- 
tii del  paese.  Così  grandi  omaggi  ei  gli 
rendè  che  il  Gama  più  d}  una  volta  ebbe 
a ripetere  a’ suoi  che  certamente  in  Por- 
togallo erano  assai  lungi  daW  idearsi  che 
la  nazione  ricevesse  nella  sua  persona 
tanti  onori  in  quelle  remote  contrade. 

Lo  Zamorino  accolse  il  Gama  come 
V ambasciatore  di  un  potente  monarca  f e 
questi  gli  consegnò  una  lettera  del  suo  Re. 
Tali  fausti  principii  non  ebbero  sequele 
belle  del  pari.  I doni  offèrti  dal  Gama 
parvero  così  meschini  che  con  dispregio 
furono  rigettati.  Egli  addusse  a sua  scusa 


Digitized  by  Googte 


DEL  POEMA 


1 


V incertezza  in  cui  era  partendo , se  rm- 
scirebbe  felicemente  nel  viaggio , ed  espose 
che  , in  questo  dubbio  , non  ave  a dovuto 
prendere  con  se  cose  preziose  ; ma  Vuso 
da  immemorabil  tempo  stabilito  nelle  In- 
die richiedeva  che  nessuno  si  presentasse 
dinanzi  al  Re  od  ai  ministri,  se  non  for- 
nito di  ricchi  regali  ; cd  i giusti  ragio- 
namenti dell7  ammiraglio  portoghese  non 
portarono  molto  buon  frutto. 

I Maomettani , che  facevano  gran  traf- 
fico in  Calicutta , nulla  tralasciarono  d'in- 
tentato per  nuocere  ai  Portoghesi.  Non 
fu  loro  difficile  disporre  in  loro  disfavore 
il  ministro , ed  impressionar  male  l7 animo 
dello  Zamorino.  Quantunque  il  Gama  fosse 
da  Moise  avvertito  di  queste  trame , egli 
vide  nullameno  gl 7 inciampi  e i pericoli 
affollar glisi  intorno.  Finalmente  gli  riu- 
scì di  tornarsene  alle  sue  navi,  e di 
ottenere  per  la  sua  nazione  la  libertà  del 
commercio. 

Vasco  di  Gama  si  trasferì  alle  isole  di 
Anchedive , cinquanta  leghe  di  là  di  Cali- 
cutta, ed  appigliossi  al  partito  di  veleggiare 
verso  la  patria . Sdegnato  contro  i Mori , 
egli  cannoneggiò,  nel  passare,  la  città 
di  Magadaxo , e fece  ritorno  a Melinda. 
À ssai  bene  quivi  fu  ricevuto  , e prese  a 


8 


SOGGETTO  STORICO 


bordo  un  ambasciatore  che  il  re  del  paese 
mandava  ad  Emanuele.  Presso  a Mo - 


zambicco , l3  ammiraglio  perdette  una  delle 
sue  navi  sopra  un  banco  d3  arena  ; poi 
supero  il  Capo  di  Buona  Speranza  nel 
marzo  i499?  e proseguì  il  suo  corso  per 
le  isole  del  Capo  Verde  e detìe  A zzo  re. 
Più  volte  lo  scorbuto  , malattia  tanto  fu- 
nesta ne3  lunghi  viaggi  y e sconosciuta  a’ Por- 
toghesi in  quel  tempo,  fece  guasti  crudeli 
tra  le  sue  ciurme  ; ma  finalmente  gli 
venne  fatto  di  ricoiidurre  in  patria  citi- 
quantacinque  uomini:  erano  cento  e set- 
tanta nell 3 atto  del  partire.  Paolo  Garna 
fu  tra  le  vittime , e Vasco , suo  fratello , 
ebbe  il  cordoglio  di  dargli  sepoltura  nel - 
V isola  di  Terzera.  Tuttavia  fu  creduto 
che  i Portoghesi  non  avessero  che  per 
miracolo  condotto  a fine  questo  viaggio 
di  oltre  a due  anni.. 


Vasco  di  Gama  giunse  r impetto  a Li - 
sbona  nel  settembre , e volle , prima  di  en- 
trare in  città , portarsi  a far  le  sue  preci 
nel  romitorio  della  Madonna , dove , prima 
di  partire , aveva  implorato  dal  cielo  un 
viaggio  felice.  Nicola  Coello , uno  de3 suoi 
offiziali,  che  la  burrasca  avea  separato  da 
lui  all3  altezza  delle  isole  del  Capo  Verde , 
era  entrato  nel  Tago  ai  io  del  precedente 


Digitized  by  Google 


DEL  POEMA 


9 


luglio.  Il  Re , che  da  costui  avea  saputo 
i principali  casi  di  quella  perigliosa  na- 
vigazione , mando  alcuni  signori  a felici- 
tarne il  Gama , e volle  quindi  che  facesse 
un  solenne  ingresso  nella  capitale  del  Por- 
togallo. Ne  il  generoso  Emanuele  fu  con- 
tento di  queste  dimostrazioni  esteriori  ; 
chè  creò  il  Gama  ammiraglio  dei  mari 
delle  Indie , e gli  fece  grandi  regali.  Tutti 
i suoi  compagni  parteciparono  pure , se- 
condo il  lor  grado , alle  liberalità  del 
monarca.  Intere  flotte , c non  più  alcune 
navi  separale , furono  poscia  spedite  alle 
Indie , che  ben  presto  divennero  il  teatro 
delle  valorose  imprese  dei  Portoghesi , e 
la  sede  delle  loro  principali  conquiste. 

Questi  sono  i fatti  storici  sopra  i quali 
è tessuta  la  favola  del  poema  ; nè  certa- 
mente il  Camoens  poteva  scegliere  un  ar- 
gomento migliore  per  celebrare  le  glorie 
della  sua  generosa  nazione.  Con  vago  ar- 
tifizio egli  ha  saputo  f nel  suo  racconto  , 
tessere  Vistoria  defiù  bei  fatti  che  avanti 
quella  spedizione  avevano  onorati  i ma- 
gnanimi suoi  paesani,  detti  Lusiadi  o Lu- 
sitani da  Luso  o Lisa , nome  di  un  com- 
pagno di  Bacco  ì da  cui  favolosamente  si 
fanno  discendere  i Portoghesi. 


Digitized  by 


-fO* 


Digitized  by  Coogle 


Digitized  by  Googl 


I LUSIADI 


CANTO  PRIMO 


k ARGOMENTO 

Giove  raccoglie  i Numi  a consiglio.  Bacco  si  mo- 
stra avverso  a’ Portoghesi.  Venere  e Marte  li  proteg- 
gono. I Portoghesi  approdano  a Mozamhicro.  Assalto 
de1  Mari,  e lor  rotta.  1 Portoghesi  salpano  di  nuovo 
verso  oriente  ed  arrivano  a MomLazza. 


I 

CT^atìto  V arme  e i famosi  cavalieri 
Che  sciolsero  dal  Tago  armati  legni , 

E soldati  magnanimi  e nocchieri 
Solcaro  novi  mar , fondat  o regni , 

E sott’  astri  d’ incogniti  emisferi , 

Ciò  che  non  era  ardir  d’  umani  ingegni , 
Vinser  nembi  e procelle , e videi-  lieti 
Correre  V aureo  Gange  in  seno  a Teli. 


12  CANTO 

2 

Nè  gli  alti  Regi  inonorati  andranno , 

Che  per  la  fé  di  Cristo  in  campo  usciti, 
Dove  regnava  1’  afìrican  tiranno 
Casti  costumi  richiamaro  e riti; 

E quanti  il  patrio  suolo  ornato  avranno, 
O saggi  in  pace,  o nelle  imprese  arditi, 
Fian  di  robusti  carmi  altero  segno , 

Se  venga  al  grande  ardir  pari  l’ingegno. 

3 

Taccia  la  fama  intanto  il  greco  Ulisse  CO, 
E lui  che  pellegrino  il  Lazio  tenne  , 
Sebben  quei  tante  ondose  vie  s’  aprisse , 
Che  de’  venti  stancate  abbia  le  penne , 

E questi  a Roma  i gran  principù  ordisse 
Poiché  d’  ultrice  Dea  P ire  sostenne  ; 

Chè  al  lusitan  valor,  ch’io  spargo  in  carte, 
Cedon  l’ impero  lor  Nettuno  e Marte. 

4 

Vaghe  Ninfe  del  Tago  , a cui  cantai 
L’  acque  finora  del  paterno  fiume, 

Se  nacque  in  me  da’  vostri  dolci  rai 
Questo  soave  di  cantar  costume  (a)  , 

E se  le  belle  rive  io  sempre  amai , 

Or  tutto  in  me  spirate  il  vostro  nume  ; 
Ed  Ippocrene  al  nuovo  suon  risponda  , 
Se  prima  lusingai  sol  placid’  onda. 


Digitized  by  Google 


primo  r3 

5 

Non  su  morbid’  erbette  riposanti  e , 

0 pingervi  le  amate  arene  d’  oro , 

Ma  mi  giova  cantar  guerrieri  ed  arme, 

1 mari  superati  e il  vinto  Moro  : 

Però  cedan  le  avene  a fero  carme 

Che  svegli  Pire  ed  arda  in  mezzo  a loro, 

Onde  spirin  faville  anco  fra  noi 

Col  mio  canto  uguagliati  i grandi  eroi. 

6 

E Tu  09,  Germe  Reai,  che  nostra  speme  09 
Cresci , e bel  fior  di  pianta  al  Ciel  diletta4 
Tu , che  sebben  fanciullo  Affrica  teme , 

E a cui  leva  i bei  rai  la  Fè  negletta  , 
Ascolta  qual  in  te  dal  nobil  seme 
Virtù  derivi , e qual  destin  t’  aspetta  , 

Che  il  Cielo  a questi  ti  mandò  soggiorni*. 
Onde  di  lor  gran  parte  al  Ciel  ritorni. 

t 

7 

Sebbene  dove  nasca  e dove  cada, 

I tuoi  felici  regni  il  Sol  misuri  (5), 

Uscir  dovrai  dalla  natia  contrada 
Dell’avito  valor  coi  grandi  augùri, 

E gente  immensa  urtar  della  gran  spada. 
Quanta  beve  il  Giordan  con  labbri  impuri; 
Nè  si  dolgano  più  le  sacre  sponde 
Sotto  giogo  iniedel  gir  le  bell’  onde. 


Digitized  by  Google 


•4 


canto 


8 

Ed  alla  bella  impresa  i lumi  tuoi 
Sparse  di  tante  di  valor  scintille  , 

Che  sfiammai  vide  il  mondo , o vedrà  poi 
Di  tal  guerriero  foco  arder  pupille. 

Or  mentre  a Te  dipingo  i patrii  eroi , 
Tu  le  nascenti  volgi  in  sen  faville  ; 

Che  ben  più  ti  varrà  di  vasto  impero 
Guerrier  si  grandi  il  pareggiar  guerriero. 

9 

Me  non  d’  oro  disio  trasse  cantando  : 

Solo  del  patrio  suolo  accese  amore  ; 

Che  mercede  è per  me  s’ altri  col  brando, 
lo  con  la  penna  il  regio  crin  n’  infiore  : 
Nè  di  sognar  m’è  dPuopo  o pazzo  Orlando, 
Od  arme  in  cui  si  spezzi  uman  valore; 
Che  F imprese  de’  tuoi  splendon  di  pura 
Luce,  qual  diede  lor  virtù  matura. 

10 

Qui  vedi  un  Nunno  (6)  che  alla  patria  il  ciglio 
Terge,  e i mesti  le  volge  in  giorni  chiari; 
E lui  che  mai  non  arrestò  periglio , 

Vasco  Q),  1’  altero  domator  de’  mari; 
Quindi  coll’  armi  insieme  e col  consiglio 
Giovanni  (8)  sostenere  i patrii  lari , 

E col  primiero  Alfonso  (9)  ornai*  le  chiome 
Molti  a lui  pari  di  valore  e nome. 


)igitized  by  Google 


PRIMO 


15 


1 1 

Mira  colà  gli  Alme'idi  0°)  che  arditi 
Movono  verso  i regni  dell’  Aurora  , 

E insegnan  riverenza  ai  nuovi  liti 
Spiegando  i segni  tuoi  dall7  alta  prora  : 

Là  su  monti  d’estinti  e di  feriti 
11  tremendo  Albucherch  cammina  ancora  (i i), 
Il  Pacheco  (i»)  ed  il  Castro  (i3)  e quei  feroci 
Ch’  obblio  nou  spense  entro  le  pigre  foci. 

Poiché  a cantar  di  Te  lo  stile  indegno 
Fora,  o signore,  io  queste  imprese  or  canto. 
Tu  m’ascolta,  ed  al  fren  del  patrio  regno 
Presto  stendi  la  man,  chè  a maggior  canto 
Tu  pure  un  di  m’  accenderai  r ingegno  : 
Nell’  imprese  de’  tuoi  sentano  intanto 
L’ indico  mare  e gli  affrican  confini 
Qual  loro  il  Ciel  vendicator  destini. 

i3 

Sì,  tutte  il  Cielo  al  giorno  tuo  sortille 
L’ infide  genti  o barbare  od  ignote  : 

Ornai  sciogli  le  navi , e le  lue  squille 
Odano  terre  inospite  e remote. 

Già  le  cerulee  vie  s’ apron  tranquille  , 

E tutte  1’  onde  sue  ti  porge  in  dote 

Teti , che  fra  le  belle  umide  figlie 

Già  scelse  a Te  chi  il  volto  tuo  somiglie  (14): 

* a 


Digitized  by  Google 


i6 


CANTO 


»4 

E dall’  astro  natio  te  guardan  liete  • 

Due  di  magnanimi  avi  alme  famose  (i5). 
L’  una  mostrò  come  l’ allór  si  miete , 

E in  pace  1’  altra  il  patrio  suol  compose  ; 
Che  in  Te,  se  più  ti  piaceran  le  chete 
Cure  , o in  pianto  trarrai  barbare  spose  , 
Rinnovellar  speran  se  stesse , e poi 
Porti  in  cielo  bel  segno  ai  nuovi  eroi. 

15 

Che  se  i felici  giorni , onde  tu  regni , 

Al  comune  desire  ancor  van  lenti, 

Il  reai  guardo,  almo  Fanciul,  non  sdegni 
Mirar  su  queste  carte  illustri  eventi; 

E mentri  il  Ciel  matura  i gran  disegni 
Coi  fidi  augurii  delle  patrie  genti , 
Avvezzati  a raccor  da  mari  ignoti  (16) 
Degli  animosi  tuoi  nocchieri  ì voti. 

16 

Già  le  belle  per  1’  alto  ali  spandea 
La  portoghese  armata  , e fresco  vento 
Gli  audaci  voti  lusingar  parea, 

Le  vele  distendendo  al  gran  cimento  ; 

E sotto  i ferrei  rostri  si  frangea 
Maravigliato  il  liquido  elemento , 

Ove  fatto  sinor  non  avean  solco 
Che  i muti  greggi  del  marin  bifolco. 


Digìtized  by  Google 


PRIMO 


J7 


17 

Quando  sulla  celeste  immensa  mole  (17) 

Chiama  i Numi  a consiglio  il  sommo  Giove  (l8>, 
Che  librar  d’  Oriente  i fati  ei  vuole  , 

E le  pronte  ad  uscir  venture  nove , 

Già  di  Maia  spedito  avea  la  prole 
Col  gran  comando  che  ogni  cosa  move  7 
Ed  il  latteo  sentier  di  più  bei  lumi  (19) 
Brillava  sotto  il  piè  di  cento  Numi. 

18 

Da  dove  nasce  e donde  more  il  giorno , 

E dall’Austro  venian , dal  freddo  Arturo  (20), 
Che  i vani  cieli  a governar,  soggiorno 
Lor  diè  diverso  il  fato  ; e or  fosco,  or  puro 
Ne  volgono  il  bel  raggio  ? onde  ritorno 
O fa  1’  aprile , o rugge  il  nembo  oscuro  : 

Già  sono  accolti  insieme  , e udir  potresti 
Variamente  echeggiar  gli  astri  celesti. 

*9 

Sovra  bel  soglio  d’adamante  accolto 
S’  offre  placidamente  il  sommo  Nume  , 

E la  soave  maestà  del  volto 
Inonda  intorno  qual  beato  fiume  ; 

Stringe  la  destra  in  viva  gemma  scolto 
Fiammante  scettro , ed  un  sereno  lume 
Ne  lambe  il  crin  per  gli  omeri  cadente, 

E un  nascer  sembra  di  maltiu  ridente. 

Camoens  2 


Digitized  by  Google 


CANTO 


18 

20 

Riverenza  e-  silenzio  alto  succede  , 

E ne  pendono  i Cieli  immoti  e fisi  5 
Fanno  quindi  corona  al  divin  piede 
Nei  varii  seggi  lor  gli  Dei  divisi  : 

Hanno  i Numi  maggiori  maggior  sede  , 
Stanno  i secondi  appresso  i primi  assisi  (ai); 
Ed  egli  in  mezzo  a lor  cosi  ragiona, 

E dolce  e grave  insiem  la  voce  suona. 

21 

lo  credo  ben  che  ancor  vi  sieda  in  mente , 
Eterni  Dei,  quanto  ne’ fati  è scritto  , 

Che  la  vetusta  portoghese  gente  , 
Ovunque  il  corso  volga,  o il  braccio  invitto , 
Or  per  la  patria  di  bell’  ire  ardente  , 

Or  nuovo  aprendo  d’  ampi  mar  tragitto  T 
Oscuri  con  le  sue  novelle  glorie 
Tutte  1’  antiche  celebrate  istorie. 

22 

Voi  vel  vedeste  allor  eh’  il  Moro  tenne 
Della  felice  Europa  il  bel  terreno , 

Qual  sull’  usurpator  vittoria  ottenne  , 
Benché  d’  armi  e di  forze  avesse  meno , 
Onde  in  retaggio  di  valor  le  venne 
La  fertil  terra  eh’  offre  al  Tago  il  seno  ; 
E come  contro  la  temuta  Spagna 
Trasse  ai  passi  fortuita  ognor  compagna. 


Dìgitized  by  Google 


PRIMO 


*9 


23 

Pure  non  rìcordiam  1’  antiche  e chiare  - 
Opre , e di  latin  sangue  aspersi  i lidi , 

Nè  i gran  duci  stranieri,  e sol  mirare 
Ne  giovi , amici  Dei , come  si  affidi 
A mai  tentala  impresa,  e sovra  il  mare 
Procelle  ignote  e i varii  aspetti  sfidi 
Del  ciel  ch’or  arde  ed  or  agghiaccia  intorno , 
Pur  che  le  spiagge  scopra  ond’  esce  il  giorno. 

a4 

* 

E ver  che  legge  eterna  le  destina , 

E inutil  opra  contrastarlo  fora , 

Di  lungamente  dominar  reina 

Le  belf  acque  che  il  Sol  nascendo  indora  ; 

Pur  su’  stranieri  mar  la  pellegrina 

Gente  durò  l’ inverno , ed  erra  ancora  ; 

Ed  è ragion  che  si  ristori  alquanto, 

E le  si  mostri  il  suol  cercato  tanto. 

« 

a5 

E poiché  varii  climi  ed  ha  già  scorto 
Sott’ altro  ciel  più  d’ una  ignota  stella, 
Ed  a pugnar  contro  i gran  legni  è sorto 
11  turbine  nemico  e la  procella, 

Ho  fermo  nel  pensier  che  amico  porto 
Sull’  affricane  spiagge  or  s’  apra  ad  ella , 
Ed  i nocchieri  ristorati  e i legni 
Ai  gran  destili  corso  più  lieto  segui. 


Digitized  by  Google 


20 


CANTO 


26 

Qui  tacque  Giove , e il  suo  parlar  seguia 
Or  1»  uno  or  l’ altro  degli  Dei  minori , 

E di  parer  diversi  un  suon  s5  udia , 

Come  cura  pungea  diversa  i cori  C22); 
Ma  clie  d*  India  s’  apiisse  oggi  la  via 
Bacco  geloso  de’ suoi  prischi  onori 
Non  consentia,  nè  che  guerriera  gente 
Si  guidasse  dal  Tago  ad  Oriente  0*3). 

27 

Sapea  eh’ eran  ne’ fati  alteri  e belli 
Giorni  dove  di  Spagna  illustri  eroi 
Verri an  per  alti  mari , e tutti  a quelli 
Dori  soggetterebbe  i flutti  eoi , 

Ed  il  valore  degli  eroi  novelli 
V'  oscurerebbe  il  nome  e i pregi  suoi  ; 

E si  dolca,  se  quindi  d’  altri  fora 
11  grido  eh’  ei  ritien  da  Nisa  ancora  ; 

28 

Perchè  d’  allor  eli’  ei  fece  il  gran  ritorno , 
Su  mille  cetre  d’  ór  dolce  risuona 
LJ  alloro  d’ Oriente  a lui  dintorno , 

E al  pampin  1"  intrecciò  già  sua  corona  ; 
Ma  se  le  ìndiche  arene  afferra  un  giorno 
L’  armata  donde  in  cielo  Or  si  ragiona , 
E chi,  diceva,  al  vincitore  antico 
Sarà  di  lodi  e di  tributi  amico? 


Digìtized  by  Googte 


PRIMO 


21 


29 

S5  opponea  Vener  bella,  e ai  grandi  eventi 
De’  Portoghesi  l’ inchinava  Amore  , 

Che  delle  care  sue  romane  genti 
L’  ardir  vi  ravvisava  ed  il  valore  , 

E il  suon  quasi  latin  di  quegli  accenti  (24) 
Pur  le  scendeva  dolcemente  al  core  ; 

Nè  le  cadeano  ancora  del  pensiero 
Le  gran  cose  che  in  Affrica  già  fero. 

30 

E inteso  avea  che  dalle  nuove  imprese 
Splendore  ne  traivi  a la  natia  stella , 

Onde  sorgean  più  vivi  alle  contese 
Quindi  T onor  della  sembianza  bella , 

Il  timor  quinci  delle  ingiuste  offese  ; 

Nè  sue  ragion  cedeano  o questi  o quella, 

E d’  affetti  divisi  e di  costumi 

Chi  T un,  chi  l’altra  favoriano  i Numi. 

31 

Siccome  in  selva  Austro,  che  infuria  e freme , 
Spezza  rami , arbor  svelle , aggira  fronde , 
E tutta  par  che  ne  vacilli  e treme 
La  montagna  ch’ai  gran  fragor  risponde, 
Svellersi  eredi  dalle  rupi  estreme , 

E le  grotte  muggirne  atre  e profonde  ; 
Tale  a udirsi  parea  di  Giove  al  trono 
Discorde  di  più  voci  ed  alto  suono  (a5). 


\ 


Digitized  by  Google 


22 


santo 


32 

Nè  chete  erano  ancor  P ire  e i clamori , 

E il  torvo  ciglio  al  tracio  Nume  ardea , 
Chè  la  memoria  degli  antichi  ardori 
Anco  il  rapia  verso  P amica  Dea , 

E forse  ancora  lo  movean  gli  onori 
De’  Portoghesi  invitti , e in  piè  sorgea  : 
Già  nel  guerriero  usbergo  altero  splende, 
E lo  scudo  immortai  al  braccio  appende, 

33 

E in  mezzo  ai  Numi  stupefatti , in  fiera 
Aria  si  tragge  al  sommo  Giove  innante; 
Ha  calata  sul  petto  la  visiera  , 

E tutto  ne  lampeggia  il  gran  sembiante , 
E sdegnato  premè  P asta  guerriera 
Sul  bel  soglio  di  limpido  adamante , 

Cosi  che  ne  crollò  P eterea  mole  (26) , 

E ondeggiò  di  suo  corso  incerto  il  sole. 

34 

E grida:  O tu  , che  tutto  movi  e guidi, 

In  te  stesso  immutabile  ed  immoto , 

Se  di  popoli  a le  diletti  e fidi 
Dover  non  è che  P ardir  manchi  e il  voto; 
E se  su  ignoto  mar  , per  strami  lidi  • 
Sieguon  col  tuo  volere  or  P Indo  ignoto, 
Deh  spargi  ai  venti,  nè  P eterna  mente 
Ti  pieghi  quanto  Bacco  o finge  o mente. 


Digitized  by  GoogleJ 


PRIMO 


23 


35 

Tu  vedi  ben  che  da  invido  veleno , 

Non  parte  da  ragione  il  rio  consiglio, 

Che  dal  suo  Luso  ai  Portoghesi  in  seno 
Sangue  e nome  discende  : or  perchè  il  ciglio 
Armai’  di  sdegno  incontro  a quelli , e meno 
Amar  chi  dritto  n’  ha  comun  col  figlio  ? 
Ed  invidia  non  de’  rapire  altrui 
11  bene  che  gli  vien  da’  merti  sui. 

36 

Dopo  tanti  perigli  ed  acque  tante , 

Tu  P impresa  magnanima  seconda  ; 

Che  s’  ella  è scritta  a tuoi  voleri  innante, 
Convien  ciminiera  al  gran  destin  risponda; 
L’  agii  Mercurio  dall’ alate  piante  (37") 
Spedisci  loro,  o Padre;  appiani  ei  l’onda 
Al  nocchier  lasso,  ed  apra  amico  porto 
Che  lui  raccolga  ornai  naufrago  e morto. 

37 

Qui  ristori  le  navi;  e se  vicina 
Ha  P India , o qual  dai  nuovi  regni  ancora 
Mai'  lo  divide , intenda.  E la  divina 
Serena  fronte  piegò  Giove  allora  (a8): 
Ogni  altro  Nume  al  gran  voler  s’  inchina, 
E senza  mormorarne  il  cenno  adora , 

Ch’  ei  sparge  loro  entro  i turbati  petti 
Di  dolce  ambrosia  i combattuti  affètti. 


Digitized  by  Google 


2i 


canto 


38 

S’  accomiatan  tranquilli  ; e già  del  Polo 
Ricalcavan  gli  Dei  1’  azzurre  volte , 

E le  guerriere  navi  in  alto  il  volo 
Seguian  dell’  ampie  vele  al  vento  sciolte, 

E fra  Madagascarre  (29)  e 1’  arso  suolo 
Correan  d1  Etiopia  ad  oriente  volte , 

Sotto  il  Sol  che  infiammava  i vaghi  segni  (3o), 
Che  Vener  trasse  in  ciel  dai  salsi  regni. 

39 

Fresco  sparava  il  vento,  e coloria 
Placido  azzurro  il  bel  celeste  manto , 

E sì  piano  era  il  mar  che  non  s’ udia 
Nemmen  fra  i scogli  mormorarne  il  pianto  (3  0 
Il  promontorio  Prasso , e già  fuggia 
A tergo  l’Etiopia,  e nuova  intanto 
Terra  vedean  che  sovra  1’  onde  schiette 
S’  offre  divisa  in  picciole  isolette. 

' 4o 

Il  capitan  però  le  prore  ardite 

Non  volge,  o pende  irresoluto  e lento, 
Chè  senza  nome  e abitator,  romite 
Jsolette  le  crede , e siegue  il  vento  ; 

Ma  bardhette  venir  lievi  e spedite  (3a) 

Di  là  vedeansi  ove  sul  cheto  argento 
Sporgea  di  lor  la  prima , e eh’  indi  fero 
Al  saggio  capitan  cangiai'  pensiero. 


Digitized  by  Google 


PRIMO 


25 


41 

Verso  F armate  navi , e quella  a questa 
Corre  spumando  e gorgogliar  fa  Fonda: 
Tosto  un  confuso  suon  si  leva  e desta , 

E ognun  col  guardo  il  corso  ne  seconda  : 
Si  chieggono,  se  gente  amica,  o infesta 
Fia , se  di  vera  fè , di  setta  immonda  : 
Già  son  si  presso  che  n5  appaion  chiare 
Le  natie  forme , e quai  correano  il  mare. 

42 

Lunghe  n’ erano  e al  corso  agili  e sciolte, 
Ma  strette  e anguste  le  lor  barche  altronde, 
E quasi  vela  all1  alberetto  avvolte 
Di  natia  palma  aprian  tessute  fronde  : 

Le  genti , non  di  pelli  ispide  ve  folte , 

Ma  di  facil  di  volto  aria  gioconde, 
Quanta  però  potea  fuori  mostrarse 
Dalle  sembianze  lor  fra  brune  ed  arse. 

43 

Di  bei  bambagi  a’  varii  fior  distinti 
F an  lieta  pompa  , ed  altri  quei  colori 
Intorno  al  fianco  avea  stretti  e succinti; 
Dal  braccio  ad  altri  il  vago  lembo  fuori 
Sporgeasi  e tutto  F omero  ; discinti 
Curve  spade  cingean  d’  aurei  lavori , 

' E suono  unian  di  rustici  stromenti , 

E amici  segni  e lieti  atti  ed  accenti  (33). 


Digitized  by  Google 


44 

Ma  già  volando  le  gran  navi,  ornai 
Dell’  isola  tenean  le  prime  arene. 

I nocchier  lassi  : Abbiamo  errato  assai  , 
Gridavan  lieti , ed  awolgean  le  piene 
Spiegate  vele  ; e come  in  brevi  rai 
Lume  che  manchi  si  ristringe  e sviene , 
In  lieve  spume  il  mar  languiva , e fido 
Le  raccoglieva  in  seno  al  nuovo  lido. 

45 

Mordon  l’ ancore  il  fondo , c immota  pende 
Dai  gu  erri  e r legni  la  straniera  gente: 

II  capitan  F affida , e dolce  stende 

La  destra,  e volge  favor  nuovi  in  mente. 
Già  sapor  varii  amica  cena  rende, 

E brilla  dolce  al  guardo  il  vin  cadente; 
Sull’  alte  poppe  FAffriean  s'  asside , 

E vota  i colmi  nappi  e lieto  ride. 

46 

Sazio  de’  cibi  il  naturai  disio  , 

In  araba  favella  alfabil  chiede 
Diverse  cose  a un  tempo , or  donde  uscio 
La  bella  armata  , e qual  ignota  sede 
Tentin  F altere  prore  ; or  come  ardio 
Di  sconosciuti  mar  tentar  la  fede  ; 

E lietamente  alle  richieste  cose 
Il  capitan  sorrise , indi  rispose  : 


Digitized  by  Googl 


PRIMO 


/ 


47 

Dove  il  bel  Tago  d’ Occidente  apnea 
Terra  feconda , e volge  arene  d'  oro  , 
Governa  un  Re  gente  di  nome  antica 
Diletto  sì  qual  fora  altrui  tesoro  : 

Dall’  alma  terra  al  nascer  nostro  amica 
Ci  nomiam  Portoghesi,  e l’Afro  e il  Moro 
Già  vinto  in  guerra,  ove  il  buon  Re  ne  spinge 
Cerchiano  or  il  bel  suol  che  l’Indo  cinge. 

48 

E quanto  sotto  il  glacial  Polo,  e quanto 
Giace  all’opposto  ciel  di  terre  e d’onde  (34), 
E tutto  visto  abbiamo  il  mar  che  infranto 
Indietro  mandan  1’  affricane  sponde , 

E rinnovarsi  i cieli,  e il  nuovo  manto 
Pingerne  stelle  non  vedute  altronde  ; 

Pur  sì  contenti  erriam , eli’  anco  per  lui 
Varcheremmo  Acheronte  e i regni  bui. 

49 

E per  remoto  mar , che  via  non  scopre , 
Spingiam  la  prora  e alziam  la  vela  audace  : 
Diteci  voi , qual  tratto  ancor  ne  copre 
L’ India , se  pure  il  ver  qui  non  si  tace  (35). 
Qual  terra  è questa,  e se  sorgiamo  sopre 
A fera  piaggia , o se  amicizia  e pace 
Sperar  ne  giova,  a compensarne  i vari 
Rischi  di  tanti  già  trascorsi  mali. 


Digitized  by  Google 


28 


CANTO 


50 

Cosi  chiedeva  il  capitano , e a gara 

Or  gli  uni  or  gli  altri  rispondeano  a lui  : 
Signor , dicean , su  queste  coste  avara 
Natura  fu  de’  più  bei  doni  sui , 

Nè  mai  P irsuto  abitator  v’  impara 
Ciò  che  ragione  e legge  impone  altrui  : 
Noi  dal  buon  seme  discendiam  d’Àbramo, 
Che  una  donna  trasfuse  in  stranio  ramo. 

51 

E legge  in  pregio  e il  ver  fra  noi  si  tiene. 
Qui  comincia  la  costa , e n’  è sincera 
Scala  cruest’  isoletta , indi  alle  arene 
Di  Qui  loa  vassi  ed  a Mombazza  altera. 
Ed  opportuna  ai  desir  nostri  viene  ; 

È detta  Mozambich;  e sebben  fera 
E dura  al  pai'  dei  patrii  tronchi  e dumi, 
Più  dolci  or  ha  da  noi  modi  e costumi. 

52 

E se  a voi , che  dell’  Indo  le  remote 
Piagge  tentate , giunga  forse  grato 
Chi  governi  le  navi  e apra  le  ignote 
Onde , piloto  ai  nuovi  mari  usato 
Avrete , che  la  via  sicura  note  : 

Prima  però  il  nocchiero  affaticato 
Di  ristorar  vi  piaccia , e il  destin  vostro 
E voi  stessi  far  noli  al  signor  nostro. 


Digitized  by  Google 


53 

Costui , di  voler  suo  facile  e umano , 

Ogni  difetto  adempirà vvi  appieno  : 

Qui  congedo  chiedendo  al  capitano  , 
Piegò  da  fronte  il  Moro , e pose  al  seno 
La  destra;  e già  lingeansi  in  Oceano 
Le  rosee  rote  di  quel  dì  sereno , 

E di  lume  minor  spargea  la  luna 
1 sentier  cheti  della  notte  bruna  (36). 

54 

Nolte  non  sorse  ai  Lusitan  più  bella 
Dachè  correan  cotanti  mari  e venti: 
Balza  ad  ognuno  il  core,  e la  novella 
D’India  ne  raddoleia  gli  andati  eventi; 
Pure  i profani  riti  e la  rubella 
Credenza  rivolgean  di  quelle  genti , 
Maravigliando  che  la  setta  immonda 
Tanto  tenesse  già  d’  amica  sponda. 

55 

Splendea  sul  mar  la  luna , e ne  ridea  (37) 
La  placid’  onda  e 1’  umile  riviera , 

E sparso  di  cento  astri  il  ciel  parea 
Bel  prato  rivestito  in  primavera  ; 

Nè  susurrar  di  lieve  aura  scotea 
1 bei  silenzi  e la  tranquilla  sera  ; 

Pur  nocchiero  non  v’ha  che  al  sonno  albergo 
Offra , od  adagi  a sopor  breve  il  tergo. 


3o 


. CANTO 


56 

E appena  tV  Oriente  in  sul  confine 

Tornò  V alba  novella , e mostrò  fuore 

I bei  cerulei  lumi  e sciolse  il  crine  (38) , 
Spiega  i stendardi  onde  l’ antenne  infiore  : 
Sventolavano  all1  aure  mattutine 

Dalle  poppe  i bei  segni  e dalle  prore , 

E facea-  pompa  al  puro  di  spiegata 
Con  un  vago  ondeggiai'  la  bella  armata. 

57 

Ma  delle  genti  onde  novelle  intese 
A vea , volgea  colui  ben  altre  cose  , 

Che  dalla  stessa  le  credea  discese 
Che  là  dal  crudo  Caspio  (39)  e le  nevose 
Rupi  ad  alteri  fatti  un  giorno  scese  ; 

E poiché  all’Asia  nuovo  giogo  impose , 
Come  irato  del  Ciel  decreto  volse , 

II  bel  terren  di  Costantin  si  tolse. 

58 

E d’amicizia  e pace  ai  dolci  uffici 
Lieto  movea  dall’  isola  soggetta  , 

Varii  doni  recando , a far  felici 
Color  che  crede  di  cognata  setta. 
Ricambia  il  capitan  con  atti  amici 
Le  straniere  accoglienze,  e i doni  accetta, 
E recar  loro  impon  di  porporini 
Color  bei  drappi,  e dolci  trutta  e vini. 


Digitized  by  Google 


PRIMO  3 1 

59 

Sparsi  per  P alte  antenne  i naviganti 

Pendono  intenti,  c V uno  all’altro  addita  (40) 
Il  portamento  ignoto , e de’  sembianti 
Il  color  fqsco  che  gli  sguardi  irrita: 

E l’Affrican  maravigliava,  innanti 
Tanta  mirando  gioventude  ardita;- 
Pure  giocondi  spiega  atti  ed  aspetto , , 

E liquor  dolce  gusta  e cibo  eletto, 

60 

E chiede  al  capitan , se  dai  confini 
Di  Tracia,  o d’altro  simil  lido  parte: 

Se  della  natia  le  rechi  i divini 

seco  ; e ciò  chiede  con  arte , 

Ond  ei  scopra  se  un  Dio  verace  inchini , 
O s abbia  riti  almen  conformi  in  parte  ; 
Chiede  più  oltre  ancora,  e quali  in  guerra 
Veste  lucidi  arnesi,  ed  arme  afferra. 

61 

Vasco  ( che  tal  diceasi  il  cavaliero 
Per  alto  senno  a quell’  impresa  eletto 
Cui  fortuna  offri  il  crine,  e donde  altero 
Sonera  1 uno  e P altro  mar  soggetto  ) 

Si  rispondeva:  Apertamente  il  vero 
Signor,  dirò,  nè  fia  da  me  negletto 
Quanto  ad  adempier  giovi  il  tuo  disio  : 
iN®n  Moro , o Trace , od  altro  tal  son  io  ; 


Digitized  by  Googte 


3 2 


CANTO 


62 

Ma  dalla  bella  Europa  inver  1’  ardente 
Indo  sciolgo , e quel  Dio  da  me  si  cole 
Ch'era  a sè  stesso  ognor  vivo  e presente 
Quando  non  era  ancor  l’ aurora  e il  sole, 
Sul  cui  cenno  e volere  onnipossente 
Tutta  sostiensi  la  terrena  mole , 
p quanto  ride  in  solco  o guizza  in  fiume. 

0 piante  al  corso  vibra  o mette  piume  : 

63 

Che  per  alta  pietate  all’  umaii  seme 
Misto , e vestito  di  mortali  spoglie , 

Sovra  una  croce  le  depose  sceme 
Di  vita , onde  da  noi  grazia  si  coglie  : 

1 santi  suoi  voler , ciò  che  più  preme  , 
Scritti  ho  sul  core,  ed  ei  d’affetti  e voglie 
Paterne  adempie  i suoi  favori  in  noi, 
Sebbene  non  rechiamo  i libri  suoi. 

64 

Ma  poiché  tanto  i tuoi  desiri  estendi , 

Cne  le  nostre  armi  anco  conoscer  chiedi  , 
Acciocché  tutto  il  mio  cor  grato  intendi , 
Quivi  alquanto , signor,  ti  posa  e siedi , 
E cambio  eguale  d’  amistà  mi  rendi  : 

Indi  ai  ministri  accenna  , e x^ecar  vedi 
Armature  diverse  in  bel  lavoro- 
Di  fino  argento  effigiate  e d’  oro  : 


Digitized  by  Googt 


J 


PRIMO 


33 


65 

Alti  ci  mi  eii  a lunghe  piume  attorti, 
Usberghi  e scudi  di  ferina  asprezza , 

Poi  P armi  orrende  onde  ferite  e morti 
Sparge  il  piombo  volante  e mura  spezza. 
Ala  poiché  sol  tra  generosi  e forti 
È magnanimità  mostrar  fortezza  (41) , 
Vasco  non  vuol  con  fulmine  improvviso 
A1P  inerme  Aiìrican  turbare  il  viso. 

66 

Or  mentre  P una  osserva  ed  altra  stringe 
Bell’  arme  il  Moro , e il  capitan  favella  , 
Tacito  al  cor  gli  serpe  e glielo  spinge 
Invido  sdegno  ad  opra  iniqua  e Ièlla  ; 

Ma  già  noi  mostra,  e riso  amico  fìnge, 

E come  può  la  barbara  favella 
Di  vezzi  raddolcisce  e lieti  segni , 

Onde  meglio  coprjj’  gli  empi  disegni. 

67  * 

Soggiunge  Vasco  : A questi  mari  avrai 
Tu  gente  usala  che  il  cammin  mi  mostre; 
Ala  se  dono  d’  alcun  farmi  vorrai , 

Sempre  ti  colcran  le  terre  nostre. 

E P astuto  signor  risponde  : Assai 
Ali  giova  il  secondar  le  imprese  vostre, 

E piloto  non  sol , ma-  funi  e sarte , 

Od  altro  avrai  di  cui  ti  manchi  parte. 

Camoens  3 


Digitized  by  Google 


34 


CANTO 


68 

Cosi  dicea,  che  facil  via  gli  parve 
Di  trarlo  a morte  su  deserto  lito  ; 

Tanto  gli  duol  che  non  di  sogni  e larve, 
Ma  cultor  fosse  di  cristiano  rito. 

O misteri  di  Dio , chi  può  spiegarve 
F ra  quanti  veste  ingegno  uman  fluito  ! 
Dunque  giammai  non  mancheran  rùnici 
Al  nome  augusto , onde  noi  siam  felici  ! 

69 

Alfine  s’  accomiata , e il  finto  volto 
Un  colai  riso  d’  amistà  vi  scioglie  ; 

Ma  sotto  l’  alto  sen  l’ odio  raccolto 
Volge , e matura  scellerate  voglie. 

A fender  torna  il  patrio  mar , che  folto 
Di  cento  vele  il  suo  signore  accoglie  , 

E fra  un  vario  echeggiar  di  lieti  gridi 
Volge  co’ suoi  seguaci  il  dorso  ai  lidi. 

70 

Gli  va  compagno  il  Tradimento  al  fianco, 
E Bacco  intanto  le  gioconde  rose 
Strappava  al  crine,  e sovra  il  braccio  manco 
Posando  il  capo  ravvolgea  gran  cose  ; 

Ma  poiché  vide  il  Re  di  livor  bianco  , 

E tutte  penetrò  le  trame  ascose, 

Di  secondarne  i moti  al  cor  gli  sorse  , 

E al  disegno  crudel  P ira  soccorse. 


i 


Digitized  by  Google 


PRIMO 


35 


71 

Dunque  legge , dicea , d’ immobil  fato 
Co.tanto  affiderà  stranio  nocchiero, 

Che  le  inde  foci  ei  vegga , e tuoni  armato 
Sovr’esse,  ed  alte  spoglie  e nuovo  impero 
V’  ottenga,  ed  io  dal  sommo  Giove  nato, 
Io  d’ Oriente  vincitor  primiero, 

Non  scenderò  a raccor  più  d’india  i voti, 
E fìan  gli  altari  miei  deserti  o ignoti  (42)  ? 

72 

Non  duoimi  die  favor  d’  amica  Dea 
Alessandro  scorgesse  a quella  parte  , 

Che  gli  allori  io  dividere  potea 
Dove  le  forze  sue  divise  Marte  , 

Ma  gente  che  pria  nido  non  avea, 

Cui  poche  arene  di  poco  oro  sparte 
Fan  sede  e regno,  cmgeravvi  chiome, 

E il  Macedone  ed  io  sarem  vii  nome  ! 

73 

No  tu  lido  od  aiena  in  Oriente 

Vedrai , guerriero  audace  più  che  forte  ; 
Io . scenderò  su  questa  piaggia  ardente  ; 
Non  tirsi  e danze , ma  battaglia  e morte 
Spargerò  ovunque,  infiammerò  il  nascente 
Furor  del  Moro,  e ovunque  il  piè  tu  porte, 
Ti  seguirò  nimico,  e in  nuovi  modi 
Fabbricator  di  tradimenti  e frodi. 


Digitized  by  Google 


36 


CANTO 


Così  volge  inquieto  , e sovra  i venti 
Agii  si  libra  e in  Affrica  discende  , 

Di  torli  veli  avvolge  i crin  lucenti, 

E longa  scimitarra  al  fianco  appende  (43)  • 
Già  barbari  ne  suonano  gli  accenti , 

E ondeggiar  fa  barbare  vesti  e bende , 

Di  Mozambieh  un  Moro  al  volto,  ai  passi 
Sembra,  ed  uom  che  al  sovrano  in  pregio  stassi . 

7 5 

Move  alla  reggia , e al  suo  signore  innante 
Giunto , con  arte  turbasi  e scolora  , 

E spiega  alto  secreto  in  sul  sembiante  , 
Che  deggia  confidar  senza  dimora  : 
Perdona  se,  non  chiesto,  a te  le  piante 
Volgo , signor  ; poi  soggiungea , ma  fora 
Periglio  il  differir  , che  fera  gente 
Morde  or  le  arene  tue  col  ferreo  dente. 

76 

Sappi  eh’  ella  tV  incendi!  e di  rapine  (44) 
Vive , e che  sotto  placida  favella 
Tutte  infamò  le  coste  a noi  vicine  . 

Nuovi  riti  fingendo  e fè  novella  : 

Quest»  stesso  mugghiar  d’  onde  maiine 
Sembra  pregar  che  seco  la  procella 
1/ avvolga,  e il  ventri,  o che  d’ascose  arene 
Ultrice  secca  1’  empiei  navi  affrene. 


Digitized  by  Google 


PRIMO 


3? 


77 

Ma  ben  altre  nel  petto  acerbe  cose, 

Signor,  io  chiudo;  e soggiungea  turbato: 
Ah!  che  lutti  rapirne,  e figli  e spose 
A vii  servaggio  , popolo  iugannalo , 
L’empia  dispone;  e noi,  cui  queste  ascose 
Piagge  già  fean  così  tranquillo  stato  , 
Presto  sospireremo  in  stranio  lido 
ir  a fi  rica  xl  nostro  dolce  antico  nido. 

78 

Raccogli  tu  cento  vendette  in  una  ; 

E poiché  fia  che  col  nove)  mattino 
Suo  bisogno  la  guidi  e tuà  fortuna 
Acque  dolci  a condor  dal  rio  vicino  , 

Co’  tuoi  l' attendi,  ove  scendendo  bruna 
L’acqua  avvolge  fra  sterpi  il  suo  cammino; 
E l’ ombra  e ([nell  incerto  errar  dell'onda 
L7 occulte  insidie  copra  e farmi  asconda. 

• 79 

Ma  poiché  timor  siegue  i rei  consigli , 

Non  verrà  il  capitano  inerme  e solo  ; 

Pur  come  paventar  eh*  armi  e perigli 
Celino  le  fresche  ombre  e il  verde  suolo, 
E tu  appena  che  scenda  e terra  pigli 
L’iniqua  gente,  il  tuo  guerriero  stuolo 
Traggi  improvviso  all’  aure  aperte  liiora , 
E stringi  e opprimi  lei  turbata  ancora. 


Digitized  by  Google 


38  canto 

80 

Che  s7 altro  il  fato  volga , ed  impedita 
Sia  l’ impresa  eh’  io  reco  , arti  d7 inganno 
Nuove  e sicure  il  tuo  fedel  t’  addita. 

Abbi  ansi  i Portoghesi  in  loro  danno 
Il  piloto  richiesto  alla  partita  ; 

E se  per  onde  ignote  erranti  vanno  , 

Ei  gli  aggiri  così  che  navi  e genti 
E ne  disperda»  P empio  nome  i venti. 

81 

Parlava  il  Nume  ancor,  che  l’Affricano 
Accorto  ne  sorrise,  e lieto  poi 
Cqsì  gli  rispondeva  : Amico , invano 
Non  giungi , ecco,  ti  sieguo  ove  tu  vuoi  ; 
Ed  in  dolce  atto  gli  stringe»  la  mano , 
Quasi  a mercede  de’  consigli  suoi  ; 

E vengan  pure,  e altro  che  dolci  e chiare 
Acque  1 nocchier  riporteranno  al  mare. 

82 

Tosto  le  rive  del  ruscel  circonda, 

E d7  un  piloto  ei  stesso  attento  spia 
S’JUa  pieghevole  ingegno,  e alla  Feconda 
Mente  spontaneo  l7  ingannar  s7  oflria  ; 

E poiché  tutto  i suoi  desir  seconda  , 

Del  tradimento  la  pii*  certa  via 
Disegna  seco  ; e , Va , poi  dice . afferra 
L7  empio  timone , e sciogli  dalla  terra. 


Digitized  by  Google 


PRIMO 


39 


83 

Già  ritornava  il  Sole,  e l’aureo  piede 
Sugli  alti  monti  fiammeggiar  parea; 

E il  capitan , che  il  di  cresciuto  vede , 

L’  acque  bramate  in  mente  rivolgea  ; 

Ma  un  dubbio  presentir  che  il  cor  gli  fiede 
Quasi  d’ ascoso  inganno  accorto  il  fea , 

E già  de’  suoi  le  più  feroci  e pronte 
Destre  trasceglie,  onde  tentarne  il  fonte. 

84 

Non  lievi  segni  avea  di  fè  cangiata, 

Chè  or  voci  incerte  sul  piloto , ed  ora 
Aperta  ne  traea  ripulsa  ingrata, 

E suono  di  minaccia  anco  talora  ; 

Onde  di  .tre  battei  picciola  armata 
Alle  sponde  movea  dall’  alta  prora , 

Chè  a dubbii  casi  in  mezzo  ognor  consiglio 
Fu  di  buon  capitan  temer  periglio. 

85 

Chiuse  d’  armi  tenea  l’ erbose  sponde 
Del  bramato  ruscello  il  Moro  ardito , 

Ma  difeso  così  da  siepi  e fronde 
Che  tranquilla  ne  par  la  foce  e il  lito  ; 

E ad  arte  aveavi  un  sen  che  le  belle  onde 
Fresche  accoglieva,  e feane  dolce  invito; 
Ad  afferrarlo  il  nocchi er  sorge  , e vede 
Fiammeggiar  aste  e spade,  e appena  il  crede. 


Digitized  by  Google 


4° 


CANTO 


86 

Tosto  il  crudo  Affrican  spiega  la  fronte , 

D’  arme  sonando  , e i Portoghesi  aspetta , 
E,  Ve’,  dice,  additando  il  picciol  fonte, 
Come  soave  vien  1’  onda  diletta  : 

11  Portoghese  di  quei  detti  ed  onte 
Si  rode  impaziente  di  vendetta , 

E balza  al  suol  sì  rapido , che  l’ uno 
Non  è primiero,  e non  P estremo  alcuno. 

87 

Come  talora  .il  crudo  lottatore , 

Se  amata  ninfa  siede  al  circo  innante  , 

Le  forze  avviva  di  quel  -dolce  ardore  , 
Tanto  robusto  pili  quanto  piti  amante  , 

E stassi  incontro  il  toro , ed  il  furore 
0P  irrita  coll’  intrepido  sembiante , 

Ma'  quei  ferocemente  il  conio  abbassa , 
Balza-,  infuria  , e feriti  e morti  lassa. 

88 

Dai  portoghesi  legni  ad  un  momento 

Scoppia  il  lampo  ed  il  tuono  : oscuro  velo 
Il  giorno  involve , e ne  limugge  il  vento. 
Non  sa  se  il  mare  infuni,  o tuoni  il  cielo, 
Che  quinci  notte  il  preme , indi  spavento , 
11  Moro , ed  altri  accieca  , altri  di  gelo 
Immoto  stassi,  e di  vergogna  in  faccia 
Tinto  e di  rabbia,  ignobil  fuga  il  caccia. 


Digitized  by  Google 


Siegue  il  fier  vincitore , e dove  in  resta 
Starsi  vedean  le  lancie , arder  le  spade  , 
Altro  che  un  susurrar  lieve  non  resta 
Di  scosse  frondi  e suon  di  rio  che  cade  : 
Le  guerre  il  Moro  e il  folle  ardir  detesta , 
E come  il  gran  timor  gli  persuade  , 
Bestemmia  il  vecchio  che  al  rio  fatto  duce 
S5  offerse , e il  sen  su  cui  mirò  la  luce. 

9° 

Pur,  come  e crudo  in  lui  costume  antico, 
Pugna  fuggendo,  e vibra  o dardo  o sasso; 
Ma  lo  preme  cosi  1’  altier  nimico, 

Che  il  come  ondeggia  e ne  vacilla  il  passo , 
Nè  più  sposa  ricorda,  o tetto  amico, 

E dove  scende  l1  isoletta  al  basso , 

E picciol  sen  da  vicin  suol  la  parte , 
Fugge  nuotando  a più  secura  parte. 

91 

Pur  sì  rapido  è il  salto  e così  greve , 

Che  tutta  l’ onda  gorgogliar  si  sente  : 

Altri  travolto  il  mar  nimico  beve , 

Il  nuoto  altri  seconda  e la  corrente  ; 

Ma  di  tutti  però  lo  scampo  è breve  (43), 
Che  tonando  gli  coglie  il  bronzo  ardente  , 
E già  non  toccan  le  bramate  rive 
Che  esangui  spoglie  o salme  semivive. 


CANTO 


92 

Lieto  riporta  le  nimiche  spoglie , 

E va  sicuro  il  Portoghese  al  rio, 

Che  dolce  mormorando  al  piè  gli  scioglie 
Le  belle  onde , e ne  adempie  ogni  disio. 
Ma  nuovo  sdegno  1’  Affrican  raccoglie , 

E già  ne  arde  maggior  l’odio  natio; 

E se  non  rise  il  Cielo  al  primo  inganno  , 
L’ altro  succeda  , e ne  ristori  il  danno. 

93 

Giunge  picciolo  legno,  e pace  chiede; 

Ma  finto  n1  è l’invito  e il  messaggiero , 

E i novi  inganni  il  Lusitan  non  vede, 
Che  il  pentimento  altrui  crede  sincero. 

T osto  colui  dieea  : Di  nuova  fede 
Son  io  pegno,  signor,  nè  infingo  il  vero, 
Che  messaggier  non  sol , ma  tuo  piloto 
11  Re  m’invia,  cui  tuo  desire  è noto. 

94 

Dolce  spirava  il  tempo  e fresco  vento, 
Movea  sotto  i più  bei  celesti  segni , 

Ed  ai  lidi  venia  qual  piu'o  argento 
L’ increspar  lieve  degli  equorei  regni  ; 

E mentre  il  cielo  e il  placido  elemento 
Chiamava  in  alto  i buon  nocchieri  e i legni. 
Il  capitan,  che  altro  non  chiede,  accoglie 
Colui  sulla  sua  nave  e lieto  scioglie. 


Digitized  by  Google 


PRIMO 


43 


95 

Spumava  il  mar  dall’ alte  prore  infranto, 

E le  vezzose  di  Nereo  figliuole 
Agitando  le  aurette  eoi  bel  manto, 

Coi  canti  le  seguiano  e le  carole  ; 

Ed  il  piloto  al  capitano  accanto 
Fingeva  al  grande  inganno  atti  e parole  ; 
Che  v’era  il  Nume,  e ne  movea  gli  accenti 
Isligator  di  frodi  e tradimenti. 

96 

E a quanto  Vasco  chiede,  ei  quasi  a dito 
L’India  disegna  ed  il  terren  diletto, 

Qual  sia  fecondo  il  suolo  , e come  il  lito 
Offra  in  seni  sicuri  ampio  ricetto  : 

E dallo  scaltro  ragionare  ardilo 
Il  capitan  pendea  senza  sospetto  •, 

Pur  quei  non  avvoigea  deli’  Indo  i porti , 
Ma  dure  servitudi  o certe  morti. 

97 

E soggiungea  : Di  fertile  terreno 
Altra  isoletta  questo  mare  onora. 

Che  quanta  gente  accoglie  nel  suo  seno , 
Teco  ha  una  fede,  e un  Nume  stesso  adora; 
E se  col  giorno  e il  Sol  che  vengon  meno 
Non  abbandona  i legni  il  vento  ancora, 

Il  nuovo  dì  che  sorgerà  dall'  onde 
N’  addurrà  lieti  alle  vicine  spoude. 


Digitized  by  Google 


44 


CANTO 


93 

Vasco  già  n’  arde , ed  appressar  disia 
L’amica  gente  ed  il  terreo  felice, 

Ed  al  Moro  infedel , che  gli  mentia  , 
Volger  le  .prore  a quella  parte  indice. 

Di  gran  nome  e di  forze  ella  fioria  , 

E il  nativo  Alìncan  Quiloa  (46)  la  dice , 
Ma,  come  in  Mozambichi,  empio  costume 
Vi  regna  , e culto  di  bugiardo  Nume. 

99 

Lieto  che  incauta  di  novel  periglio 
Volga  la  classe  all1  infedel  riviera; 

Ben  corra,  ei  dice;  e altro  crudel  consiglio 
Va  meditando , ove  sia  presa  e pera. 

Ma  Citerea,  che  col  sereno  ciglio 
Veglia  su  lei  dalla  sua  vaga  sfera , 

Un  vento  move  dall’  opposta  sponda , 

Che  crescendo  respinge  i legni  e 1’  onda. 

100 

Si  rode  il  Moro  , e lo  spirar  nimico 

Del  vento  non  comprende  o poco  o molto  ; 
Ria  pur,  signor,  dicea,  se  il  seno  amico 
Alle  lue  navi  or  d afferrare  è tolto  , 

Pi  •esso  è nuova  isoletta  ove  uso  antico 
Ha  di  riti  diversi  insieme  accolto 
Popolo  misto  , ed  è tranquilla  sede  (47) 
D’  affrican  culto  e cristiana  fede. 


Digitized  by  Googl 


PRIMO 


» K 

40 

101 

Cosi  l’astuto  mentitor  colora 

Peggiore  inganno , e ha  si  vive  e pronte 
Mani  ere , e così  veglia  all'  opre  ognora , 
Che  il  tradimento  mai  vi  leggi  in  fronte. 
Volge  di  nuovo  il  capitan  la  prora , 

E 1*  isoletta  gli  sorgeva  a fronte  ; 

Ma  torna  il  vento  a Citerea  fedele  , 

E sparge  e allarga  in  alto  mai'  le  vele. 

102 

Per  un  breve-  canal  l’ isola  sporge 
Sul  vicin  continente,  ed  ha  mnpetto 
Ampia  città  che  in  facil  colle  sorge , 
Dominando  reina  il  mar  soggetto , 

E che  lontana  dal  nocchier  si  scorge 
l’er  alte  moli  di  superbo  aspetto: 
Monbazza  è detta , e di  signor  possente 
Sta  sotto  il  hen,  ma  già  d’ età  cadente. 

103 

Dall’  alte  torri  le  gran  navi  appena 
Per  il  nativo  mare  ei  correr  vide’, 

Un  messaggier  dalla  soggetta  arena 
L01*  manda  incontro  onde  1 invili  e affide. 
Al  giunger  suo  la  fronte  rasserena 
Vasco,  arene  fingendo  e genti  fide; 

Ma  quei  recava  amici  detti , e in  seno 
Di  tradimenti  nascondea  veleno. 


Digitized  by  Google 


46 


CANTO 


104 

Che  Bacco  nuovo  avea  preso  sembiante 
Di  Moro , e di  quel  Re  mosso  lo  sdegno  ; 
Onde  ciò  che  amistà  sembrava  innante  , 
Si  rivolgesse  in  barbaro  disegno. 

Per  quai  duri  sentier  drizzi  le  piante., 
Infelice  mortale  ! or  finto  ingegno 
T’avvolge,  ora  ti  coglie  insidia  aperta, 

E sempre  ondeggi  di  speranza  incerta. 

105 

Sul  mare  imperversar  d’  Austro  e di  Coro , 
E monti  d acque  a tergo  minaccienti  ; 
Insidie  in  terra  e risse,  e dopo  loro 
Dure  necessitadi  e lunghi  pianti: 

Dove  a cercar  ti  volgerai  ristoro , 

Che  uu  non  t’ afferri  di  perigli  tanti  ? 

Ma  come  incontro  a poca  polve  move 
Tanta  mole  -di  sdegni  il  sommo  Giove  ! 


Digitized  by  Google 


NOTE 


AL  CANTO  PRIMO 


n 

■D  ABBARA  Pyramidum  sileat  miracula  Memphis. 

Tacciti  Lucano  ornai  y là  dove  tocca 
Pel  misero  Sabello  e di  JSfasidio  y 
Et  attenda  ad  udir  quel  ch}  or  si  scocca  : 
Taccia  di  Cadmo  e di  A reta  sa  Ovidio ; 

Che  se  quello  in  serpente  e quella  in  fonte 
Converte  poetando  , io  non  la  invidio. 

Dante- 


% 

Ingenium  nobis  ipsa  pnella  faciU 
E per  colei  che  m ’ ha  fatto  poeta. 


Ovidio. 

Dante. 


S 

Il  poeta  si  rivolge  al  re  Sebastiano  , giovanissimo 
ancora.  Sotto  il  regno  di  questo  principe  fu  pubblicata 
la  Lusiada  , principiata  gran  tempo  prima  in  Portogal- 
lo , e terminata  nel  viaggio  del  Camoens  alle  Indie  Orien- 
tali. Il  poeta  qui  gli  presagisce  i più  fausti  destini.  Ma 
egli  mostro  in  tal  guisa  che  il  dono  della  profezia  non 


Digitized  by  Google 


NOTE 


48 

è conceduto  ni  vati  moderni , come  e tede  vasi  che  fosse 
agli  antichi.  Breve  fu  la  vita  del  re  Sebastiano  , ed  in- 
Je/icissimo  il  suo  fine.  Egli  perì  di  J.5  anni  nella  fune- 
sta spedizione  d' Affrica  , alla  , battaglia  di  Alhazer  , 
data  contro  i Mori  nel  15^8.  È notabile  che  di  tre  prin- 
cipi i quali  combattevano  in  quella  sanguinosa  giornata  ^ 
non  uno  sopravvisse  alla  sconfitta  od  alla  vittoria.  Già 
spossato  per  la  profonda  piaga  ricevuta  in  quel  fatale  di- 
sastro , il  Portogallo  fu  inoltre  lacerato  dalle  fazioni , e 
perde  per  gran  tempo  lastra nq uil lita  y V indipendenza  e 
la  gloria.  La  sottile  tirannide  di  Filippo  II  succede  al 

generoso  governo  de ’ re  portoghesi. 

* 

, 4 

fì  lhix  Dardaniae,  spes  o fdissima  Teucrum. 

Virgilio. 

5 

Volvitur  ipse  ti  hi  , qui  conspicit  omnia  Phoehus , 
Atque  tuis  orlos  in  tua  condit  equos. 

ilut.  Nemes. 


.6 

Don  Nunno  Alvaro  , gran  contestabile  di  Portogallo  , 
sotto  il  regno  di  Giovanni  1 (_  V edi  le  note  al  canto  IV  )• 

7 

Vasco  di  Gaina  ( Vedi  il  Soggetto  istorico 

8 

Periodo  di  gloria  e di  prosperità  fu  al  Portogallo 
il  regno  di  Giovanni  I , che  durò  48  anni. 


Digitized  by  Google 


N 0 T E 


49 


9 

Alfonso  il  conquistatore , primo  re  di  Portogallo. 

10 

Francesco  Atmeida  e Lorenzo  suo  figliuolo , nomi 
celebri  fra  quelli  degli  eroi  portoghesi  che  soggio garono 
le  Indie , e fondarono  quella  portentosa  potenza  , di  cui 
presentemente  non  rimangono  che  pochi  miseri  avanzi. 
Francesco  Atmeida  fu  il  primo  Europeo  che  portasse 
nelle  Indie  il  titolo  di  F ice  Re. 

11 

Alfonso  di  A Ihuckerche  , giustamente  sopra  nno mi- 
nato il  Grande.  Egli  fu  eh'  espugnò  Goa  ed  O rmus  , 
e tant’  alto  levò  il  potere  de'  Portoghesi  nell'  In  Ue.  Dopo 
tante  mar.tvigliose  imprese  , egli  cadde  in  disgrazia  elei 
suo  Re.  11  Scendi  nella  tomba  , vecchio  infelice  ,,  egli 
sciamo  cruccialo  più  volte , £i  scendi  nella  tomba  , che  è 

tempo  oramai.  ,,  — La  lettera  che  prima  di  morire  egli 
scrisse  al  re  Emanuele  } mette  in  chiaro  la  sua  eroica, 
gran  dezza.  — u Signore  , io  scrivo  l'  ultima  volta  a 
£t  Fostra  Altezza  , con  uno  strignimenta  di  cuore , certo 
£t  indizio  della  vicina  mia  morte.  Io  ho  un  figliuolo  nel  • 
<1  regno  j vi  prego  di  farlo  grand*  in  proporzione  de'  miei 
u servigi.  Io  gli  comando  di  chiedervelo  , sotto  pena  della 
“ mia  maledizione.  Nulla  io  vi  dico  delle  Indie  : esse 
“ vi  parleranno  abbastanza  e per  loro  e per  me.  >f  — 

n 

Il  Pacheco  con  cento  -cinquanta  uomini  difese  il  forte 
di  Cochino  contro  cinquanta  mila  uomini  condotti  dal  re 
di  Calie  ulta.  Come  altre  volte  Leonida  eli  suoi  Spartani 
avevano  fatto  una  funebre  cena  piuma  di  pugnare  alle 
Termopili  , così , animati  da  uno  stesso  valore  , il  Pache  co 
ed  i suoi  Portoghesi  si  munirono  di'  soccorsi  spirituali 

Cavtoens  b 4 


Digitized  by  Google 


della  chiesa  , e giurarono  di  difendersi  scambievolmente 
sino  all’  estremo  sospiro.  Il  nome  di  Pacherò  e scritto 
sull ’ elenco  degli  uomini  illustri  che  furono  scopo  del- 
P ingratitudine  de ’ loro  concittadini  e del  principe.  Colui 
che  con  un  pugno  d’  uomini  area  superato  tutte  le  forze 
di  un  potente  sovrano , e fatto  il  nome  portoghese  così 
formidabil  nell’  Indie , fu  prima  avvinto  fra  i ceppi  , 
indi  lasciato  morire  mendico. 

i3 

Giovanni  di  Castro  e celebre  soprattutto  per  la  stia 
difésa  di  Dio  contro  i Turchi.  Egli  si  può  chiamare  il 
Curio  de’  Portoghesi.  Dopo  di  avere  esercitato  per  più 
anni  la  potestà  suprema  nel  più  ricco  paese  del  mondo , 
Castro  morì  così  povero  che  nella  sua  malattia  non  fu  in 
grado  di  farsi  comperare  un  pollo  che  il  medico  gli  aveva 
ordinato  ili  mangiare.  Itegli  ultimi  suoi  giorni  fu  ali- 
mentato a spese  della  casa  di  Misericordia.  Qual  diffe- 
renza tra  Giovanni  Castro  e gli  Hastings  ed  i Clive  , i 
quali  tornarono  in  Inghilterra  carichi  de’  tesori  e delle 
maledizioni  degl’  Indiani  ! Questi , molti  anni  dopo  la 
morte  di  Castro  , andavano  alla  sua  tomba  a chiedergli 
giustizia  de’  torti  che  ricevevano. 

*4 

Teque  sibi  generum  Thetys  emat  omnibus  undis. 

Virgilio. 

E lo  vorrian  per  genero  comprare 

Telide  e l’Ocedn  con  tutto  il  mare. 

Bern.  Tasso. 


i5  ' 


illustres  animai’,  proaviquc  , palerque 

Intenlss  oculos  ore  nepolis  habent. 


Frac. 


Digitized  by 


NOTE 

16 

Et  votis  jam  nunc  assuesce  vacar  i. 


5l 


Virgilio. 


*7 

Pariti itur  interea  domus  omnipotentis  Olympi  , 
Conciliumque  vocat  Divurn  Pater. 

Virgilio. 


18 

j4rgomento  ili  malte  censure  è stato  questo  intervento 
delle  divinità  pagane  in  un  poema  , il  cui  soggetto , come 

V autore  dice  nell ’ esordio  , è principalmente  il  trionfo  e 
lo  stabilimento  della  religione  cristiana  in  contrade  ido- 
latre. E strano  certamente  il  vedere  Bacco  e Marte  con- 
tendere innanzi  a Giove  per  sapere  se  un  ammiraglio 
cristiano  andrà  a portare  la  fede  di  Gesù  Cristo  ai  se- 
gnaci di  Maometto  ed  agli  adoratori  di  Brama.  Con- 
vien  pero  dire  che  un  poema  epico  non  può  far  senta 
del  maraviglioso.  Il  Tasso  alle  antiche  favole  ha  sosti- 
tuito i sortilegi  e la  magia  ; il  V ol taire  ha  usato  gli 
enti  allegorici  , come  la  discordia,  il  fanatismo  , ec. , 
che  assai  freddi  riuscirono.  Molti  critici  hanno  per  altro 
assunto  la  difesa  del  Camoens.  Secondo  questi , gli  enti 
soprxinnnlurali , introdotti  dal  poeta  , sono  mitologici  ad 

un  tempo  ed  allegorici.  Eenere  celeste  rappresenta  la  < 

religione  ^ Bacco  il  demonio , ec.  Essi  invocano  pure 

V autorità  e V esempio  di  Dante  in  suo  favore.  Si  è ve- 
duto nel  Compendio  della  V ita  di  Camoens  come,  la 
sig.  di  Stael  ragioni  in  favore  di  lui  sopra  questo  argo- 
mento. 

*9 

Est  via  sublimis  coelo  manifesta  sereno  ,* 

Eactea  nomen  habet  , candore  notabili s ipso  : 


Digitized  by  Google 


5 2 


NOTE 


Hac  iter  est  superi s , ad  magni  leda  Tonantis 
Regalemquc  domum. 

Ovidio* 


IO 

Conveniunt  properi  qui  terris  omnibus  errant , ec. 

Vida. 


ai 

Nec  confusus  honor.  Coelestibus  ordine  sedes 

Prima  datar } tracium  proceres  tenuere  secundum. 

Claudi. 


aa 


Tahb us  orabat  Juno  , cunctique  fremebant 
Coeticolae  , assensu  vario. 

Virgilio. 


a3 

Progeniem  sed  enim  Troiano  a sanguine  duci 
Àtidierai  Tyrias  olim  quae  verterci  arces. 

Virgilio. 


24 

Per  mostrare  quanto  la  lingua  portoghese  abbia  affi- 
nità colla  latina  , recheremo  alcuni  versi  che  ad  uno  stesso 
tempo  sono  portoghesi  e sono  latini, 

Roma  injìnitos  sanctissima  vive  per  annos 
Pacifica  gentes , vive  quieta  , tuas. 

Castiga  grandes , violenta  morte  tyrannos  , 

Ingratos  animos  ( es  generosa  ")  fuge  , 

Acquine  insignes , varia  de  gente  iriumphos  , 
Distantes  terra s , imperiosa  rege . 


Digitized  by  Google 


NOTE 


53 


Tanto  majores  tilulos  , Bethlem  alta  celebra  , 

Quanto  Romano  major  es  Imperio. 

Major  amor  , amor  es  magnificentia  , major 
Fama,  tuas  Chrislo  , dando  benigna  casas. 

Noi  pure  abbiamo  in  italiano  di  tali  versi  , come  ne 
Ja  fede  quel  distico  del  Chiabrera  posto  sotto  P imma * 
gine  di  una  Madonna  : 

Jn  mare  irato,  in  subita  procella  , 

Invoco  te  , nostra  benigna  stella. 

Vi  sono  pure  alcune  canzoni  latine  e sarde  ad  un 
tempo. 


»5 


Un  mormorio 

Qual  ne  le  folle  selve  udir  si  suole 
Dove  lustro  giunga  sibilando  e.  spiri. 

T.  Tasso  , Ger.  Conij. 

a6 


Tremefecit  Olympum. 
Fragor  aethera  terruit  ipsum. 


Virgilio. 

Ovidio. 


27 

Rapido  si  eh ’ anco  il  pensiero  eccede. 

28 


Tasso. 


Snnui  t invito  Coelestum  numi  ne  Rector. 

Cai. 


C 


v. 


Digitized  by  Google 


54 


NOTE 


29 

Madagascar,  una  delle  più  grandi  isole  del? Affrica 
e del  mondo  intero  ; essa  giace  nell’Oceano  Etiopico.  I 
Portoghesi  la  chiamano  Isola  di  S • Lorenzo  , perche  la 
scoprirono  nel  dì  festivo  di  questo  Santo. 

30 

Nel  segno  dei  pesci.  Al  tempo  della  guerra  de’ Numi 
contro  i giganti,  Venere  ed  il  suo  figlio  , essendo  inse- 
guiti da  Tifeo  , prole  della  Terra  , si  gettarono  nell  on- 
da , e si  trasformarono  in  pesci . In  ricordanza  di  gue- 
st avventura  essi  collocarono  fra  i segni  celesti  due  dei 
pesci  di  cui  avevano  tolto  la  forma. 

31 

Hinc  aura  primo  lenis  ìmpellit  rates  , 

Allapsa  velis  , unda  vix  tactu  levis 
Tranquilla  Zephiri  mollis  afflatu  tremil. 

SeD.  ut  Ag. 

32 

In  questo  tempo  alzando  gli  occhi  al  mare 
Vide  Orlando  venire  a vela  in  fretta 
Un  naviglio  leggier  che  di  calare 
Facea  sembiante  sopra  ? isoletta. 

Ariosto. 

33 

Si  non  audires  ut  saltem  cernere  posses 
Jaclatae  late  signa  dedere  manus , 

Candidaque  imposui  longae  velamina  Wrg». 


Digitized  by  Google 


N O T £ 


55 


34 

Tra  quanto  e in  mezzo  Antartico  e Calisto. 

Ariosto. 


35 

Et  quo  sub  coelo  tandem , quibus  orbis  in  oris 
Jactemur,  doceas  : ignari  hcmintimqae  locorumque 
Erramus. 

Virgilio. 


36 

Tosto  che  ’l  Sol  nel  liquido  elemento 
Tuffò  le  chiome  sue  aurate  e belle  , 

E Ci  nzia  apparse  col  suo  crin  d’  argento 
Su  *1  carro  . e ’ ritorno  le  notturne  stelle. 

Bern.  Tas. 


37 

Le  acque  porgon  splendor  che  de  la  Luna 
Le  ripercuote  il  tremolante  lume. 

Mario  di  Leo. 

38 

Aurea  fulgebat  roseis  Aurora  capillis. 

Ovidio. 


39 

Non  solamente  i Mori , a cui  Gama  qui  parla  , erano 
andati  pel  Mar  Rosso , a stabilirsi  sopra  le  coste  orien- 
tali dell ’ Affrica  , ed  a trafficare  nei  porti  dell ’ India  g 
ma  i Turchi  stessi  principiavano  a far  conoscere  la 
loro  potenza  in  qué  mari.  Signoreggiavano  essi  l’Arabia 
ed  Aden  , una  delle  chiavi  deli ’ Eritreo.  Ma  la  poca 


56 


NOTE 


industria  di  questa  nazione  V ha  impedita  finora  di  trar 
profitto  , pel  traffico  , de’  vantaggi  che  le  sono  offerti  dal- 
V estensione  de’ suoi  domimi  , dalla  felice  lor  giacitura  , 
e dai  porli  che  sopra  tutti  i mari  essa  possiede. 

40 

D*  insà  le  mura  ad  ammirar  frattanto 

Cheti  si  stanno  e attoniti  i Pagani , ec. 

E l*  insolite  pompe  e i riti  strani. 

T.  Tasso. 


4» 

E sdegna  negl’  inermi  esser  feroce. 

T.Tasso. 

43 

j4st  ego  quae  Divilm  incedo  Regina  , Jovisque 
Et  soror  et  conjnx , una  cum  gente  tot  annos 
Bella  gero  ! Et  quisquam  numeri  Junonis  adoret 
Praeterea  ? aut  supplex  aris  imponat  honorem  ? 

Virgilio. 

43 

Furialia  membra 

Exuit  ; in  vultus  se  se  transformat  aniles , ec. 

Virgilio. 

44 

Queste  accuse  venivano  realmente  date  a * Portoghesi 
da’  mercatanti  Mori  che  si  adoperarono  ad  aizzare  contro 
di  loro  tutti  i monarchi  dell*  India.  Convien  però  dire 
ohe  le  rapine  e la  tirannide  esercitate  dai  conquistatori 
europei  sopra  le  rive  del  Gange  spesso  giustificarono 
troppo  bene  i bruni  colori  con  cui  quelli  presero  a 


Digitized  by  Google 


pingerli.  Anche  al  presente  la  gelosia  de'  Mori  è il 
principale  ostacolo  che  impedisce  agli  Europei  d'  inter- 
narsi nel  centro  dell ' Affrica. 

45 

Altri  che  ’l  ferro  e P inimico  caccia  ì 
Net  mar  si  getta , e vi  si  affoga  e resta  } 

A Uri  che  move  a tempo  piedi  e braccia  , 

V « per  salvarsi  in  quella  parte  e in  questa. 

Ariosto. 

46 

Mozambicco  , Quiloa  , Mombazza  , Melinda  era- 
no , al  tempo  dell'  arrivo  de'  Portoghesi , tanti  piccoli 
regni  affricani , e formano  ciò  che  chiamasi  la  Costa  di 
Zanguebar. 


47 

Però  che  dentro  una  città  commisto 
Popolo  alberga  di  contraria  fede  , 

La  debil  parte  e la  -minore  in  Cristo , 

La  grande  e forte  in  Maometto  crede. 

T,  Tasso. 


Digitized  by  Gpogli 


I 


I LUSIADI 

CANTO  SECONDO 


ARGOMENTO 

TnADIMlirro  del  re  di  MomLaiza  per  condurre  i 
Portoghesi  a perire.  Venere,  scesa  sull’ onde,  gli 
scampa.  Ella  torna  all1  Olimpo , e prega  Giove  in  fa- 
vore de1  diletti  suoi  naviganti.  Il  nume  la  racconsola 
* le  svela  le  future  glorie  del  Portogallo.  Apparizione 
di  Mercurio  a Vasco  di  Gama.  1 Portoghesi  afferrano 
il  lido  di  Melinda,  il  cui  Re  gli  accoglie  con  onore, 

« si  trasferisce  sulla  nave  dell1  ammiraglio. 

I 

(jtia  le  Ore  ancelle  del  bel  carro  d’  oro 
Si  rivolgeano  taciturne  e chete , 

Chè  al  mar  tornato  Febo,  avea  ristoro 
Recato  all’  uom  di  sonno  e di  quiete , 

E il  ciel  tutto  spiegava  il  bel  tesoro 
Delle  sue  luci  scintillanti  e liete  ; 

E il  messaggero  ingresso  pur  chiedea 
Al  sommo  capitano , e gli  dicea  : 


Digitized  by  Google 


6o 


CANTO 


3 

Signore , al  cui  valor  s1  oppone  in  vano 
Di  stranio,  mar  non  conosciuto  aspetto  , 

E in  cui  maggiore  dell7  invitta  mano 
E il  gran  disegno  che  ravvolgi  in  petto , 
Questo  tuo  nomi  grido , il  mio  sovrano 
Così  ti  strinse  di  verace  affetto , 

Che  unir  le  destre  e ristorare  i fianchi 
Or  chiede  ai  legni  tuoi  dal  mar  già  stanchi. 

3 

Ma  te  per  fama  sui  celesti  segni 

Noto , e ai  venti  temuto  e alle  pxoceUe , 
Accòrre  in  grembo  a suoi  felici  regni 
Crede  favore  di  benigne  stelle  ; 

Però  ti  prega  che  non  sprezzi  o sdegni 
Nostri  costumi  e barbare  favelle , 

Ma  che  senza  sospetto  al  sen  vicino 
Ricovri  i legni  tuoi  dal  gran  cammino . 

4 

Qui  d’  Oriente,  che  finor  su  tante 
Onde  tu  siegui,  i bei  tesori  avrai, 

Ed  odorati  germi  ed  util  piante, 

E qual  gemma  arda  di  quel  sole  ai  rai  ; 
Che  se  P impresa  tua  vuoi  trarre  innante , 
Qui  pria  le  genti  ristorai'  potrai, 

Onde  al  cammin  le  riconforti  almeno 
Breve  riposo  di  tranquillo  seno  (»). 


Digitized  by  Google. 


SECONDO  6l 

5 

Cortesemente  il  capitan  risponde, 

Che  il  generoso  invito  assai  gli  è grato  : 
Ma  vedi } soggiungea , che  brune  le  onde 
Ormai  son  latte  e il  ciel  di  stelle  ornato, 
Ned  io  potrò  , finche  le  chiome  bionde 
Non  sciolga  al  bel  mattino  il  di  tornato , 
L’  invito  secondar , e prender  porto  : 
Pure  tosto  il  larò  che  il  Sol  ha  sorto. 

6 

Tu  dimmi  intanto  se  fra  voi  d’  un  Dio 
Regni  verace  ower  culto  straniero. 

E quegli  tosto  a scaltro  ingegno  unio 
Pronta  menzogna;  e,  Ben  t’apponi  al  vero, 
Risponde,  che  non  altri  il  suol  natio 
Cole , che  Lui  che  è Nume  e Signor  vero 
Ma  sebben  Vasco  alla  credenza  pende, 
Pur  come  saggio  il  voto  anco  sospende. 

7 

Seco  sulle  gran  navi  al  mar  traea 
Gente  che  prima  alle  rapine  intesa  , 

A riparar  la  lama  ora  correa 
Gli  alti  peligli  dell'  ardita  impresa , 

E duo  che  pronto  ingegno  accorti  fea , 
Alla  bella  città  dinanzi  stesa 
Messaggier  manda  , e di  spiarne  impone 
Le  forze , e qual  v’  alibi  a di  Dei  ragione. 


Digitized  by  Google 


62 


CANTO 


8 

Con  essi  bel  di  murice  colore 

Invia , gentil  presente , al  Re  straniero } 
Onde  tale  si  serbi  il  regio  core  , 

Quale  si  offerse  e si  spiegò  primiero. 

,,  Ma  ben  altro  volgeva  il  rio  signore  , 

!..  ; Che  mostrarsi  magnanimo  e sincero  (*)  ; 

E già  partiano  quelli , e di  alti  gridi 
Il  giunger  lor  ne  suiti  taro  i lidi. 

9 

S’ inchinar  quindi  alle  regali  piante 

Di  lui  che  il  dono  accoglie  e ne  sorride , 
E vider  templi  ed  ampli  fori , e in  quante 
Vie  la  bella  città  si  apro  e divide  : 

Sol  ciò  non  vider  eh1  era  sol  bastante , 

E atti  e delti  mentir  le  genti  infide  \ 

Che  malizia  non  sol  gli  umani  ingegni, 
Ma  i sembianti  conforma  a’  suoi  disegni. 

io 

E colui  che  del  fior  dei  di  primieri 

Veste  la  guancia  ognor  fresca  e ridente, 
Di  nuovo  inganno  rivolgea  pensieri , 
Sotto  aspetto  mortai  Nume  presente  , 

1 Ed  ara  sacra  ai  placidi  misteri 

Del  Salvator  divino  offre  repente , 

De’  Portoghesi  al  guardo  intorno  pinta 
D’ ima  gin  pure  e di  più  faci  cinta. 


Digitized  by  Google 


Dall’  una  parte  i guardi  raccogliea 
Innanzi  al  divo  messaggier  la  bella 
Vergin  su  cui  colomba  discende  a 
Nell5  atto  umi'1  che  si  diceva  ancella  ; 

E quindi  i pescalor  di  Galilea 
Parean  cangiar  di  volto  e di  favella 
All’  improvviso  piover  di  divine 
Fiamme  che  ne  radeano  il  raro  crine.  (3) 

12 

Al  nuovo  altare  innanzi  il  popol  denso 
In  atto  stassi  di  pietade  immoto  , 

E pura  nube  di  odorato  incenso 
Lambendo  P aer  va  cheto  e devoto. 
Spiegan  pur  essi  il  cor  di  fede  accenso , 

E accoppian  casta  prece  a fìnto  voto  , 
Che  cultor  empio  e impuro  sacerdote 
Vi  mormorava  il  Dio  profane  note. 

13 

Poiché  rivolser  da  quell1  ara  il  piede 
Rieovraro  ad  amico  e nobil  tetto , 

Tal  che  di  lor  onde  vedean  la  fede 
Credon  sincero  il  core  e pio  P affetto  ; 

Si  cortese  lor  fu  P ospite  sede , 

Che  non  cena  mancò  , non  fido  letto , 
Finché  non  rosseggiar  sul  mar  vicino 
Le  nuvolette  fresche  del  mattino. 


64 


CANTO 


*4 

All’  apparir  del  desiato  giorno 
Rinnova  al  capitano  il  Re  l’ invito , 

E all’  alta  nave  gli  Affiicani  intorno 
Il  sen  più  fido  gli  fingean  del  lito  ; 
Intanto  i messaggier  facean  ritorno , 

E di  quanto  aveau  visto  e quanto  udito 
Lieti,  Si,  vanne,  ripetean,  che  il  puoi, 
Che  qui  tutto  risponde  ai  desir  tuoi. 

15 

Nè  sol  di  cheto  mar  tranquillo  seno  , 

Ma  di  dolce  amistà  cortesi  uffici, 

Che  ha  di  saggio  signor  soave  freno 
La  fortunata  terra  , ed  atti  amici 
Incontri  ovunque,  nè  al  sembiante  meno 
V engono  ; quindi  i popoli  felici 
Dicean  poscia  dell’ara,  e quai  di  speme 
Cristiana  riti  celebraro  insieme. 

16 

Il  capitan  già  volge  altri  pensieri , 

Che  sospettar  non  sa  d’inganno  e d’arte, 
E lietamente  sovra  i legni  alteri 
Degli  accorsi  Afiricani  accoglie  parte  : 
Mista  si  avvolge  ai  lusitan  nocchieri 
L’  infida  gente , e vele  spiega  e sarte , 
Sebben  tacila  intanto  in  coi^  ne  rida , 
Qual  chi  la  preda  ornai  parta  e divida  : 


Digitized  by  Gì 


SECONDO 


65 


*7 

Che  disposti  sul  lido  eran  gli  aguati, 

Onde  giunte  le  navi  al  lido  appena 
Si  vedessero  a fronte  arme  ed  armati, 

E non  seno  tranquillo  o fida  arena; 

E da  doppio  timor  cinti  e turbati 
LJ  alta  vendetta  e la  dovuta  pena 
Di  Mozambich  cogliesse  i Portoghesi 
Uccisi  ai  legni , o sulle  arene  stesi. 

x8 

Già  spiegate  le  vele , e già  le  gravi 
Ancore  svelte  , un  lieto  grido  senti  ; 

E già  presso  è la  bocca,  e le  alte  navi. 

Vengon  coi  bei  vessilli  aperti  ai  venti; 

Ma  ai  Cipro  la  Dea,  che  le  soavi 
Luci  non  rivolgea  dalle  sue  genti , 

Rapida  si , che  men  rapido  fende 
L’  aer  partico  strale , al  max-  discende  (4)- 

*9 

Vaga  figlia  del  mar  le  limpid’  onde 

Scherzante  al  piè  di  riverenza  in  segno: 

Ma  noi  mira  la  Diva  , e sulle  sponde 
Chiama  le  ninfe  dell’  algoso  i-egno  (5), 

Ed  a che  venga  palesando  e donde 
Trarre  a giocondo  fine  il.  suo  disegno , 

Parte  col  vago  stuolo  in  ver  P armata  <4 

Per  distornai-  la  sua  fatale  entrata. 

Camoens  5 


Digitized  by  Google 


6(3 


CANTO 


' 20 

Al  mover  delle  Dee  gorgoglia  il  mare  , 

Ma  suono  quel  non  è di  rochi  pianti  ; 

Già  per  il  cheto  dorso  e l’ acque  chiare 
Scintillan  dolci  sguardi  e bei  sembianti. 

Là  Nise  e Cloto , e qui  Nerina  appare  ; 

S’ incurvan  sotto  il  piede  i flutti  infranti , 

E increspandosi  poi  tranquilli  e lievi. 
Spiegai»  fresco  sentier  di  gigli  e nevi. 

21 

Vener  di  viva  fiamma  i lumi  accende  , 

E sul  dorso  a un  Triton  fa  suo  cammino  : 

Il  bel  peso  ei  non  sente  , e lieto  fende 
Le  onde,  quasi  intendendo  il  suo  destino, 

E ove  le  amate  vele  apre  e distende 
Il  respirar  novello  del  mattino  , 

Si  slringon  tutte  alle  alte  navi  in  faccia, 

E siepe  e muro  fan  di  molli  braccia. 

22 

Contro  il  legno  maggior  sorge  «d  appella 
Seco  la  Dea  cento  compagne  e cento  : 
Spiran  le  aure  seconde,  e vi qp  la  bella 
Nave  spumante  del  marino  argento  ; 

Ma  il  molle  seno  oppone  questa , e quella 
Or  fianco  adopra,  or  braccio;  e invano  il  vento 
Spila,  che  il  legno  è a rimbalzar  costretto, 
Divin  fianco  incontraudp  o divin  petto. 


Digitìzed  by  Google 


23 

Qual  se  peso  maggior  traggan  talora 
Sollecite  del  verno  le  formiche  (6) , 

Ora  mescersi  insiem  le  vedi,  ed  ora 
Dividero  gli  uffici  e le  fatiche  : 

Arti  e modi  sagaci  ignoti  ancora 
Spieganvi,  e fervon  tutte  all’ opre  amiche  5 
Tali  parean  le  ninfe  dal  presente 
Inganno  a trar  gli  amici  legni  intente. 

24 

Fogge  respinta  dal  bramato  seno 

La  nave , e invan  ne  freme  il  nocchier  bianco  ; 
Pure  speme  ed  ardir  non  gli  vien  meno, 

Ed  or  vele  rinforza,  or  volge  fianco; 

Ma  mentre  il  vento  o scarso  accoglie,  o pieno 
Mentre  al  destro  soccorre  e al  lato  manco, 
Gran  scoglio  mira  che  dalle  onde  fuora 
Sporgea  vicino  a minacciar  la  prora. 

25 

Vanno  alti  .gridi  al  cielo  , e a quél  periglio 
D’opre  e di  man  tutto  ribolle  il  legno. 

Non  intendono  i Mori  a qual  consiglio 
Si  fero  grido  e tanto  ardor  d'ingegno; 

E ne  turban  così  la  mente  e il  ciglio, 

Che  già  credono  noto  il  rio  disegno , 

E che  ciò  sia  di  cruda  pugna  invito, 

Onde  nessun  di  lor  più  torni  al  lito. 


68 


CANTO 


26 

Balzati  dalle  alte  poppe,  e cento  strade 
Si  apron  di  fuga  ove  timor  gli  caccia  : 
Più  non  vedi  fra  lor  chi  ad  altro  bade , 
Non  chi  corso  rattenga  o volga,  feccia  ; 
Quei  remo  stringe,  altri  fra  le  onde  cade , 
E sorge  fuor  con  le  natanti  braccia  : 

F uggir  sol  giova , e purché  afferri  i lidi , 
Non  cura  alcun  come  fortuna  il  guidi. 

Cosi  sull’  alga  verde  assiso  suole 
Il  ranocchio  aspettar  la  fresca  sera  ; 

Ma  se  gente  si  allacci  o fionda  vole 
Al  margin  della  placida  riviera , 

Chi  qua  balza  e chi  là , quasi  s’ invole 
A periglio  vicino  onde  ne  pera, 

E dal  fango  natio  sol  fuora  mette 
11  capo  ad  esplorar  1’  aure  sospette  (7). 

28 

11  rio  piloto  che  avea  tratto  al  grave  (8) 
Passo  le  navi  con  inganno  ignoto  , 

Or  dell’inganno  si  scolora  e pavé, 

E fugge  ai  Mori  insiem , temendol  noto. 
Intanto , onde  al  vicin  scoglio  la  nave 
Non  franga,  e tutto  ingoi  l’immenso  vóto, 
Volge  Vasco  la  prora;  e al  duce  appresso 
Gli  altri  legni  mmor  fanno  lo  stesso. 


39 

Ma  in  gran  pensieri  ondeggia , e incerto  e lento 
Non  sa  ciò  che  risolva  e ciò  che  dica: 
Onde  la  fuga  e il  subito  spavento, 

Se  fido  porto  è questo  e gente  amica , 

E se  è tranquillo  il  mar,  secondo  il  vento  , 
Come  vien  l’ onda  a legni  miei  nimica? 
Cosi  tra  se  ragiona , e a un  tratto  poi 
Quasi  rasserenando  i pensier  suoi  : 

30 

Oh  portento  , gridava,  oh  genti  avare  , 

O promesse  crudeli  e infide  paci  ! 

Ben  quel  fuggir  ne  fa  palesi  e chiare 
Le  inique  trame  e gli  animi  fallaci  ; 

Ma  chi  turbolle , e chi  ne  chiuse  il  mare.? 
Oh  dell’  ingegno  uman  torbide  faci , 

Se  non  splenda  dal  Ciel  pietoso  guardo 
Che  il  lume  ne  indirizzi  incerto  e tardo  ! 

31 

Si , si , ne  dice  il  Ciel  che  seni  infidi 
E avare  genti  han  d’ Affrica  le  arene  ; 

E ben  visto  abbiam  noi  qual  vi  si  annidi 
Pi  tradimenti  scellerata  spene: 

Pur  dove  è l’uom  che  in  suo  saper  si  affidi 
Tante  scoprir  vie  di  periglio  piene  ! 

Deh  ! siegui  tu  raggio  cortese  e pio 
A rischiarare  il  cieco  uman  disio  : 


7° 


CANTO 


32  . 

E poiché  solo  da  tuoi  fonti  eterni 
L’  alta  bontade  attingi  ed  il  potere 
Onde  sì  .dolce  i tuoi  nocchier  governi  , 

E li  campi  da  genti  incolte  e lere  , 

Ci  additi  un  sol  de’  lampi  tuoi  superni 
L’ Indo  bramato  , e noi,  che  il  tuo  volere 
Seguiamo  e 1’  onor  tuo  per  mari  ignoti, 
Compiuti  alfin  veggiamo  i puri  voti  (9). 

33 

Così  Vasco  pregava,  e una  furtiva 
Stilla  rigava  della  Dea  le  gote  : 

Compiange  i duri  casi , e di  sì  viva 
Pietà  la  slringon  le  dolenti  note , 

Che  invan  le  ninfe  e d’  Ocean  la  riva 
Pregan  che  il  bianco  piè  più  tarda  rote. 
Vassene  a Giove,  e di  una  in  altra  stella 
Varca  correndo,  e ne  divien  più  bella. 

34 

Arde  fra  vive  rose  e fra  rugiade 
Di  bei  sudori  sparso  il  vago  volto , 

‘ E le  s’increspa  intorno,  indi  le  cade 
L’  oro  dei  biondi  orin  per  gli  omer  sciolto, 

E spira  un  non  so  che , eh’  or  di  pietade 
Ora  sembra  d’  amor , ma  un  tutt’  accolto 
E di  grazia  e beltà , che  1’  ampio  cielo 
jNe  infiamma,  e il  carro  di  Boote  e il  gelo  (io). 


Digitized  by  Googhf 


SECONDO 


71 


35 

E giunta  dove  è il  genitore  assiso , 

Fra  leggiadra  e dolente  arresta  il  piede; 

E non  sì  tosto  si  apre  il  bel  sorriso, 

Che  sospir  molle  e palpitar  succede. 

Qual  finge  accorti  sdegni  e caro  riso 
Donna  a tentar  d7amante  cor  la  fede, 

Tal  più  di  vezzi  che  di  duol  fa  mostra, 

E sviene  e quindi  il  bel  pallore  mostra  (u> 

36 

• Ed  ah  ! gli  dice , io  ben  talor  potea 
Di  lieta  impresa  lusingare  il  core, 

Che  il  guardo  tuo  seren  mi  promettea , 

E seguace  a’  miei  voti  il  tuo  favore; 

Ma-  se  per  me,  benché  no  ingrata  o rea, 
Ornai  nel  sen  più  non  V alberga  amore , 
Adempì  pur  di  Bacco  i prieglii , ed  io 
Porti,  tua  figlia,  in  dote  il  pianto  mio. 

37 

.Sebben  , pianti  infelici , a che  traete 
Sì  dolorosa  vena  ! e quando  e dove 
Corsero  al  Portoghese  onde  più  chete , 
Benché  lagrime  ognor  spargessi  io  nuove. 
Dunque  dall’  ampr  mio  tal  frutto  miete  , 
Che  s’ io  il  difenda , lo  persegua  Giove  I 
Ma  che  lare  s’ io  l’ amo  e invan  mi  provo 
Spegnere  antico  amor  con  odio  nuoyo? 


Digitized  by  Google 


I2 


CANTO 


38 

Pera,  pera  il  ineschili , se  cos'i  vuoi, 

E me  cagion  del  suo  morire  appelli. 

Qui  piange , e sono  i vaghi  pianti  suoi 
Qual  d’alba  a fresca  rosa  umor  novelli  : 

A favellar  ripiglia , e i detti  poi 
Tronca  improvvisa,  quasi  invan  favelli  , 

E un  caro  susurrar  a’  ira  e d’  amore 
Suona  furtivo  da’  bei  labbri  fuore. 

39 

Vinto  il  gran  genito^  dal  dolce  incanto 
Che  irata  tigre  avria  fatto  tranquilla  , 

Vèr  lei  si  move,  e il  ciel  serena  intanto 
Col  girar  della  placida  pupilla  ; 

Bacia  i begli  occhi , vi  rasciuga  il  pianto  , 
Quel  caro  pianto  che  sul  cor  gli  stilla  (ia)  7 
E di  un  dolce  la  cinge  amplesso  , e lieve 
Cadendole  sul  bel  collo  di  neve. 

40 

Ella  ai  teneri  amplessi  abbandonata 

Bagna  di  nuove  stille  al  padre  il  volto. 
Come  faneiul  cui  fu  la  madre  irata  , 

Che  a pianger  siegua  nel  suo  seno  accolto  ; 
Tal  eh’  ei , 1’  alta  caligine  spiegata 
Entro  cui  siede  P avvenire  avvolto  , 
Racconsola  ed  affida  i dolor  suoi 
Coi  grandi  eventi  che  verranno  poi. 


Digitized  by  CoQgk 


4* 

Cessa , vezzosa  figlia , e tanto  affanno 
Meco  addolcisci  di  pensier  più  lieto, 

Che  invano  altri  t’ oppone  arte  ed  inganno 
E scritto  in  adamante  è il  gran  decreto: 
Ad  Oriente  i Lusitan  verranno , 

E ciò  che  giacque  altrui  finor  secreto  , 
Tu  ’1  vedi , e sappi  pur  che  le  famose 
Grecia  e Roma  ne  andranno  un  di  pensose 

Che  altri  del  bel  Timavo  a riva  uscire 
Esul  potesse  dalle  patrie  sponde. 

Altri  del  mar  bollente  affrontar  1’  ire 
Dove  Scilla  e Cariddi  assorbon  1’  onde , 
Impresa  fu  di  fortunato  ardire , 

Ch’  ebbe  del  favor  mio  1’  aure  seconde  ; 
Ma  ciò  che  il  fato  mai  concesse  altrui , 
Scopriran  nuovi  mondi  i nocchier  tui. 

43 

Quindi  arene  vedrai  pria  d’  alga  cinte 
Crescere  in  mura  ed  in  cittadi  alzarse  , 
Quinci  turche  falangi  uccise  e vinte  , 

E le  ceneri  impure  al  vento  sparse , 

E di  benda  reai  le  fronti  scinte 

I re  degli  Indi  al  vincitor  piegarse, 

E di  rispetto  in  segno  offrirgli  in  dono 

II  nativo  terreno  e il  patrio  trono. 


74 


CANTO 


44 

Vasco , che  a discoprir  la  piaggia  nuova 
Tanto  corse  finor  d’umido  regno, 

Darà  poi  di  valor  sì  chiara  pruova  , 

Che  del  marin  tridente  ei  parrà  degno  ; 

E benché  aura  non  spiri,  onda  non  mova, 
Le  vele  spiegherà  del  vago  legno  , 

E secondar  senza  respir  ai  vento 
Dovrà  il  corso  1’  attonito  elemento  (i3). 

45 

Anzi  là  dove  gli  Affricani  avari 

Gli  negaro  il  ristor  di  limpid’  onda  , 

I nocchier,  che  dal  Tago  ai  nuovi  mari 
Verranno,  raccorrà  tianquilla  sponda; 

E il  nobil  grido  udito  e fatti  chiari , 
Quanta  ora  gli  odii  e rio  livor  seconda 
Infida  costa  deporrà  1’  antica 
Ferocia,  e terra  fia  di  gente  amica. 

46 

11  Rosso  mar  fra  tema  e fra  stupore 
Arresterà  le  onde  sospese  al  lito  , 

E Ormutz  vedrai  spogliato  di  valore  , 
Ormutz  già  tanto  alle  Lattaglie  ardito. 
Qui  le  saette  sue  tornargli  al  core 
Sentirà  popol  barbaro  infinito, 

E laverà  col  sangue  il  folle  ardire 
D’  aver  tentato  le  magnanime  ire. 


Digitized  by  Google 


Mira  la  bella  Goa  che  lieta  in  volto  (»4> 

Scote  dal  collo  il  giogo  e al  piè  si  vede 
Il  diviso  Oriente  insieme  accolto 
Nuove  leggi  raccome  , e giurar  fede  : 

Dopo  il  molto  pugnare  e il  vincer  molto 
La  offrirai  lor  de'  bei  sudor  mercede  , 

E aggiunta  quindi  al  popolo  guerriero 
Reina  sorgerà  di  vasto  impero. 

48 

Vinto  P empio  idolatra , ella  pietoso 
Culto  ricniamerawi , are  veraci , 

E inspirerà  col  cenno  imperiose» 

Ai  ribelli  il  rispetto  ed  agli  audaci  ; 

Poi  Cananor  difesa  e il  popoloso 
Calieut  mirerai  sincere  paci 
Comporre,  e ad  un  guerrier  quanto  altri  forte 
Fra  liete  grida  aprir  Cochin  le  porte. 

49 

Tanto  non  vide  spumeggiar  d’altere 
Navi , e si  fiero  urlar  d’  arme  e di  scudi 
Leticate  alior  che  le  romane  schiere 
Divisero  i civili  odii  e gli  studi , 

Benché  selvaggie  nazioni  e fere , 

Ed  agghiacciati  Sciti  e Etiopi  ignudi 
Spingesse  in  guerra  dalf  egizio  hto 
Di  Cleopatra  V adultero  marito  : 


?6 


CANTO 


50 

Siccome  agli  Indi  iT  Lusitan  condutto 
Fia  che  l’ invitta  spada  intorno  rote  , 

E il  trionfato  mar  sonerà  tutto 
Di  barbare  favelle  e voci  ignote , 

Onde  lasciato  a tergo  immenso  flutto , 

E l’aureo  Chersoneso  (>5),  alle  remote 
Isole  della  China  il  corso  volga  , 

E d’  Oriente  il  pien  tributo  accolga. 

51 

Però  deponi  in  questo  seno  i tuoi 

Pianti , e qual  fieda  acerba  cura  il  core , 

E il  bel  liso  prepara  ai  nuovi  eroi 
Che  i passati  perigli  ne  ristore , 

Che  dal  mar  Gaditano  ai  lidi  Eoi 
Dall’  Austro  ad  Aquilon  non  fia  maggiore 
Nè  più  chiaro  valor , sebbene  al  giorno 
Facessero  gli  antichi  eroi  ritorno. 

57. 

Così  dicendo  , a se  F agii  figliuolo 
Chiama  di  Maia(i6),  e,  Vanne,  impone  a lui: 
Movi  il  duro  Aflricano , e fa  che  il  suolo 
Avaro  or  apra  alcun  de’  porti  sui  : 

Quindi  spiegato  ver  Mombazza  il  volo, 

Al  capitan  r amica  terra , a cui 
Ricovrar  dee  le  navi , in  sogno  addita , 

E 1’  affretta  e lo  spingi  alla  partita. 


Digilized  by  Google 


SECONDO 


77 


53 

S’  inchina  il  messaggiero  e le  belle  ali 

Spiega  a un’  aura  che  vien  fresca  e tranquilla , 
Stringe  la  fatai  verga  onde  sui  mali 
Un  improvviso  e dolce  obblio  distilla  ; 

Con  essa  tornar  può  dalle  ferali 
Sedi  un’  alma  ove  morte  dipartìlla , 

E dissipare  i venti  e calmar  1’  onde  ; 

E preme  del  cimier  le  chiome  bionde  (17). 

54 

Giunto  sovra  Meliude  , il  chiaro  grido 
Si  manda  innanzi  della  Dea  loquace  ; 

E il  mare  ne  risuona  e il  vicin  lido , 

Nè  de’  nuovi  noccbier  il  nome  tace  : 

Cresce  maggiore  il  suono  , e già  l’ infido 
Tratto  varcato  d’  ampii  mari  e il  Trace 
Vinto  si  dice , e già  ardono  i petti 
Dei  grandi  fatti  e degli  ignoti  aspetti. 

55 

E quindi  a trar  del  gran  periglio  fuora 
Le  amiche  navi  inver  Mombazza  move  : 
Che  se  alcun  poco  il  messaggiero  ancora 
Tardava  il  cenno  ad  adempir  di  Giove , 
Non  sorgea  lieta  ai  Lusitan  1’  aurora , 

E già  chete  volgean  le  insidie  nove  ; 

Nè  d’  ombre  cinta  sol  mente  mortale 
Ciò  che  avvolga  malizia  a scoprir  vale. 


Digitized  by  Google 


78 


CANTO 


56 

Già  le  Ore  prime  del  notturno  gelo 
'Torceano  il  cheto  volo , e sol  profondo 
Obblio  regnava,  e sol  da!  casto  velo 
Vegliavan  gli  astri  sul  quieto  mondo  (18)  ; 
E a Vasco , che  spiava  il  mare  e il  cielo 
Premendo  alto  sospetto  al  core  in  fondo , 
Un  dolce  lusingar  di  sonno  liev& 

Sparso  le  cure  avea  di  sopor  breve  : 

57 

E,  Fuggi  tosto,  intimi  il  inessaggiero  , 
Fuggi  l’avaro  seno  e il  fìer  tiranno, 

Che  ove  non  colse  i legni  tuoi  primiero 
Rivolge  l’Aifrican  secondo  inganno. 

Fuggi , e signore  di  migliore  impero  (19) 
Ristoreratti  dal  sofferto  danno  ; 

Mira  il  cielo  che  ride , il  mar  che  tace  , 
Ed  i venti  composti  in  beta  pace. 

58 

Come  sovra  acque  infide  e ad  empie  foci 
Chiudi  tranquillo  a fatai  sonno  1 rai  ? 

Che  crudo  pasto  di  destrier  feroci , 

Se  sorga  il  nuovo  dì , tu  qui  sarai , 

O crudi  altari  e sagrifici  atroci 
Del  sangue  de’  tuoi  fidi  tingerai , 

Che  gli  empi  ospizi  di  Tid/de  e i riti 
Inferni  di  Busin  han  questi  liti. 


Digitized  by 


seogte 


SECONDO 


79 


59 

Radi  la  costa  , c presso  a quella  parte 
Ove  si  volge  egual  la  notte  al  giorno , 
Amica  spiaggia  accoglierà  le  sparte 
Vele,  e fia  dolce  a’ tuoi  nocchier  soggiorno: 
Dagli  AfFrican  selvaggi  la  diparte 
Non  nuovo  mar  che  le  si  serri  intorno , 

Ma  gente  e Re  migliore , onde  fia  poi 
Mostra  l’ India  cercata  ai  legni  tuoi. 

60 

Così  dicendo,  con  la  verga  il  fìede; 

Ed  ei  leva  la  fronte  sbigottita, 

Ed  indorarsi  l1  aer  cheto  vede 
A un  vago  raggio  che  la  costa  addita  j 
Saluta  il  chiaro  segno , e già  succede 
Ai  pensier  dubbii  la  virtù  smarrita  , 

Ed,  All’  opre,  nocchieri,  ei  grida,  all' opre, 
Che  i suoi  candidi  segni  il  Ciel  ne  scopre. 

61 

Presto  al  vento  che  sorge  ognuno  appresto 
Le  vele,  ed  apra  alle  speranze  il  core, 

Ch’  io  vidi  in  sogno  il  messaggier  celeste, 

E già  siede  con  noi  sulle  alte  prore. 

Balzan  lieti  i nocchieri , e tutti  investe 
Un  Nume  stesso  ed  un  istesso  ardore  : 

Altri  gli  alberi  impenna , altri  le  gravi 
Ancore  svelle  , e già  movon  le  navi. 
e 


Digitized  by  Google 


8o 


CANTO 


62 

I Mori  intanto,  onde  gli  incauti  legni 
Trarre  ne1  scogli  della  foce  ascosi , 
Recidean  lor  le  funi , e i rei  disegni 
Guidavan  cheti  pei  silenzi  ombrosi. 

Ma  poiché  vider  biancheggiare  i segni 
Delle  alte  antenne , e i taciti  riposi 
Ondeggiar  rotti  da  festevol  grido, 

Non  corser  no , precipitare  al  lido. 

63 

Già  fean  solco  le  navi , e in  vasto  seno 
Mormorando  s’  aprian  le  vie  profonde. 
Àrde  di  pure  luci  il  ciel  sereno , 

E il  mare  ha  bel  zaffìr  di  limpid’  onde  j 
A tergo  fogge  il  barbaro  terreno , 

Pure  il  nocchiero  ancor  le  avare  sponde 
Ne  segna,  e dolce,  or  che  passò  il  timore, 
Il  corso  rischio  gli  ritorna  al  core. 

64 

Le  ombre  una  volta  avea  P aureo  pianeta 
Lasciate  intorno  , e un’  altra  volta  ancora 
Sparse  le  rose , e già  sull’  onda  cheta 
Se  ne  adomava  la  seconda  aurora, 

E duo  legni  venian  cui  1’  aura  lieta 
Del  placido  mattin  lambia  la  prora, 

E a trame  il  capitan  certe  novelle 
Vola  coll’  ampie  vele  incontro  a quelle. 


* 


Digitized  by  4s©Ogti 


SECONDO 


81 


65 

Timida  F una  di  vicin  periglio , 

Correndo  a riva  , F ancora  v3  affonda , 

Qual  chi  ricovri  da  nimico  ai-tiglio  ; 

L3  altra  siegue  il  suo  corso , e lo  seconda 
fu  guisa  tale  , che  sembrò  consiglio 
Delle  navi  appressar  F armata  sponda. 
Poiché  senza  il  tonar  de1  bronzi  ardenti 
Raccolse  i lini  e consegnò  le  genti. 

66 

Vasco  ne  è lieto,  e alfìn  compiuto  crede 
Ciò  che  bramò  fìnor,  d1  aver  piloto , 

Che  alcun  trovar  fra  i prigionieri  ha  fede. 
Cui  non  sia  F Indo  e il  nuovo  mare  ignoto , 
E senza  indugio  or  questo  or  quel  ne  chiede; 
Ma  pure  il  bel  desir  gli  torna  vóto, 

Che  d3  India  alcun  non  sa  novella , e solo 
Di  Melinde  vicin  dicongli  il  suolo. 

67 

Saprai  qui,  sieguon,  ciò  che  invano  aspetti 
Da  noi , che  amica  terra  è il  bel  paese , 

E signor  v3  hanno  i popoli  soggetti , 

Non  sai  se  più  magnammo  o cortese.* 
Confronta  il  capitan  del  Moro-  i detti 
Con  quanto  in  sogno  da  Mercurio  intese , 

E lieto  dove  FAifrican  fa  segno 
Volge  la  prora  del  maggior  suo  legno. 

Camoens  6 


Digitized  by  Google 


82 


CANTO 


68 

Dal  fresco  grembo  suo  spargeva  Flora 

I lieti  giorni  e la  stagion  serena 

Col  vago  toro  «he  il  bel  corno  indor;  (io). 

Al  dolce  sospirar  di  Filomena  , 

E messaggera  de’  bei  di  l’Aurora 
Sulle  onde  fresce  rosseggiava  appen; . , 

Che  con  il  nuovo  raggio  eccoti  m 1 iva 
Del  cheto  mar  Melinde  a lui  s’  offr  i r a. 

Sacro  all’  armata  ritornava  il  giorno  , 

E tutti  aperti  i bei  stendardi  avea  , 

Che  or  fuggiano  scherzando,  orfean  ritorno, 
Sull’  aura  fresca  che  col  di  nascea. 
Spargean  le  trombe  allegri  suoni , e intorno  (ai)  | 

II  vessillo  maggiore  arder  parea  ; 

Tali  movean  le  belle  navi  ai  lidi , 

Che  già  rispondon  di  festevol  gridi. 

7° 

Affrica  ancor  quel  nuovo  tratto  abbraccia, 
Ma  pur  siede  miglior  la  bella  terra  , 
occulte  insidie  cova,  o di  minaccia 
Aperta  suona,  o d’armi  freme  e guerra. 
Starisi  le  -navi  alla  cittade  in  faccia  ; 

11  fondo  algoso  1’  ancora  ne  afferra , 

E Vasco  impon  che  un  messaggiero  al  piede 
Del  Re  si  rechi,  e impetri  arniqa  sede. 


SECONDO 


83 


71 

Il  buon  re  di  Melinde,  a cui  mostrato 
Era  P arrivo  dei  nocchieri  arditi , 

Non  sol  consente  il  porto  disiato  , 

Ma  dolci  atti  v’  aggiunge  e dolci  inviti  : 

Entrin , dieea , le  navi , e mi  fia  grato 
Aver  loro  comuni  ed  acque  e liti  ; 

Ma  sovra  ogn’ altro  il  capitan  non  sdegni 
Ornar  di  sua  presenza  i nostri  regni. 

72 

1 fidi  sensi  un  messaggier  riporta; 

E vi  accoppia  parlar  si  piano  e schietto  , 

Che  ben  si  scorge  in  lui  non  dubbia  o torta, 

Ma  pura  fede  e insiem  verace  affetto.  t- 

Picciolo  legno  siegue  quindi  e porta 

Quanto  al  bisogno  può , quanto  al  diletto 

Giovar , lanute  greggi , e d1  ambo  i lati 

Rosee  frutta  pendenti  e cedri  aurati. 

73 

Questo  e quelli  in  tal  guisa  ha  Vasco  cari, 

Che  il  suo  piacer  n’  esprime  e la  sua  lode  ; 

E ben  fora  ragion  , dieea , che  i mari 
Servisser  tutti  ad  animo  si  prode  ; 

E quanto  di  presenti  eletti  e rari 
Seco  traea  sulle  guerriere  prode  , 

Bei  colori  di  porpora  natia , 

E di  corallo  iu  regio  don  gli  invia  («)  ; ‘ 


Digitized  by  Google 


74 

E facondo  orator  v’  aggiunge  , a cui 
Impone  che  d’alterni  uffici  amica 
Legge  là  stringa  ; e perchè  a lidi  sui 
Non  scenda  ei  stesso  , accortamente  dica. 
Appena  innanzi  al  Re  giunse  colui , 

Altro  ei  sembrò  di  quella  terra  aprica  , 

E sì  bel  rivo  d‘  eloquenza  aperse  , 

Che  di  un  grato  piacer  gli  orecchi  asperse. 

75 

Signor , cui  piove  il  Ciel  grazia  e favore , 
Onde  feroce  popolo  soggetto  % 

Vive  lieto  così  , che  sembra  amore 
Ciò  che  ad  un  tempo  è amor,  tema  e rispetto, 
Non  solo  i porli  tuoi , ma  il  regio  core 
Tutto  Oriente  ha  di  lodar  diletto , 

E questa  speme  li  rechiamo  innanti. 

Onde  ristori  noi  nocchieri  erranti  (23). 

76 

Già  non  coviamo  in  seno  empio  disegno  0*4), 
O d’ aitimi  spoglie  saziarci  disio, 

Or  incauta  citta  predando,  or  legno 
Che  placido  trascorra  il  mar  natio  , 

Ma  d Europa  superba  il  più  bel  regno 
Ne  diè  la  cuna,  e 1 Oceàn  n’aprio, 

Su  cui  d’ India  tentiam  le  ignote  arene 
A secondar  d5  invitto  Re  la  spene. 


Digitized  by  Googl 


SECONDO 


85 


77 

Qual  di  barbare  coste  empio  costume, 

Leggi  d’  ospizio  imaginò  sì  crude  ? 

Anco  l’uscir  dalle  marine  spume 
Vietane , ed  appressar  le  arene  ignude  : 

Ma  qual  tema  o sospetto  indi  presume  , 

O qual  sembianza  abbiam  selvaggia  e rude? 
Che  pellegrini  e pochi , or  chiusi  i porti 
Trovxam,  or  chi  minaccia  incendii  e morti  (a5), 

78  . 

Ma  ciò  che  in  altri  manca,  e tratto  umano 
E regio  aspetto  ed  animo  sincero , 

In  te,  signore,  adempì,  e tu  la  mano 
Stenderai  dolce  al  lusitan  nocchiero  ; 

Nè  certo  a’  lidi  tuoi  ci  spinge  invano 
Comando  di  celeste  messaggiero  ; 

Che  se  il  Ciel  di  te  parla , e quali  poi 
Esser  denno  i tuoi  pregi  e i inerti  tuoi? 

79 

Sol  prego,  o saggio  Re,  che  non  ascriva 
A dubbia  fè  che  tua  virtude  offenda 
Se  il  capitan , come  vorria  la  viva 
Fama  e 1’  alto  tuo  nome,  a te  non  scenda, 
Ma  di  toccar  ad  esso  arena  o riva, 

Sebben  talora  amica  terra  ei  prenda , 

Vieta  cenno  reai , rh"  ei  guardar  deve 
Finché  la  prora  l’indo  mar  non  beve; 


Digitized  by  Google 


86 


CANTO 


So 

Or  tu  che  adempì,  di  buon  Re  gli  uffici  , 
Ben  sai  che  legge  è 1’  ubbidire  a noi  , 

Nè  il  bel  corso  arrestar  de’  benefici 
"Vorrai , perch’  egli  compia  ai  dover  suoi  ; 
Pure  per  me  sensi  t’ espone  amici 
Di  grato  cor  cosi , die  se  agli  Eoi 
Lidi  è destin  ch’ei  giunga,  il  nuovo  suolo 
Afferrar  crede  col  tuo  nome  solo. 

81 

Qui  tacque,  e un  vano  mormorar  di  voci 
Sorse  , maravigliando  il  grande  ardire 
Di  chi  movea  da  si  lontane  foci , 

Di  sconosciuti  mar  tentando  P ire  ; 

Ma  i pensieri  del  Re  correan  veloci 
Vèr  l’altra  parte,  ed,  Oh  dall’ ubbidire 
Di  costoro , dicea , chiaro  si  sente 
Quanto  il  signor  ne  sia  grande  e possente. 

82 

E con  parole  d’amistà  ripiene 

Soggiungea  quindi  all’  orator  rivolto: 

Se  pria  ti  trasse  a me  sol  dubbia  spene  , 
Dolce  certezza  or  ti  sereni  il  volto , 

Cliè  la  fama  de’  tuoi  già  tante  arene 
Trascorse , e v’  ha  così  gran  volo  sciolto , 
Che  gloria  fia  non  sol  raccome  i legni , 
Ma  parte  avervi  ancor  dei  patrii  regni. 


83 

Duplmi  però  che  questa  ospite  sede 
D’  un  guardo  non  onori  e lieta  faccia 
11  capitan,  nè  il  peregrino  piede 
Segni  le  arene  mie  di  nobil  traccia  ; 

Ma  pur  se  tanto  ubbidienza  chiede  , 
Vinca  il  dovere , e il  piacer  nostro  taccia  ; 
Ei  governi  le  navi , e cura  mia 
Ricompensarne  il  raro  merlo  fia. 

84 

Appena  il  Sol  fia  di  queste  onde  fuori. 

Io  stesso  verrò  lieto  al  duce  vostro, 

E sorgan  presto  i mattutini  albori  , 

Onde  aperto  egli  vegga  il  desir  nostro  ; 
E se  di  stranio  mare  i lunghi  errori  , 

O il  feroce  pugnar  di  Borea  ed  Ostro 
Antenna  ruppe,  o squarciò  vele,  io  tutti 
De’  venti  i danni  ammenderò  e de’  fluiti. 

85 

Mentre  ei  dicea,  già  l’umido  soggiorno 
J1  Sole  rivedea  dall’  Occidente, 

E il  messaggiero  si  parti  col  giorno 
Cui  rosseggiava  il  bel  raggio  cadente  ; 
Ma  appena  al  capitano  ei  le’ ritorno, 

E narrò  le  accoglienze  in  fra  la  gente. 
Che  quasi  India  sorgesse  a loro  limanti , 
Celebraro  la  notte  ì naviganti.  , 


88 


/ 


CANTO 

86 

Fiamme  innocenti  per  lo  ciel  strisciarse 
Miri  repente , e folgoranti  e belle 
Di  cometa  imitar  le  chiome  sparse, 

E mancar  poi  quasi  cadenti  stelle. 

Odi  armonie  festive  intorno  alzarse , 

E i guerrier  bronzi  ad  or  ad  or  fra  quelle 
Mescersi  : il  mar  ne  ferve , e il  lieto  suono 
Par  che  le  umide  Dee  tolgansi  in  dono. 

87 

11  festeggiar  seconda,  e scintillanti 

Segni  Melinde  anch’  ella  adorna  e finge  : 
Scherzan  lucide  pioggie  e rai  tremanti  , 

E lungo  tratto  d’ aer  se  ne  pinge  (26); 

E fra  tuoni  tranquilli  e lieti  canti 
Un  alternar  di  vaga  luce  or  cinge 
Le  eccelse  antenne  delle  navi , ed  ora 
E seni  e mura  alla  cittade  indora. 

88 

Ma  già  la  Stella  del  inattin  vezzosa 
Richiamava  le  cure  de’  mortali , 

E co’  begli  ocelli  di  Titon  la  sposa 
11  dolce  saettava  obblio  de’  mali  : 

Era  F ora  in  cui  l’aura  rugiadosa 
Sovra  i fioretti  va  scotendo  le  ali , 

E il  Re  picciolo  legno  avea  già  sciolto 
Dal  lido,  e inYer  1’  armata  il  corso  volto. 


Digilized  by  Google 


SECONDO 


89 


89 

Lungo  le  umide  arene  immensa  gente 
F erve  d’  obiti  lieta  e di  sembianti , 

Ed  un  raggio  novel  di  Sol  nascente 
Fiammeggia  sovra  l’ór  dei  ricchi  manti: 
Non  è chi  spada  stringa  od  arco  aliente, 
Ma  scoton  palme  e frondi  verdeggianti, 
Vittorie  presagendo  e nuovi  imperi 
Di  tanto  mare  ai  vinci tor  nocchieri.  . 

9° 

Il  bel  legno  che  accoglie  il  regio  fianco 
Leggiadro  scorre  sovra  rosei  remi , 
Lambisce  il  mar  di  lieta  spuma  bianco 
Delle  volanti  sete  i lembi  estremi  : 
Sieguono  al  destro  lato  e al  lato  manco 
Quanti  tengon  nel  regno  onor  supremi; 

E come  rito  vuol  di  quelle  genti, 

Augusto  ei  stassi  in  barbari  ornamenti  (27). 

91 

I)’  oro  inteste  e di  seta,  ha  regie  bende , 

E regio  manto  in  color  vivo  tinto , 

E nei  diversi  fregi  ond’  ei  risplende 
Dal  valor  prezioso  il  pregio  e vinto; 

Dal  collo  aureo  monil  sul  sen  gli  pende. 
Di  vive  gemme  ardon  la  spada  e il  cinto , 
E tutto  fino  al  piè  quindi  e tesoro 
Di  cremisin  velluto  e di  fin’  oro. 

f 


Digitized  by  Google 


9° 


CANTO 


9* 

Sovrasta  d’oro  alzata  H Sol  gli  adombra 
Serica  ombrella  che  di  regio  siede 
Ministro  in  cura,  e quella  placida  ombra 
Tutto,  ite  veste  il  crin  canuto  e il  piede; 
Canora  schiera  quindi  il  legno'  ingombra , 

E altri  avena  si  adatta,  ed  altri  fìede 
Nacchera  o sistro , e non  di  dolci  modi , 

Ma-  solo  un  echeggiar  confuso  v’  odi. 

93 

Incontro  al  Re  le  placide  acque  fende 
Vasco  in  sembianza  d1  alto  grado  degna  : 

In  abito  guerriero  egregio  scende  , 

-E  in  ogni  moto  riverenza  insegna; 

••Gli  usi  pallài  ritiene  , e d’  ór  gli  splende 
Sovra  il  petto  e sul  braccio  ispana  insegna, 
/ E del  cappello  sulla  breve  sponda 

Pieghevol  piuma  il  moverne  seconda. 

94 

Di  ricchi  manti  e di,  abiti  diversa 
Seco  si  tragge  gioventude  eletta , 

Che  mentre  il  mare  le  fa  specchio,  aspersa 
Di  varia  luce  appar  l’onda  soggetta, 

Che  non  sì  rosea  ride  e gialla  e persa 
Di  Taumante  la  bella  giovinetta , 

Come  al  Sol  fiammeggiando  e quelli  e questi 
Diverse  e vaghe  ne  apparian  le  vesti  0*8). 


Digitized  by  Google 


SECONDO-  gì 

95 

Quel  venir  lieto  ne  accompagna  aperto 
Giocondo  suon  di  melodia  festiva  ; 

11  mar  di  cento  vele  ricoperto 
Di  nautico  clamor  tutto  bolliva; 

Tonavano  i guerrier  bronzi,  e dall’erto 
Delle  ardue  poppe  oscura  nube  usciva  : 

Al  nuovo  suon  1 attonito  Albicano 
Sovra  gli  orecchi  si  ponea  la  mano. 

96 

In  ver  la  sponda  del  suo  legno  avanza 

Vasco,  ed  il  braccio  alile  porge  cortese , 
Che  pieno  di  magnanima  fidanza 
La  man  posovvi  e al  fianco  suo  discese; 
In  dolce  maestade , atti  e sembianza  , 
Intorno  volge  , e delle  forti  imprese 
La  maraviglia  sulla  fronte  esprime, 

Come  all’Indo  spingean  le  navi  prime. 

97 

E quanto  d’aurei  frutti  c pingui  armenti 
Beve  il  bel  Sole,  e le  fresche  erbe  pasce, 
Al  capitano  offerse,  onde  contenti 
Renda  i noccliier  di  quanto  colà  nasce  ; 
E dicea  : Sebben  mai  di  vostre  genti 
Alcun  su  queste  arene  orma  non  lasce, 
Pur  so  chi  siete,  e quanto  ignoto  il  volto, 
Tanto  l’ardir  m’è  noto  e il  valor  molto  ; 


Digitized  by  Google 


92 


CANTtf 


\ 98 

Che  non  già  tanto  1’  Affrica  da  voi 
Divide  vasto  sen  di  venti  e d’ acque  , 

Che  i bei  fatti  non  oda  e i grandi  eroi 
Al  cui  valor  1’  Esperia  un  di  soggiacque  ; 
Ma  se  tanto  valor  cosi  fra  noi 
Suona  , qual  poi  sarà  laddove  nacque  ? 
Cosi  dolce  parlando  il  Re  dicea, 

E al  Re  cortese  Vasco  rispondea  : 

99 

Tu , che  qual  astro  in  questi  estremi  liti 
Risplendi  agli  infelici , e il  corso  noti  , 

E che  dolce  previeni  e pronto  aiti 

Noi  quasi  assorti  in  tanti  mari  ignoti  (29)  , 

Tu  T eterna  bontà  sì  presso  imiti , 

Che  di  te  non  son  degni  i nostri  voti  , 

E sola  fia  mercede  al  regio  core 
Essa  che  t’ inspirò  tanto  favore . 

roo 

Tu  sol  fra  cento  infidi  seni  e porti 

Scudo  ci  sei  contro  gli  equorei  sdegni  , 
Ed  a speme  miglior  tu  sol  conforti 
1 nocchier  lassi  e i combattuti  legni  ; 
Finche  gli  aurei  colon  il  dì  riporti , 

E un  cheto  scintillar  la  notte  segni  , 

O viva  errante , o sotto  il  patrio  tetto  , 
Amore  a te  mi  stringerà  e rispetto. 


Digitized  by  Google 


93 


SECONDO 

é 

101 

Cosi  Vasco  parlava,  e lento  lento 
Fendean  le  placide  acque  i legni  aurati 
Inver  le  navi  ; e il  Re  col  guardo  intento 
Le  prore  ne  spiava  e gli  ardui  lati  : 
Seguiva  intanto  il  militar  concento  , 

Ed  il  vivo  tonar  de’  fianchi  armati  ; 

E l’Affrican  dalle  vicine  arene 
Il  patrio  suon  v’  unia  di  si  stri  e avene. 

102 

Poiché  fu  sazio  il  reai  guardo  appieno, 

A un  favellai'  amico  si  compose, 

Che  acuto  ingegno  il  Re  nodriva  in  seno, 
E vago  d’ apparar  straniere  cose: 
Tacciono  i bronzi,  il  ciel  ride  sereno, 

E toman  chete  le  aure  paurose  , 

Posa  il  limpido  mare,  e sulla  breve 
Ancora  il  navicello  ondeggia  lieve. 

103 

Or  chiede  al  capitan  delF  aspre  guerre 
Che  arsero  già  fra  il  Portoghese  e il  Moro  t 
Or  quali  illustri  regni  Europa  serre , 

E ove  la  patria  sua  sorga  Ira  loro; 

Se  bel  càelo  le  vesta  apriche  terre , 

O bel  mar  le  tributi  ampio  tesoro  ; 

Quali  ebbe  il  regno  alti  principii , e come 
Quinci  si  stese , e forze  accrebbe  e nome. 


Digitized  by  Google 


h>4 

E dirami  qual  di  flutti  e qual  di  venti  (So) 
Feroce  imperversar  a noi  ti  spinge  , 

Che  gli  estremi  siam  forse  delle  genti, 

E che  di  tanti  mar  natura  cinge. 

Deh  mira  come  i placidi  elementi 
Un  concorde  alternar  congiunge  e stringe 
E il  ciel  sereno  e il  cheto  vento  e il  mare. 
Che  le  acque  quasi  in  stagno  uguaglia  chiare. 

105 

E al  favorevol  tempo  anco  il  disio 
S’  aggiunge  d’ ascoltar  le  alte  fatiche , 

Che  quante  genti  nutre  il  regno  mio 
Antica  fama  già  vi  rese  amiche  ; 

Nè  creder  che  sì  avaro  il  ciel  natio 
Ne  guardi , e il  raggio  della  mente  implicite  (3i), 
Che  a noi  pur  dolcemente  il  cor  non  mova 
Egregio  fatto,  e impresa  antica  o nova. 

106 

Che  se  il  mondo  ammirò  gli  alteri  ingegni 
Che  osar  di  guerra  minacciare  il  Cielo  , 

E lui  che  avvolse  entro  gli  inferni  regni 
11  trifauce  guardian  dall’  irto  pelo  , 

De’  pur  sua  lode  aver  chi  fragil  legni 
Sotto  F artico  ardor  1?  opposto  gelo 
A terre  spinge  o mai  vedute  , o mai 
Credute  aprirsi  del  dì  nostro  ai  rai. 


Digitized  by  Google 


SECONDO 


93 


107 

E se  colui  che  impuro  cener  rese 
D’  Efeso  1’  alto  tempio , a sè  dal  rio 
Fatto  gran  nome,  e chiaro  suon  pretese, 
Tanto  corre  alla  gloria  uman  disio , 

E ben  ragion  che  le  onorale  imprese 
Non  abbandoni  poi  fama  all’  obblio  , 

Che  sol  per  la  virtude  il  ciel  le  diede 
Gran  tromba  ed  impennolle  il  dorso  e il  piede . 


/ 


Digitized  by  Google 


Digitized  by  Coogle 


e? 


NOTE 

AL  CANTO  SECONDO 


Se V vos  Hesperiam  magnarti , Satumiaque  arva , 
Jioe  Erycis  fines , regemque  optatis  Acestem , 
Auxilio  tutos  dimiltam } opibusque  juvabo. 

Virgilio. 


a 

Cortesemente  dico  in  apparenza , 

Jtfa  (orto  ri  sentia  contrario  effetto  f 
Ot  i7  signor  del  Castel , benevolenza 
Fingendo  e cortesia  , /or  diè  ricetto , 

E poi  i ec. 

Ariosto. 

3 

Su  erta  finzione  ha  un  fondamento  istorico.  I Por - 
esi  trovarono  veramente  nell ’ /ro/a  di  Mombazza  al- 
cuni cristiani  abissini , /a  religione  di?  quali  era  un  me- 
scugìio  del  rito  greco  e del  Giudaismo  ; questi  nelle 
case  loro  avevano  altari  ed  immagini  cristiane. 


Caino  cns 


7 


Digitized  by  Google 


9» 


NOTE 


4 

Corda  non  pinse  mai  da  si  saetta  , 

Che  si  corresse  via  per  ly  aer  snella • 

Dante. 


5 

Il  primo  traduttore  francese  del  Camoens  pretende 
efie  Venere  e le  Nereidi  qui  rappresentino  le  virtù  divine 
ed  umane.  Si  può  con  più  fondamento  osservare  , dice 
La  tlirpe  , che , perdonando  all}  autore  il  mescolamento 
delle  invenzioni  mitologiche  con  un  argomento  cristiano  , 
questo  passo  risplende  di  singolari  bellezze  poetiche. 

6 

Così  per  entro  loro  schiera  bruna 

S’  ammusa  Cuna  con  V altra  formica  , 

Forse  a spiar  lor  via  e lor  fortuna. 


1 

Come  le  rane  innanzi  alla  nimica 
Biscia  per  P acqua  si  dileguan  tutte  , 
Finch’  alla  terra  ciascuna  s’  abbica. 

E com'  all ’ orlo  dell ’ acqua  di’  un  fosso 
St.m  li  ranocchi  pur  col  muso  fuori  , 
Sì  che  celano  i piedi,  e P altro  grosso. 


Dante  - 


Dante. 


Questo  e conforme  all’istoria.  Due  piloti  mandati 
daMombazza,  e eh’  erano  d’accordo  col  re  di  quest  /- 
sala  per  far  perire  le  navi  portoghesi  , si  lanciarono  in 
acqua , ed  afferrarono  il  lido  a nuoto.  Il  Gama  , stupito  di 


TJigitized  byt 


NOTE 


99 

•'Ciò  , fece  porre  alla  tortura  due  altri  Mori  che  rimasti 
erano  sui  vascelli  , e questi  confessarono  il  tradimento 
meditato  dai  due  piloti  , i quali  s’  erano  dati  alla  fuga, 
pel  timore  d*  essere  scoperti. 

9 

Aspice  nos  hoc  tantum  , et  si  pielate  me  remar , 

Da  deinde  auxilium. 

Virgilio. 


io 

Tal  di’  accender  potea  d’amore  il  cielo. 

B.  Tasto. 

Ch ’ innamorò  di  sue  bellette  il  cielo. 

T.  Tasso. 


li 

y agilissimo  quadro  , tutto  spirante  gratia  e vo- 
luttà, e degno  del  pennello  di  un  gran  maestro.  Belletta 
di  questo  genere  fanno  vivere  eterna  un’  opera  nella  me- 
moria degli  uomini. 


la 

F.  sciugò  gli  occhi  e pien  d’  amor  baciolle 

La  bella  faccia. 

Mario  de  Leo. 

13 

Si  allude  ad  una  tradisione  isterica  , riferita  nella 
terza  Decade  di  Barros.  Allorquando  il  Gamn  andò  per 
la  seconda  volta  alle  Indie  col  titolo  di  Ammiraglio  , 
una  bonaccia  lo  sorprese  non  l unge  dalla  Costa  di  Cam- 
baia  : quindi  subitamente , c senza  veruna  apparenza  che 
il  tempo  fosse  cangiato , ecco  che  il  mare  si  mostra 


Digitized  by  Google 


IOO 


NOTE 


agitato  da  imo  straordinario  moto  , prodotto  senta  duétto 
da  qualche  scotimento  di  terra.  Il  Gama  vide  i marinai 
presi  dalla  maraviglia  e dal  timore.  u Che  paventate {?  „ 
egli  disse.  <l  Non  ùtcorgete  voi  che  il  mate  trema  sotto 
“ i suoi  dominatori  ? Lsso  riconosce  il  nostro  impero  „ — 
Di  tal  guisa  in  tutti  i tempi  gli  uomini  avveduti  hanno 
messo  a profitto  V ignoranza  del  volgo.  I Portoghesi  , 
inclinatissimi  a credere  ai  prodigii  , prestarono  avida- 
mente fede  a questo  , il  quale  tanto  interessava  la  gloria 
loro  j ed  un  istorico  che  l’  avesse  posto  in  dubbio , non 
sarebbe  certamente  stalo  molto  bene  accolto  da’  suoi  con- 
cittadini. 

Goa  è ancora  al  presente  il  centro  della  dominazione 
portoghese  , e il  meschino  avanzo  di  quella  vasta  e for- 
midabil  potenza  per  un  secolo  da  essi  Ceduta  nelle  Indie. 

iS 


Il  Chersoneso  Aureo  è la  penisola  di  Malaca  , nel- 
POceano  Orientale.  Questa  abbonda  in  miniere  d’  oro  f 
onde  le  deriva  quel  soprannome.  Albucherche  se  ne  im- 
padronì nell’  anno  1S11.  Gli  Olandesi  la  tolsero  ai 
Portoghesi  nel  1640.  Del  rimanente  , questo  discorso  di 
V onere  a Giove  per  implorarne  il  soccorso  a prò  de’ Por- 
toghesi , e la  risposta  del  nume  che  predice  la  futura 
loro  grandezza , sono  imitazioni  del  cantore  di  Enea. 
Venere , nel  primo  libro  di  Virgilio , fa  la  stessa  pre- 
ghiera iit  favore  de’  Troiani,  e Giove  le  risponde  al 
medesimo  modo  , mostrando  nell’  avvenire  la  potenza  e 
le  imprese  del  popolo  eh’  eli’  ama  cotanto. 


16 

Haec  ait , et  Maja  genitum  demittil  ab  alto  f 
e quel  che  iegue. 

Vi  re  ilio 


bytìoógle 


NOTE 


IOI 


t 


>7 

Ohnubitque  coma.t , fi  temperai  astra  galero 
Dum  dextrae  virgam  inservii. 

Sut. 


18 

Jamque  fere  medium  coeli  nox  humida  metam 
Contigerat  : placida  laxarant  membra  quiete , re. 

Virgilio. 


19 

Fuggi , yfrgilan , non  oerfi  ornai  Za  luce? 

Fuggi  le  tende  infami  e V empio  duce. 

T.  Tasso. 


20 


Scaldava  il  Sol  già  V uno  e V altro  corno 
Del  Tauro. 


Petrarca. 


21 


Tympana  tenta  tonant  palmis , et  cymbala  circum 
Concava  raucisonoque  minantur  cornua  cantu. 

Lucr. 


22 

Sic  et  coralium  , quo  primum  contigit  auras , 
Tempore  durescit , mollis  fuit  turba  sub  undis , 

Ovid. 


23 

O Regina  f novam  cui  condere  Juppiter  urbem , 
Justitiaque  dedit  gentes  frenare  superbas 


Digitized  by  Google 


102 


NOTE 


Troes  te  miseri  , ventis  maria  omnia  vectis  , 
Oramus  : ec. 

Virgilio. 


Non  nos  aul  ferro  Libycos  papillare  Penates 
E enimus  , aut  raptus  ad  littora  vertere  prnedas. 

Virgilio. 


a5 

Quod  genti*  hoc  hominum  ? quaeve.  hunc  tamen  barbara 
morem 

Permittit  patria  ? Hospitio  prohibemur  arenae  : 

Bella  cient  , primdque  vetant  consistere  terra. 

Virgilio. 


a6 

Sembra  che  i Mori  e gl*  Indiani  , non  meno  che  i Ci- 
nesi , abbiano  conosciuto  molto  per  tempo  P uso  della 
polvere  accendevole  , ma  non  se  ne  valevano  che  negli 
spettacoli  e ne’  pubblici  festeggiamenti.  Quanto  il  Ca- 
moens  qui  dice , gioverebbe  a confermare  siffatta  opi- 
nione. r i si  scorge  che  i popoli  di  Melinda  imitano  i 
fuochi  artificiali  de*  Portoghesi , e che  il  re  loro  si  mo- 
stra sorpreso  e spaventato  dal  frugar  de!  cannone.  Chec- 
che di  ciò  sia  , si  legge  nell ’ istoria  de*  Portoghesi  che 
poco  tempo  dopo  V arrivo  degli  Europei  nelle  Indie  , i 
popoli  del  Malabar  usavano  P artiglieria  nei  loro  eser- 
citi : ma  così  male  se  ne  servivano  , che  anteponevano 
P uso  delle  freccio,  e questo  fu  il  principal  motivo  della 
maravigliosa  superiorità  di  un  pugno  di  Portoghesi  sopra 
tante  migliaia  d’ Indiani.  In  generale  la  micidiale  scienza 
del P artiglieria  non  fu  condotta  a perfezione  che  nel  no- 
stro Occidente  , perocché  essa  dipende  dalie  cognizioni 
matematiche  assai  più  coltivate  fra  noi , che  non  fra  gli 
Orientali.  D}  altronde  le  continue  guerre  fra  popoli  quasi 


Digitized  by  Google 


NOTE 


io3 


eguali  in  cultura  ed  in  -potere  hanno  per  necessità  par- 
torita molta  emulazione  e condotti  molti  progressi  nelle 
militari  dottrine  t le  quali  dall 5 attività  europea  furono 
spinte  innanzi  assai  , e dall’  indolenza  asiatica  tenuta 
assai  indietro.  A llor quando  V imperatore  del  Mogol  si 
oppose  con  un  milione  d’  uomini  alle  conquiste  di  Tamar 
Koulihan , egli  trascinava  dietro  al  suo  eserc  ito  una  stra- 
ordinaria quantità  di  enormi  cannoni  ^ da’  qua!'  Ju  assai 
male  difeso.  I Turchi  , più  vicini  a noi  e più  avvezzi 
a combatterci  contro  , non  hanno  fatto  che  lentissimi 
passi  in  questa  parte  della  scienza  guerresca.  Essi  per 
gran  tempo  si  sono  serviti  di  grossissimi  cannoni , dif- 
ficilissimi a maneggiare. , e di  palle  marmoree  di  strano 
volume  , che  ben  di  rado  producevano  e/letto.  Fu  d’  uopo 
che  alcuni  cannonieri  ed  ingegneri  europei  gli  ammae- 
strassero in  quest’arte  deir  artigliere  ; ma  non  grande 
fu  il  profitto  che  trassero  da  queste  lezioni. 

a 7 

Arie  laboralae  vestes  ostroque  superbo  , ee. 

Virgilio. 


28 

fr agite  eran  per  ricchezza  e per  colore 
Come  è V arco  talor  d’  Iride  bella. 

B.  Tasso. 


a9 

0 sola  in fandos  Trojae  miserata  labores  . ec. 

Virgilio. 


3o 

Die  autem  mihi  terramque  tuam  , 
hemque  , ec. 


pcpulnmque  «r» 
Hora.  Odiss. 


Bigitized  by  Google 


104  NOTE 

3i 

Non  obtusa  adeo  gestamus  peetora  Poeni , 

Ne c tam  a ver  sin  equos  Tyria  sol  jungil  ab  urbe . 

Virgilio. 


• / 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 


CANTO  TERZO 


ARGOMENTO 

VlSCO  di  Gama  , richiesto  dal  Re  di  Melinda  , 
prende  a raccontargli  1’  istoria  del  Portogallo.  Egli 
dà  principio  colla  descrizione  dell1  Europa.  Indi  narra 
l1  origine  dei  Conti , poi  Re  del  Portogallo  , il  loro  cre- 
scere in  potere,  le  loro  imprese  contro  de1  Mori.  Il 
Redentore  apparisce  , in  sembianza  di  un  vecchio  , al 
Re  Alfonso.  Battaglia  di  Ouricche.  Lagrimevole  fato 
di  Ines  di  Castro. 


I 

Oh  a te  solo  il  nostro  canto  appella  , 
Calliope , prole  degli  eterni  Dei  (1)  ; 

Tu  spira  estro  maggior,  fiamma  novella  , 
Tu  che  di  Febo  ed  ardor  nostro  sei, 

E sempre  dolce  amor  ti  rida,  o bella 
D’ Orfeo  madre,  e splendor  de’pensier  miei, 
E il  biondo  Apollo  tuo  de’ suoi  begli  occhi 
O Daini  o Leucotoe  giammai  non  tocchi. 


CANTO 


ioti 


2 

Vesti  i cantati  eroi  del  tuo  bel  lume, 
Amata  ninfa,  e il  buon  desir  seconda, 
Onde  si  dica  die  al  mio  patrio  fiume 
Sposò  Aganippe  la  fatidic’  onda  : 

Si , si  consenti  che  il  tuo  dolce  nume 
Si  colga  un  qualche  allòr  su  questa  sponda, 
Se  pur  non  temi , o Dea,  che  il  verso  mio 
Vinca  il  cantor  che  dal  tuo  seno  uscio  (a). 

3 

Gli  occhi  e le  labbra  al  capitano  in  volto 
Teneano  intenti , che  i pensieri  alquanto 
Raccoglier  parve  , e quindi  al  Re  rivolto, 
Tu  chiedi , disse , che  la  patria  e il  vanto 
Vostro  io  ti  nani,  e qual  sul  Tago  accolto 
Venne  il  bel  regno  poi  crescendo  tanto, 
Nè  slranier  fatto  imporre  a me  ti  piacque, 
Sol  dir  come  la  gloria  in  sen  ne  nacque. 

4 

Ben  fora  dolce  il  peso  se  d’  altrui 
Narrar  io  ti  dovessi  i fatti  egregi, 

Che  ove  ricliiamar  de’  gli  eventi  sui , 
Saggio  è quel  labbro  che  ne  tace  i pregi; 
Tutto  però  si  debbe  a merti  tui; 

E ciò,  signor,  che  tu  comandi  o pregi. 
Tanta  tiene  virtù  dal  regio  affetto , 

Che  T ubbidir  mi  fia  sempre  diletto. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


IOJ 

5 

E altro  pensier  soccorre  al  buon  desire , 

Che  quanto  a te  farò  chiaro  e palese 
Uguagliai*  non  potrà  1’  immenso  ardire, 

E tnen  verrà  la  lode  alle  alte  imprese  (3); 
Ma  perchè  ti  sia  lieto  il  nostro  dire  , 

Pria  dove  sieda  Europa , e quali  stese  « 
Ampie  braccia  dirò  , seguendo  poi  — ** 

Le  patrie  guerre  e i celebrati  eroi. 

• 6 

In’  fra  due  zone  opposte  ( ed  una  gelo 
Eterno  cinge  , e Y altra  il  sole  incende  ) 

S tassi  la  bella  Europa , a cui  di  cielo 
riti  temperato  in  parte  il  raggio  splende; 
So  Via  il  fianco  di  lei  1’  ondoso  velo 
Dall’  Arturo  P Oceano  distende , 

E dalla  parte  donde  l’Austro  vede 
Accoglie  il  mai*  Mediterraneo  al  piede. 

7 

Ad  oriente  ha  le  famose  sponde , 

Ove  i greci  destrier  sparser  l’arena, 

Di  guerra  ardendo  e ai  vendetta,  e donde 
Fuma  di  Troia  or  poco  avanzo  appena. 
Vicina  è l’Asia,  e dalle  terre  immonde 
Tanai  la  parte  a cui  dall’  irta  schiena 
De’  gran  monti  Rifei  colano  in  dote 
Le  acque  che  chiude  poi  P ampia  Meote. 
g 


Digitized  by  Google 


8 

Verso  settentrion  sorgono  algenti 
Cime  di  monti , ove  le  luci  schive 
Del  dì , che  nasce  fra  le  nebbie  e i venti , 
Giammai  destan  fiorir  d’  erbette  vive  : 

Qui  regnan  le  tempeste,  e rilucenti 
Stannovi  d’  alto  gel  l’ acque  e le  rive  (4) , 
Nè  ruscelletto  mai  dolce  vi  piange , 

Nè  mormorando  il  cheto  mar  vi  frange. 

9 

Vi  soggiornan  gli  Sciti,  antica  e fera 
Gente  che  cogli  Egizi  un  dì  contese, 

Se  abitator  la  Scizia  ebbe  primiera, 

O pur  del  Nilo  il  fertile  paese. 

Oh  mente  umana  in  un  cieca  ed  altera  ! 

E non  è da  vd  terra  onde  l’ uom  prese 
Il  suo  natale  ed  i principii  suoi , 

Sebben  all’  aure  uscito  o prima  o poi  1 

10 

Qui  tra  foreste  antiche  ascose  e sparte 
Siedon  Lapia  e Norvegia,  e del  guerriero 
Scandinavo  i cultor  che  al  suol  di  Marte , 
Benché  posti  sì  lunge  , oltraggio  fero. 
Queste  gelide  terre  un  braccio  parte 
Del  Sarmatico  mare , ed  or  nocchiero , 
Prusso,  ed  or  Dano  e Sveco  vi  si  accoglie 
Attor  che  il  mite  tempo  i gel  vi  scioglie. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


109 


ti 

Fra  il  Tanai  e questo  mar  ben  altre  poi 
Rimote  genti  il  natio  ghiaccio  preme, 

E Moscovite  e Russe  , e note  a noi 
Sotto  più  nomi  ancor  Sarmate  estreme  (5): 
Qui  la  foresta  Ercinia  e i cultor  suoi 
V’ha  la  Polonia,  e Sassone  e Boeme 
Terre  Germania , ed  un  immenso  seno 
Vi  chiudono  il  Danubio,  l’Albi  e "1  Reno. 

12 

11  celebrato  tratto  ov’ Elle  giacque, 

Quasi  spinta  dai  venti,  or  Tracia  tiene; 

E ben  risponde  al  Dio  che  da  lei  nacque  , 
D’acuti  geli  cinta  e nude  arene: 

Al  feroce  Ottomano  ella  soggiacque, 

Che  Rodope  premendo  ed  Emo  viene 
Con  Bisanzio,  che  già  reina  e bella 
D’empio  signore  or  arrossisce  ancella. 

13 

L a Macedonia  è presso  con  l’ antiche 
T^rre  poste  del  fredd’Assio  alle  rive: 

11  suol  qui  s’  apre , collinette  apriche 
Offrendo  e lieti  campi  ed  acque  vive; 

E d’  ogni  bel  costume  e pregio  amiche 
Genti  ne  venner  celebrale  e dive , 

Onde  Grecia  al  ciel  sorse  di  virtudi 
Madre  e d’ ingegni  e di  guerrieri  studi  (6). 


Digitized  by  Google 


no 


G A N T © 


14 

Siegue  Dalmazia , e nell'  istesso  seno 
Ov’  Agenor-  trovò  scampo . e ricetto  , 
Venezia,  che,  fuggendo  estranio  freno. 
Usci  donna  da  breve  algoso  letto  ; 

E qui  discende  al  mar  di  bel  terreno 
Ampio  e famoso  braccio  , Italia  detto  , 
Italia  di  feroce  antica  gente 
Nutrice , e d’ arti  e di  valor  possente. 

1 5 

L’ abbraccia  il  gran  Nettuno , ed  al  suo  lato 
Corre  l’ Alpe  qual  muro  alzato  ad  arte  (7), 
Ed  Appenniu  , che,  1’ alte  cime  armato, 
Tonò  cotanto  in  guerra , il  sen  le  parte. 
Delle  soggette  un  dì  provineie  il  fato 
Cesse  a cure  divine  , a sacre  carte  , 

E tanto  piacque  in  Cielo  umile  e scalza, 

' Ch’or  nuo^b  regno  e miglior  scettro  innalza. 

16 

Dagl’  itali  confin  quindi  fuor  esce 

Gallia  che  a Cesar  tanto  allór  nodrio  : 

' Senna , Garonna  e il  Rodano  vi  mesce  (8) 
Al  fertil  suolo  il  bel  tesor  natio; 

E d’  alti  monti  in  ampia  fi-onte  cresce  , 

Che  nomò  di  Pirene  (9)  il  fato  rio  : 

Se  fama  non  mentì,  dai  gioghi  loro 
Scorser  ruscelli  un  dì  d’argento  e d’oro. 


Digitized  by  Googie 


TERZO 


IH 


*7 

Di  là  dai  Pirenei  gran  messi  miete 

L’ antica  Spagna  che  ampio  braccio  stende , 
£ cinta  di  campagne  apriche  c bete 
Non  dubbia  fe  di  sua  grandezza  rende  : 
Vaia  signori  accolse,  e d’ inquiete 
Genti  F armi  sostenne  e le  vicende  ; 

Ma  roti  quanto  sa  l1  instabil  sorte , 

Che  il  capo  alzerà  sempre  invitta  e forte. 

18 

L’  Affrica  Tingitana  e il  sen  formoso  , 

Cui  varcar  parve  ad  Ercole  fatica , 

Le  stanno  a fronte,  e poco  tratto  acquoso 
Spagna  divide , e la  gran  punta  antica 
Di  più  popoli  madre , a cui  riposo 
Debbe  ed  impero  ; e sì  d’ onore  amica 
JPè  l’ alta  gente , che  non  sai  maggiore 
Se  il  consiglio  v5  ammiri  od  il  valore. 

r9 

Tarragona,  a cui  venne  altero  nome 
Dall’ inquieta  Napoli  (io)  soggetta, 

Navarra  e Asturies , da  cui  vinte  e dome 
Le  forze  fur  dell’ affricana  setta, 

Parti  son  del  bel  regno  ; indi  le  clùomc 
Spiega  Castiglia  che  sovrana  è detta. 

Ha  Granata,  Leon,  Castella,  e lieti 
Tratti  e altre  genti  vi  tributa  il  Beti. 


Digitized  by  Google 


I 12 


CANTO 


20 

Or  qui  dove  '1  terren  declina  al  mare, 

Anzi  colà  donde  il  nascente  giorno 
Esce  da  placid’  acque , e ad  acque  chiare 
Dai  celesti  sentieri  ei  fa  ritorno  , 

Stassi  P altera  Lusitania , e pare 
Che  opposto  abbiano  i fati  il  bel  soggiorno 
Al  feroce  Affocano , a cui  sicure 
D?  Affrica  ornai  non  son  le  arene  impure. 

21 

La  dolce  terra  è questa  ond’io  la  viva 
Aura  spirai,  signore  ; e il  Cielo  a lei, 

T ratto  che  m’ abbia  P alta  impresa  a riva , 
Mi  guidi , e chiuda  lieto  i giorni  miei  ; 

A cui  da  Luso  il  bel  nome  deriva, 
Figlio  di  Bacco  fra  i minori  Dei, 

Che  di  famosi  error  già  stanco  o pago , 
L5  ombre  e P acque  allettai-  del  fertil  l ago. 

22 

Nacque  quindi  il  pastor(n)  che  non  armenti 
Guidò  per  fresche  balze  e a fonti  puri, 
Ma  contro  il  fier  Roman  Paste  lucenti 
Spinse , e fé’  del  rio  sangue  i solchi  impuri; 
Poi  lunghi  giorni  senza  nome  e genti 
Corser  sul  Portogallo  incerti , oscuri , 
Finch' il  Ciel  richiamollo  a gran  disegni, 
Onde  sorger  doYea  fra  i miglior  regni. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


I l3 


23 

Tutta  l’ispana  avea  fertil  contrada  (ia) 
Alfonso  sottomessa  a nuovo  impero  ; 
Guerrier,  donde  sì  fera  arse  la  spada,  . 
Che  F a lineano  ardir  ne  giacque  intero. 
Cotanta  il  nome  suo  correa  già  strada 
Che  il  Caspio  rispondeane  al  mare  Ibcro , 

E d’  aline  grandi  parea  solo  onore 
Seguir  le  belle  imprese  e il  fìer  signore. 

24 

Le  dolci  tene  e i geniali  letti , 

Onde  apprender  da  lui  la  bellic’  arte , 
Molti  lasciàr  feroci  giovinetti, 

E seco  fur  delle  vittorie  a parte. 

Tanti  trassergli  al  piè  regni  soggetti, 

Sì  fere  genti  furo  vinte  o . sparte , 

Che  non  sol  volle  Alfonso  i bei  sudori 
Terger,  ma  premii  v’accoppiò  ed  onori. 

25 

Era  Ira  questi  il  valoroso  Enrico  («3), 

Giovin  di  biondo  pel,  di  fresche  gote, 

Che  dall’  ungaro  uscia  lignaggio  antico , 

E l’imprese  ne  gir  sì  belle  e note, 

Che  della  figlia  il  talamo  pudico 

Gli  offerse  Alfonso , e il  Portogallo  in  dote , 

Ch*  avea  vinto  coll’ armi  il  giovin  fero, 

Ma  che  allor  non  avea  fama  ed  impero  (14) 
Camoens  8 


Digitized  by  Google 


CANTO 


I 14 


26 

Fatto  nuovo  signor  di  picciol  regno, 

Con  il  nome  Tacerebbe  e coll’ imprese, 

. E liete  terre  tolte  a giogo  indegno 
Ne  fèr  maggiore  il  grido  ed  il  paese  : 
Diegli  il  Ciel  di  favor  novello  pegno  , 

E della  sposa  il  sen  fecondo  rese  , 

E il  lieto  genitor  tal  figlio  n’  ebbe 
Onde  gran  fama  al  Portogallo  crebbe. 

27 

Fra  le  altre  belle  imprese  Enrico  avea 
Uniti  al  grande  acquisto  i guerrier  suoi , 
Per  cui  sciolta  da  ceppi  la  Giudea 
Vide  Sion  cento  cristiani  eroi  ; 

E già  ritorno  il  buon  signor  facea 
Lieto,  o sacro  Giordan,  che  i rivi  tuoi 
In  libertà  scorressero , ed  ei  V acque 
Visto  avesse  ove  a un  Dio  lavarsi  piacque. 

28 

Ma  tante  guerre  e dell’  etade  i danni 
L’ antiche  forze  ornai  ne  aveano  tolto  , 
Ond’  al  fin  giunto  dei  mortali  affanni 
Tranquillo  al  ciel  volò  lo  spirto  sciolto  : 
Acerbi  al  figlio  ancor  moveano  gli  anni , 
Pur  già  tutto  spiegava  il  padre  in  volto , 
Ed  ammendar  parea  coi  grand’  augùri 
11  difetto  degli  anni  anco  immaturi. 


TERZO 


1 1 5 


*9 

Ma  la  madre-,  se  pure  antico  grido 

Ne  dice  il  ver,  novelli  amori  accolse  (,5), 
Giacquesi  il  figlio  fuor  del  patrio  nido , 

Ch’  ella  l’ ampio  terren  tutto  si  tolse  : 

Invan  $’  oppose  , e dell’  oltraggio  infido 
Il  frugifero  Tago  in  van  si  dolse , 

Che  qual  dote  concessa  al  padre  Enrico 
Ella  vi  richiamava  il  dritto  antico. 

30 

Ornai  non  altro  dalla  madre  avea 

Fuor  eh’  il  nome  dell’avo  il  proprio  figlio C*6); 
Ma  più  del  tolto  snolo  a lui  valea 
Il  magnanimo  ardire  ed  il  consiglio. 

Ne  freme  il  giovin  fero,  e gli  cuocea 
Men  del  barbaro  modo  il  duro  esiglio , 

E volge  come  tornar  possa  al  regno, 

E quanto  giusto  fosse  il  Ciel  fé’  segno. 

31 

Già  i patini  campi  di  Guimarre  in  alto 
Lampeggiare  vedean  1’  aste  guerriere , 

E quindi  il  figlio  star,  quinci  all’assalto 
Correr  la  madre  ed  animar  le  schiere. 

Ben  vesti,  Amor,  d’ impenetrabil  smalto 
Un  cor  che  si  soggetti  al  tuo  potere , 

Se  materna  pietade  e onor  di  Dio 
Valse  meno  in  costei  d’un  reo  disio. 

h 


Digitized  by  Google 


32 

Ecco  , Progne  e Medea,  chi  maggior  face 
Scote,  ea  aggira  più  turbato  il  ciglio, 
Chè  qui  la  voce  tli  natura  tace , 

Non  per  vendetta  o di  furor  consiglio  , 

Ma  voglie  impure  e di  regnare  audace 
Desio  spingon  Teresa  incontro  al  figlio  ; 

E se  amore  fe’  Scilla  ingiusta  e fera, 
Questa  ha  due  furie  in  sen  proterva  e alteri 

33 

Ma  la  vittoria  dall’ ingrate  tende  „ 

Presto  P ali  rivolse  ed  il  sembiante  , 

E già  pentito  nuovo  omaggio  rende 
Al  grand’ Alfonso  il  suol  rapito  innante. 

II  vincitor  ragion  più  non  intende, 

E a lei  di  lacci  avvolge  e braccia  e piante; 
Onde  poi  n’arse  il  Ciel  di  gran  vendetta; 
Tal  sempre  onor  dritto  di  madre  aspetta. 

34 

Sovra  l’atroce  ingiuria  armata  freme 

L’ intera  Spagna  , e ■ già  spiegate  al  vento 
Ondeggian  cento  insegne , e il  terren  geme 
Sotto  cento  destrier  ferrali  e cento  : 

Ma  non  immensa  gente  accolta  insieme  , 

Nè  doma  il  Lusitan  periglio  o stento , 

E la  superba  oste  infinita  o vinta 
11  dorso  volge , od  è sul  campo  estinta. 


TERZO  I 17 

35 

La  tardata  vendetta  alla  recente 
Piaga  congiunta  più  feroce  fassi  , 

E altro  scende  maggior  guerrier  torrente 
Stringendo  Alfonso  che  in  Guimarre  stassi 
Corona  ha  la  città  d'  armi  e di  gente 
Folta  cosi  che  ne  son  chiusi  i passi, 

E forse  anco  s’  Egàs  non  v’  opponea 
11  magnanimo  fatto , il  Re  cadea  (17). 

36 

Custode  del  regale  giovinetto 
11  seguiva  costui  fra  l’ armi  ancora  ; 

E visto . il  gran  periglio  , esce  soletto  , 

E passar  oltre  dalle  guardie  implora; 
Vassene  al  duce  ispano,  e,  A le  soggetto 
Alfonso  fìa  dopo  la  terza  aurora, 

Gli  dice  ; e tanta  ai  gravi  detti  fede 
Ottien  eh’  ei  volge  dalle  mura  il  piede. 

37 

Ma  niega  Alfonso  di  piegar  la  fronte , 

E ne  va  del  rifiuto  Egas  smarrito 
Che  già  F aurora  gli  sorgeva  a fronte 
Del  giorno  al  grande  incontro  stabilito  (18)  : 
Abborre  il  fier  di  mentitor  P impronte , 

Ch’  egli  ha  , qual  fido  il  cor  , lo  spirto  ardito , 
E dove  il  detto  suo  fallace  tomi 
D’ offerire  disegna  i dolci  giorni. 


Digitized  by  Google 


CANTO 


I 18 

38 

Scalzo  ed  in  veste  che  di  duol  fa  fede 
La  giovin  sposa  ei  prende  e i figli  amanti: 
Va  quella  seco,  e non  con  egual  piede 
Seguonlo  a tergo  i pargoletti  ansanti. 

Un  bell’  ardir  fra  la  pietà  si  vede 
Trasparir  dai  magnanimi  sembianti, 

E giunto  al  Re,  dicea:  Su,  su  t’ affretta, 
Che  è pur  giusta,  o signor,  la  tua  vendetta. 

39 

Non  t’ingannai  però;  solo  il  mio  core 
Mal  s’appose  al  voler  de’ sommi  Dei, 

Ed  or,  sebben  d’involontario  errore, 

Son  questi  giorni  a te  dinanzi  rei  : 

Pur  se  puote  innocenza  il  tuo  furore 
Placar , ecco  la  sposa  e i figli  miei  : 

Unisci  al  padre  e sposo  e quella  e questi , 

E onorata  di  noi  memoria  resti. 

40 

Stavasi  Egàs  qual  reo  sotto  la  spada 

Del  ministro  che  il  tragge  all’  ultim’  ora , 
Ch’  aspetta  sol  che  il  ferro  acuto  cada , 

E tacito  il  cader  pronto  ne  implora. 

Fra  l’ire  ondeggia  il  duce,  e quindi  strada  (19) 
S’  apre  al  turbato  eor  pietade  ancora , 

E l alta  fè,  maravigliando,  scorda 
L’ ingiuria , e pace  ed  amicizia  accorda. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


1 *9 


4* 

Oh  generoso  esempio  che  poteo 
Offrir  se- stesso  per  il  suo  sovrano! 

Nè  quel  Persa  ledei  cotanto  feo 
Che  il  volto  si  sfregiò  con  fera  mano, 
Onde  del  suo  Zopiro  ei  quasi  reo 
.Fosse,  Daino  chiedea,-di  doglia  insano, 
Che  il  Ciel  si  ripigliasse  il  vinto  Eufrate , 
E gli  rendesse  le  sembianze  amate. 

42 

Ma  i gran  pensieri  Alfonso  avea  rivolto  > 
Ai  lieti  oltre  il  bel  Tago  aprici  campi, 

E il  fertil  suol  ritorre  innanzi  tolto 
Al  Saracin  volea  pria  eh’  ei  v’  accampi  ; 

E in  Uricche  (ao)  il  fedel  campo  raccolto 
11  vicino  Affrican  già  i Ièri  lampi 
Vedea  dell’  armi  T ed  or  nitrir  destriero , 
Or  suon  v’  udia  di  timpano  guerriero. 

43 

Ei  sol  commette  al  Ciel  P ardito  evento, 

E s’aspetta  da  lui  forze  e difese; 

Così  pochi,  qual  d’uno  incontro  a cento , 
Armati  ei  raccogliea  dal  bel  paese. 

Più  furor  che  magnanimo  ardimento 
Potean  parer  le  meditate  imprese, 

Se  il  suo  sperar  non  v’  aggiungea  faville 
D’alto  valor  come  di  schiere  a mille, 

i 


Digitized  by  Google 


120 


CANTO 


44 

Ha  cinque  Re  nimici , e l’ affricano 

Osmar  d’ armi  vi  splende  e forze  altere , 

E ciascuno  guerriero  e capitano  , 

E or  vibra  P asta , ed  or  dispon  le  schiere  : 
Sieguono  armate  P animosa  mano 
Nuove  Camille  e Àmazoni  guerriere  0*0  < 
Che  a lato  anch’  esse  dei  feroci  duci  ^ 

' Fiammeggian  d’ire  e non  di  vaghe  luci. 

45 

Già  rosseggiava  sovra  il  mar  P Aurora  (**> 
Quando  agli  antri  ricovrano  le  larve  , 

E di  là  donde  il  nuovo  dì  s’indora 
Sovra  la  croce  il  Redentor  gli  apparve 
Che  a lui , che  umile  il  suo  Signore  adorà , 
Vibrar  dal  seno  aperto  un  raggio  parve, 
Ond’  ei  gridava  : Il  mio  Signor  tu  sei , 

E la  vendetta  tua  scenda  sui  rei(»3). 

46 

11  bel  portènto  di  tal  nuova  luce 

Al  giovinetto  Alfonso  empie  l’aspetto, 

Che  al  popolo  fedel  eh’ egli  conduce 
D’  altro  onore  par  degno  e d’  altro  affetto  ; 

E lui  che  n’  era  condottiero  e duce 
Sovrano  appella  a vendicare  eletto 
Il  bel  terreno,  e contro  a quei  feroci 
Alza  tumulto  di  festive  voci. 


Digitìzed  by  Google 


TERZO 


I 2 I 


47 

Non  cosi  per  il  monte  in  giù  s’  avventa  (»4) 
Mastin  feroce  incontro  a toro  spinto , 

Nè  lo  star  della  gran  mole  paventa, 

O il  fero  corno  onde  la  fronte  ha  cinto , 

Ma  scorrendo  leggiero  ora  ne  tenta 
L’ irsuto  fianco  , or  per  le  orecchie  avvinto 
11  tragge,  ed  ei  ne  palpita  ed  ansante 
Invan  richiama  al  cor  le  forze  infrante  : 

48 

Come  infiammò  repente  il  Re  novello 
L’ onor  del  Ciel , de’  sudditi  P amore  ; 

E già  leva  P insegne  , ed  a vedello 
Sembra  turbin  che  il  di  vesta  d’ orrore. 
Mira  il  gran  nembo  il  Moro , e uscir  da  rjuello 
Qual  da  gravido  sen  lampi  e terrore  , 

E s’ apparecchia  all’  armi , e il  ciel  rimbomba 
Là  d’alti  stridi  e qui  di  fera  tromba. 

49 

Come  talor  se  in  rustico  soggiorno  (aS-) 

Alto  incendio  s’ apprenda  a pasco  erboso  , 

E improvviso  spirar  di  Borea  intorno 
Sparga  le  fiamme  e n’  arda  il  bosco  annoso  , 

, 11  pastor  cui  le  calde  ore  del  giorno 
Fèr  dolce  invito  d’  ombra  e di  riposo  , 

Gli  sparsi  arnesi  qual  più  può  raccoglie  (a6) , 
E ai  Yicin  tetti  stupido  s’  accoglie. 


Digitized  by  Google 


122 


CANTO 


50 

Tale  fra  l’empie  genti  all’ armi  giada 
Confuso  suon  confusamente  inteso. 

Questi  il  destriero  al  vicin  rischio  sfida, 
Quegli  ferrato  dardo  ed  arco  ha  preso; 

Ma  mentre  ondeggia  l’un,  l’altro  s’ affida, 
A fera  zuffa  il  Portoghese  è sceso, 

E di  sangue  e di  stragi  ornai  si  mesce 
La  pugna , e quindi  incrudelisce  e cresce. 

51 

Sì  rapido  è l’urtar,  l’impeto  fero, 

Che  il  soggetto  terren  par  che  ne  treme; 
Arde  sotto  i gran  duci  ogni  destriero, 

Ed  avvampa  col  piè,  col  nitrir  freme. 

Vedi  stretto  a guerrier  crudo  guerriero  , 

E insiem  le  spade  trar,  cadere  insieme  ; 

Ma  il  Lusitan  dove  il  gran  ferro  caccia 
Invan  fìbbia  s’annoda,  elmo  s’allaccia. 

-5a 

C adono  i Mori  l’un  sull’altro  avvolti; 

Nè  ascolta  il  Nume  lor  chi  freme  o langue  : 
Guizzano  tronche  membra , e in  mille  volti 
S’arresta  il  vivo  serpeggiar  del  sangue. 

Già  pugnan  rari  quei  che  parver  molti, 

Chè  aitai  giace  ferito  ed  altri  esangue, 

E sì  mutato  è il  suol  che  il  verde  aspetto 
Cangia  in  altro  di  stragi  e sangue  infetto (a7% 


Digitized  by  Google 


TERZO 


123 


53 

Già  più  non  ha  che  del  fuggir  lo  scampo 
O barbaro  destriero , o guerrier  linee. 
Fansi  fuggendo  questi  a quelli  inciampo, 

E le  alte  spoglie  ne  divide  il  duce. 

Torna  sereno  il  giorno , e lui  sul  campo 
Saluta  vincitor  la  nuova  luce  ; 

E al  suol  di  cinque  Re  le  forre  stese , 
Sorge  il  giovin  feroce  a nuove  imprese, 

' 54 

Frappon  brieve  dimora,  indi  circonda 
Leira , e ne  ristora  il  grave  oltraggio. 

Che  ancor  la  luna  non  volgea  seconda , 
Che  il  Moro  la  premea  di  ner  servaggio. 
Auronche  cade  seco , e la  feconda 
Santereim  che  ha  di  ciel  soave  l'aggio, 

E sì  placido  il  corso  del  bel  Tago 

Che  il  suol  v’è  d’ombre  fresco  e di  fior  vago. 

55 

Indi  Maffa  v’  aggiunge , e al  regio  piede 
Piega  le  selve  a Cinzia  sì  dilette  (a8) 

Sintra , che  corre  di  dolci  acque  e siede 
Lieta  d’  antri  muscosi  e di  selvette. 

Alle  IVaiadi  sacra  è 1’  alma  sede , 

E vi  sfidan  d’amor  P aspre  saette 
O chiuse  in  seno  ai  fonti , o Figgiti  ve 
Fra  bei  cespugli  e per  ombrose  rive. 


Digitized  by  Google 


124 


CANTO 


56 

Lisbona  O9),  e tu  che  sovr’ogni  altra  bella 
Apri  sul  mar  soggetto  i vaghi  lumi , 

Tu  che  di  mura  cinse  e di  castella 
Lui  che  molte  città  vide  e costumi, 

A cui  Teti  s’inchina  e mesce  ancella 
La  placid’  onda  a’  tuoi  reali  fiumi , 
T’inchinasti  al  guerrier  che  i muri  tui 
Col  valor  proprio  vinse  e l' armi  altrui. 

5? 

Là  dall’  Albi , dal  Reno  e la  gelata 
Britannia  immensa  gente  erasi  sciolta, 

E per  la  fé  di  Cristo  in  guerra  armata 
Contro  il  fier  Saracen  scendea  raccolta  ; 

E di  quei  di  la  pellegrina  armata 
La  bella  foce  avea  del  Tago  accolta  , 

Che  ad  Alfonso  congiunta  1 campi  cinse 
D’  armati  e d’  armi , e la  cittade  strinse. 

58 

Avea  la  quinta  volta  i puri  argenti  (3<0 
Già  Febo  rinnovato  alla  sorella  , 

Nè  più  sorse  Lisbona  incontro  a genti , 

Che  ogni  scampo  avean  chiuso  intorno  ad  ella  ; 
Pur  si  feroci  e vari  errar  gli  eventi 
Del  crudo  di  fra  questa  schiera  e quella, 
Che  ampie  stragi  v’  avvolse  insieme  stretta 
Quindi  disperazion , quinci  vendetta. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


125 


• $9 

Così  Fàlla  città  , che  non  etade 
Domò  vorace  , non  i feri  Scili  (3i) , 

Che  le  volsero  al  sen  F aste  e le  spade , 
Dalle  caverne  lor  più  volte  usciti , 

E donde  corser  per  sanguigne  strade 
L’Ibero  e il  Tago  dell’  ardir  pentiti , 
Nuovo  signore  accolse , e non  sapea 
Che  sorgerne  reina  indi  dovea. 

60 

Della  vinta  Lisbona  il  chiaro  grido 

L’  intera  Estremadura  al  piè  gli  mena; 
Già  il  rcal  vincitor  saluta  Obido , 

E già  dell’ ncque  sue  scopre  la  vena 
Aranquez , e raccoglie  in  sul  bel  lido. 
Ove  cadendo  poi  l’ondosa  piena 
Si  mesce  alle  fresche  aure  e si  confonde 
Un  dolce  mormorar  di  sassi  e d?  onde. 

61 

Serpe,  Alve,  Mora,  Torrivetre,  e in  seno 
Alcacer  posta  di  gentil  pianura 
Con  quanto  s’ apre  fertile  terreno 
Di  là  dal  Tago , e di  bell”  ór  matura , 
Sottomette  il  gran  braccio,  e il  Saraceno 
Lieti  solchi  abbandona  e chiuse  mura  ; 
Cli’  ove. d’ira  guerriera  Alfonso  avvampi, 
Ei  ritener  non  spera  i dolci  campi. 


Digitized  by  Google 


126  CANTO- 

62 

Sieguon  le  belle  imprese,  e 1’  ardua  -fronte 
Al  buon  duce  Gerardo  Evora  inchina. 

Qui  ricovrì)  Sertorio  , e stare  a fronte 
Potè  della  grande  aquila  latina. 

Or  fresca  vena  di  lontana  fonte 
Sovra  cento  begli  archi  vi  cammina  (3*) , 
E v5  aspetta  il  cader  del  puro  argento  (33) 
Il  fertil  solco  ed  il  pasciuto  armento. 

63  * 

Ma  a nuove  stragi  par  che  Alfonso  appelli 
Quanto  più  bee  di  sangue  il  brando  ignudo , 
E di  Baia  su  i popoli  rubelli 
Inesorabil  scende  il  guerrier  crudo. 

Non  di  materno  sen , di  destre  imbelli 
Il  palpitar  giovò , valse  lo  scudo  , 

Che  di  Francoso  vendicar  lo  scempio 
Ei  volle  qui  con  memorando  esempio. 

" 64 

Indi  vince  Palmella,  e te  pescosa 
Cizimbra,  e come  le  sue  sorti  altere 
Volean,  mirasti  per  la  spiaggia  algosa 
Fuggir  vinte  e disperse  armate  intere, 
Che  Alfonso  ove  correa  di  bosco  ombrosa 
Fronte , raccolte  le  feroci  schiere , 
Inosservato  una  grand’  oste  attende , 

Che  senza  freno  qual  torrente  scende. 


Digitized  by  Google 


I27 


TERZO. 

65 

Movea  da  Badajoz  alto  e possente 
Moro , e con  seco  esercito  infinito  ; 

Segui an  fanti  e cavalli , e lungamente 
Ne  sonava  il  sentier  battuto  e trito  : 

Ma  non  si  toro  che  d’amore  ardente 
L’abbia  cura  gelosa  inferocito 
Guarda  la  bella  sua  giovenca  , e abbassa 
Il  corno  incontro  al  pellegrin  che  passa , 

66 

Com’  ei  sull’  Aifiican  si  stringe  e serra , 

Che  già  si  turba  e incerto  par  che  penda 
Onde  mova  il  fier  turbine  di  guerra, 

Nè  sa  se  l’ asta  impugni , o 1’  arco  tenda , 
11  Lusitan  trascorre,  uccide,  atterra; 
Strage  e tumulto  mesconsi  a vicenda. 

Son  sessanta  guerrieri,  e lo  spavento 
Già  finge  e vede  cento  schiere  e cento. 

67 

Già  fugge  la#  grand’oste , e s’urta  insieme 
Fante  e destrier,  guerriero  e capitano. 
Raccolte  in  un  le  schiere  Alfonso  preme 
1 fuggitivi  , e ne  rosseggia  il  piano  : 

. Badajoz  sola  resta  ultima  speme 
A rieovrar  dalla  vittrice  mano  ; 

Ma  presa  è quella , e cader  vedi  i vinti 
Fin  sotto  gli  ocqIù  delle  spose  estinti. 


Digitized  by  Google 


I 38 


CANTO 


68 

Ma  il  sommo  Dio  che  deve  al  peccatore 
L’ alto  castigo  che  giustizia  chiede  (34) , 

E sol  talora  lo  ritarda  amore , 

0 a far  degli  alti  fin  sapienza  fede , 

1 lunghi  pianti  ascolta  ed  il  clamore 

Di  lei  che  stretta  in  ceppi  il  di  non  vede  (35) , 
E quanto  più  sorda  prigion  risuona 
Di  lai  materni , arde  ei  maggiore  e tuona. 

69 

Ji.a  vinta  Badajoz  per  dritto  antico 
Al  signor  di  Leone  era  soggetta, 

E già  cinto  d’esercito  nimico 
Ei  la  resa  v’intima,  o la  vendetta: 

La  niega  il  fero  successor  d’ Enrico , 

E inesorabil  la  battaglia  affretta; 

Ma  cadendogli  sotto  il  gran  cavallo , 

Fatto  è prigione  appena  uscito  il  vallo. 

70 

O di  provincie  sconosciute  e npvi 
Popoli  ignoti  vincitor  Pompeo, 

Col  duro  esempio  consolar  ti  giovi 
11  grande  affronto  che  il  destin  ti  feo  : 

Te  f arsa  Sien,  che  ovunque  passo  movi, 
L’ ombra  tua  non  ti  siegue  , e del  Rifeo 
Te  vider  f alte  nevi , e il  suol  che  cinge 
L’ ardente  zona,  e quel  che  Borea  stringe  (36). 


Digitized  by  Google 


TERZO 


129 


71 

Te  Arabia  e Coleo,  ove  di  rio  veleno 
Spumante  drago  non  chiudeva  i lumi , 

Te  il  Cappadoce,  il  Cilico,  il  Sofeno, 

E seguace  Giudea  di  pii  costumi, 

E te  d’ Armenia  accolse  il  fertil  seno  , 
Ove  sciolgono  insiem  due  regii  fiumi. 

Ma  pur  di  tanti  allori  adorno  il  crine 
Vinto  vide  e fuggente  Emazia  alfine. 

72 

E Alfonso  che  sgombrò  d’ immensa  gente 
Col  sol  valore  il  patrio  suolo,  a cui 
Tutta  piegossi  l’ Affrica  bollente, 

Ora  è costretto  di  piegarsi  altrui. 

Pur  fu  consiglio  dell’eterna  mente 
D’uguagliar  coppia  altera  i fati  tui , 

E che  dal  suocer  l’uno,  e l’altro  vinto 
Fosse  da  lui,  ch’era  alla  figlia  avvinto. 

73 

Alfonso  alfine  a libertà  fu  reso  , 

Poiché  uguagliò  la  pena  il  gran  delitto; 
E invano  il  Moro  a vendicarsi  inteso 
In  Santereiin  tentonne  il  braccio  invitto; 
Pure  , sebben  dell’  armi  avvezza  al  peso  , 
La  stanca  elude  ornai  chiedea  suo  dritto, 
Onde  la  spada  al  figlio  porse , a lui 
11  bel  Tago  additando  e i campi  sui. 

Canto  è ns  k q 


i3o 


CANTO 


74 

Tu  sarai,  dice,  di  me  degno  erede, 

Se  ti  rammenti  questa  il  genitore. 

A Sancio  il  generoso  animo  fìede 
Stimol  possente  di  guerriero  onore  : 

Già  l’arme  il  giovinetto  e il  destrier  chiede, 
E delle  genti  sue  raccolto  il  fiore  , 

D5  empio  sangue  affrican  spumante  lassa 
Beti  che  al  piede  di  Siviglia  passa. 

75 

Ma  la  pronta  vittoria  è quasi  foco 

Che  ad  esea  appresso  incendio  ampio  diventi; 
Già  vèr  Baia  cammina,  ed  allo  un  poco 
Stassi  e misura  le  nimiche  genti , 

E vola  sì  che  alla  gran  strage  loco 
Sembra  mancai*  dove  il  guerner  s’ avv  enti  : 
Turbo  il  credi  che  svella , Onda  ch’aggiri, 

E sangue  e morti  a tergo  sol  gli  min. 

76 

Lo  sconfitto  Affricano  arde  di  nuove 

Ire , e i popoli  suoi  già  manda  Atlante  ; 
Già  risuona  Ampetusa , e P arme  move 
La  fera  patria  dell’  Anteo  gigante  -, 

Armata  scende  alle  guerriere  prove 
Abila  rozza  e pastorale  innante, 

E la  tromba  sì  gran  suono  disserra, 

Che  tutta  sorger  vedi  Affrica  in  guerra. 


- 

Digitized  by  Google 


TERZO  1 3 1 

77 

Il  fier  Miramolin  (37)  cotanti  armati 

Conduce  al  par  del  suo  destriero  ardente  ; 
Altri  tredici  Re  gli  stanno  ai  lati , 

Duci  minori  della  vana  gente  ; 

Or  v’  odi  trombe  , or  barbari  ululati , 
Quindi  il  nitrir  magnanimo  si  sente. 

Copre  i pian  la  grand’  oste , e asciuga  l’onde , 
O chiuse  in  rivi , o stese  in  ampie  sponde. 

78 

Esporre  Sancio  a così  dubbia  sorte 
Nega  l’ onor  della  patema  spada , 

E chiuso  in  Santereim  le  ferree  porte 
Guarda,  o risplenda  il  giorno,  o l’ombra  cada. 
Tenta  in  più  guise  1’  Aflricano  il  forte 
Muro,  s’ei  scopra  al  grande  assalto  strada; 
Ma  invan,  perchè  d’Alfonso  ovunque  il  figlio 
Ora  coll’ armi  accorre,  or  col  consiglio. 

79 

Brando  più  non  stringea  nè  arme  vestiva 
Alfonso,  e ne  folci'a  gli  anni  già  grevi 
L’  alma  città  che  del  Mondego  in  riva 
Placid’ ac(jue  fan  lieta  ed  aure  lievi. 

Ma  poiché  a lui  non  dubbio  grido  arriva 
Quai  macchine  di  guerra  incontro  levi 
AI  figlio  Sancio  1’  Afirican  feroce, 

11  prisco  ardii-  gli  corre  al  cor  veloce  (38). 


Digìtìzed  by  Google 


80 

Le  proprie  genti  ad-  ogni  impresa  ordite 
A soccorso  del  figlio  il  padre  guida  : 

Sancio  loro  esce  incontro,  e Farmi  unite 
Fortuna  stessa  al  gran  cimento  affida. 

L’  empie  schiere  ne  fui*  sì  sbigottite 
Che  già  tutto  è tumulto  e stragi  e grida, 
Cadon  sossopra  cavalieri  e fanti , 

E aste  nuotan  nel  sangue  ed  archi  infranti  (39). 

81 

Chi  risparmia  la  spada , urta  il  timore , 

E cade  F uno  , ed  altri  il  campo  cede  ; 
L’istesso  Re  v’è  colto,  e a Ini  che  more 
Sembra  insultar  de’  fuggitivi  il  piede. 

Già  la  spada  ripone  il  vincitore  ; 

E poiché  il  bel  terren  libero  ei  vede , 

Rende  grazie  a quel  Dio  da  cui  sol  piove 
Forza  e vittoria  in  così  dubbie  pruove. 

82 

Fra  Farmi  e in  mezzo  alle  vittorie  avea 
Già  fatta  F alto  eroe  la  chioma  bianca  ; 

Ma  mentre  gli  Affricani  egli  viucea, 

Vinto  lui  stesso  avea  l’etade  stanca 
Che  non  per  pregi  e per  valor  la  rea 
Crudele  morte  di  pietade  imbianca, 

Onde  il  tributo  ei  pur  paghi  che  debbe 
Chi  quest’  infauste  aure  mortali  bebhe. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


i33 


83 


Dier  segno  di  dolor  le  rupi  algenti 

AUor  che  aperse  la  grand’  alma  il  volo  , 

E gli  alti  fiumi  ed  i ruscei  fuggenti 
Ne  lagtimaro  in  seno  al  verde  suolo. 
Nome  non  ebbe  da  quei  di  dolenti 
La  fama  che  d’ Alfonso  il  nome  solo  , 

E l’ aure  e l’ acque  ognor  del  patrio  fiume 
Alfonso  cliiameran  qual  proprio  Nume  (4°). 

84 

Tosto  nuovo  signor  saluta  il  regno 
Il  figlio  Sancio  acerbo  giovinetto , 

Ma  che  del  grande  gemtor  già  degno 
F u quando  al  Beti  fé’  cangiar  d’  aspetto  , 
E che  mostrato  avea  guerriero  ingegno 
Dall’  armi  immense  d’Andaluzzo  stretto , 
E non  usato  ardire  allor  che  vinse 
L’  esercito  infedel  che  Baia  strinse. 

85 


Appena  il  reai  serto  al  verde  alloro 

Intrecciò  Sancio,  illustre  impresa  avvolse , 
E Silva  che  in  Algarve  ultim’  al  Moro 
Restava  ancora  ad  espugnar  si  volse. 
Cadean  gli  empii  con  ella  e il  poter  lorft  ; 
Però  le  forze  sue  Sancio  raccolse  , 

E al  grand’uopo  a lui  giunse  dal  gelato 
Reno  d’arme  soccorso  inaspettato; 


m 


Digitized  by  Google 


i34 


CANTO 


86 

Ch’  erasi  di  mie’  giorni  il  pio  guerriero  (41) 
Federico  già  mosso  in  vèr  Giudea, 

Ove  a trarre  Sion  da  crudo  impero 
Guido  condotte  le  sue  genti  avea; 

Ma  cosi  P acque  ne  chiudeva  il  fero 
Soldan , che  fonte  o rio  più  non  scendea, 
E dal  feroce  ardor  oppresse  e vinte 
Cadean  le  schiere  in  ogni  incontro  estinte. 

87 

Ma  i venti,  o pur  colui  che  P ampie  penne 
Spiega  e raccoglie  come  vuole  ai  venti , 
Fé’ che  l’armata  pellegrina  venne 
Laddove  Sancio  nvedea  le  genti; 

E cóme  allora  al  suo  gran  padre  avvenne, 
Che  Lisbona  espugnò  non  altrimenti , 

Ai  germani  congiunto  il  chiaro  figlio 
Or  Silva  prese  e n’  eguagliò  il  consiglio. 

88 

$è  d’Affrica  le  genti  ei  solo  miete 
Naturalmente  al  patrio  suol  nimiche. 

Ma  cosi  cresce  in  lui  la  nobil  sete , 

Come  le  belle  imprese  e le  fatiche; 

E dove  di  Leon  tranquille  e liete 
Giacean  le  terre  e le  campagne  apriche , 
Corre  , ed  uguaglia  al  suol  P altera  Tui , 
E incendii  e stragi  indi  minaccia  altrui. 


Dftjlflifed  by  Google 


TERZO 


l3S 

89 

Ma  morte  in  mezzo  al  gran  cammin  l’ arresta, 
E preme  ferreo  sonno  il  gnerrier  ciglio. 
Signor  di  Lusitania  Alfonso  resta , 
Secondo  a lui  di  sangue  e d’  opre  figlio  ; 
Tosto  il  patrio  valor  si  manifesta, 

E Alcacerc  ritolta  al  sozzo  artiglio 
Del  Moro,  quei  che  con  inganno  presa 
L’  avea  , col  sangue  ne  lavò  l’ offesa. 

9° 

Poiché  1’  avara  tomba  anco  costui 
Chiuse,  il  serto  reale  awien  che  passi 
Sovra  la  fronte  d’altro  Sancio,  a cui 
Raggio  d’  onore  non  rischiara  i passi 
Cosi  vive  soggetto  ai  desir  sui  > 

E cosi  i spilli  a nobil  uso  ha  lassi, 

Clic  negato  gli  fu  , siccome  indegno , 
Esercitar  gli  uffici  alti  del  regno. 

91 

Non  tante  il  popol  suo  guise  di  pena 
Vede,  come  Trinacria  ai  priscni  tempi; 
Nè  qual  Neron  legge  e vergogna  il  frena, 
Od  alla  patria  arde  le  reggia  e i tempi: 
Pur  F onda  altera  che  il  bel  Tago  mena , 
Già  lungamente  avvezza  a grandi  esempi 
Di  magnanimitade  e di  valore , 

Inchinarsi  licusa  a Re  minore. 


Digitized  by  Google 


i3  6 


CANTO 


92 

Però  finche  il  suo  fral  morte  non  vinse  , 

Ne  sostenne  il  fratello  il  regio  incarco  , 
Che  terzo  Alfonso  quindi  il  manto  cinse  , 
Tanto  maggior  di  lui  che  n’  era  scarco  : 
Cosi  le  idee  della  gran  mente  ei  spinse  , 
Che  se  d’angusto  regno,  avaro  e parco 
F ugli  il  destino , ei  n’  ammendo  l’ errore  , 
E sicuro  lo  rese  e il  fé1  maggiore. 

93 

Parte  lei  bel  terren  d’Algarve , a cui 
Dotai  diritto  avea , fé’  a lui  ritorno  , 

E dagli  ingiusti  usurpatori  sui 
Cosi  d patrio  sgombrò  dolce  soggiorno  , 
Che  tu  potesti,  o Tago , ai  campi  sui 
Lieto  e sicuro  passeggiar  d’  intorno  ; 

Nè  insidiaro  più  mai  genti  nimiche 
Le  tue  fresche  ombre  e le  tue  messi  apriche. 

94 

A costui  nacque  per  mercede  un  figlio , 

Che  Dinis  nomar  piacque  al  genitore  : 

Egli  unì  grande  ingegno  a gran  consiglio, 
E a placide  virtudi  un  regio  core. 

La  bella  pace  aperse  allora  il  ciglio  , 

E come  alba  che  fosca  notte  indore 
Tacquero  l’arme  e l’ auree  leggi,  e i santi 
Riti  ne  sorser  non  pensati  inuanti. 


Digitized  by  Googte^ 


Ei  primiero  in  Coimbra  albergo  apriva 
Alle  bell’  arti , di  vagar  sol  use , 

E a còr  fioretti  del  Mondego  in  riva 
Da'l’  alma  Grecia  richiamò  le  Muse  : 

Fama  ne  corse  si  verace  e viva, 

Che  un  nuovo  Pindo  Apollo  in  sen  gli  chiuse, 
E placid’  ombre  su’  bei  rivi  stese , 

E cetre  e serti  agli  arboscei  appese  : 

96 

Anzi  così  di  ben  oprar  mai  pago, 

Or  fortezza  or  cittade  alzò  novella  , 

Che  Lusitania  si  specchiò  nel  Tago , 

'E  a parer  comincio  reina  e-  bella  ; 

Ma  varcato  P aprii  degli  anni  vago , 

Là  ove  P uman  catnmin  si  rinnovella  , 

I bei  giorni  ne  fur  di  vita  spenti , 

Nè  acerbi  ancora  e non  ancor  cadenti. 

97 

F u quarto  Alfonso  il  figlio  ; e benché  stretto 
Dai  confin  brevi  del  natio  paese  , 

Tal  generoso  ardir  si  chiuse  in  petto, 

Che  P ispano  potere  a scherno  ei  prese  : 
Ono'r  però  e dover  non. fu  negletto, 

E magnanimitade  il  ferreo  arnese 
Gli -cinse  allor  che  contro  Spagna  spinse 
Affrica  le  sue  furie , ed  ei  le  vinse. 


r38 


CANTO 


98 

Scmiramis  giammai  d’idaspe  il  sena 
Ingombrò  di  cotante  arme  e guerrieri, 

Nè  Attila,  donde  di  terror  vien  meno 
Italia , tanti  vi'  sfornò  destrieri , 

Quanti  il  fier  Granatese  e il  Saraceno , 

D’  arme  congiunti  i duo  feroci  imperi , 
Sovra  i Tartesii  (4»)  pian  versàr  torrente  , 

E di  mista  inondar  barbara  gente. 

99 

Eguali  forze  oppor  non  puote , e teme 
Servaggio  o morte  chi  reggea  tastigli  a ; 
Pregare  Alfonso  nelle  angustie  estreme 
Il  presente  timore  a lui  consiglia; 

Ma  P incarco  ne  affida  e P alta  speme 
Alla  sposa  reai  che  n’  era  figlia  ; 

E già  in  sembianze  languide  e leggiadre 
Parte  la  bella  dallo  sposo  al  padre. 

100 

Sparsi  sul  collo  ha  i crini  (43),  e d’un  bel  pianto 
Aspersi  i rai,  ma  serba  il  regio  core 
Di  maestà  e tristezza  un  misto  incanto  : 
Grazia  v’aggiunge  eie  concilia  amore  (44): 
Così  leggiadra  ella  s’  avanza  intanto 
Ai  patm  tetti  , e appena  il  genitore 
Visto  ha  quel  duol,  cne  a lei  discende,  ed  ella 
Pietosamente  a lui  così  favella: 


Digitized  by  Google  , 


TERZO  189 

101 

Quanti  in  barbaro  lido  o ignota  sponda 
Affrica  nutre  abitator  feroci 
A nostri  danni  uscirò,  e già  ne  innonda 
L’  empio  stuol  del  soggetto  Ebro  le  foci: 

■ Dappoiché  1’  ampia  terra  il  mar  circonda, 
Si  crudeli  minaccie  e fere  voci 
Udite  fur , nè  tante  armi  vedute , 

Tal  che  1’  aure  ne  stan  sospese  e mute. 

102 

Quei  che  mi  strinse  in  dolce  nodo  acerba  * 
Del  grande  rischio  a fronte  ora  si  trovai 
Ma  die  vai  contro  immensa  oste  superba 
Numer  di  pochi , o valorosa  prova  ? 

A quai  giorni  crudeli  il  ciel  mi  serba  f 
Se  ha  che  al  grande  assalto  il  campo  or  mova. 
Misera  ! senza  sposo  e senza  trono 
Chieder  forse  dovrò  la  vita  in  dono. 

103 

Tu,  per  cui  fugge  il  sangue  al  mio  nimico, 
Lasciando  il  volto  di  terrore  iihpresso, 

Tu  soccorri  al  periglio , e il  braccio  amico 
Porgi  allo  sposo  pria  clf  ei  cada  oppresso. 
Deh , se  questo , signore , è il  volto  antico 
Ch’io  fanciulle tta  carezzai  sì  spesso, 

Deh  riconosci  le  sembianze  mie, 

E chi  fu  padre  difensor  mi  fie. 


Digitized  by  Google 


l4o  ' CANTO 

104 

Tale  il  figlio  a campar  d’  alta  procella 
Vener  pregava  un  giorno  il  sommo  Giove; 
Pur  non  sapresti  dir  qual  sia  più  bella , 

Nè  da  qual  labbro  più  dolcezza  piove  ; 

Chè  pietade  ed  amore  a questa  e a quella 
11  bel  volto  scolora  e il  labbro  move , 

E quella  vince  e questa , e dubbio  intanto 
Pende  fra  le  due  belle  il  caro  vanto. 

105 

Già  nitrir  di  cavalli  e suon  ti  fere 
D1  arme  e di  scudi  ovunque  orma  tu  sta  inpi , 
E quasi  a un  punto  sol  tu  miri  intere 
Falangi  ricoprir  d'Evora  i campi. 

Sovra  le  aste  ferrate  e le  bandiere 
Par  che  di  feri  raggi  il  sole  avvampi , 

E già  F eco  ripete  delle  valli 
Misto  rumore  d’uomini  e cavalli  C45). 

106 

In  mezzo  alle  sue  squadre  Alfonso  stassi , 

E all’  armi  si  ravvisa  ed  all’  aspetto  ; 

. Ei  gli  ordini  dispon , governa  1 passi , 

Onde  il  grado  feal  non  sia  negletto  : 

Timor  non  vJ  è che  al  cor  furtivo  passi  t 
Si  F ardir  ei  rinfranca  in  ogni  petto  : 

Al  fianco  suo , ma  di  pietà  dipinta  , 

Move  la  figlia  da  tante  armi  cinta. 


Digitized  by  Google 


107 

Dove  Tariffe  in  Iati  pian  si  stende 

Spiegati  le  ali  congiunte  i duo  guerrieri. 
Sbocca  rimpetto  a loro  e si  distende 
Immenso  stuol  di  fanti  e di  destrieri  ; 

Tal  crudo  d’  aste  lampeggiar  vi  splende , 

E ondeggiare  di  barbari  cimieri , 

Che  pria  che  l' uno  campo  e l’altro  mova, 
Par  che  gèlo  di  morte  al  cor  ti  piova. 

108 

Ride  ferocemente  il  fier  nimico , 

Che  oste  si  poca  incontro  armata  vegna; 
E ritornare  al  suo  soggiorno  antico , 

E sì  certo  il  trionfo  ei  par  che  tegna  , 
Che  già  fresca  pianura  o colle  aprico 
Ciascuno  a suo  piacer  per  se  disegna  : 
Misero  lui  che  non  comprende  o vede 
Qual  s’apra  abisso  de’ superbi  al  piede! 

109 

Come  il  gigante  che  a crudel  battaglia 
Scendea  di  Terebinto  nella  valle , 

E visto  il  pastorei  cui  par  che  caglia 
Sol  d’ una  rozza  fionda  che  ha  alle  spalle  : 
Questa,  dicea  ridendo,  è l’aspra  maglia, 

E fea  sonar  delle  arme  orrende  il  calle. 
Mentre  quei  dalla  fionda  il  sasso  scioglie, 
E mostra  come  un  Dio  da  lunge  coglie  (46) 


canto 


i4a 


I IO 

Così  il  Moro  non  sa  qual  forza  vesta 
L’ esercito  fedel  benché  minore , 

E tutte  invano  arma  sue  furie,  e desta 
A contrastarla  F infernal  livore. 

Già  contro  il  Saracen  le  forze  appresta 
L’ ispano  Alfonso,  e il  Lusitan  valore 
Sta  contro  il  Granatese , e già  di  Marte 
Ferve  F orrida  mischia  in  ogui  parte. 

1 1 1 

Fiero  fra  F alta  polve  si  ravvisa 
Il  lampeggiar  delle  fulminee  spade , 

E il  cader  dei  gran  colpi , e vi  s’ avvisa 
11  grido  di  chi  freme  e di  chi  cade. 

Non  un  aspetto  sol,  non  una  guisa 
Vi  serba  morte , e s’ apre  cento  strade 
11  ferro  vincitore,  e fianchi  e petti 
Squarciati  vedi,  e rotte  asle  ed  elmetti. 

II  2 

Così  il  fier  Portoghese  uccide,  atterra 

L’  oste  che  a guerra  spinto  avea  Granata  ; 
E dai  grand’ archi  invan  strale  si  sferra, 
Che  è quasi  a un  punto  sol  vinta  e fugata. 
Ciò  par  poco  ad  Alfonso,  e a nuova  guerra 
Tinto  di  sangue , e con  la  spada  alzata 
Camminale  misto  al  Castigliano , insieme 
Di  Marocco  i guerrieri  incalza  e preme. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


l43 


u3 

Era  già  presso  ad  a t tufiarsi  il  giorno 
Laddove  avea  la  bella  luce  accesa  ; 

JVla  piia  di  fare  al  cheto  mar  ritorno 
Parve  aspettai'  la  memoranda  impresa. 

Che,  uniti  i duo  guerrier,  sì  fera  intorno 
Corse  la  strage , che  maggiore  intesa 
Giammai  ne  fu , nè  d’  empio  popol  misto 
Giammai  più  bel  trionfo  udito  o visto. 

ii4 

Mario  non  tante  dal  lor  nido  fuore 
Alme  sospinse  al  torbido  Acheronte, 

Allor  che  bebbe  il  crudo  vincitore 
Misto  al  sangue  de’  Cimbri  il  puro  fonte  \ 

Nè  lui  che  giù  dall’ Alpi  armi  e terrore 
Trasse  col  nero  giuramento  in  fronte  , 
Spogliò  cotanti  cavalier  latini 
Quando  il  Tebro  ondeggiò  su  i gran  destini. 

1 *5 

E se  Sionne  di  Giudea  regina, 

Allor  che  il  crine  le  avvolgesti,  o Tito, 
Trasse  con  seco  nella  gran  ruma 
Di  figli  ingrati  numero  infinito , 

Qual  minacciato  avea  voce  divina, 

Più  che  umano  valor  di  braccio  ardito , 

Fu  lo  sdegnato  Dio  che  i suoi  ninnici 
Conquise , e ne  tritò  1’  ossa  infelici. 


Digitized  by  Google 


>44 


CANTO 


1 16 

Già  più  fiero  e magnammo  d’  aspetto 
Fatto  alla  patria  Alfonso  avea  ritorno, 
Che  d’  arme  e di  nimici  ombra  e sospetto 
Il  bel  trionfo  avea  sgombrato  intorno  , 
Quando  tanto  svegliò  pietoso  affetto 
Colei  che,  tolta  innanzi  tempo  al  giorno, 
Sovra  il  trono  reai  solo  s’  assise, 

Poiché  i begli  anni  suoi  morte  recise. 

"7 

Tu  che  cangi  ad  altrui  voglie  e costumi , - 
Solo  tiranno  in  mezzo  agli  altri  Dei, 

Tu  che  albergavi  ne’  suoi  dolci  lumi , 
Amor,  tu  le  affrettasti  i giorni  rei. 

Ma  non  ti  basta  da’  nostri  occhi  fiumi 
Trarre  cotanti , se  tiranno  sei , 

Che  per  trofeo  di  tua  fierezza  aneli 
Vittime  sanguinose , are  crudeli  (47)  ! 

1 18 

Fra  placidi  ozi  allegri  di  contavi 

Bell’ Ines  giovinetta  (48),  ed  il  tuo  cuore 
Sotto  la  man  di  chi  n'avea  le  chiavi 
Lieti  frutti  cogliea  d’ un  casto  ardore  , 

Nè  t’  era  noto  ancor  che  ai  di  soavi 
Mesce  il  fato  l’amaro,  e il  tuo  signore 
Solo  talor  chiedevi,  e al  caro  duolo 
Rispondea  di  Mondego  il  verde  suolo  (49)* 


TERZO 


l43 


1 *9 

Ma  i campi  intorno  e le  colline  apriche 
Pareanti  dir  ch:  ei  ti  vivea  costante  ; 

Nè  selvaggio  sentier,  nè  rie  fatiche 
L’  idea  gli  cancellar  del  tuo  sembiante  : 
Te  richiamava  il  di , te  F ombre  amiche 
Riconduceano  entro  il  pensiero  amante  (5oj, 
E il  volto  ne  velica  a amor  dipinto , 

E i cari  modi  onde  tu  preso  e vinto. 

120 

E fiorir  d’  altrui  rosa , e d’ altrui  bruna 
Pupilla  il  dolce  saettar  fu  vano , 

E alto  splendore  di  regai  fortuna 
A lusingarlo  gli  s’  offerse  invano  (5i)  ; 

Ch’  Ines  vezzosa  eri  tu  sol  quell  una  ' 
Cui  dolce  sospirava  anco  lontano , 

E al  vecchio  padre  rimanea  già  poco 
Da  sperar  clri  arda  il  figlio  ad  altro  foco.- 

121 

Ei  ne  mnaccia , e irrita  i furor  sui 
L’ intollerante  volgo , che  ne  freme  ; 

E a sciorlo , o bella , da  bei  lacci  tui 
Dannarti  a morte  ingiusto  Re  non  teme  : 
Spera  che  manchi  l’alto  incendio  in  lui 
Col  mancar  de’ begli  occhi  all' ore  estreme , 
E misera  t’  espone  a quella  spada  , 

Ond’  è ragion  che  Affrica  sola  cada  (5a). 

Camoens  io 


Digitized  by  Google 


CANTO 


l46 


123 

Al  regio  piè  la  timida  donzella 

Tragge  barbaro  stuol  di  lancie  folto; 

Ma  si  dolente  vien,  ma  cosi  bella, 

Che  il  Re  tf infiamma  per  pietade  il  volto; 
E mentre  il  volgo  freme  intorno  ad  ella. 
Ella  a pietose  voci  il  labbro  sciolto  , 

Non  def  begli  anni  suoi  ridotti  a morte  , 
Ma  de’  figli  si  lagna  e del  consorte. 

123 

Levando  al  ciel  le  vaghe  luci  e sole  , 

Le  luci , che  le  mani  avvinte  avea  (53)  , 
Al  di  sereno  ed  al  sorgente  sole 
Mostra  il  bel  pianto  che  sul  sen  cadea  ; 

E rimirando  poi  1’  amata  prole 
Che  al  ginocchio  ed  al  piè  le  si  stringea  , 
Le  pargolette  destre  alzando  e i pianti , 
Cotal  ragiona  al  crudel  avo  innanti. 

124 

Se  silvestre  cornacchia  a cui  rapile 
Mostrò  natura  che  gran  rostro  dielle , 

Anzi  le  belve  che  ferocia  ed  ire 
Sortir  nascendo  alla  pietà  rubelle  7 
Ai  teneri  bambin  far  vezzi  e offrire 
Talor  fur  viste  l’ ispide  mammelle  , 

E ben  piò  d’ un  di  sì  pietosi  esempi 
Hanno  le  stoiie  de’  passati  tempi  : 


I 


Digitized  by 


TERZO 


l4? 

125 

Tu , che  d’ umane  viscere  foralo , 

Se  pur  me  trarre  a cosi  gran  periglio  , 

Sol  perchè  vaga  parvi  al  signor  mio 
Nomarsi  può  d umanità  consiglio , 

A questi  parti , che  di  me  vestio 
Un  infelice  amor,  rivolgi  il  ciglio, 

E se  per  me  pietà  non  senti,  almeno 
Conserva  lor  questo  materno  seno  (54). 

126 

Tu,  che,  pugnando,  d’alte  morti  impresso 
Il  fìaneo  lasci  all’ Affrica  superba, 

Ali  non  voler  che  avvolga  il  fato  istesso 
Una  vita  innocente  e ancora  acerba  ; 

Che  se  sperai1  pietà  non  m’ è concesso  , 
Pommi  ove  il  sole  uccide  i fiori  e l’erba  (55), 
Sull’  arsa  Libia , o dove  i giorni  brevi 
Induran  sullo  Scita  eterne  nevi. 

127 

Pommi  degli  orsi  in  fra  gl’irsuti  velli 
In  sen  d’  arena  inospita  e romita  , 

Che  forse  fia  che  impetrimi  da  quelli 
Qualche  pietosa  a tanti  mali  aita  : 

Là  questi  amati , miseri  fratelli 
A colui  nodrirò  che  lor  diè  vita  , 

E fra  piccioli  scherzi  e i cari  accenti 
IVT  addolcirò  1’  esigilo  e i di  dolenti. 


Digitized  by  Google 


CANTO 


128 

Tal  prega,  e tal  dolcezza  intorno  piove, 
Che  il  Re  piega  al  perdon  l’altera  mente; 
Ma  i nimici  di  lei  pietà  non  move, 

E vuon  veder  le  belle  luci  spente. 

Già  fiammeggiar  miri  le  spade  : ali  dove 
Ti  rapisce  il  furor  barbara  gente , 

Forse  mercar  vorrai  di  valor  grido 
Contro  un  inerme  sen  d’  amor  sol  nido  ! 

139 

Qual  Polissena  della  madre  accanto, 

Quasi  rosa  ancor  chiusa  entro  il  bel  velo , 
Crescea  modesta  e bella  , e fea  soltanto 
Colle  soavi  luci  invidia  al  Cielo  ; 

E il  fìer  Pirro,  atterrandola  pel  manto, 
Le  immergeva  nel  seno  il  crudo  telo  ; 

« Ed  ella  il  dolce  guardo  al  sen  raccolto  , 
Tingea  d’un  bel  pallore  il  vago  volto. 

i3o 

Tal  contro  il  bianco  collo  e i molli  avori, 
Onde  sì  caro  il  bel  volto  sorgea , 

Levan  1’  ignude  spade , e i duri  cuori 
Quel  dolce  lagrima  più  ciudi  fea  : 

Già  tinge  il  puro  sangue  i bianchi  fiori , 
Che  anzi  il  bel  pianto  inumiditi  avea , 

Nè  sapean  quai  vendette  acceso  in  breve 
Avrebbe  di  quel  sen  la  scura  neve. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


*49 


1 3 1 

Potevi  per  pietà  di  quel  sembiante 
Nasconder  nure,  o Sole,  i raggi  tui, 

Ed  i ministri  e il  barbaro  regnante 
Far  d"  improvviso  orror  dolenti  e bui. 
Ines  moriva , e ancor  moriva  amante , 

F ur  sospiri  d’  amore  i sospir  sui , 

Ed  il  labbro  morendo  ancor  parea 
Esprimere  il  bel  nome  ond5  ella  arde  a, 

i3a 

Cosi , come  fioretto  che  succiso 
Da  rozzo  piè  d’ incauta  pastorella 
Smarrisce  il  dolce  odore  e il  fresco  riso  ; 
Nè  par  quel  che  vesti  1’  alba  novella , 
Mancando  vien  nel  giovinetto  viso 
Il  latte  e 1’  ostro  ond’  era  già  si  bella , 

E più  rosa  non  sembra  a giglio  mista  : 
Sol  dolce  è morte  in  si  pietosa  vista. 

i33 

Ines  quindi  restò  dolce  disio 

Di  Mondego  ; e il  bel  suol  ne  pianse  tanto , 
Che  in  placid' onda  di  fuggevol  rio 
Trasformerò  le  ninfe  il  caro  pianto  : 

D’ Ines  , e del  suo  fato  acerbo  e rio 
Il  ruscelletto  mormorò  frattanto , 

Ed  ei  ritiene  ancor  fra  T erbe  e i fiori 

Il  dolce  nome  de’  suoi  tristi  amori. 


i5o  canto 

134 

Ma  poco  errò  la  bell’  ombra  dintorno 
A a affrettar  la  pena  a’  suoi  nimici  , 

Che  presto  Pier  di  reai  manto  adorno 
Alzò  le  scuri  ed  arse  d’  ire  ultrici  ; 

Invano  ricercar  lontan  soggiorno  , 

E di  straniero  ciel  migliori  auspici, 

Che  sotto  il  suo  poter  cader  li  feo 
Giustizia  che  dovunque  insegue  il  reo. 

135 

Ei  sì  giusto  regnò , che  ognor  seguace 
Fé’ la  dovuta  pena  al  rio  delitto, 

E frenai'  il  lascivo  ed  il  rapace 
Solo  di  saggio  Re  stimò  diritto  : 

I potenti  costrinse,  ed  all’audace 
L’infermo  oppose  e all’ oppressor  l' afflitto, 
E tanti  diede  di  giustizia  esempi 
Quanti  Alcide  e Teseo  nei  prischi  tempi. 

136 

Da  sì  gran  genitor  , quasi  natura 

La  strada  errato  avesse , inegual  figlio  (56) 
Nacque  , a cui  non  di  repno  illustre  cura 
Pensier  mai  vinse  , e mai  sospese  il  ciglio  : 
Sott’  esso  vegliar  guardie  e cinger  mura, 
Nè  alcun  si  usò  di  rett’  oprar  consiglio. 
Tal  eh’  il  fier  Pastigliano  arti  e disegno 
Tacitamente  rivolgea  di  regno. 


Digitized  by  Google 


TERZO 


1 5 1 


1 37 

Ma  forse  fu  di  giusto  Ciel  vendetta 
Ch’  ei  tolta  s’ era  a sventurato  amore 
Chi  d’altro  nodo  era  legata  e stretta, 

v E gli  affetti  cogliea  del  non  suo  core  ; 

O pur  già  1’  alma  a fiamme  ree  soggetta 
L’agilità  nativa  e il  suo  splendore 
Smarrito  avea;  che  impuro  amor  fe’  sempre 
Anco  ai  più  saggi  variar  di  tempre. 

138 

Molti  per  alti , o Ciel , giudizii  tui 
NelF istesso  piacer  trovftr  la  pena: 

11  dica  quei  che  la  bellezza  altrui 
Trasse  rapita  sulla  frigia  arena , 

E quel  che  Dio  scelse  a’  disegni  sui 
Pria  sonator  di  boscareccia  avena, 

E ehe  poi  fatto  Re , d’ aitimi  consorte 
Arde  , e l’ incauto  sposo  espone  a morte. 

139 

Ma  quanto  il  cieco  e barbal  o amor  puote , 
Più  che  altri  il  sa  di  Pino  il  genitore 
Che  rossor  finge  di  virginee  gote 
D’ Onfale  al  fianco,  e trae  filando  l’ ore  (57)j 
E lui  che  siegue  oltre  le  fonti  ignote 
Del  Nilo  le  fuggenti  amate  prore  , 

Ed  il  guerrier  che  lasciò  quasi  estinto 
11  latin  nome  da  una  donna  vinto. 


Digitized  by  Google 


l5a  CANTO  TERZO 

l4o 

Pur  dov’è  mai  chi  di  campar  si  prove 
Se  al  varco  d’un  bel  ciglio  amor  P aspetti, 
O fra  le  rose  d’ un  bel  labbro  move 
Aura  di  sospir  dolci , e dolci  detti  ? 

Di  Fernando  P error  pietà  ritrove, 

O tu,  che  sai  come  beltà  saetti. 

Che  anco  egli  corse  avria  P orme  lodate 
Se  amor  non  gli  apponea  fatai  beliate. 


Digitized  by  Google 


NO  TE 

AL  CANTO  TERZO 


D 


IC  mthi  Calliope  , etc. 


CUud. 


ai 

\ 

Non  me  carminibus  vincet  , nee  Thracius  Orpheuf. 

\ irg. 


3 

lo  non  posso  ritrar  di  tutti  a pieno  / 

Pero  che  sì  mi  strignc  il  lungo  tema  , 

Che  molte  volte  al  Jalto  il  dir  vien  meno. 

Dante. 


4 

Una  parte  del  mondo  è che  si  giace 

Mai  sempre  in  ghiaccio  ed  in  gelate t nevi  y 
Tutta  lontana  dal  cammin  del  Sole. 

Petrarca. 

5 

Fondali  e Goti  e inon  di  fama  oscuri 


a 


Digitized  by  Google 


NOTE 


154 

Che  beoti  l'  latro  , e ehi  con  ìor  confina  , 

Daci , Boemi  , ed  Vngheri  e Poloni. 

B.  Tristo. 

6 

Antìqune  Grajorum  urbes  , gens  optima  morum 
Formatrice  , ciani  iageniis  et  forlibus  ansia. 

Sapnaz. 


Che  Apennin  parte , c.  'I  mar  circonda  e !'  Alpe. 

Petra  ira. 

Che  Apennin  parte , e ’/  mar  e l'Alpe  serra. 

Ariosto. 

CAc  Apennin  parte , e l'Alpe  e 'l  mar  circonda. 

B.  Tasso 

/ 

8 

Quarti  Rhotlanus , tjuam  findit  Arar  , /y/ia  permeai  ingens 
Sequana  , piscosoque  ihterluit  amne  Garumna  , 

7«m  »/««.?  piniferis  gente*  praerupta  Pyrene , 

Rupibus  Herculeas  prospectat  ad  usque  coiumnas. 

Sannaz. 


9 

Pirone  , figlia  ài  ' Behrire  t re  eli  quella  parte  della 
Spagna  che  confina  colla  Francia  , renne  rapita  da  Er- 
cole. Il  quale  ^ essendosi  un  giorno  discostato  da  lei , nel 
ritorno  la  trovò  morta  e lacerata  dalle  fiere . Egli  le  dii 
sepoltura  sopra  uno  ile'  monti  f denominati  quindi  Pirenei. 
Diodoro  Siculo  accenna  un'  altra  origine  di  questo  nome. 
Egli  lo  trae  dal  vocabolo  Trvp  che,  significa  fuoco  ; e per 


Digitized  by  Google 


NOTE 


l55 


\ 


Autenticare  questa  etimologia  , narra  che  un  branco  di 
pastori  avendo  un  giorno  acceso  il  fuoco  sopra  quei 
monti,  vi  si  appicco  un  incendio  che  distrusse  vastissimo 
selve  y e tate  si  fu  la  violenta  delle  fiamme,  che  i me- 
talli , fusi  nel  seno  della  terra  , ne  sgorgarono  e corsero 
fter  ogni  banda.  Camoens  , usando  il  privilegio  della 
poesia  che  di  tutto  si  arricchisce  , ha  unito  insieme  que -, 
s(e  due  tradizioni. 


10 

La  città  di  Napoli  detta  Partcnope  (Canto  delta  V er- 
gine) dagli  antichi  , derivandone  il  nome  da  una  Sirena 
che  favoleggiavano  morta  su  quel  lido  per  la  dispera- 
zione di  non  aver  potuto  sedurre  Ellisse  co’  suoi  canti. 
Codesta  città  riparata  poscia  da  Fa/aride , tiranno  di 
Sicilia  , o , come  vogliono  altri,  da  Ercole  , fu  chiamata 
Neapolis  , voce  greca  , che  significa  Nuova  Città.  Ca- 
moens /’  appella  inquieta  , alludendo  alle  frequenti  rivo- 
luzioni di  cut  è stata  il  teatro. 

11 

Da  pastore  , poi  da  cacciatore,  Viriate  divenne  cape 
di  una  masnada  di  fuorusciti  , indi  generale  di  un  eser- 
cito , col  quale  difese  il  Portogallo  per  quattordici 
anni. 


ia 

. . . Rex  arva  Latinus  et  urhes 

J am  senior  longa  placidas  in  pace  regehat. 

Virgilio. 


l3 

Conte  Don  Enrico  , stipite  dei  Re  del  Portogallo.  — 
1?  origine  , dal  poeta  qui  data  ad  Enrico  , è contraria 
a quella  che  poi  venne  più  generalmente  accettata.  Fra 


Digitized  by  Google 


i5  6 


NOTE 


le  molti  opinioni  diverse  in  che  si  divisero  i Dotti  sopra 
questo  punto  d’  istoria  , la  più  probabile  sembra  quella 
di  Teodoro  Goffredo  il  quale  Jìorì  non  molto  dopo  il  Ca- 
moens.  Egli,  nel  suo  trattato  dell'Origine,  dei  re  di  Por- 
togallo , prova  che  questi  principi  discendano  in  linea 
retta  dalla  casa  dei  re  di  Francia  ; che  Roberto  , duca 
di  Borgogna  , nipote  di  Ugo  Capeto  , ebbe  un  figliuolo 
detto  Enrico  , il  quale  fu  padre  del  Conte  Enrico  di  cui 
qui  si  favella  ; e che  questi  passò  in  Ispagna  insieme 
■con  molti  signori  francesi  f e meritò  , per  le.  sue  imprese 
jCQnlro  gli  Infedeli  , i benefizi  d’ Alfonso  re  di  Castiglia. 

*4 

. . • Tum  res  inopes  Evander  habebat. 

Virg. 

i5 

GP  istorici  non  vanno  d’  accordo  sopra  il  secondo  ma- 
trimonio di  Teresa,  Alcuni  pretendono  eh ’ esso  non  sia 
avvenuto.  Certo  però  sembra  che  l’ amante , il  quale  fu 
creduto  suo  marito  , si  chiamasse  Don  Fernando  di  Trava  , 
conte  di  Transtamare.  Si  trovano  pure  molte  discussioni 
tra  gli  storici  intorno  al  matrimonio  di  C/imene  di  Gu- 
sman  , madre  di  Teresa  , con  Alfonso  di  Castiglia.  Per 
molto  tempo  si  è preteso  che  questo  matrimonio  non  si 
fosse  mai  avverato.  Comunque  vada  la  cosa , Teresa  , o 
figlia  legittima  o naturale  di  Alfonso  , ebbe  il  Portogallo 
per  dote.  I Mori  ne  possedevano  allora  la  metà  , ma  ne 
furono  successivamente  cacciati  , come  V osco  racconta 
in  appresso. 


16 


Et  aviti  nomiti  ts  haeres 

Tanta  lui. 


Ovidio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


*7 

Egaz-Moniz  tra  stalo  governatore  rie/  giovane  prin- 
cipe f e prese  per  partito  di  avventurare  ogni  rosa  onde 
trarlo  fuor  del  pericolo.  Egli  si  condusse  come  qui 
narra  il  poeta. 

18 

Jamque  dies  infonda  aderat. 

Virgil  io. 


*9 


Ira  e pietade 

A varie  parti  in  un  tempo  l’affretta. 

T.  Tatto. 


20 

La  pianura  di  Uriques , ove  seguì  (1 1 hf)  la  famosa 
battaglia  che  qui  vien  descritta  dal  poeta  , e nella  quale 
Alfonso  I sconfisse  cinque  re  Mori , fu  poscia  denomi- 
nata Caliecas  de  Rrics  , ossia  Teste  di  Re.  Si  alzo  un 
trofeo  sul  campo  di  battaglia  colle  spoglie  tolte  al  ne- 
mico. 


21 

Non  era  cosa  rara  il  veder  donne  guerreggianti  nel 
campo  de’ Mori.  La  passione  dell’  amore  ha  operato  por- 
tenti appresso  que ’ popoli.  Le  istorie  portoghesi  ne  fanno 
spesso  ricordo.  Don  remando  di  Ataide  aveva  disfatto 
una  banda  di  Affricani  presso  Tangeri  ; il  capitano  di 
questi  conduceva  con  sè  la  sua  amante  ; essa  il  vide  m 
fuggire  ed  esclamò  : u Cosi  tu  fai  per  piacermi  ; ucci - 
yy  dinti  , anzi  che  lasciarmi  schiava.  „ 1’  amore  e 
la  vergogna  infiammarono  il  capitano  Moro  a no- 
vello cimento.  Ce  lui  da  n , egli  disse  alla  bella  t 


Digitized  by  Google 


1 58 


NOTE 


“ tramontato  non  è ancora  il  giorno  : la  vittoria  viene  dal 
u Cielo  : il  valore  sta  nel  mio  braccio  , e la  tua  bel - 
lezzo  è stampata  nel  mio  cuore.  „ Egli  si  volge  , si 
avventa  contro  Don  Fernando  , e con  uno  strale  lo  uc- 
cide. 


33 

Jamque  rubescebat  radiis  mare  , et  aethere  ah  alto 
Aurora  in  roseis  fulgebat  lutea  bigis. 

VirgiI  io. 


23 

Tutte  le  istorie  di  Spagna  riferiscono  questo  prodigio  ; 
lo  stesso  Alfonso  ne  stese -la  narrazione  , e la  confermo 
con  giuramento.  Ecco  le  parole  di  questo  principe  , fe- 
delmente compendiate  dal  portoghese.  tc  fi  timore  avea 
“ percosso  le  mìe  truppe  all’ aspetto  dell ’ innumerabile 
tl  moltitudine  dei  il fori  j ed  affaticato  io  mi  giaceva  t 
u tristo  , parendomi  temerità  il  commettere  battaglia  , 
4t  quando  all * improvviso  mi  corse  agli  occhi  verso 
tl  oriente  un  raggio  di  luce , il  cui  splendore  si  faceva 
l(  ad  ogni  momento  più  grande.  Avendo  affissato  i miei 
sguardi  in  quella  luce  , scoprii  in  mezzo  ad  essa  una 
“ croce  , più  risplendente  del  sole.  Gesù  Cristo  era  ap- 
peso  a questa  croce ^ e molti  fanciulli  , maravigliosa- 
tl  mente  belli  , lo  circondavano.  Io  credo  che  questi  fos- 
“ sero  angeli.  Il  Signore  si  degnò  di  confortarmi  , di- 
M cendomi  con  voce  soave  : Aloni»  , fa  cuore  , perocché 
44  non  solo  vincerai  in  questa  battaglia  , ma  altresì  iu  tutte 
“ quelle  che  darai  agli  inimici  della  Croce.  Tu  troverai  il 
u tuo  popolo  forte  nelle  pugne  e pien  di  coraggio  ; riso  ti 
“ pregherà  che  tu  eutri  nella  battaglia  col  titolo  di  Re  ; e 
44  questo  tu  devi  accettare  , perchè  io  sono  il  fondatore  e il 
41  distruttor  degli  imperii  , ec.  oc.  „ Da  quella  miracolosa 
giornata  in  poi  i Conti  del  Portogallo  assunsero  il  titolo 
« la  dignità  reale. 


Digitized  by  Google 


Chi  ha  visto  Toro  <t  cui  si  dia  la  caccia , 

E che  a l’  orecchie  abbia  le  zanne  fiere  , 
Correr  mugliando  , e trarre  ovunque  corre 
I cani  seco  , e no.t  potersi  sciorre  , ec. 

Ariosto. 


a5 

. . Non  altrimenti  che  d'  un  vento 

Impetuoso  per  gli  avversi  ardori  } cc . 

Dinanzi  polveroso  va  superbo  , 

E fa  fuggir  le  fere  ed  i pastori. 

Dante. 


26 


Come  pastor  , quando  fremendo  intorno 
Il  vento  , i tuoni , e balenando  i lampi  , 
y ede  oscurar  di  mille  nubi  il  giorno  , 

Ritrae  la  greggia  dagli  aperti  campi  , 

E sollecito  cerca  alcun  soggiorno  , 

Ove  V ira  del  Ciel  secar o scampi  : 

Ei  col  grido  indrizzando  e con  la  verga 
Le  mandre  innanzi , agli  ultimi  s’atterga. 

Tasso . 


27 


La  terra  che  sostien  V assalto  è rossa  , 

Mutalo  ha  il  verde  ne*  sanguigni  manti. 

Ariosto. 


E fece  rosso  ov’  era  verde  e bianco. 

Ariosto. 

E del  suo  sangue  /è’  vermiglio  il  verde. 

Miatumo. 


i6o 


NOTE 


23 

Questa  città  , di  cui  amenissimi  e ridenti  sono  ► con- 
torni . giace  sopra  un  monte  dello  stesso  nome  , ove  di- 
tesi che  altre  volte  sorgesse  un  tempio  dedicato  al  Sole 
ed  alla  Luna. 


29 

Le  Cronache  portoghesi  affermano  che  Lisbona  venne 
fondata  da  Ulisse  tre  secoli  prima  di  Roma.  Si  appog- 
gian  essi  al  nome  di  Ulissipo  , da  remotissimi  tempi  dato 
alla  città  di  Lisbona  , e che  pretendono  significare  la 
città  di  Ulisse.  Ed  allegano  pure  /’  autorità  di  Strabono  , 
il  quale  parla  di  una  città  di  Spagna  detta  Ulissca  , nella 
quale  dentro  un  tempio  sacro  a Minerva  si  conserva- 
vano prore  di  navi  e scudi  greci  , risguardati  come  mo- 
numenti dei  viaggi  di  Ulisse.  Alcuni  scrittori  fanno  an- 
che più  antica  Lisbona  , concedendole  per  fondatore  uno 
de ’ nipoti  di  Noè  , denominato  Elissa.  Intorno  alle  quali 
stranezze  è inutile  il  far  dimora. 

30 

Ila  cinque  volte  de  la  sua  sorella 

Scema  la  faccia  ed  altre  tante  piena. 

TansiUo. 


3i 

Il  Camoens  dice  che  Lisbona  ha  fati » fronte  alV  inon- 
dazione dei  Barbari  : non  conviene  però  inferirne  che  non 
sia  stata  avvolta  nella  conquista  che  i Goti  ed  i Inon- 
dali fecero  altra  volta  di  tutta  la  Spagna.  Ermenegildo 
se  ne  impadronì , non  colla  forza , a dir  vero  , ma  per 
tradimento  di  alcuni  della  città  ; il  che  basta  a giustifi- 
care il  poeta  , il  quale  è in  diritto  di  rintracciare  tutto 
Ciò  che  può  spiccare  in  gloria  della  sua  patria.  Per  ri- 
spetto ai  nomi  Mandali  , /’ Andalusia  ne  porge  un 


Digitized  by  Google 


NOTE  l6l 

esempio  , essendo  questo  nome  una  corruzione  di  Vanda- 
lusia  , o Vandalia. 


3a 

JJ  ac q indotto  di  Evora  vien  citato  fra  i più  begli  acqui- 
ci otti  romani  che  ci  siano  rimasti.  Sertorio  lo  fece  innal- 
zare quando  i Portoghesi  lo  elessero  a lor  generale  f il 
re  Giovanni  III  lo  ha  ristorato. 

33 


Fons  CTal  illimis  nitidis  argenteus  undis. 

Ovidio? 


34 

Raro  antecedcntem  scelestum 
Deseruit  pedo  poena  c laudo. 

Orazio. 


Non  sia  chi  pensi  di  poter  fuggire 
Del  giustissimo  Dio  Volta  vendetta  ; 

Che  s’  egli  ha  ben  la  man  lenta  al  punire, 

Fql  perche  usar  pietà  più  si  diletta  , 

Perche  si  penta  l’ uom  del  suo  fallire  : 

Il  benigno  Signor  tarda  ed  aspetta  j 
Ma  ’l  paga  poi , vedendolo  ostinato  , 

Con  doppia  pena  d’  ogni  suo  peccato. 

B.  Tasso. 

35 

Alfonso  aveva  fatto  imprigionare  la  madre  , il  che  in 
una  trista  necessità  di  regno  forse  poteva  trovare  la  scusa. 
Ala  egli  fece  porre  le  catene  ai  piedi  di  lei  , c fu  questo  un 
atto  di  odiosa  barbarie.  Dicono  ch'ella  desiderasse  che  i ferri 
fossero  lo  stromenlo  del  castigo  del  figlio  , e gli  rompes- 
ser  le  gambe.  Questa  maledizione  fu  adempita } e gli 

Camoens  o 1 1 


Digitized  by  Google 


NOTE 


1 62 

storici  notano  che  Alfonso  venne  ferito  tre  volte  in  di- 
versi incontri  , e nelle  gambe  ad  ogni  volta. 

36 

Me  domitus  cognovit  Arahs , me  Marte  ferocem 
Heniochi  , notique  erepto  veliere  Colchi. 

Cnppadoces  mea  signa  timent  , et ^ dedita  sacris 
Incerti  Judaea  Dei , mollesque  Sophenae , ec. 


3? 

Mirnlmuminion  , ossia  principe  de*  Credenti  ; gli  sto- 
rici europei  lo  chiamano,  per  corruzione  , Miramolino. 
Egli  fu  vinto  ne’  campi  di  Tariffa  . ed  ucciso  di  una 
frecciata  neW  atto  di  passare  il  Tago. 

38 


Che  per  vecchiessa 


in  lui  virtù  non  manca. 

T.  Tasso, 


39 

Pien  tutto  il  campo  e di  spezzate  lance, 

Di  rotti  scudi  e di  troncali  arnesi  , ec.  - 

T.  Tasso, 


4» 


Ipsae  te  , Tityre  , pinus  , 

Ipsi  te  fontes  , ipsa  haec  arbusto  vocabant. 

Eurydicen  foto  referebant  fumine  ripae . 


Virg. 

Virg. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


l63 


4i 

Sanrio  ed  Alfonso  suo  padre  furono  amendue  assai 
bene  piovati  dalla  fortuna.  Nessuno  più  di  questi  due 
principi  fece  il  suo  profitto  delle  crociale  ì inutili  per 
lo  più  spesso  , o funeste  a chi  le  aveva  intraprese.  Il 
padre  era  stato  debitore  delV  espugnatone  di  Lisbona  a 
Guglielmo  Lunga  Spada  , duca  di  Normandia  y Federico 
Barbaro  ssa  aiuto  il  figlio  a prendere  In  citta  di  Silva. 
Federico  e Guglielmo  s’  erano  imbarcati  per  la  Siria  f 
nel  passare  sulle  roste  d •/  Portogallo  , essi  condiscesero  a 
discendervi  per  soccorrere  il  re  Alfonso-  ed  il  suo  figlio 
contro  de’  filari,  reputandosi  fedeli  al  voto , purché  fa- 
cessero guerra  agli  Infedeli. 

4a 

La  Tartesia  Calpe  di  Ausonio  f Tariffa  de * moderni. 

43 

Sopra  eli  omeri  sparso  ha  V aureo  crine. 

H * B.  Tasto. 


44 

Tristis  erat , sed  nulla  tamen  formosior  illa 
Esse  potest  tristi  • 

Ovid. 

Sopraggiunse  anelante  e sospirosa  , 

Dolente  sì  che  nulla  più  , ma  bella 
Altrettanto  però  che  lagrimosa. 

T.  Tasso. 


45 


E co’  fieri  nitriti  il  suono  accorda 

Del  ferro  scosso  , e le  campagne  assordi. 


Tasso. 


Digitized  by  Google 


i64 


NOTE 

46 


Signor  , tu  che  drizzasti  incontro  P empio 
Golia  P arme  inesperte  in  Terebinto  : 

Si  eh’  ei  ne  fu  , che  d’  Israel  fea  scempio  , 
sii  primo  sasso  d’  un  garzone  estinto. 

T.  Tasso. 

47 

E non  ti  basta  ognor  dai  nostri  lumi 
Lagrimosi  stillar  ruscelli  e mari  ? 

Ala  spesso  vuoi  che  gP  infelici  amanti 
Spargano  il  sangue  ove  san  scorsi  i pianti. 

Cav.  Marini. 


48 

Non  avvi  storia  più  commovente  per  alcuni  riguardi  , 
nè  per  molP  altri  più  atroce  di  quella  che  dipinse  i fatti 
di  don  Pedro  e d’  Ines  , episodio  il  più  bello  di  questo 
poema.  Sotto  un  certo  aspetto  può  anche  dirsi  non  esser- 
vene  alcuna  che  presenti  alla  morale  conseguenze  si  ri- 
levanti , perocché  i disastri  e i delitti  di  cui  abbonda, 
questo  racconto  , ebbero  origine  da  un  amore  illegittimo. 

Don  Pedro  , figliuolo  d' Alfonso  IV  , re  del  Porto- 
gallo , si  manto  a Costanza , fglia  di  don  Manuale  di 
Penafel  , il  più  possente  fra  i signori  spagnuoli  ; nè 
principessa  merito  mai  tanto  amate  , Itencb’  ella  dal  suo 
sposo  non  P ottenesse.  Ines  di  Castro  , datale  per  dami- 
gella d*  onore  1 inspirò  al  principe  una  jervenle  passione 
che  seco  lui  ebbe  comune.  Costanza , che  amava  tenera- 
mente il  consorte , non  appena  fu  certa  della  propria 
sventura  , tP  ebbe  cordoglio  vivissimo  , cui  abbandonan- 
dosi interamente , mori  nel  i345,  dopo  di  avere  trascorsi 
nove  angustiasi  anni  in  questo  nodo  malaugurato, 

Ines  , nella  quale  tutti  gli  storici  concordemente  esal- 
tarono e rara  bellezza  , e indole  d’  animo  soavissima  t 
pianse  sinceramente  colei , la  cui  morte  ella  si  dovea 


Digitized  by  Google 


NOTE 


i65 

rimproverare  ; mentre  don  Pedro  , mWd  pii  che  dianzi 
d’ amore  , non  ebbe  più  frtno  a manifestare  la  passione 
dì  che  ardeva  per  la  medesima.  Laonde , appena  gli.  fu 
lecito  il  farlo  senza  offendere  i debiti  riguardi , sua  sposa 
la  dichiarò.  Spiacque  grandemente  ad  Alfonso  tale  con- 
dotta del  figlio  , erede  della  corona  paterna  ; ma  i pre- 
paramenti della  guerra  che  mossi  aveva  contro  la  Casti - 
glia  , e la  peste  de ! 1348  che , funesta  all’  intera  Europa  , 
piu  grave  sterminio  arrecò  al  Portogallo , chiamarono  a 
si  per  allora  tutte  le.  sollecitudini  di  quel  monarca. 

Nel  1354  don  Pedro  sposò  Ines  nella  città  di  Braganza 
al  cospetto  del  suo  ciamherlano  e d' un  vescovo  , lasciando 
fin  d’  allora  scorgere  il  divisamento  in  cui  venne  di  ac- 
clamarla regina  , non  si  tosto  salirebbe  sul  soglio  del 
padre.  1 prelati  ed  i grandi  , studiosi  di  contestare  un 
fatto  che  in  loro  sentenza  era  un  disdoro  del  trono  por- 
toghese , persuasero  Alfonso  affinché  proponesse  un  se- 
condo maritaggio  al  suo  figlio  ; pro  ferta  ne!  cui  rifiuto 
, mostro  la  massima  fermezza  don  Pedro.  Basto  questo 
perche  i nemici  di  Ines  e tutti  coloro  che  ingelosiva 
tanto  innalzamento  d ’ una  famiglia  privata,  divenuta  pa- 
rente della  famiglia  reale  , raddoppiassero  istanze  al  so- 
vrano affinché  Ines  severamente  fosse  punita. 

Tre  dt  questi  grandi  soprattutto  , cioè  Gonzalcs  , Pa- 
checo  e Coello , si  segnalarono  nel  manifestare  contr>  essa 
un  astio  che  d furore  rassomigliava  , onde  senz ’ altri  ri- 
guardi non  isgomentirono  di  offerirsi  a l Re  per  trucidare 
di  propria  mano  una  donna  senza  difesa.  Comunque 
grande  fosse  conir’  essa  l’ira  d’ Alfonso,  pure  allora 
fremette  di  tale  proposta , e senza  secondarla  si  affretto  a 
combattere  1 Mori  che  di  recente  gli  nveano  tolta  una 
Città  negli  A Igarvi. 

Ma  non  tornò  appena  da  questa  spedizione , breve , 
quanto  felice  per  le  sue  armi  t che  i tre  nemici  di  Ines 
rinnovarono  con  maggiore  insistenza  le  inumane  loro 
sollecitazioni  , cui  faceva  pretesto  l’onore  del  principe, 
e principalmente  la  salvezza  dello  stato  , al  quale  d’  uopo 
era  di  e stranie  parentele,  che  lo  fortificassero  ; e tanto  in 
queste  instigazioni  durarono  , che  ad  esse  finalmente  il 
He  condiscese . 


a 


Digitized  by  Google 


NOTE 


l66 

Quanto  su  questo  atroce  affare  si  deliberò  non  rimase 
talmente  segreto  , che  molti  cortigiani  non  ne  venissero 
informati,  e fra  gli  altri  l’  arcivescovo  di  Braga  e la 
stessa  regina  Beatrice  , madre  di  don  Pedro  , i quali  lo 
avvertirono  delle  trame  che  ordite  erano  contro  di  Ines. 
Ma  il  principe  , cui  tanto  colmo  di  empietà  pareva  im- 
possibile -,  credè  piuttosto  si  volesse  intimorirlo  per  pià 
facilmente  indurlo  a separarsi  da  colei  che  ogni  dì  gli 
cresceva  in  amore. 

Venne  finalmente  giorno  , in  cui  standosi  don  Pedro 
alla  caccia  . Alfonso  partì  ila  Montemayor  per  rendersi 
a Conimhra  residenza  di  Ines  ; la  quale  ebbe  appena  il 
tempo  d’  essere  avvisala  che  il  Ile  moveva  verso  il  palazzo 
ov’  ella  soggiornava  , deliberato  di  farla  morire.  Non 
tardò  essa  a corrergli  incontro  , ed  a presentargli . pro- 
stratasi innanzi  a lui  , i tre  figli  che  di  don  Pedro  le 
erano  nati.  I.a  presenza  di  questi  sfortunati  fanciulli  , 
in  cui  non  poteva  Alfonso  non  ravvisare  il  proprio  san- 
gue , la  beltà  d ’ Ines  che  le  materne  lagrime  facevano 
più  commovente  j toccarono  in  sì  fatto  modo  il  cuore  del 
Re  , che  si  ritir  o privo  di  forza  a compire  il  crudele  di- 
segno , per  cui  erosi  ivi  condotto.  Ma  non  cessarono 
perciò  I * feroci  prove  di  Gonzales  . Pucheco  e Coello  , 
le  quali  fatalmente  riuscirono  agli  scellerati  , dopo  che 
Alfonso  non  ebbe  più  innanzi  agli  occhi  la  misera  Ines 
e i figli  della  medesima.  Costoro , ottenuto  appena  il 
regio  consenso,  si  affrettarono  a I palagio  di  Ines , dove 
orrendo  spettacolo  fu  il  vedere  cavalieri  , nati  a difen- 
dere la  beltà  , divenirne  i carnefici. 

. Non  fa  mestieri  il  descrivere  da  quanto  acerbo  dolore 
fosse  trafitto  don  Pedro  ; ma  tal  non  era  la  sua  indole  da 
appagarsi  di  disfogarlo  con  pianti  e querele.  Nell’ eccesso 
di  sua  disperazione  divenne  ribelle  ; onde  unitosi  a ■ F 'or- 
nando e ad  Alvaro  de  Castro  fratelli  di  Ines  , per  primo 
atto,  di  vendetta  devastò  le  province  poste  tra  il  Pouro  e 
il  Mino  , e quelle  di  Tra-los-mrntes  , ove  i traditori  della 
sua  sposa  avevano  possedimenti  ; nè  il  furor  che  lo  in- 
vase diede  in  esso  luogo  alla  pietà  per  tanto  stuolo  dJ  in- 
nocenti , fatti  vittima  della  sua  sete  di  vendicarsi. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


Qual  fu  P afflizione  in  Alfonso  , che  soprappiù  ram- 
men.tavasi  aver  mossa  egli  stesso  una  guerra  empia  al 
proprio  padre  , il  re  Dionigi  l Ogni  dì  cresceano  la  me- 
stizia e i disastri  che  minacciavano  quel  regno  . quando 
la  medesima  regina  , accompagnata  da  parecchi  prelati  , 
si  trasportò  a pregare  il  figlio  perché  deponesse  le  armi. 

Non  acconsentì  egli  che  al  solo  patto  di  vedersi  con- 
segnati Gonzales , Pacheco  e Codio  ; alla  quale  inchiesta 
ben  sentiva  di  non  potere  , senza  suo  disdoro  , condiscen- 
dere Alfonso  , da  cui  alla  fin  fine  erano  partiti  gli  ordini 
che  quei  malvagi  eseguirono.  ,Pure , più  gravi  facendosi 
di  giorno  in  giorno  le  sciagure  del  Portogallo  , ebbe  a 
ventura  V ottenere  che.  don  Pedro  si  contentasse,  d:  saperli 
esigliati.  Oppresso  egualmente  dai  cordogli  e dalle  senili 
infermità  , morì  Alfonso  prima  di  rivedere  il  figlio. 
Giunto  egli  era  al  setta ntaseltes imo  anno  del  viver  suo. 

Nell’  anno  l356  don  Pedro  salì  il  trono  in  età  di 
trentasei  anni.  Sua  prima  cura  fu  di  collegarsi  col  re 
di  Castiglia  contro  il  re  di  Aragona , comunque  la  ra- 
gione di  stato  gli  suggerisse  una  condotta  affatto  opposta  j 
ma  qual  Re.  in  allora  non  romportavasi  , be  isi  qua!  ne- 
mico implacabile  dei  carncfci  di  Ines  che  nella  Castiglia 
si  erano  riparati.  Sperò  , ni  invano  , che  per  riguardo  <* 
tale  confederazione  costoro  gli  sarebbero  consegnati  da 
don  Pedro  re  di  Castiglia  , tanto  conosciuto  dopo  sotto 
nome  di  Pietro  il  Crudele , il  quale  certamente  non  fu 
di  tal  tempra  da  avere  per  sacri  i doveri  dell 7 ospitalità. 
In  fatti  colse  questi  tal  destro  per  farsi  restituire  alcuni 
signori  che , per  sottrarsi  a!  suo  giogo , cercato  avevano 
il  Portogallo  f ed  in  contraccambio  mise  nelle  mani  del 
vedovo  d’  Ines  Gonzales  c Codio.  Quanto  a Pacheco , 
dovette  questi  ad  una  buona  azione  il  proprio  scampo  : 
poiché  nel  giorno  che  seguì  l’arresto  de’  suoi  compagni , 
avvertito  in  tempo  da  un  mendicante  cui  solito  era  fare 
elemosina  , si  salvò  nelle  terre  dell’ Aragona. 

Dolente  don  Pedro  che  questo  solo  sì  fosse  involato 
alla  sua  vendetta  , ne  cerco  un  compenso  nell 1 incrudelire, 
maggiormente  sugli  altri.  Tutti  già  erano  stati  dichia- 
rati traditori  in  verso  la  patria,  e come  tali,  ne  furono 


Digitized  by  Google 


1 68 


NOTE 


confiscati  i beni.  Ordinato  che  si  applicassero  alla  tor- 
tura Gonzales  e Codio  , volle  saziarsi  contemplando  egli 
stesso  gli  orrendi  tormenti  che  sofferirono  , sema  perciò 
lasciarsi  indurre  a palesare  i lor  compiici  , o la  natura, 
dei  segreti  abboccamenti  avuti  con  essi  dal  re  Alfonso. 

Fatto  feroce  dal  rancore , non  bastò  a don  Pedro  l’ es- 
sere stato  spettatore  di  tanti  patimenti  d’*  suoi  nemici. 
Per  Suo  comando  , innalzalo  un  palco  rimpetto  alla  fi- 
nestra del  reale  palagio  , dond ’ ri  potea  contemplare  le 
vittime  di  sue  vendette  , volle  che  ai  pazienti  si  strap- 
passe il  cuore  , mentre  erano  ancora  in  vita  spavente- 
vole supplizio  , del  quale  il  Portogallo  non  avea  per 
anche  visto  P esempio  . e per  cui  don  Pedro  giunse  a 
svegliare  compassione  in  favore  d’  uomini  cotanto  vili  e 
colpevoli.  Arsi  indi  i lor  corpi  t ne  furono  gettate  le 
ceneri  al  vento. 

Serbato  era  a don  Pedro  P offerire  uno  spettacolo  , sot- 
P altro  aspetto  , più  straordinario  , e tale  che  dimostrando 
P eccesso  dell’  amore  da  lui  provato  per  Ines , lo  presen- 
tasse come  un  oggetto  degno  cP  inspirare  pietà  amiche 
orrore. 

Egli  si  trasferì  a Castagnedo , ove  i primi  signori  del 
regno  lo  accompagnarono.  Ivi  , dopo  avere  giurato  ^ che 
il  suo  maritaggio  con  Ines  era  accaduto  nella  citta  di 
B r agama  , volle  s’ interrogassero  i testimoni  ; e fece  indi 
pubbliche  queste  nozze.  Stata  era  fra  i due  coniugi  una 
di  quelle  affinità  che  , chiamate  spirituali  , hanno  piu  o 
meno  , giusta  i tempi  , portati)  impedimento  ai  matrimo- 
ni t gli  storici  poi  non  ci  danno  maggiori  spiegazioni 
del  modo  con  cui  questa  affinità  fi  fosse  contratta. 

Don  P-dro  .si  affrettò  a far  nota  una  bolla  di  Gio- 
vanni XXII  che  gli  concedea  tutte  le  volute  dispense;  pei 
quali  diversi  atti  non  ammise  più  dubbio  la  legittimila 
dei  figli  di  don  Pedro  , e il  loro  diritto  di  succedere  al 
trono. 

Dopo  di  essersi  prese  tali  cure  , di  lor  natura  lode- 
voli , comandò  si  fabbricassero  nel  monasteri o d' Alco- 
hassa  , così  per  sè  come  per  P Ines  . due  sepolcri  di 
bianco  marmo  , sopra  P uno  de’  quali  sfavasi  , cinta  di 
rogale  corona,  la  statua  della  sua  moglie . 


Digitized  by  Google 


NOTE 


169 

P re  sedette  indi  alP  ultima  rerem  mia  1 per  cui  degne 
di  comnassione  dicemmo  il  delirio  del  suo  dolore.  Fu 
questa  far  disotterrare  il  cadavere  d'  Ines  , sepolto  da 
più  di  selP  anni  nella  chiesa  di  s.‘  Chiara  di  C'nimhray 
il  quale  vestito  di  regali  abiti  , e instagli  una  corona 
sul  capo  t venne  adagiato  sul  trono.  Ivi t per  comando  dello 
sfortunato  marito  , convennero  tutti  i signori  e le  dame 
della  corte  , che  prostratisi  innanzi  a quella  salma  cui 
don  Pedro  portò  amore  *1  intenso  , la  riconobbero  per 
loro  sovrana  , e baciarono  quelle  mani  che  scarne  0 ssa 
erano  divenute. 

Collocati  indi  su  maestoso  carro  i resti  di  Ines  , il 
medesimo  corteggio  P accompagnò  , e la  pompa  funebre 
fa  continuata  per  tutte  le  diciassette  leghe  che  da  Alco- 
bassa  disgiungono  Conimbra.  I signori  teneano  avvolti 
il  capo  in  un  cappuccio  eh’  era  il  massimo  segno  di  lutto 
in  quella  contrada , mentre  le  dame  vestivano  lunghe  si- 
marre  nere  , da  bianchi  manti  coperte.  Da  un  fato  e Valtro 
della  strada  erano  (ile  d’  uomini  che  portavano  fiaccole. 

Comunque  eccessivi  potessero  sembrare  questi  segni  dei 
cordoglio  che  annunziava  don  P-dro  , essi  furono  però 
tanto  sinceri  , che  quel  popolo  , per  natura  affettuoso  , 
anziché  mostrarsene  maravigliato  . prese  parte  al  lugu- 
bre di  tal  ceremonia  con  una  verità  da  cui  ebbe  qualche 
sollievo  il  cuore  di  un  inconsofabil  consorte. 

Del  rimanente  , no  ir  hi  narrammo  , senza  palliarli  , gli 
errori  in  cui  lo  trasse  una  passione  infelice ; poiché  lo 
biasimammo  e di  aver  impugnate  le  armi  contro  il  pro- 
prio genitore  e di  avere  spinto  ni  la  crudeltà  fa  vendetta 
che  prese  degli  uccisori  di  Ines  . ci  è farsa  il  dire 
quanto  cara  ricordanza  di  si  lasciasse  ai  suoi  popoli  don 
Pedro  , morto  nel  1367,  sei  anni  dopo  questa  ceremonia 
unica  nella  storia. 

Ognuno  angoscioso  si  mostrò  per  tal  morte , e fu  uni- 
versale il  compianto  , allorché  il  cadavere  di  don  Pedro 
fu  trasportato  nella  tomba  ove  posavano  le  ossa  di  Ines. 
Su  questa  tomba  si  ripetevan  sospirando  que ’ detti  che 
gli  furono  famigliar i : 11  Un  Re  che.  lascia  trascorrere 
a un  giorno  senza  avere  sparse  beneficenze , non  merita 


Digitized  by  Google 


NOTE 


I7O 

(e  nome  di  Re  ,v  Ivi  ciascuno  ave  a cura  di  dimostrare 
cóme  nel  durar  del  suo  repno  si  fosse  mantenuto  con- 
sentaneo a il  fatta  massima.  Per  fa  quale  . senza  che  le 
ostilità  fossero  spinte  tropp’  oltre  , fu  sollecito  di  far  la 
pace  con  Enrico  d i Transtamare , che  il  volo  dei  Casti - 
glicini  e P armi  de ! celebre  Pugliese  Un  aviario  posto  sul 
trono  , prima  occupato  da  Pietro  il  Crudele  , confede- 
rato di  don  Pedro.  Ben  sentì  lo  sposo  di  Ines  quanto  gli 
fosse  disdicevole  il  proteggere  un  principe  , il  quale } co- 
mecché legittimo  , a ve  a colle  sue  crudeltà  alienato  V animo 
de ’ sudditi  e fatto  evasi  indegno  de!  soglio.  Laonde  don 
Pedro  cessò  da  IP  inviargli  aiuti , e gli  nego  perfino  asilo 
negli  stati  portoghesi , facendogli  intendere  che  cedra 
per  tal  modo  alP  interesse  de'  propri  sudditi  , in  lui 
maggiore  d'  ogni  altra  considerazione. 

Proteggitore  del  terzo  stato  contro  la  nobiltà  , don  Pe- 
dro eh  he  coi  legislatori  repubblicani  e coi  despoti  co- 
mune la  massima  di  riguardare  innanzi  alla  legge  eguali 
tutte  le  classi  della  società  ; e a dimostrare  com’  egli  a 
tal  dettame  fosse  fedele . si  narra  un  giudizio  che  questo 
Re  pronunzio  , quando  il  clero  ed  un  calzolaio  erano 
le  parti  convenute  al  suo  tribunale.  Avendo  un  cano- 
nico dato  morte  al  padre  del  secondo  , non  ebbe  dai  pro- 
pri superiori  ecclesiastici  maggior  castigo  dell>  essere 
escluso  dal  coro  per  un  intero  anno  ; venne  al  calzolaio 
il  destro  di  uccidere  il  canonico  : per  la  qual  cosa  avendo 
fatto  ricorso  gli  altri  canonici  , il  colpevole  fu  condan- 
nato dal  Re  a non  fare  scarpe  in  tutto  il  volger  d’  un 
anno . 


49 

Formosam  resonare  doces  Amare llida  si/vas. 

Virg, 

< Cum  vocis  imago 

Renderei , et  dociles  iterarent  nomina  ripae. 

Bembo. 


Digitized  by  Google 


NOTE 

So 


J7I 


Nacturnis  le  ego  somniis 

Jam  captum  temo , jam  volucrem  sequor. 

Qui  amarti , ipsi  sibi  somnia  Jìngunt. 


Orai. 


Atuon. 


5i 


• ■ • ' • » jT.gr am  nulli  quondam  f exere  mai-iti  ) 
N> on  Lybiae  , oc. 

Virg. 


5a  . 

Ensemque  reclusit 

TI  ardimi  unì  , non  Aoi  quaesitum  munti  s in  tisits. 

V.rg. 

53 

sld  coelum  tendens  ardentia  lumina  frustra  , 
Lumina  y nam  teneras  arcebant  vincala  palmas. 

V irg. 


54 

P torce  jam  conjux , precor j 
j4 gnos ce  Megaram  , natus  hic  vulttis  tuos 
Habilusque  reddil  ; cernis  ut  tendat  ntanus. 

Sto. 

55 

Pone  me  pìgris  ubi  nulla  campis 
sirbor  gestiva  recrealur  aura  , er. 

Or. 


Digitized  by  Google 


s 


172  NOTE 

56 

Ferdinando,  non  pari  d’indole  al  padre,  dopo  aver 
.retti  con  imperio  meno  assoluto  i suoi  stati  , mori  la- 
sciando unica  figlia  , le  cui  notte  già  stipulate  col  re 
Giovanni  di  Castiglia  trassero  a grave  rìschio  l’  indi- 
pendenza del  Portogallo.  Il  poeta  rimprovera  con  ragione 
a Ferdinando  il  fatto  di  Eleonora.  Èra  costei  figlia  di 
Alfonso  Telles , e moglie  di  JLorento  di’  A cagna.  Il  Re 
che  si  accese  per  lei  d’ amore  , fece  rompere  il  lor  ma- 
trimonio sotto  pretesto  di  parentela  , e la  prese  in  con- 
sorte. Dicesi  che  , dopo  questo  divorsio , il  marito  , ri- 
tiratosi in  Gallisia  , portasse  ordinariamente  al  cappello 
due  picciole  corna  d’argento  , in  segno  del  disdoro  vio- 
lentemente ricevuto  dal  suo  principe. 

57 

Jlculem  lanas  nere  coegit  Amor. 

Ovidio. 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 


CANTO  QUARTO 


ARGOMENTO 

I 

Vasco  «lì  Gama  prosegue  il  suo  racconto.  Leonora 
chiama  il  re  di  Castiglia  ad  assumere  la  corona  del  Por- 
togallo. Vittoria  de*  Portoghesi.  Regno  di  Giosanni  li. 
Suo  divisameli to  di  scoprire  le  Indie  passando  pe1  mari 
dell’Affrica.  Sogno  profetico  «he  annunsia  I1  impero 
delle  Indie  ad  Emmanuele , suo  successore.  Partenza 
di  Vasco  di  Gama.  Querele  di  un  Vecchio  conti* 
l1  ambizioso  imprendimento  de'  Portoghesi. 

I 

Cjome  dopo  il  terror  di  notte  oscura, 

Che  i a enti  in  guerra  mena  ed  il  baleno 
Esce  F auretta  del  bel  giorno  pura, 

E fuga  i nembi,  e il  Ciel  torna  sereno, 
E quindi  in  faccia  al  nuovo  Sol  Natura 
Ripiglia  i vaghi  manti  e infiora  il  seno  (i)  ; 
Cosi  nel  regno  portoghese  avvenne  , 
Allora  che  1 ernando  a morir  venne. 


i74 


canto 


1 

I voti  ornai  chiedean  di  tutto  il  regno 
Che  qualche  alfin  vendicalor  sorgesse 
Contra  color  che  fatto  oltraggio  indegno 
Gli  avean  finche  Fernando  il  fren  ne  resse; 
Ed  il  ciel  di  placarsi  ornai  fea  segno 
Poiché  Giovanni  (a)  nuovo  Re  successe , 
Che  da!  severo  Pietro  aneti’  ei  scendea , 

E un  naturai  diritto  al  regno  avea. 

3 ' 

Ma  volle  Iddio,  cui  tutto  il  ben  s’aspetta, 

<.  he  si  riconoscesse  il  suo  bel  dono , 

Ed  in  Evora  vaga  pargoletta 
Sciolse  improvvisa  nella  voce  il  suono , 

E dilli’  avare  faseie  ond1  era  stretta 
Sorgendo  in  piè,  felicilògli  il  trono. 
Gridando:  O Portogai,  sgombra  gli  affanni, 
E accogli  il  nuovo  tuo  signor,  Giovanni. 

4 

Sparso  avea  di  quei  di  le  sue  faville 
Civil  Discordia , e già  n’  ardean  feroci 
Le  cittadine  risse , e uniansi  mille 
Crudeli  spade  a scelerate  voci  ; 

Infierivano  gli  udii,  e d’ atre  stille 
Sboceavan  tinte  al  mar  le  patrie  foci , 

E fra  i voluti  a morte  e gli  infelici 
La  Rema  conto  vyi  i fidi  amici  (3)  : 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


17  5 


5 

Ma  prima  vide  d’ ogni  fregio  ignudo 
Spirarle  al  piè  l’ adultero  marito  : 

Molti  il  seguir,  nè  dignità  fu  scudo 
Bastante;  e d’alto  spinto,  infranto  e trito 
Altri  al  suol  giacque  ; altri  trafitto  e nudo 
Fu  scherzo  al  volgo,  ai  stessi  aitar  rapito; 
E monti  di  cadaveri  insepolti 
Alto  incendio  consume  insieme  avvolti. 

6 

Tanto  non  vide  il  Tevere , nè  tanto 
Fu  da  vendetta  furor  cieco  spinto 
Sotto  Siila , e colui  che  il  crudo  vanto 
Ne  superò , poiché  il  rivai  fu  vinto. 

Ma  Leonora  non  sospiri  e pianto 
Solo  spargea  sovra  il  consorte  estinto  , 

Ma  per  erede  sostener  la  figlia 
Tutta  d’  armi  agitava  la  Castiglia. 

7 

Reale  sposa,  di  Castiglia  il  trono 
Premea  la  figlia  di  Fernando  uscita, 

Ma  di  non  puro  amore  infausto  dono 
Tolto  i dritti  le  avea  chi  gli  diè.  vita  ; 
Pure  d’  un  nuovo  regno  il  dolce  suono 
Parve  ragion  onde  la  Spagna  unita 
All’  armi  mosse  e in  fiero  suon  fremea } 
Che  Beatrice  al  padre  succedea. 


Digìtized  by  Google 


176 


CANTO 


8 

L’ istessa  sede  dì  quel  regno  cinse 

Primiera  il  brando , e seco  trasse  in  guerra 
Quella  ove  l1  armi  il  fier  Rodrigo  (4)  spinse , 
E tolse  agli  Aflricani  immensa  terra  ; 

11  Lionese,  che  giammai  non  tinse 
Terror,  nell’elmo  tosto  anch’ei  si  serra, 

E più  gli  vai  d’ asta  ferrata  e scudo 
L’  ostinala  fermezza  e il  volto  crudo. 

9 

Dove  il  Guadalupir  feconda  e bagna  (5) 
L’Andaluzia,  sulle  pianure  amene 
11  Vandalo  s’  aduna,  a cui  compagna 
Antica  lama  di  ferocia  viene  ; 

E quella  che  già  fu  Tina  campagna 
E signor  nuovo  e nuovo  nome  or  tiene, 
Spiega  ne’  gran  vessilli  le  famose 
Colonne  che  nel  seno  Ercol  le  pose. 

10 

3Vè  te , guen-iera  gente , il  fresco  seno 
Ritiene  di  Toleto,  ove  dal  sasso 
Alpin  cadendo  il  Tago,  il  bel  terreno 
Trascorre  poi  con  lieto  e fertil  passo; 

JVè  a te , duro  Gallego  (6>,  è il  timor  freno, 
Che  dalle  antiche  piaghe  ancora  lasso 
Armi  il  fier  braccio  e ad  incontrar  t’ affrette 
O nuove  morti  o barbare  vendette  (j ). 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


177 


1 1 

Da  Biscaja  pur  scende  altra  guerriera 
Stirpe  di  modi  incolta  e di  favella, 

E vien  costei  sì  di  se  stessa  altera , 

Che  piccioP  onta  alla  vendetta  appella  : 
Del  patrio  fatai  don  lucente  e fera 
Asturies  siegue,  e Guipuscoa  con  ella. 
Che  Funa  e l’altra  sotto  zolle  ignudo 
Ampie  vene  di  ferro  asconde  e chiude. 

12 

Ma  dell’  oste  raccolta  arde  maggiore 
In  seno  al  gran  Giovanni  il  patrio  foco; 
Già  le  squadre  rivede , ed  il  valore 
Sol  ne  misura  e non  il  numer  poco  ; 
Pure  a tentar  de’  popoli  F amore  , 
Adunati  i più  degni  in  regio  loco. 

Chiede  coli’ accennar  dolce  del  ciglio 
Questo  e quel  di  parere  e di  consiglio. 

i3 

11  patrio  ad  arrestar  spirto  guerriero 
Pur  alcun  avvi  e non  di  nome  ignoto, 
Che  in  fìnte  ambagi  ravvolgendo  il  vero, 
L’alme  sospende  e ne  ritarda  il  voto; 
Gente  cui  sòl  timore  è consiglierò  , 

Ed  Ita  sì  freddo  il  cor , sì  d:  onor  vóto , 
Che  il  Re  non  solo  e la  giurata  fede, 

Ma  niegan  Dio  dove  timore  il  chiede. 

Camocns  1 2 


Digitized  by  Google 


178 


CANTO 


11  fero  Nunno  d’  Alvarez  ne  freme  ; 

E benché  al  rio  consiglio  unirsi  molli 
Ei  vegga  ed  i Germani,  ai  molti  insieme 
Innanzi  stassi , e sotto  i cigli  folti 
Gli  arde  intorno  lo  sguardo  e nulla  teme  ; 
Ma  in  mezzo  a cento  sbigottiti  volti 
La  man  posando  sovra  il  brando  ignudo, 
Cosi  favella  generoso  e crudo: 

15 

Dunque  fra  i nostri  alcun  fia  vile  a segno , 
Che  scenda  all’  arme  timido  e restio  ; 

E non  è questi , o Portoghesi , il  regno 
Onde  suon  di  valor  si  chiaro  uscio  ! 

Or  chi  vi  rese  di  si  molle  ingegno, 

O spense  in  voi  cosi  l’ onor  natio  , 

Che  questo  regno  già  famoso  reso 
Aitimi  servo  cediate  ed  indifeso  ! 

16 

Ma  da  color  che  le  guerriere  fronti 

Sotto  Enrico  spiegar  voi  non  scendete  ! 

E dove  andò  1 is lesso  ardir,  se  i fonti 
Gfistessi  sono  onde  discesi  siete  ? 

Là  spoglie  immense  tolte  e sette  Conti 
Fui*  di  quest’oste  vinti,  e voi  temete! 
Temete  or  voi  chi  non  altiero  o crudo 
Ma  parve  in  faccia  a’ vostri  padri  ignudo  C8) 


QUARTO 


*79 


*7 

Sì , sì , costor  la  vostra  patria  terra 

Tinser  di  sangue , anzi  inuebbriàrne  il  suolo 
Allor  che  gli  avi  e i vostri  padri  in  guerra 
Or  Dinis  trasse , ora  il  maggior  figliuolo  : 
Che  se  il  timor  che  al  core  vi  si  serra 
Move  dai  falli  di  Fernando  il  volo, 

Eccovi  nuovo  Re  che  dal  Ciel  pegno 
V’  è di  miglior  fortuna  e miglior  i-egno. 

18 

Ah  ! se  dietro  a costui , che  al  trono  ergeste  , 
Movete  pronta  a guereggiar  la  mano , 

Ite  pure  , e non  sol  chi  già  vinceste , 

Ma  qualunque  altro  vi  si  oppone  invano. 
Ma  voi  le  luci  irresolute  e meste  , 

Fise  ed  immote  ritenete  al  piano  ! 

Vili!  il  vostro  timor  più  non  contrasto, 

E solo  incontro  alla  grand’oste  io  basto. 

*9 

Io  solo  , io  solo  con  le  genti  nostre , 

E la  spada  (e  vibrolla  lampeggiante  ) 
Farem  che  serva  non  s’addili  e mostre 
Colei  che  ognor  fu  libera  e regnante  : 
Ondeggili  pure  le  dubbiezze  vostre, 

Nè  vi  scuota  pregar  di  patria  amante , 

Ch’  io  cadrò  seco  nella  sua  rovina , 

O il  braccio  mio  la  sosterrà  reina.  * 


Digitized  by  Google 


i8o 


CANTO 


20 

Dai  magnanimi  detti  il  vivo  foco 

Ai*de  della  vergogna  in  chi  1’  ascolta  ; 

Che  al  mal  sopito  ardore  indi  fa  loco  , 

E scioglie  la  paura  al  cor  raccolta. 

Già  freinon  arme  tutti , e angusto  e poco  (9) 
Il  petto  sembra  alla  gran  fiamma  accolta: 
Si  raccolgon  sui  fervidi  destrieri 
Al  Re  d’intorno,  e gridan  guerra  alteri. 

2 1 

Di  strumenti  fahrìl  rimbomba  e rude 
Suon  la  cittade , e il  popolo  ne  bolle  : 
Già  volto*  a guerrier  usi  ha  V aspra  incude 
F erro  che  au  onor  serva , o ad  aprir  zolle  : 
V’  è chi  V elmo  riveste , altri  le  nude 
Spade  brandisce , altri  i vessilli  estolle , 

E già  splendono  l’armi,  ecjuindi  schiere  (io) 
Spiegarsi  vedi  ed  ondeggiar  bandiere. 

22 

D’Abrante,  ove  alla  fonte  ancor  vicino 
Segna  il  placido  Tago  anguste  rive , 

Esce  P oste,  e seconda  il  suo  cammino 
Il  corso  delle  belle  accjue  native  : 

Nunno  ne  è duce;  ed  il  guerrier  destino 
Presagir  puoi  dalle  pupille  vive , 

Che  tanto  ha  di  consiglio  e di  valore 
Da  guidare  ogni  esercito  maggiore. 


Digitized  by  Google  J 


QUARTO  l8l 

23 

Qual  vèr  l’ Italia  un  dì  l’ Unno  feroce 
Spingea  la  gente  ad  Àquilon  soggetta, 

Tal  Nunno  vien  coll’  armi  e colla  voce 
Del  castigliano  ardii'  freno  e vendetta: 

Duo  prodi  cavalier,  onde  la  foce 
Letea  gli  alteri  nomi  anco  rispetta, 
Sieguonlo  presso,  e guidan  le  grand’ ali 
Che  1’  esercito  va  spiegando  eguali. 

a4 

Son  costoro  Rodrigo,  e lui  che  poi 

Restò  signor  d’Almance,  Almada  altero: 
Col  scelto  fiore  de’ guerrieri  tuoi 
Stai  Giovanni  nel  mezzo:  il  gran  destriero 
Pai-  che  il  conosca , e batte  il  suolo , e i suoi 
Spirti  seconda  col  nitrir  guerriero  : 

Il  nerbo  è qui  della  battaglia , e il  grandé 
Vessillo  portoghese  al  ciel  si  spande. 

a5 

Le  madri , le  consorti  e le  donzelle 
Pendon  dai  muri  e sieguono  col  ciglio 
L’armata  nube  che  rapisce  ad  elle 
O caro  amante  o dolce  sposo  o figlio: 

Già  son  le  schiere  a fronte , e queste  e quelle 
Alzan  grido  feroce;  indi  il  periglio 
E il  ribrezzo  succede , e a quelle  e a queste 
Par  che  gelo  improvviso  il  sangue  arre s te. 


Digitized  by  Google 


26 

Squillar  di  trombe  e timpani  sonanti 
Si  rispondono  in  bellici  concenti , 

E par  che  adombri  il  ciel , si  vani  e tanti 
S’  apron  vessilli  ; e quinci  e quindi  ai  venti 
Già  il  pio  cultore  aveva  i fasci  infranti 
Di  cui  fé’  Cere  i desir  suoi  conienti , 

E cominciava  a numerar  la  prole 
Per  le  vindemmie  rosseggiami  al  Sole. 

. >'  27 

Fèr  le  trombe  nimiche  il  primo  invito  , 

Ed  il  selvoso  Antandro  se  ne  scosse  , 

E inver  l’alpino  sasso  il  piè  smarrito 
11  Guadiana  impaurilo  mosse  ; 

I sentier  freschi  e il  margine  fiorito 
Obhliò  il  Boero  che  col  erin  velósse , 

E stretti  al  sen  le  madri  i dolci  pegni 
Detestar  della  guerra  i crudi  segni  00. 

28 

Quanti  ve  n’ha  cui  si  ristringe  al  core 

II  sangue , e il  volto  fa  di  color  privo  l 
Ad  altri  senso  naturai  maggiore 
Dipinge  il  rischio , e rende  pigro  e schivo  : 
Poi  succede  al  ribrezzo  ed  al  timore 
Sprone  di  gloria  e amor  di  suol  nativo; 

E già  movonsi  e spiegansi  sui  lati 
L’ali  nimiche  de’  due  campi  armati. 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


l83 


29 

Ma  così  che  segnare  i varii  affetti  (ia) 

Vi  puoi,  che  spingon  Panne  e accendon Pire; 
Chè  una  l’are  difende  e i patini  tetti, 

E tenta  l’altra  i regni  altrui  rapire. 

Ma  Nunno  dell’  ardor  di  tutti  i petti 
Par  che  arda  ei  solo  e par  c!ie  fiamma  spire  ; 
E urtando  il  gran  destrier , le  folte  schiere 
Iniiniche  travolve , uccide  o fere. 

30 

Aste  fen’ate  e spade  fulminanti 

Quinci  e quindi  vibrate  urtansi  insieme. 
Trema  il  terreo  sotto  i destrier  volanti, 

E fra  le  sparse  ehiome  il  vento  freme. 

Par  di  cielo  procella,  e spersi  e infranti 
Vanno  scudi  ed  usberghi,  e fuor  ne  geme 
Cruda  scintilla  che  nuove  ire  desta, 

E cresce  intorno  a lui  la  gran  tempesta. 

3r 

Córrergli  armato  incontro  ( oh  duri  petti  ! ) 
Vede  de’ suoi  german  l’altero  stuolo: 

Ei  non  s’  arresta,  ed  i comuni  affetti 
Cedon  loco  all’ amor  del  patrio  suolo: 
Sieguono  altri  ribelli , ed  ei  con  detti 
Aspri  gl’ incalza,  e contro  a tutti  solo 
Stassi  di  patrio  amor  nobile  esempio, 

Ove  si  specchi  il  traditore  e l’ empio. 


Digilized  by  Google 


1 84  CANTO 

3a 

Se  giù  nei  regni  di  Cocito  oscuri 
Mercede  eguale  al  gran  delitto  aveste, 

O feroci  Roman  ehe  i ferri  impuri 
Del  sangue  della  patria  un  giorno  feste, 
Dite  a Minos  che  nuove  pene  e scuri 
E nuova  forma  di  giudizio  appreste  , 

Che  ancor  il  Portogallo  in  sen  si  cova 
Chi  i tradimenti  antichi  oggi  rinnova. 

33 

Ma  la  schiera  di  Nunno  il  campo  cede. 
Tanto  nimico  stuol  P urta  e la  caccia  : 

Il  fero  duce  sol  non  volge  il  piede, 

E corre  invitto  contro  ogni  minaccia. 
Sembra  leon  che  in  la  petrosa  sede  (i3) 
Àrditi  cavalier  stringono  in  caccia. 

Che.  ove  armi  senta  e suon  <P  armata  voce , 
Non  sai  se  più  turbato  o sia  feroce; 

34 

Chè  il  torvo  guardo  aggira , e sferza  il  fianco 
Onde  maggior  Pira  nativa  bolle: 

Tal  Nunno  oppresso,  ma  non  vinto  o stanco  , 
S’ avventa  a questi , e quei  di  vita  tolle. 
Ma  che  vai  petto  di  timor  non  bianco 
Dove  inonda  torrente  e il  corno  estolle! 
Avvolge  questi  le  sue  genti,  e scudo 
Invan  lor  fa  del  seno  e brando  ignudo. 


Digitized  by  Google 


QUARTO  1 85 

35 

Da  crudo  colpo  è il  fìer  Gerardo  oppresso 
Che  dianzi  avea  l’ ispano  Pere  ucciso , 

E muor  fremendo  al  suo  nimico  appresso. 
Pugnavano  dall’  un  P altro  indiviso 
PietrQ  e Duart  che  parean  d’un  seno  istesso;  ' 
Si  un  bel  cor  rispondeane  ed  un  bel  viso  : 
Morte  quel  nodo  risoeltar  ne  volse , 

E un  colpo  sol  l’anime  fide  sciolse. 

36 

Giaccion  Giovanni  e Lopez , che  giurato 
Avean  di  ritornar  sui  corpi  estinti  ; 

Ma  il  giuramento  loro  in  parte  il  fato 
Sol  compie , e muoion  d’ostil  sangue  tinti. 

Da  numero  maggior  stretto  e serrato  ' 
Alfonso,  che  ne  avea  già  mille  vinti, 

Muore  trafitto  da  cento  aste  il  petto , ' 

E gli  spaventa  ancor  col  crudo  aspetto. 

3'7 

Nè  te , garzon  di  pochi  lustri  appena  , 

Ilario  , risparmiò  la  fatai  ora  : 

Lasciar  sì  presto  non  gli  sembra  pena 
Gli  anni  che  dolce  primavera  infiora  ; 

Ma  una  cara  beltà  che  P incatena 
Sol  fa  grave  la  morte  y e mezzo  ancora 
Espiarne  sul  morire  il  nome  amato 
Lo  spirto  che  sen  va  d’amor  piagato.  > 


Digitized  by  Google 


i8  6 


CANTO 


38 

M a della  pugna  i rischi  ed  il  periglio 

Di  Nunno  il  buon  Giovanni  avvien  che  veda^ 
Che  saggio  duce  ove  non  può  col  ciglio, 
Col  senno  accorre  onde  lontan  provveda. 
Qual  ìionessa  che  la  preda  al  figlio  (14) 

A raccogliere  uscio,  s’indi  s’avveda 
Che  il  covil  ne  lasciò  vedovo  e nudo 
Delle  Massilie  selve  il  pastor  crudo  (i5) , 

39 

Balza  feroce,  ed  i selvaggi  monti 
Scote  con  i ruggiti  e con  le  strida  : 

Tale  Giovanni  le  pivi  salde  fronti 

Tosto  raduna,  e , Andiam , compagni , grida  : 

Là  là  mostriamci  generosi  e pronti , 

Ove  il  rischio  di  Nunno  ora  ne  guida  ; 
Oggi  riposta  sta  nel  valor  vostro 
La  vostra  liberiate  e l’ onor  nostro. 

40 

Io  vostro  Be  precedo,  il  petto  io  stesso 
Offro  ai  colpi  nimici  ; or  me  seguite. 

Noi  Portoghesi  vedrem  Nunno  oppresso, 

E pien  di  n orti  il  campo  e di  Ieri  te! 

Sì  dice , e vibra  il  ferro  ove  piò  spesso 
Mira  il  nimico  e son  più  1’  armi  unite  ; 
Ned  uno  coglie  sol  l’asta  guerriera, 

Ma  il  secondo  ed  il  terzo  avvien  che  pera. 


Digìtized  by  Google 


QUARTO 


4* 

L’  atto  fero  e il  parlar  sdegno  e rossore 
Accende  e sveglia  la  magnanim’  ira  ; 

Nè  solo  i petti  ne  ardono,  ina  fuore 
Per  gli  atti  stessi  ne  lampeggia  e spira. 
Insta  del  Re  1’  esempio,  e il  nuovo  ardore 
Il  rischio  non  conosce  e non  lo  mira , 
Che  stiman  gloria  ugual  sui  passi  sui 
O dar  la  propria , o tor  la  vita  altrui. 

Molti  lo  scontro  fier  bal/h  alle  sponde 
Dell’atro  irremeabile  Cocito. 

L’  eroe  di  C alatrava  ei  primo  l’ onde 
Ne  bebbe  e giacque  tronco  inaridito  ; 

A quel  di  Compostella  in  sen  s’  asconde 
11  mortifero  colpo  appena  uscito  , 

E i Pereira  feroci  il  crudo  telo 
Muoion  mordendo  ed  insultando  al  Cielo. 

43 

Garde7. , che  il  fìer  guerriero  era  nomato , 
Morire  anco  morendo  non  parea  : 

Velasco  e Sanchez , l’uno  e l’altro  nato 
Di  Toledo , simfl  sorte  premea  : 

Quei  con  le  magic’ arti  il  cieco  fato, 
Questi  natura  investigar  solea  ; 

Ma  non  d’erbe  virtù,  non  arte  maga, 

O previde  , o saldar  poteo  la  piaga. 


Digitized  by  Google 


188  ' 


CANTO 


44 

Giovanni  fra  le  stragi  arde  primiero, 

E vili  ne  riporta  e illustri  prede  ; 

Ei  fulmine  parea  sovra  il  destriero, 

Che  il  misero  ne  è colto  appena  il  vede  : 
Cresce  maggior  la  pugna,  ed  a guerriero 
Morto  o ferito  altro  guerrier  succede  : 

E fra  chi  pugna  e fra  chi  giace  estinto 
Il  castiglian  vessillo  è preso  e vinto. 

4^ 

Ne  fremon  quelli , e quasi  ancor  non  fòsse 
Aspra  la  pugna , instan  più  fieri  e crudi  (16); 
Spade  oppongonsi  a spade , e posse  a posse , 
Ne  scintillan  percossi  ed  elmi  e scudi  : 
Vedi  di  sangue  uman  fumanti  e rosse 
Intorno  l’ erbe,  e il  suol  par  che  ne  sudi  : 
Ma  il  Lusitan  e questi  uccide , e preme 
Quelli,  e spavento  mesce  e strage  insieme. 

46 

Triegua  non  dan  le  fere  spade,  e avvolto 
Fra  la  confusione  ed  il  terrore 
Fugge  il  campo  nimico  a freno  sciolto  (17), 
Nè  più  grado  ritien  fregio  o splendore  : 
L’istesso  Re  porta  dipinto  in  volto 
Pentimento  ad  un  tempo , ira  e dolore , 
Che  di  sue  regie  spoglie  altero  vede 
Chi  condursi  credea  vassallo  al  piede. 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


189 


47 

Bestemmia  altri  le  guerre,  e più  colui 
Che  alle  genti  -le  trasse  in  pria  tranquille  ; 
Altri  T avara  sete  che  co’  sui 
Stimol  cotante  suscitò  faville  ; 

E perchè  un  solo  sia  signor  d’  altrui , 

Non  teme  disertar  cittaai  e ville  , 

E che  le  dolci  spose  e le  cadenti 
Madri  chiamino  mvan  chi  le  sostenti. 

48 

Tre  dì  passò  sul  campo  vincitore  (18) 
Giovanni , ed  i dovuti  onor  raccolse , 

E quindi  lui,  che  è fonte  del  valore, 
Della  vittoria  a ringraziar  si  volse  ; 

Ma  non  fa  triegua  in  Nunno  il  fero  ardore, 
E tosto  le  vittrici  armi  rivolse 
Inver  P Andai  uzia , che  il  guardo  truce 
Sol  fra  l’ anni  scintilla  al  lèro  duce. 

49 

La  vittoria  e il  terror  dai  passi  pende 
Di  Nunno,  ed  il  nimico  mvan  ne  rode. 
De’  Vandali  la  terra  a lui  si  rende 
Tosto  che  il  suono  delle  trombe  n’  ode  : 
E invano  contro  lui  s’ ai-ma  e s’accende 
Od  antico  signor  o guerrier  prode. 
Ch’egli  Siviglia  espugna,  e quindi  i lieti 
Tratti  che  bagna  oltre  correndo  il  Beti. 


Digitized  by  Google 


5ò 

La  superba  Castiglia  ascoltò  alfine  (19)  . 
Miglior  consiglio , e fé’  di  pace  segno  ; 

Ma  le  intrecciò  sì  vaghe  frondi  al  crine 
11  Ciel , che  tutto  suo  parve  il  disegno , 
E duo  sul  bel  Tamigi  oltre  marine 
Beltà  crescenti  al  talamo  ed  al  regno 
Ai  monarchi  guerrieri  in  spose  avvinse, 

E il  comun  Imeneo  i’  ire  n’  estinse  (ao). 

51 

Amor  però  non  ammollì  la  dura 

Alma,  o fra  gli  ozii  suoi  Giovanui  tenne, 
E poiché  intorno  libera  e secura 
La  terra  avea,  spiegò  velate  antenne. 

Il  primo  ei  fu  che  la  procella  oscura 
E ì venti  ignoti  intrepido  sostenne , 

Onde  apprendesse  1’  Atfrican  che  folle 
Altari  e templi  a sordo  Nume  estolle. 

52 

Ed  ecco,  fausto  augurio,  ali  spiegare 
Di  pellegrini  augei  candido  stuolo 
Che  1'  aure  secondando  e f acque  chiare 
Inver  f erculea  Colpe  indrizza  il  volo  (ai). 
Abila  ei  superò  che  allo  sul  mare 
Minaccia,  e Ceuta  al  Moro  lolla,  ei  solo 
Assicurò  coll’  animosa  impresa 
L’intera  Spagna  da  nimica  offesa. 


Digitized  by  Google 


QUARTO  191 

. 53 

Ma  presto  lo  ritolse  il  Ciel  che  il  diede , 
Che  la  terra  di  lui  degna  non  era , 

E fi'a  gli  astri  lo  pose  onde  si  vede 
Ancora  lampeggiar  1"  alma  guerriera. 

Della  virtude  e del  valore  erede 
Prole  restò  magnanima  ed  altera , 

Ove  a speme  miglior  risorse  il  Tago 
Coll* augurio  del  padre  e coll’imago. 

54 

Pur  si  felici  alla  reale  prole 

I di  non  corser  che  seguirò  appresso  , 
Che  il  Ciel  per  gli  alti  suoi  giudicò  vuole 
Or  felice  il  mortale  ed  ora  oppresso  (*a). 
Chi  vide  sempre  u*  senza  nubi  il  Sole  , 

A cui  serbò  fortuna  il  volto  istesso  ! 

E ben  questo  alternar  vario  ed  incerto 
Ne*  figliuoli  di  lui  mostrassi  aperto. 

55 

Poiché  mentre  Duarte  al  soglio  eletto 
Co1  patrii  augriri  il  freno  ne  reggea  , 

II  fratello  Fernando  in  lacci  stretto 
Sotto  tiranno  barbaro  gemea  ; 

Ma  i lacci  gloriosi  il  nobil  pe  tto 
Magnanimamente  eletto  ave  a , 

E Ceula  ritenendo , i giorni  sui 
Volle  sacrificare  al  ben  d’  altrui  (a 3). 


t 


Digitized  by  Google 


56 

L’  altero  Codro  per  la  patria  il  brando 
Nimico  e Pire  ostili  in  sè  converse, 

Ed  al  suo  career  Regolo  tornando 
Della  sposa  e de’  figli  il  duol  sofferse. 

Ma  perchè  resti  il  patrio  onor,  Fernando 
E libertade  e vita  a un  tempo  offerse, 

E ciò  che  in  duo  poteo  di  patria  amore 
Unisce  in  sè  di  tutti  duo  maggiore. 

57 

Fu  quinto  Alfonso  di  Duarte  il  figlio; 

Nè  fia  che  il  nome  lunga  età  ne  taccia  : 
Coll7  armi  ei  vinse  e spaventò  col  ciglio 
L’  Affrican  duro  che  ne  siede  in  faccia  * 
D’  ardita  impresa  il  vinse  mai  periglio  , 
Nè  mai  disegno  ne  mutò  minaccia, 

Invitto  cavaher,  se  mai  tentato 

Dell’ invincibil  Spagna  avesse  il  fato  (24). 

58 

Ercol  novello  gli  aurei  pomi  ei  colse , 

E del  suo  giogo,  on<F Affrica  soggiacque, 
Giammai  F altera  il  nero  collo  sciolse; 
Ben  la  vendetta  ritentar  le  piacque , 

Ed  in  Arzilla  e Tangeri  raccolse 
Immenso  stuol  da  cento  terre  ed  acque  ; 
Ma  verdi  al  grande  eroe  spuntano  ancora 
Gli  allori  che  alle  chiome  avvolse  allora. 


Digitized  by  Google 


QUARTO  193 

Cadon  le  ferree  porte  infrante  al  piano, 

E tutt’  arde  di  strage  e di  battaglia , 

Che  al  Portoghese  ardir  s’oppone  invano 
O torre  armata  o duplice  muraglia. 
Quanto  pugnando  fé’  l’ invitta  mano , 
Canto  ridir  non  può;  nè  tromba  agguaglia 
11  feroce  nitrir  del  gran  destriere  , 

Ai  gridi  misto  di  chi  fogge  o pere. 

60 

Indi  sopra  Castiglia  il  vincitore 
Corre  rapito  aa  maggior  disio , 

Che  pari  a Ferdinando  suo  signore 
Egli  diritto  pur  v’  avea  natio  ; 

Ma  di  numer  possenti  e di  valore 
Tutte  le  genti  sue  la  Spagna  unio  , 

E fin  di  Ci  alpe  dall’  estremo  lito 
Raccolto  mosse  esercito  infinito. 

61 

F orse  vitato  ne  fora,  se  Giovanni 

JNon  v’  accorrea , magnanimo  suo  figlio  : 
Sul  fiorire  costui  de’ più  begli  anni 
F era  tromba  n’  avea  mai  scosso  il  ciglio  ; 
Ma  come  suol  sotto  i materni  vanni 
Aquila  fender  Paure  e armar  l’artiglio. 

Tal  ei  pugnò  si  fier  del  padre  a lato, 

Che  ondeggiò  dubbia  la  vittoria  e il  lato. 

Camoens  x 3 


Digitized  by  Google 


"Nk! 


1^4  canto 

62 

Or  questa  spada  or  quella  uccide  e fere , 
Ed  egualmente  è 1 uno  e V altro  estinto  : 
Raccolse  alfine  il  Castiglian  le  schiere , 

Di  vincer  disperando , oppure  vinto. 
Restàr  preda  a Giovanni  armi  e bandiere  , 
E il  campo  tenne  d’  osti]  sangue  tinto , 
Che  giovinetto  pareggiar  poteo 
Qual  più  vanti  latin  suolo  od  acheo. 

63 

Ma  poiché  della  fosca  e mortai  sera 
S’  aperse  Alfonso  a miglior  dì  la  via , 

Il  secondo  Giovan,  che  figlio  n’era. 
Tredicesimo  Re  F ostro  vestia  : 

Ad  agguagliar  costui  P illustre  schiera 
Degli  eroi  che  regnato  aveano  pria, 

Colà  volse  primiero  i gran  disegni , 

Ove  volgiamo  noi  gli  arditi  legni  (?S). 

64 

Più  messaggieri  invia  che  il  bel  terreno 
Corso  che  Spagna,  Francia,  Italia  chiude , 
Là  sciolser  vela  ove  in  ridente  seno 
Lasciò  Sirene  le  belle  ossa  ignude  , 

E donde  nuova  figlia  del  Tirreno 
Napoli  altera  sorse,  a cui  virtude  (a6) 

L!  ostinate  ristora  aspre  vicende 
Or  che  lo  scettro  suo  Spagna  vi  stende. 


Digitized  by  Google 


QUARTO  ig5 

65 

Indi  sul  mare  che  Sicilia  affiena 

Costcggian  l'alma  Rodi,  e giungon  dove 
11  sangue  di  Pompeo  bebbe  1'  arena. 
Mirano  Menfi  e il  suolo  a cui  non  piove 
Stilla,  ma  l’ampio  Nil  la  fertil  piena 
Mesce  ai  bei  campi  e pasce  1’  erbe  nuove  ; 
E lasciato  T Egitto,  in  ver  l’aurora 
L’Etiope  incontran  che  Dio  vero  adora. 

66 

Poi  solcan  l’Eritreo  che  aperse  1’  onda 
Ad  Israel  le , e fugge  al  loro  lato 
Or  di  boschi  amenissimi  feconda 
La  terra  cui  Nabath  il  nome  ha  dato  (27) , 
Or  la  costa  Sabea  che  incisa  gronda 
Dalte  corteccie  il  balsamo  odorato , 

E d1  Arabia  che  in  tre  nomi  si  parte 
Tutta  trascorsa  la  felice  parte. 

67 

Entran  lo  stretto  Persico  , onde  vivo 
Suono  pur  giunge  di  Babele  (28)  a noi, 

E veggion  r acque  uscir  da  un  solo  rivo 
Che  in  Tigri  e Eufrate  erran  divise  poi; 
E ove  creduto  fu  di  terrain  privo 
Aprir  l’ Oceano  i vergili  spazi  suoi , 

Nuovo  non  paventar  di  mare  aspetto , 

Ciò  che  a Traian  spense  l’ ardire  in  petto. 


Digitized  by  Google 


CANTO 


196 

68 

D’India  e Carmania  ignote  te  ire  e fiumi 
Vider  costoro  ed  altri  popol  molti , 

Che  dal  diverso  suolo,  di  costumi 
’Sorgon  diversi,  e d’abiti  e di  volti. 

Sozzi  riti  miraro  e sozzi  Numi  ; 

Ma  del  disegno  lor  fra  mille  avvolti 
Difficoltadi , il  fin  mancògli , e meno 
Cadder  pria  di  tornare  al  patrio  seno. 

% 

Quel  Dio  che  solò  ha  nelle  man  gl’imperi 
Della  felice  impresa  avea  1’  onore 
Ad  Emmanuel  serbalo  ; e ben  gli  alteri 
Spirti  d’ un  non  so  che  bolli  angli  al  core  ; 
Ex  di  Giovanni  al  trono  e ai  gran  pensieri 
Successe  , nè  1’  ardir  n’  ebbe  minore  , 

Ed  appena  fu  Re,  che  giogo  ei  pose 
Al  mare  , e ai  venti  nuove  leggi  impose. 

70 

Il  gran  pensier  gli  s’  avvolgeva  in  mente 
Di  mieter  nuovi  al  patrio  Tago  alloi'i, 

E se  i passati  Re  fatto  possente 
L’avean,  corso  maggiore  aprirne  fuori. 
Quest’  il  seguiva , od  il  mattiti  indente 
Richiamasse  i mortali  ai  lor  lavori, 

O sotto  il  vel  delle  cadenti  stelle 
Dell’  uman  cor  tacesser  le  procelle. 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


*97 


71 

Sull’  aureo  letto  accolto  invano  chiede 
Che  il  sparga  di  suo  dolce  obblio  natura , 
Che  dei  pensier  nella  secreta  sede 
L’  animoso  disegno  egli  matura  ; 

Ma  nell  ora  che  in  ciel  Venere  riede  (*9) 
Un’ombra  il  colse  un  di  sì  cheta  e pura. 
Che  non  dormir,  ma  parean  gli  occni  sui 
Mirare  quanto  il  Ciel  volgea  di  lui  C3o). 

72 

Sovra  1’  eccelse  sfere  irne  rapito 

Pareagli , e nuove  terre , e m seno  a quelle 
Di  vane  genti  popolo  infinito 
Mirar  di  volti  ignoto  e di  favelle  ; 

E co'à  giunto,  con  il  guardo  ardito 
Ove  si  aprian  del  dì  le  luci  belle 
Alti  monti  scorgeva,  e duo  gran  fiumi 
Scorrerne  giù  per  l’ irte  balze  e i dumi, 

73 

Diversi  augei , fere  diverse  accolte 

Vedeavi  a un’ombra  stessa,  a un  pasco  ameno; 
Nè  fra  le  verdi  piante  e 1"  erbe  folte 
Apparir  via  che  segni  il  bel  terreno  : 

S*  avvisa  ei  ben  che  al  lor  riposo  tolte 
Giammai  fur  quelle  terre , ed  ivi  un  seno 
Giacea  nascosto  a mortai  piè  che  fronda 
Non  mai  vi  scosse  o yì  turbò  chet1  onda. 


Digitized  by  Google 


74 

Incontro  a luì  duo  gravi  vecchi  inlauto 
lisciano  fuori  delr  algoso  letto  , 

A cui  formavan  P acque  argenteo  manto 
Dal  crin  sparso  scendendo  al  fianco,  al  petto: 
Movean  costoro  l’un  dell’altro  accanto 
Di  rozzo  sì , ma  pur  sereno  aspetto  , 

E fra  la  folta  barba  e il  color  bruno 
Un  non  so  che  d’  altero  ave  a ciascuno. 

75 

Di  virgulti  velata  avean  la  fronte  , 

E d’  erbe  non  vedute  unqua  fra  noi  ; 

Un  più  lasso  sembrava , e che  da  monte 
Traesse  più  lontano  i rivi  suoi, 

Come  diviso  dal  materno  fonte 
Erra  gran  tempo  Alfeo  , sboccando  poi 
A cercai*  della  ninfa  fuggitiva 
Fra  l’erbe  fresche  di  straniera  riva. 

76 

Ma  pur  in  fronte  un  raggio  tal  gli  siede. 

Che  a sovrumana  oiàgine  risponde  : 

E . O tu , gridava , a cui  destin  concede 
Stender  lo  scettro  sovra  immense  sponde, 

I dì  venuti  son  che  al  regio  piede 
Tributarie  dohbiam  versarti  l’onde. 

Noi  che  chiari  finor  di  nome  solo 
Liberi  erriam  per  questo  aprico  suolo. 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


J99 


77 

Il  Gange  io  son  che  movo  da  celesti  (3i) 
Piagge  le  mie  bell’ acque,  ov’ho  soggiorno; 
E l’ Indo  ancor  vergin  di  rive  è questi , 
Ch’  ambo  il  bel  suolo  fecondiamo  intorno  : 
Le  varie  terre  e genti  che  vedesti 
Fiano  all’impero  tuo  soggette  un  giorno: 
Ben  t’  aspettan  perigli  e guerre  nuove , 
Ma  ricordarle  un  dì  fia  che  ti  giove. 

78 

Qui  tacque  il  vecchio , e degli  estremi  accenti 
Sparve  col  suono  estremo  il  sonno  ancora. 


E incerto  se  veraci,  o sian  fuggenti 
I orme  che  il  sonno  ad  or  ad  or  colora  , 
Chiama  i grandi  a consiglio , e lor  palese 
1 a quanto  vide  in  sogno  e quanto  intese  : 

79 

Le  sconosciute  terre,  i popol  tanti 

Sparsi  e divisi  in  que’  soggiorni  aprici , 

I nuovi  dei  duo  vecchi  atti  e sembianti, 
E P altere  promesse  e i detti  amici. 
Concorron  tutti  insiem  saggi  e costanti 
Di  secondar  i non  fallaci  auspici, 

E che  tosto  inver  P India  armati  legni 
Spingami , e un  capitano  il  Re  disegni. 


Digitized  by  Google 


200 


CANTO 


80 

Un  certo  in  me  presentimento  ignoto 
Il  cor  nodria  dell’  opra  alta  immortale  ; 
Pur  non  ardia  di  proferirne  il  voto , 

Che  umano  ardire  io  non  credeane  eguale  ; 
Ma  o forse  ne*  miei  lumi  allora  un  moto 
Lampeggiasse  furtivo , od  altro  tale 
Vi  scorgesse  il  sovrano , in  me  s’  adisse 
E con  gravi  parole  cosi  disse:  . 1 

81 

Del  vero  onor  si  giunge  in  sulle  porte 
Sol  per  vinti  disagi  e per  fatiche, 

E ad  alma  fra  i perigli  audace  e forte 
Sono  le  penne  della  fama  amiche. 

Non  perisce  Fuoin  grande,  ed  oltre  morte 
Fioriscan  liete  terre  e piagge  apriche , 

Ove  bel  cielo  il  veste , e di  novella 
Aura  miglior  lo  pasce  e rinnovella. 

82 

Io , te,  Vasco , vo’  duce  , e ben  ho  donde 
Sperarne  indi  maggior  la  gloria  mia , 

Chè  ad  ogni  gran  periglio  in  te  risponde 
Il  nostro  amore  e la  virtù  natia. 

Si,  l’interruppi,  io,  Re,  non  venti  ed  onde 
Temo , ov’  un  cenno  tuo  m’  apra  la  via  ; 
Sol  piaccia  al  Cielo  che  i servigi  miei 
Adeguin  ciò  che  meni  e ciò  che  sei. 


Digitized  by  Google 


201 


QUARTO 

83 

Fingi  a piacer  quanto  più  noce , e quanto 
Imaginò  la  più  lontana  etate , 

L’ irsuto  abilator  dell’  Erimanto  , 

Le  Arpie  che  osceno  ventre  e avean  beltate 
Verginea , e 1"  Idra  che  1’  un  capo  infranto 
Ringiovenia  di  nove  leste  annate  , 

Ch’  io  sfido  ancora  il  latrator  feroce 
Che  di  Cocito  fa  tremar  la  foce. 

84 

Il  Re  cortese  per  la  man  mi  prende , 

E dolci  lodi  aggiunge  all’  atto  umano. 
Lode  a virtude  è sprone , e già  s’  accende 
Meco  della  grand’opra  anche  il  germano 
Paolo , e il  bravo  Co  egli  o , ove  risplende 
Pari  il  consiglio  all’  animosa  mano. 

Altri  giovani  pur  punge  desire, 

E s’  offrono  compagni  al  bell’  ardire. 

85 

Or  l’uno  or  l’altro  il  Re  dolce  accogliea, 
E tutti  ricompensa  e tutti  onora  : 

Solo  vostro  l’onor  sarà,  dieea, 

Se  i regni  suoi  mi  scoprirà  l’ Aurora  -, 
Così  la  greca  gioventù  accendea  , 
Quando  sciolse  Giason  la  prima  prora, 

E di  vergine  solco  il  pellegrino 
Legno  il  dorso  segnò  del  vasto  Eusino. 


Digitized  by  Google 


202 


CANTO 


86 

Di  nautico  clamor  suonano  a gara 
D’  Ulisse  il  porto  e le  soggette  arene , 
Ove  al  Tago  natio  mesce  l’ amara 
Onda  Teti , e tranquilla  al  lido  viene. 

Gli  usati  ingegni  al  gran  cammin  prepara 
Il  nocchier  che  arde  di  novella  spene  , 

E già  spalmami  i legni,  c l’inquieta 
Gioventù  li  saluta  in  voce  lieta. 

87 

Bolle  l’ arena  di  guerrier  diversi  ; 

L’ un  all’  altro  succede , e questo  a quello  ; 
Dei  color  paini  i bei  stendardi  aspersi 
Fan  spettacolo  all’ aure  altero  e bello; 
Fiammeggiano  le  prore , e qual  da  tersi 
Cristalli  si  riflette  il  Sol  novello  ; 

E le  navi , cui  s’  apre  il  vostro  mare , 
Sembran  d’Argo  sudar  le  stelle  chiare. 

88 

Ma  non  sol  ci b che  nautico  consiglio 
Crede  opportuno  al  dipartir  presente, 

Ma  quale  sovra  tant’  onde  periglio 
Anco  n’  aspetti , rivolgiamo  in  mente  ; 

E quel  gran  Dio  , dal  cui  temuto  ciglio 
Vita  e morte  dipendono  egualmente, 
Preghiam  propizio  , onde  1’  ardite  penne 
Empia  del  suo  favor  all’  alte  antenne. 


Digitized  by  Google 


Q TJ  A H T O 


ao3 


89 

Augusto  tempio  in  riva  al  mar  s’onora, 

Di  lì  la  gente  in  lunghe  file  unita 
Devota  parte,  e sovra  d’  essa  implora 
Sacerdotal  ’drappel  del  ciel  l’aita. 

Ti  giuro , o Re , che  la  memoria  ano  ora 
Rifugge  dal  pensier  di  tal  partita, 

Com’  10  lasciai  le  patine  sponde;  e intanto 
Torna  sugli  occhi  non  richiesto  il  pianto. 

9° 

Intorno  a noi , che  la  devota  traccia 
Segtiiani,  s’ affolla  immensa  gente  , e chiede 
Altri  F amico  , altri  al  fratei  s’  abbraccia  , 
E piange  e prega  che  ritorca  il  piede; 

V7  è chi  tutta  di  lagrime  la  faccia 
Ragna,  chi  straccia  il  crin,  ch’il  petto fiede; 
Ma  le  madri  e le  spose  in  cento  modi 
E aspetti  di  dolor  a gridar  odi: 

91 

O figlio , o figlio , o tu , da  cui  sostegno 
Sol  s’  attendeva  quest’  età  cadente , 

Non  più  dolce  speranza  e dolce  pegno. 

Ma  memoria  sarai  trista  e dolente. 

Io  dunque  a mostri  dell’  ondoso  regno 
Ti  partorii , nè  dovrò  te  presente 
Chiudere  desolata  i giorni  estremi , 

E tu  lo  vedi  e di  partir  non  temi! 


. " 92 

Nè  ’1  temi , o sposo , o tu , tu  che  mi  sei 
Soave  nodo  d’ innocenti  affetti  : 

Ah  toma  addietro , che  son  giorni  miei 
Questi  che  al  sordo  mare  era  commetti: 
Come  teco  potrò  gli  affanni  rei 
O dividere  teco  i miei  diletti , 

Se  a questo  sventurato  mio  sembiante 
Cotanti  venti  opponi  ed  acque  tante  ? 


93 

Nè  questi  sol , ma  ad  Or  ad  or  novelli 
Sensi  aggiungean  come  dettava  amore. 

I tardi  vecchi  e i pargoletti  imbellì 
V’uniano  il  pianto  e feano  il  suon  maggiore; 
Ne  rispendeano  i monti,  e parea  ebr  elli 
Egual  senso  vestisse  di  dolore, 

Ed  un’  Eco  pietosa  in  tutti  i lati 
Questo  e quel  ripetea  dei  nomi  amati; 


94 

Ma  noi  perchè  non  s'  ammollisca  in  petto 
L’  alma  , e ritardi  i generosi  passi , 

Non  di  sposa  gridare , e non  aspetto 
Miriam  di  madre  taciturni  e bassi  ; 

Ed  io  le  genti  iuver  le  navi  affretto  , 
Senza  che  alcun  detto  od  amplesso  lassi; 
Che  sebben  par  che  ilchiegga  uso  bennato, 
Pur  l’ affinino  raddoppia  in  questo  stato. 


Digitìzed  by  Google 


QUARTO 


205 


95 

Un  vecchio  v’  era  a cui  spirava  in  volto 
Aria  gentil,  sebben  d’età  già  stanco, 

Che  sorgendo  di  mezzo  al  popol  folto 
Scosse  tre  volte  il  raro  crine  e bianco , 

E sovra  i labbri  suoi  lo  spirto  accolto 
Quanto  dame  potea  l’ infermo  fianco  (3a) 

A favellar  sì  prese , e noi  dal  mare 
Le  voci  a risonar  n’  udimmo  chiare  (33). 

96 

Empia  sete  crudel  d’applausi  e gridi, 

Che  unita  a sozza  avidità  d’ impero , 
D’aura  ti  pasci,  e a un  vano  suon  t’affidi (34) 
Perchè  digiuna  di  splendor  sincero , 

Onde  avesti  tu  nome , e di  cpiai  lidi 
Barbari  sorse  chi  t’amò  primiero, 

O qual  d’ irato  Ciel  giudicio  ignoto 
Ti  fe’  dell’uman  cor  sì  dolce  volo? 

97 

11  volgo , che  non  vede  altro  che  il  manto , 
Te  d’ aurei  nomi  e d’  alte  lodi  onora  ; 

E perchè  suono  che  lusinga  alquanto 
Dall' infinto  tuo  labbro  esce  talora , 

Fama  ti  dice,  nè  s’avvede  intanto 
Che  tiranna  tu  sei  di  chi  t’  adora , 

Ed  avvolgi  soltanto  ampie  mine 
Di  genti  incaute  e di  città  meschine. 


Digitized  by  Google 


2o6 


CANTO 


98 

A quanti  il  Portogallo  or  casi  indegni 
D’onde  straniere  esponi,  e di  mal  noti 
Scogli , e purché  tu  spinga  i fatai  legni , 
Lasciar  non  temi  tanti  nidi  vóti: 

Vanne  e prometti  pur  novelli  regni , 

E nuove  vene  di  tesori  ignoti , 

Che  poi  di  tanto  suon  resterà  solo 
11  i-egno  abbandonato  e il  nudo  suolo. 

99 

Infelice  mortai , qual  duro  oltraggio 

Il  primo  error  ti  fece , e qual  tu  mieti 
Eredità  di  genitor  mal  saggio  ! 

Pria  giorni  ti  ridean  sereni  e lieti , 

Ed  era  pura  pace  il  tuo  retaggio  : 

Or  ferreo  cor  ti  resta,  e d’inquieti 
Pensier  ribolli , c suoni  ognor  di  guerra 
Abitator  di  soelerata  terra  (35). 

100 

Ma  poiché  stimi  onor  Tesser  feroce 
Lusingando  il  furor  d’ ire  famose , 

E l’è  concento  di  gioconda  voce 
11  pianto  delle  madri  e delle  spose: 
Poiché  si  crudo  sei  che  non  ti  cuoce 
Esporre  ad  onde  ignote  e sirti  ascose 
La  vita,  e,  quasi  il  donator  ingrato 
Ti  fosse,  anticiparti  il  comun  fato; 


Digitized  by  Google 


QUARTO 


20J 

101 

Qui  lunghe  guerre  avrai,  che  teco  misto 
E l’Atiìrican  che  triegua  sdegna  e pace; 

E se  l’alto  ti  move  onor  di  Cristo  , 

Qui  puoi  torre  a Maoone  ara  e seguace; 
Se  avara  sete  di  novello  acquisto 
T’  arde , immenso  terreno  a lui  soggiace  ; 
E se  gran  pregio  di  valor  ti  cale  , 

Ei  braccio  vanta  al  tuo  gran  braccio  eguale. 

102 

Ma  cresca  pure  ai  patini  lari  intorno 
E ne  minacci  il  barbaro  Allineano , 

Purché  si  corra  ai  lidi  ond'esce  il  giorno, 
Sconosciuto  sfidando  oste  lontano; 

Nè  di  cotante  genti  alcun  ritorno 
F accia  alla  patria  che  ne  p;anga  invano , 
Purché  i nipoti  chiamimi  signore 
D’Arabia  e Persia,  o d’india  scopatore. 

io3 

Pera  colui  che  primo  al  mar  commise 
Legno , e raccolse  in  fragil  vela  i venti  (36). 
Non  padre  a lui  nè  bella  madre  rise 
Allor  che  gli  occhi  aperse  in  fra  i viventi. 
Sotto  l’alte  onde,  enei  primier  divise, 
Giaccia  il  rio  nome , nè  di  dolci  accenti 
Musa  risvegli  mai  l’empia  memoria, 

Nè  nota  il  segni  di  verace  istoria. 


Digitized  by  Google 


ao8 


canto 


104 

Ma  dal  dì  che  Prometeo  osò  rapire 

Un  de’  suoi  raggi  al  Sole , indi  con  quello 
Insensibile  creta  colorire, 

E agitarle  nel  sen  spirto  novello  (37"), 

Sì  fiero  n’  avvampò  P umano  ardire , 

Che  divenne  a se  stesso  empio  e rubello: 
Era  pur  meglio,  o Prometeo,  che  mai 
La  fatai  mole  aprisse  al  giorno  i rai; 

105 

Che  non  avrebbe  il  giovinetto  ardito 
L’ inegual  carro  di  guidar  tentato  , 

Nè  per  dar  nome  a nuovo  mare  o lito  (38) 
Altri  s’avria  di  penne  il  dorso  armato. 

Già  non  fremer  di  flutti,  e non  ruggito 
Di  belva , non  tonai*  di  cielo  irato 
L’  empio  mortai  da  stolta  impresa  aflrena  (39): 
O dura  sorte , o ben  voluta  pena  (40)  ! 


Digitized  by  Google 


3 J>  • 

A 


NOTE 

AL  CANTO  QUARTO 


i 

n 

y OMO  despues  del  tempestoso  dia 
La  tarde  clara  sue  ir  ser  sabrosa  , 

I despues  de  la  nache  tenebrosa 
£l  resp/andor  del  Sol  piacer  embia  : 

Assi  embia  , ec. 

Boscaa. 


a 

Dopo  la  morie  di  Ferdinando  , il  quale  non  lascio  figli 
maschi , tre  Giovanni  pretesero  il  trono.  Il  primo  , figlio 
legittimo  d’  Ines  e di  don  Pietro  , era  allora  detenuto 
prigioniero  in  Ispagna  ; il  secondo  , Giovanni  re  di  Ca- 
stiglia  , traeva  i suoi  diritti  dal  suo  matrimonio  con 
Beatrice,  figlia  di  Ferdinando  e di  F/eonora  , la  quale  , 
per  un’  espressa  clausola  di  quelle  nozze  , doveva  esser 
regina  dopo  il  padre  , se  questi  non  lasciasse  eredi.  Fi- 
nalmente il  terso  era  figlio  naturale  del  ridetto  don  Pie- 
tro e di  Teresa  Dulaurens.  Il  suo  diritto  al  retaggio 
non  era  certamente  quello  che  meglio  fosse  fondato , ma 
i suffragi  della  nazione  si  dichiararono  in  suo  favore. 
Tutti  gli  storici  portoghesi  confermano  il  portento  che 
narrato  vien  dal  poeta.  Soggiungono  essi  che  il  padre  di 
Giovanni  sogno  di  vedere  il  Portogallo  in  fiamme,  e 
(Giovanni  smorzare  V incendio.  Gloriosamente  egli  tenne 

Camoens  i4 


Digitized  by  Google 


210 


NOTE 


il  regno,  e riporto  sopra  i Casti  "Unni  la  famosa  batta- 
glia di  Aliubarota  , di  cui  riporterassi  più  innanzi  la 
descrizione . 

3 

La  regina  vedova  Eleonora  Telici  de  Meneses,  reggente 
del  regno,  tutto  faceva  a grado  del  conte  Ourem  , per- 
sona sospetta  agli  Stati  del  Portogallo  e mal  veduta  dal 
popolo.  Ordita  conir'  esso  una  trama  da  pochi  uomini 
coraggiosi  , cosi  nobili  come  borghesi , fecero  questi  lor 
rapo  il  gran  maestro  dell'  ordine  militare  d’ A vissa  , don 
Giovanni , figlio  naturale  del  re  Pietro  1,  da  cui  guidati, 
penetrarono,  in  numero  di  quaranta,  gli  appartamenti  della 
regina  , che  vide  dinanzi  a sii  trucidare  il  suo  favorito. 
Chiuse  immantinente  tutte  le  uscite  del  palagio  , i con- 

5 innati , che  vollero  indagare  gli  animi  degli  abitanti  di 
àsbona  , sparsero  voce  , essere  perito  il  gran  maestro 
sotto  i colpi  del  conte  Ourem  ; la  qual  cosa  basto  per 
mettere  in  furore  la  plebe  , che  rendendosi  in  gran  folla 
al  palazzo  , ne  fece  in  pezzi  le  porle.  Mostratosi  allora 
il  gran  maestro  , si  cambio  in  immoderata  gioia  il  fu- 
rore del  popolo  , che  proruppe  altamente  in  imprecazioni 
contro  i Castig/iani  ed  i toro  fautori  j del  qual  novero 
essendo  il  vescovo  di  Lisbona  , fa  precipitato  dall’  alto 
della  cattedrale.  Temendo  per  sua  vita  la  stessa  regina  , 
si  lasciò  persuadere  alla  fuga  , consiglio  funesto  ai  par- 
tigiani di  lei  e della  sua  figlia.  Il  gran  maestro  , accorto 
in  colorare  le  ambiziose  sue  mire  , finse  volere  rifuggirsi 
nell’  Inghilterra  , onde  sottrarsi  alla  castigliana  vendetta  : 
ma  vi  si  oppose  la  nazione  che  fido  a don  Giovanni  la 
reggenza  e il  comando  supremo  di  tutte  le  forze  porto- 
ghesi. 

Istrutto  delle  rose  che  avvenivano  in  Lisbona  , il  re 
di  Casliglia  mosse  con  numeroso  esercito  contra  il  Por- 
togallo. Laonde  , adunatisi  in  Coimbra  gli  Stati  di  questo 
regno  , dichiararono  il  re  di  Casti  glia  caduto  da  tutti  i 
diritti  che  le  contratte  nozze  gli  ilavano  , siccome  vio- 
latore del  patto  ad  esse  inerente  di  non  condur  mai  sue 


Digitized  by  Google 


NOTE 


21  I 


truppe  nelle  portoghesi  contrade . Postisi  indi  a deliberare 
sul  re  novello  da  scegliersi , la  maggior  parte  dei  Grandi 
inclinava  ancora  a favore  del  Casligliano  ; ma  nel  mezzo 
della  discussione  alzatosi  don  Alvarez  Pereyra  : <£  Io 
u sostengo , disse , che  fa  d’  uopo  mettere  in  trono  il 
u gran  maestro.  Se  v’  è chi  avvisi  diversamente . si  pre- 
senti.  Son  pronto  a difendere  i diritti  di  don  Giovanni 
“ in  campo  chiuso  , alla  presenza  di  giudici  e di  testi- 
w moni.  ,,  F enuti  nella  sentenza  del  Pereyra  i deputati 
della  città , don  Giovanni  fa  acclamato  Be.  V ani  tor- 
narono ad  annullare  tal  nomina  gli  sforzi  del  re  di  ( a - 
stiglia  : perche  sette  mila  Portoghesi , ardenti  di  patrio 
amore , furono  assai  contro  trenta  mila  Castigìiani  , 
disfatti  nelle  pianure  di  A liulmrola  ; per  la  quale  vit- 
toria assicurarono  il  trono  al  principe  di  loro  scelta. 
Ecco  la  descrizione  di  questa  battaglia  che  occupa  tanta 
parte  di  questo  canto. 

Uguaglia  di  Aliubarota. 

Fra  due  re  castigìiani  e portoghesi , che  entrambi  no- 
maronsi  Giovanni  /,  ai  l3  di  agosto  del  l3K5  segui  la 
battaglia  d ’ Aliubarota  , si  fumosa  negli  annali  del  Por- 
togallo. Fu  Beira  la  prima  provincia  nemica  occupata  da 
Giovanni  di  Castiglia  , il  quale  presa  Ce/orica  , deva- 
stata Tramoso , arsi  i sobborghi  di  Conimbrn  e passato 
il  Mondego  , strinse  d’  assedio  Leiria  nell ’ Estremadum 
portoghese. 

Per  si  rapido  innollrar  del  nemico  non  si  smarrì  l’al- 
tro monarca  , che  presto  a raccogliere  le  sue  truppe . gli 
mosse  incontro  , accompagnato  dal  suo  contestabile , il 
valoroso  Nunez.  Essendo  i Castigìiani  assai  superiori 
di  forze  ai  Portoghesi  f si  delibero  fra  questi  di  sepa  • 
rare  0 esercito  in  due  corpi  , /’  uno  dei  quali)  per  dare 
divagamento  al  nemico  , penetrasse  nella  Castiglia  , men- 
tre Coltro  avrebbe  travagliati  que’  Castigìiani  che  già 
stavano  nelle  terre  del  Portogallo.  Non  durò  fatica  il 
Nunez  a dimostrare  improvvido  tate  consiglio , siccome 
inteso  ad  indebolire , col  dividerlo  , C esercito  portoghese  , 


Digitized  by  Google 


312 


NOTE 


che  senza  ciò  era  dì  per  se  stesso  debole  assai  a petto 
ilei  castigliano.  Egli  avvisò  in  vece  doversi  tentare  un 
ultimo  sforzo  per  iscacciare  dal!’  occupato  territorio  il 
nemico  , mentre  questi  doveva  meno  aspettare  sì  fatta  sor- 
presa per  la  fiducia  inspiratagli  dalle  sue  forze:  la  qual 
sentenza  prevalse. 

Non  lardarono  i due  eserciti  ad  essere  in  presenza  un 
tiell’  altro.  Grande  accorgimento  dimostrarono  i Porto- 
ghesi nello  scegliere  il  campo  , il  quale  fu  in  angusto 
luogo  , che  mettendo  ai  loro  fianchi  due  valli  imprati- 
cabili i apriva  ad  essi  in  prospetto  vasta  pianura  , su  cui 
potevano  a Iteli’  agio  dispiegarsi.  j4  soli  sei  mila  c cin- 
quecento uomini  ascendeva  questo  picciolo  esercito  , nè 
una  parte  di  essi  avea  d’ altr’  armi  che  piuoli  e mazze 
ferrate.  Gli  storici  portoghesi  pretendono  che  triplo  fosse 
l’ esercito  castigliano  , mentre  gli  scrittori  di  questa 
nazione  non  lo  fecero  che  di  dicci  mila  uomini  d’ infan- 
teria , e di  due  mila  di  cavalleria , la  qual  cosa  fu  sem- 
pre un  confessarlo  assai  superiore  all’  altro. 

Non  appena  l’  esercito  portoghese  fu  messo  in  ordine 
di  battaglia  , che  tal  movimento  opero  il  castigliano , 
pel  quale  l’altro  avendo  sempre  il  sole  in  faccia,  era 
in  oltre  esposto  al  vento  che  portava  sovr’  esso  tutta  la 
polve  mossa  dallo  scalpitar  del  nemico.  Ma  tanto  si  fu. 
V ardor  del  combatter»  nei  Portoghesi  , che  non  posero 
mente  a queste  due  molestie  , di  cui  gravi  potevano  es- 
sere le  conseguenze. 

Spettacolo  singolare  offersero  i prelati  d’  entrambe  le 
parti,  prima. che  si  venisse  alla  zuffa  f perchè  V arcive- 
scbvo  di  Braga  corse  di  fila  in  fila  distribuendo  ai  Por- 
toghesi le  indulgenze  concedute  da  Urbano  /,  mentre 
i vescovi  spagnuoli  presentavano  i Castigliani  di  quelle 
che  venivano  da  Clemente,  competitore  di  Urbano  ; sicché 
agli  odii  di  nazione  aggiungendosi  che  l’  un  esercito  ri- 
guardava come  scismatico  l’ altro  , il  fanatismo  religioso 
era  uno  stimolo  di  più  ai  combattenti. 

1 Castigliani  sorpresero  e spaventarono  a prima  giunta 
i Portoghesi , scaricando  contraessi  due  pezzi  d’ artiglie- 
ria , della  quale  in  quei  giorni  appena  conoscevasi  l’  uso 


Digitized  by  Google 


NOTE 


ai3 

fra  gli  Spagnuoli.  Ne  rimasero  morti  due  soldati  che 
erano  fratelli  ; ma  un  altro  soldato  si  diede  a gridare  essere 
stata  questa  una  provvidenza  del  cielo  che  liberava  l’  e~ 
sercito  di  due  colpevoli  , V uno  de' quali  aveva  truciilato 
un  prete  nel P atto  di  celebrare  la  messa  ; il  che  si  ebbe 
per  segnale  di  vittoria  : onde  rassicurati  i Portoghesi  , 
e sciamando  : San  Giorgio,  che  era  il  grido  dilla  batta- 
glia, si  spinsero  contro  il  nemico. 

Non  isteltero  ad  aspettargli  i Castigliani , ma  scaglian- 
dosi sovr’  essi,  fecero  dare  addietro  il  contestabile  del  Por- 
togallo. V le  più  animati  da  questi  vantaggi , altri  mag- 
giori ne  ottenevano  ; e il  valore  secondando  il  loro  nu- 
mero , già  il  disordine  impadronivasi  deli'  altro  esercito  , 
quando  il  re  portoghese  , toltosi  fuori  del  centro  del 
battaglione  dell'  ala  destra,  grido  alle  soldatesche  di  se- 
guitarlo, eh' egli  stava  per  additar  loro  il  cammino  della 
vittoria.  In  fatti , traendo  seco  un  eletto  drappello  di  mi- 
lizie , sbaragliò  un  corpo  nemico , cui  pero  sottentrarono 
novelle  bande  per  assalirlo.  Generale  diviene  la  mischia  f 
V infanteria  e la  cavalleria  si  confondono  j la  morte 
miete  per  ogni  dove  una  folla  di  prodi. 

Il  re  di  Castiglia , che  per  riguardo  alla  sue  infermità 
si  facea  portare  in  una  lettiga  scoperta  , trascorreva  in- 
coraggiando le  file  de?  suoi  ; ma  meglio  fece  il  re  por- 
toghese , che  menando  terribili  colpi , si  esponeva  al  pari 
d’  ogni  soldato  ; onde  le  sue  milizie  .commosse  da  tanto 
eroismo  , operarono  inauditi  prodigi.  Lo  scompiglio  entri 
fra  i Castigliani  atterrili  in  veggendo  i primarii  de’  lor 
condottieri  qual  morto  , qual  mortalmente  ferito  ; sic- 
ché finalmente  si  diedero  alla  fuga,  abbandonando  il  pro- 
prio re,  che  per  non  cadere  nelle  mani  de'  vincitori , fu 
costretto  mettersi  a cavallo. 

Un  certo  numero  di  Portoghesi  serviva  sotto  te  casti- 
gliane  bandiere.  Quelli  fra  costoro  che  non  perirono 
coll ' armi  in  mano  , vennero,  quai  traditori , messi  a morte 
anche  dopo  essersi  dati  prigionieri.  In  di  tal  numero  Al- 
fonso Pereira  , fratello  del  contestabile  ; né  gli  valse  che 
il  re,  bramoso  di  salvargli  la  vita,  lo  desse  in  guardia 
ad  uno  de'  propri  ufficiali  , impotente  a sottrarlo  al  furor 


Digitized  by  Google 


NOTE 


2l/\ 

ilei  solitati.  Il  re  vittorioso  riposatasi  alquanto  , allor- 
ché ad  aumento  di  sua  contentezza  gli  venne  portato  il 
grande,  stendardo  di  Cartiglia , rinvenuto  sul  campo  di 
battaglia.  Immenso  fu  il  bottino  , perche  molti  fra  i più 
grandi  signori  castigliani  trovaronsi  fra  i morti  di  quel- 
P esercito  , che  si  fecero  ascemlere  a dieci  mila.  Il  re 
portoghese  ordinò  che  i principali  suoi  ufficiali  periti 
in  quella  giornata  avessero  sepoltura  nel  monastero  di 
A/cobassa  ove  stanno  le  tombe  dei  re.  Ne  il  numero  di 
questi  ufficiali , n'e  quello  dèi  soldati  poi  toghesi  ivi  morti 
fu  considerabile.  Giusta  la  costumanza  di  quei  tempi  , 
il  principe  vincitore  rimase  Ire  giorni  sul  campo  di  bat- 
taglia per  dar  sepoltura  agli  estinti  , ed  innalzare  trofei 
sugli  alberi  e le  montagne  di  quei  dintorni. 

Il  re  di  Castiglia , nel  mezzo  della  sventura  , serbò  tale 
condotta  che  onoro  i sentimenti  del  suo  animo.  Mal  reg- 
gendo a contemplare  il  dolore  che  ebbe  il  popolo  di  Si- 
viglia per  j!  sanguinose  disfatte,  si  ritrasse  a Carmona. 
E maggior  lode  gii  merito  il  contegno  che  tenne  allorché 
un  ufficiale  castigliano  , credendo  così  coltivarsi  il  regio 
favore , maltrattava  dinanzi  allo  stesso  re  un  Portoghese, 
fatto  prigioniere  in  una  città  conquistata  prima  di  mirila 
rotta.  A questo  ufficiale  così  disse  il  sovrano  : l<  V oi 
“ male  operate.  Tutti  i Portoghesi  che  per  me  parteg- 
{t  giarono , morirono  dinanzi  a miei  occhi  $ quelli  che 
**  presero  P armi  contro  di  me  , m’  hanno  vinto.  ,,  Ri- 
mando indi  liberi  a Lisbona  tulli  « Portoghesi  eh ’ erano 
in  suo  potere , ne  guari  andò  che  in  compenso  si  vide 
restituiti  molti  Castigliani , posti  in  libertà  dal  suo  non 
men  generoso  nemico. 


4 


Il  famoso  Cid  Rodrigo  , il  più  famoso  eroe  dell ’ antica 
Spagna. 


5 


Con  tutta  quella  gente  che  si  lava 


Digitized  by  Google 


NOTE 


ai  5 

In  Guadiana  y e bee  della  riviera . 

Ari  otto. 

...  Peneì  , qui  rura  colunt , quorumque  labore 

Thessalus  JEmoniam  vomer  proscindit  Jolcon. 

Lue. 

6 

La  Galizia  è uno  dei  pià  poveri  paesi  della  Spagna. 
I suoi  abitatori  ny  escono  per  andare  a servire  in  Casti - 
glia  e nelle  contrade  opulente  del  regno.  E modo  comune 
di  dire  in  Ispagna  , he  lido  tradado  corno  si  fuera  un 
Gallego  ; “ mi  lutano  trattato  come  se  fossi  un  di  Ga- 
**  lista.  ,, 

7 

. . Misit  dives  Galle-eia  pubetn 

Barbara  nunc  patriis  ululantem  carmina  linguist  IC • 

* sa.  It ai. 

8 

Non  sete  quelli  voi  che  meco  f uste 
Contro  cigolante,  disse  , in  Aspromonte  ? 

Sono  le  forze  vostre  ora  sì  fruste  , 

Che  s’ uccideste  lui , Troiano  e Al  monte  , 

Con  cento  mila , or  ne  temete  un  solo  ? 

Ariosto. 

» 

9 

E tutta  quanta  Europa  arme  arme  freme. 

Monti. 

10 

Pars  leves  cljpeos  et  spicula  lucida  tergunt 

P 


Digitized  by  Google 


NOTE 


2l6 

Arvina  pingui,  subiguntque  in  cole  secures  ) 
ò'ignaque  ferre  juvat , sonitusque  audire  tubarum. 

V irgilio. 


rt 

E si  sentir  ne  V una  e V altra  riva 
Pianger  donne  e donzelle  e Jiglit  e mairi. 

Vit.  Colonna. 

Excepit  resonis  clamorem  vallibus  JEmus  , 
Peliacisque  dedit  rursus  geminare  cavernis  : 

Pindus  agii  fremitus  , Pangaeaque  saxa  resultane, 
JEleaeque  gemunt  rupes. 

Lucano. 


1» 

Ergo  utrimque  pari  concùrrunt  agntina  motu 
Irarum  ; mctus  hos , regni  spes  excitat  illos. 

Lucanf. 


i3 

Ut  fera , quae  densa  venantum  saepta  corona 
Contro  tela  furit  , seseque  haiid  nescta  morti 
Injicit,  et  salta  saprei  venabula  fertur. 

Virgilio. 


*4 

Ut  Lea  quam  soevo  Joetam  presserò  cubili 
V enantes  Numidae  , natos  ertela  superstat 
Mente  sub  incerta  torvum  ac  miserabile  frendens. 

Sut, 


i5 

Qual  per  le  selve  Nomade  0 Mossile 


Digitized  by  Google 


NOTE  217 

• • • jC a generosa  belva,  ec. 

Ariosto. 

16 

Crudescunt  sanguine  pugnae. 

Virgilio. 

Incrudelisce  e innaspra  la  battaglia. 

Ariosto. 

17 

. * • Hutuli  dant  terga  per  agros. 

Virgilio. 

18 

Regnava  a quey  tempi  V usanza  che  il  vincitore  si  ri- 
manesse per  tre  giorni  sul  campo  di  battaglia  Onde  far 
fede  della  vittoria  , e spesso  perdendone  di  tal  guisa  i 
frulli  migliori.  Questo  costume  derivava  dal  genio  di 
quey  secoli  di  cavalleria  , in  cui  operavasi  per  la  gloria 
ogni  cosa.  j4y  tempi  nostri  in  cui  la  guerra  e una  scienza  t 
ed  il  computo  degli  interessi  è grande  argomento  di  sol- 
lecitudine , si  ammira  giustamente  la  condotta  ilei  capi- 
tano che  dopo  aver  vinto  tn  battaglia  a tronca  la  ritratta 
al  nemico , e corre  a sorprenderne  le  sprovvedute  for- 
tezze. 

19 

E ricevè  condìtlon  di  pace 

Si  come  imporgli  al  pio  Goffredo  piace. 

T.  Tasso. 

20 

Queste  due  principesse  eran  nipoti  di  Odcardo  IV , 


Digitized  by  Google 


NOTE 


2l8 

re  d’  Inghilterra.  La  prima  , che  chiamatasi  Filippina  f 
si  maritò  col  re  di  Portogallo.  L’  altra  , detta  Catta-ina  , 
sposò  f non  già  il  re  di  Pastiglia  t come  dice  il  Camoens  , 
ma  bensì  il  figlio  di  lui  Enrico  , il  quale  salì  al  trono 
due  anni  dopo.  In  un  racconto  poetico  non  gran  fatto 
importano  questi  errori. 

ai 

Fide  le  Gade  e la  meta  che  pose 
Ai  primi  naviganti  Ercole  t «- 

Ariosto. 


aa 

Nulla  sors  longa  est:  dolor  aa  voluptas 
Invicem  cedunt. 

• Sea. 


a3 

Ferdinando  assediò  la  città  di  Tanger:  ma  fu  inve- 
stito egli  stesso  da  un  esercito  numeroso  di  Mori.  Gli  fu 
d’  uopo  calare  agli  accordi , ed  egli  si  diede  prigioniero  , 
sinché  per  suo  riscatto  Ceuta  fosse  a quelli  restituita • 
Ma  tosto  che  i Portoghesi  si  trovarono  fuor  di  pericolo } 
il  primo  egli  fu  ad  opporsi  che  questa  città  si  rendesse  , 
ed  antepose  .li  rimanersi  fra  le  mani  rie’  Mori  , esposto 
a trattamenti  più  barbari  e crudi  , i quali  ben  presto  lo 
trassero  a lagrimevole  fine . 

*4 

Morto  che  fu  Enrico  IF  re  di  Casti :’lia  , Alfonso 
contese  qu-stn  corona  a Ferdinando  il  Cattolico  , come 
racconta  Fase > in  appresso.  La  battaglia  seguì  presso  a 
Toro  t ed  indecisa  rimase.  Si  noto  qual  singolarità  di 
quella  giornata  che  il  corno  destro  rie’  Casigliani  t il 
quale  si  scompiglio  , era  comandato  da  Ferdinando  in 


Digilized  by  Googl 


NOTE  219 

persona,  e che  il  re  Alfonso  conduceva  il  corno  destro 
de’  Portoghesi  , il  quale  fu  rotto. 

a5 

' Giovanni  II  fu  il  primo  a ideare  il  disegno  di  andare 
alle  Indie  passando  pei  mari  dell' Africa  ; il  che  fu  poi 
mandato  ad  esecuzione  da  Pasco  di  Gama  , l'  eroe  di 
questo  poema  , sotto  il  regno  di  Emanuele. 

De.  la  bella  cittade  agli  osi  nata 
Che  il  nome  lien  de  la  bella  Sirena. 

Martir. 

a7 

. . . . P alleggiando  rada , ec. 

. . . gl’  Indi  e i regni  Nabatei  : 

E torni  poi  , per  così  lunga  strada  , 

A ritrovar  i Persi  e gli  Eritrei. 

Ariosto. 


28 

Questa  torre , dicono  , fu  innalzata  nel  piano  di  Sen- 
naar  in  Caldea.  Evvi  gran  tratto  di  distanza  di  quinci 
al  Golfo  Persico.  Forse  l’  autore  allude  allo  stretfo  di 
Babel-Mandel  , che  giace  all’  ingresso  del  Mar  Rosso. 
Babel-Mandel  sign  ifi ca  in  Arabo  Porto  della  morte , 
perocché  questo  passo  è assai  pericoloso. 


a9 

Già  Jìammcggiava  V amorosa  stella 
Per  V Oriente. 


Petr. 


7 


Digitized  by  Google 


220 


NOTE 


3 o 

Allor  che  i sogni  men  son  fabulosi. 

Ariosto. 


Si 

Si  i preteso  che  il  Gange  fosse  uno  de'  quattro  fumi 
che  scorrevano  nel  Paradiso  Terrestre  ; e questo  fonda- 
mento basta  per  giuslifcare  una  fazione  poetica. 

3a 


. . . Genita  aegra  trahenlem 

Jactantemque  utroque  caput. 

Virgilio. 

33 

Il  discorso , posto  dal  poeta  in  bocca  di  questo  vec- 
chio , è la  fedele  manifestazione  di  ciò  che  si  pensava  in 
Portogallo  intorno  alla  spedizione  di  Gama.  Si  credeva 
generalmente  eh ’ egli  non  tornasse  più  indietro . I?  intro- 
duzione di  questo  personaggio , il  quale  annunzia  sventure , 
è rf’  altronde  felicissima  idea.  Più  vivo  interesse  ella 
sparge  sopra  il  viaggio  di  Gama  e de’  suoi  compagni.  Il 
sinistro  vaticinio  del  vecchio  , la  partenza  di  Gama  per 
le  Indie  dipinta  co>  più  vivaci  colori,  l’  apparizione  del 
Gange  e dell ’ Indo , sono  bellezze  che  innalzano  il  Ca- 
moens  nella  sfera  de?  più  grandi  poeti. 

34 

Aura  populi  et  vulgus  infdum. 

Sen. 


35 


Ut  inquinavit  aere  tempuf  aureum 


Digitized  by  Google 


NOTE 


2 21 


A Ere  -,  dehinc  ferro  , durovit  saecula. 


Orazio. 


36 


Ah  pereat  quicumque  rates  et  vela  paravit 
Primus , et  invito  gurgite  fecit  iter. 

Prop. 


37 


A tirine  J ape  ti  genus 

Ignem  fronde  mala  genlihus  intubi. 

Post  ignem  aetheria  domo 
Snfidiiclum  , macies  , et  nova  febrium 
Terris  incubuit  cohors  : 

Semotique  prius  tarda  necessitai 
Idilli  corripuit  gradum. 

Orazio. 


38 


. . . Vitreo  datar us 

Nomine  ponto. 

Oraz  i*. 


39 

?..  N il  vis  fiumana  reliquie 
In  taciuto. 

I G.  Vi  da- 


40 

0 nimiunt  miseri  nos  et  genus  aerunmosum. 

Frar* 


Digitized  by  Google 


Digitized  by 


I LUSIADI 


CANTO  QUINTO 


ARGOMENTO 

Continuazione  del  racconto  di  Gama.  Passaggio  del- 
l1  Equatore.  1 Portoghesi  approdano  a diversi  punti 
del  lido  affricano.  il  gigante  Adaniaslorre  sorge  a mi* 
nacciarli  , presso  il  Capo  di  Bnona  Speranza.  Le 
scorbuto  aliligge  l1  armata  portoghese,  la  quale  si  ri- 
stora a Melinde.  Fine  della  narrazione  di  Gama. 


I 

Otia  s’  apri  ano  le  vele,  e la  sua  pena 
Seguiva  il  vecchio  in  questi  sensi  ancora 
L"  onda  tranquilla  mormorava  appena 
Sotto  il  Sol  senza  nubi  uscito  mora; 

Di  nautico  clamor  sonò  F arena 
Tosto  che  sciolta  fu  l1  ardita  prora  ; 

Cliè  pur  giova  partendo  il  dire  addio 
Ai  cari  amici  ed  al  terren  natio. 


CANTO 


22  4 


2 

Sin  tra  con  gli  altri  colli  ornai  dispare  , 

Ond’  è Lisbona  mia  lieta  e ridente  ; 

Pur  il  guardo  d’  ognun  li  siegue  , e pare 
Che  arrestar  voglia  il  dolce  suol  fuggente: 
Ma  spiran  l’ aure,  nè  più  terra  appare , 

Ed  acqua  ovunque  , ovunque  è ciel  presente , 
E già  tanto  corriam  di  mare  aprico 
Quanto  giammai  nuovo  nocchiero  o antico 

3 

Già  P isole  scopriam  dove  discese 
Primiero  il  grand’Enrico , e lor  fe’  grido  0) 
Di  Mauritania  i monti  ed  il  paese 
Restaci  a manca  che  d’ Anteo  fu  nido  : 
Acque  a man  dritta  ancor  da  solco  illese 
Veggiamo  sol,  nè  terra  aprirsi  o lido; 

Pur  crede  alcun  che  quivi  ancora  Teli 
Ricche  terre  v’  abbracci  e popol  lieti. 

4 

Poi  costeggiare)  Madera  che  dal  seno  O) 
Sorge  dell’  acque , d’  alte  selve  cinta  (3) , 

E si  fresco  ne  ride  il  bel  terreno 
Qual  faria  piaggia  di  più  fior  dipinta. 

Noi  P abitammo  primi , e benché  meno 
Di  nome  sia , perchè  ultima , distinta 
Coll’ ombre  fresche  e la  gentil  riviera 
Venere  cangieria  Cipro  e Citerà  (4). 


Digitized  by  Google 


225 


QUINTO 

5 

Indi  Massilia  decliniam , che  nuda 
Mostra  d’ un  lieto  verdeggiar  la  fronte  (5). 
L’ avaro  suol  di  fresco  umor  non  suda , 
Onde  rio  scorra , o vi  zampilli  fonte  : 
Pasconvi  smunte  greggi , e augei  di  cruda 
Unghia  e di  duro  rostro  a par  del  monte  5 
E questo  e quel  dei  steril  fianchi  suoi 
Barberia  quinci  chiude,  Etiopia  poi. 

6 

Ma  colà  giunti,  dove  giunto  il  Sole 
Coll’  aureo  cocchio  verso  Borea  riede , 
Sovra  il  deserto  mar  le  terre  sole 
Incontriam  degli  Etiopi  adusta  sede. 

Qui  volge  di  liedd’  acque  immensa  mole 
11  Senegalle,  e l’alto  Capo  siede, 

Che  già  d’ Arsina  nominò  la  fama  (6) , 

Or  nuovo  grido  Capoverde  il  chiama. 

7 

Passate  le  Canarie,  che  felici 
Far  dette  un  tempo  , ecco  sul  mar  le  belle 
Terre  di  lieto  e fertil  suol  nutrici 
Che  d’ Espero  abitar  le  tre  donzelle. 

Son  varii  seni  d’ isolette  aprici 
Nomati  ancor  dal  bel  soggiorno  d’elle, 

E ove  già  in  aravi  gli  e avean  vedute 
Altre  armate  dal  Tago  in  pria  venute. 

Camoens  t5 


Digitized  by  Google 


8 

Qui  bel  porto  n’  accolse , e di  soavi 

Frutta  ne  die1  ristoro,  e di  dolci  acque  (7); 
E 1’  isoletta  che  afferrar  le  navi 
Dal  divo  ispan  guerrier  nomar  ne  piacque  C8)? 
P*  co  stetter  però  le  ancore  gravi, 

E appena  delle  fresche  aure  rinacque 

Lo  spirar  lusinghiero  , il  lieto  grido 

Dei  nocchier  sorse,  e abbandoniamo  il  lido. 

9 

A rader  segui  tiam  d’ Affrica  il  fianco 
Che  ad  oriente  verge,  e l'ampia  sorge 
Provincia  di  Jaloff,  che  volto  bianco 
F ra  i diversi  suoi  popoli  non  scorge , 

E la  riviera  ove  il  Gamnea  già  stanco 
All’  Atlantico  corre , e dove  sporge 
La  gran  Malinga  ricche  vene  d’  oro, 

E altrui  couiparte  il  bel  natio  tesoro. 

10 

Poi  l’  Orcadi  veggiam , già  rio  soggiorno 
Delle  figlie  di  Forco , e ove  sciogliea  (9) 
Una  di  lor  sì  vaghe  treccie  al  giorno  , 

E sì  dolci  il  mattino  le  spargea 
Al  vago  viso  e al  bianco  collo  intorno , 
Che  in  mezzo  all1  acque  sue  Nettun  n’ardea: 
Misera  te,  che  in  crudi  serpi  avvolte 
Fur  poi  le  belle  chiome  all  aura  sciolte. 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


227 


11 

E sempre  ad  Austro  il  corso  volto , appena 
Il  Capo  delle  Palme,  e piìi  si  vede 
Dell’  alta  Leonea  l1  ispida  schiena , 

L’ isola  San  Tomaso  indi  succede  ; 

E del  gran  Congo  alfin  s’apre  l’arena 
Che  il  dono  tien  da  noi  di  vera  fede  : 

E il  Zaire  veggiam,  che  ignoto  giacque, 

E corre  immensa  via  eoa  le  chiare  acque  (io). 

12 

Ma  tanto  ciel  ci  si  nasconde  ornai  , 

E cotante  acque  a tergo  ornai  ne  vanno. 
Che  te , che  a parti  eguali  in  mezzo  stai , 
Passato,  ardente  zona,  i nocchier  hanno; 

E ove  dall’  uno  all’  altro  polo  i rai 
Il  Sole  riportando , in  un  sol  auno 
Sparge  due  volte  le  fresche  erbe  e il  gelo. 
Le  vele  alziam  sotto  straniero  cielo  (n). 

t3 

E già  sotto  altro  ciel  la  lor  faeella 

Veggiamo  1’ Orse  spegnere  nell’ onde  (1  a), 

JVè  gir  la  notte  sì  lucente  e bella 
Come  del  Tago  alle  native  sponde, 

Anzi  1’  astro  che  avea  guidato  a quella 
Parte  le  navi , subito  s:  asconde , 

E salutiam  nuov’  astro  ignoto  innante , 

E che  spiega  dall’Austro  il  bel  sembiante (i 3). 


Digitized  by  Google 


C A N T O 


228 

*4 

L’opposto  polo  è questo  incerto  ancora, 

Se  non  vi  riconosca  il  mar  confini , 

O se  terra  si  celi  a vaga  prora 

• Degli  immensi  al  di  là  tratti'  marini  (i3). 

Non  io,  se  ferrea  voce  o vigor  fora 
Intorno  a me  di  fianchi  adamantini , 

Narrar  potrei , signor , quanto  soffersi 
A dirsi  nuovo , orribile  a vedersi. 

15 

Or  improvviso  imperversar  di  vento, 

E lungo  tratto  d’  aer  cupo  intorno  , 

Arder  di  vivo  fuoco  e fier  concento 
Di  nembi  e tuoni  onde  rifugge  il  giorno; 

E notte  poi  di  tenebre  e spavento 
Care  a cosi  precipita  il  ritorno , 

Che  l’ onde  inorridiscono , e smarrito 
Non  crede  l’ uom  di  riveder  più  lito. 

16 

Si,  vidi  anch’io  ciò  che  dall’uso  saggio 
Crede  il  nocchiero  portentoso  segno, 

Il  lieto  scintillar  d’ un  puro  raggio 
Lambir  le  antenne  al  combattuto  legno  04)> 
Allor  che  unito  a minacciar  naufragio 
Freme  di  Giove  e di  Nettuno  il  regno , 

E altra  cosa  maggior , di  ferror  piena , 

Mi  vinse  l’ alma  si , eh’  il  credo  appena  (i5). 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


229 


17 

Picciol  vapor  dal  sen  dell’  acque  uscia , 

Che  qual  fumo  ascendea  lieve  e negletto  (16); 
E il  vaneggiar  deli’ aure  in  ciel-  segui  a 
Cangiando  ad  or  ad  or  loco  ed  aspetto; 

E onde  vapore  era  partito  pria, 

Ritornava  canal  sì  angusto  e stretto, 

Ch’  errare  Io  veggiam  sul  dorso  all’ onde 
Qual  nebbia  che  ogni  lieve  aura  seconde. 

18 

Ma  quasi  pianta  ad  or  ad  or  erescea 
Che  braccio  spieghi  e ramoscello  breve, 

E 1*  alfo  capo  suo  nube  si  fea 
Colle  granir  acque  che  dal  mare  ei  beve. 
Già  scuri  lembi  immensi  distendea 
Ciò  eh1  era  solo  nuvoletta  leve  ; 

Che  quanto  ei  segue  a ber  di  salso  umore, 
Tanto  la  nube  ne  divien  maggiore. 

*9 

Come  mignatta  suol , che  incautamente 
In  fra  I1  uno  raccolga  e 1*  altro  corno 
Torel  che  , sceso  a limpida  corrente , 
Tempra  nelle  fresche  acque  il  caldo  giorno, 
Suggeme  il  vivo  sangue  , e orribilmente 
Crescer  del  pingue  umor;  così  d'intorno 
Cresce  1’  oscura  nube , e cresce  insieme 
11  canal  che  sul  mar  soggetto  preme  (17). 

r 


Digitized  by  Google 


CANTO 


230 

20 

Ma  poiché  tanto  bebbe  e crebbe  a segno, 
Che  lentamente  per  lo  ciel  si  move , 

11  canale  raccoglie  umido  e pregno  , 

E P acque  immense  ad  un  sol  tratto  piove. 
Ma  deh  mi  spieghi  qui  superbo  ingegno 
Cose  sopra  natura  altere  e nuove, 

E come  dolci  quella  nube  al  mare 
L’ acque  ritorni  che  succhionne  amare  (18). 

21 

Oh  se  P onde  eh’  io  corsi , e le  novelle 
Cose  viste  da  me  vedean  .coloro 
Che  d’ ignoti  portenti  istorie  belle 
Scrissero , e all’  altre  età  ne  fér  tesoro , 
Quai  più  vere  cagioni  e quai  di  stelle 
Migliori  influssi  avrian  notato  in  loro , 
Onde  ulil  forse  ne  trarrla  fumana 
Vita,  e non  sol  piacer  di  gloria  vana! 

22 

L’ astro  minore , onde  soave  e cheta 
Scorre  la  notte  del  riposo  amante  , 

Già  cinque  volle  intero  al  suo  pianeta 
Avea  mostrato  il  vergine  sembiante  (19) , 

E voce  dalla  gabbia  ascoltiam  lieta  : 

Ecco  la  terra  che  vi  sorge  innante  : 
Balziamo,  e quanto  ad  oriente  corre 
Orizzonte  , col  guardo  ognun  trascorre. 


Digitized  by  Google 


QUINTO  a3i 

23 

E dì  lontani  monti  oscura  cinta 
Veggiam  , come  di  nuvole  sorgenti 
Che  a poco  a poco  crescono , e distinta 
Già  la  spiaggia  ne  notano  le  genti. 

Non  so  se  più  dai  nostri  voti  spanta- 
\ ’ approdasse  la  squadra,  o pur  dai  venti, 
Che  già  siam  giunti  e l’àncora  tenace 
Entro  P algoso  fondo  immota  giace. 

24 

Di  saper  dov*  io  fossi . a me  nel  petto 
Sorse  desire , appena  terra  scorsi  ; 

E l’altezza  del  Sole,  e quale  aspetto 
Ne  mostri , a misurar  sul  lido  corsi , 

E coll'  ingegno  a cotal  uso  eletto  (ao) 

V eggio  eh’  oltre  il  gran  cerchio  io  già  trascorsi 
Del  Capro,  e che  l’ignota  o piaggia  o terra 
Esso  e il  circolo  austral  gelato  sena. 

25 

Mg  ciò  che  nutra,  ed  a cui  sia  soggiorno, 
Già  le  mie  genti  avean  scoperto,  e innante 
Un  Negro  mi  traean  che  a’  noschi  intorno 
Coglieva  il  miei  delle  materne  piante. 

Cosi  selvaggio , e quasi  ignoto  al  giorno 
Era  fra  i sparsi  crini  il  fier  sembiante, 

Che  un  Ciclope  novel  sembrava,  e fuore 
Gli  uscia  per  gli  atti  insolito  terrore  (ai). 


Digitized  by  Google 


a6 

10  quel  nuovo  timor  che  il  preme  ed  auge 
Alleviarne  vorrei , ma  nulla  intende  ; 

Anzi  cosi  coll’irto  labbro  frange 
Selvagge  voci  che  l’orecchio  offende. 

Gli  offriam  di  ricchi  veli  aurate  frange  , 

E colmo  nappo  che  in  bell'ór  s’accende: 
Nulla  ei  cangia  però  col  nuovo  oggetto 
Del  truce  sguardo  e del  turbato  aspetto. 

a7 

Naccare  , quindi  campanel , monili 

Di  cristal  gli  offeriam  : eh’  il  crederia  1 
Al  dolce  tintinnar  dei  vaghi  fili 
Sorride  e scherza,  e non  è quel  di  pria; 
Ma  tanto  di  selvaggi  atti  gentili 
Esprime , e par  che  sì  tranquillo  ei  sia , 
Ch’io  impongo  allor  che  il  barbaro  ritorni 
Di  quei  doni  contento  a’  suoi  soggiorni. 

38 

11  primo  raggio  biancheggiava  appena  , 

E correr  mille  a noi  delle  straniere 
Genti  veggiam , che  ombre  per  l’ arsa  arena 
Parean  della  persona  ignude  e nere. 

Tratte  dai  vaghi  doni , in  tal  serena 

Alia  s’ oflrian , e amici  atti  e maniere 
Fingean  cotanto , che  Fernan  non  teme 
Di  gir  nei  boschi  loro  a loro  insieme. 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


233 


39 

Un  de’ nostri  guerrieri  era  costui 
Più  che  non  vuol  ragion  fero  ed  audace; 

E poiché  ancor  non  torna,  in  me  de’ sui 
Rischi  un  secreto  presentir  non  tace; 

E mentre  di  spiarne  impongo  altrui , 

Che  alta  volgeasi  già  del  di  la  face, 

Sovra  il  monte  ei  compare , e a tutto  corso 
Il  veggiam  divorar  P alpestre  dorso. 

30 

Tosto  scioglie  a raccorlo  agii  battello 

Coeglio;  ma  invan,  che  lui  già  stanco  e lasso 
Un  auro  Etiope  afferra,  ed  altro  a quello 
S’aggiunge  ed  altro,  e non  può  mover  passo. 
Io  volo  allor , ma  già  cotanto  fello 
Popolo  unito  s’  era , e quale  sasso 
Reca,  e qual  dardo,  che  ondeggiante  e folto 
Già  suon  raettea  d’esercito  raccolto. 

31 

E già  di  vive  pietre  oscuro  nembo 

Piombane  sopra,  e una  di  lor  mi  colse  (a3) 
Cosi  diritta  della  gamba  al  lembo , 

Che  lungamente  il  colpo  fìer  mi  dolse. 
Corriamo  all’ armi,  e appena  l’ igneo  grembo 
Tonò  de’ nostri  bronzi,  il  dorso  volse 
L’  oste , che  lascia  a tergo  spaventato 
Sanguigna  striscia  e barbaro  ululato. 


Digitized  by  Google 


334 


CANTO 


32 

Fernando  intanto  era  tornato  a noi, 

E ricovriamo  insieme  ai  nostri  legni  ; 

Che  avara  terra  era  quel  lido,  e i suoi 
Cultor  vestia  di  non  umani  ingegni  (a*)  ; 

E ognor  chiedendo  invan  chi  degli  Eoi 
O certa  nuova  rechi , o cammin  segni , 

S pieghiam  le  vele  timidi , che  il  meno 
Sia  quanto  corso  abbiam  d’instabil  seno. 

33 

Ma  un  de’ nostri  compagni,  E ver,  dicea, 
Fernando,  che  più  dolce  è dove  scende 
Che  dove  sale  il  monte?  e ognun  ridea. 

Sì , risponde  il  guerrier  cui  l’ onta  accende  : 
Ma  poiché  vidi  d’ alto  che  correa 
Cotanta  gente  al  lido,  indi  riprende. 

Il  ritomo  affrettai , perché  la  fera 
Non  v’  uccidesse , s’ io  con  voi  non  era. 

34 

Soggiunse  poi , che  appena  il  monte  ei  prese  , 
Il  minacciar  perchè  volgesse  il  piede  , 

E che  frattanto  occulte  insidie  tese 
Gli  avean  dove  più  folto  il  bosco  siede  ; 
Che  noi  pur  trar  nel  barbaro  paese 
Soyra  l’ orme  di  lui  nutriano  fede , 

JE  di  morte  cacciarne  ai  regni  oscuri , 

Quindi  le  navi  depredar  sicuri. 


Digitized  by  Google 


quinto  a35 

35 

Lasci  am  l’infame  piaggia,  e già  pel  cielo 
Era  scorso  sereno  il  g’omo  quinto  : 

Scote  un’  auretta  sol  1’  azzurro  velo , 

Ed  ogni  legno  a facil  corso  è spinto  ; 

Ma  poiché  all’  ombre  ed  al  notturno  gelo 
Fatto  avea  loco  il  nuovo  Sole  estinto, 
Improvvisa  veggi  am  sorger  sull’  onde 
Nube  che  cielo  e mar  mesce  e confonde  (a5). 

36 

Cotanto  mena  orror  d’  ombre  cadenti , 

Che  d’  un  alto  spavento  il  ror  ci  preme  : 
Siegue  sordo  muggir  d’  onde  bollenti , 

Come  di  mar  che  intorno  a scoglio  freme  > 
Oh  ciel  ! tosto  gridai , quai  fìer  portenti 
Questo  barbaro  clima  unisce  insieme  : 

Quai  minaccie  son  queste , e a si  grand’  ire 
Come  resister  può  mortale  ardire? 

37 

Ed  ecco  a noi  sull’  aer  cupo  innante  fa6) 
Grandeggiare  repente  aspetto  umano  (a^ 
Che  dal  feroce  volto  alle  gran  piante 
Tenta  lo  sguardo  misurarlo  invano. 

Fanno  ombra  gl’irti  crini  al  fter  sembiante, 
Rosseggian  gli  occhi  entro  un  informe  vano; 
Ha  nera  bocca , gialli  denti , e irsuto 
E tonro  stassi,  e squallido  e barbuto  (a8). 


Digitized  by  Google 


38  • 

Anzi  di  tante  e si  gran  membra  appare, 

Che  sol  non  fia  quel  che  di  Rodi  ai  liti 
Sorge  colosso  sul  soggetto  mare, 

Maraviglia  di  secoli  infiniti  : 

E già  scioglie  la  voce,  e tuono  pare 
Ch’  esca  dall’  onde , ed  il  fragor  ne  imiti  (*9). 
Noi  tutti  palpitiam,  che  l’aspra  voce 
Fiede , ed  il  volto  rimiriam  feroce  (3o)  : 

39 

E grida  : O tu , che  già  crudeli  guerre 
Vinte , e perigli  superati  e stenti , 

Nè  paga  ancor  delle  soggette  terre 
1 frapposti  al  mortai  confini  or  tenti  » 

E per  queste  onde  anco  t’  aggiri  ed  erre, 
Ov’  io  governo  le  procelle  e i venti , 

E che  violare  non  potè  finora 
Ardito  dente  d’àncora  c di  prora; 

40 

Poiché  dell’  acque  e di  natura  il  regno 
A scoprir  vieni , audace  gente  , e speri. 
Trarne  tu  sola  ciò  che  a umano  ingegno 
J1  volger  non  scoprì  degli  anni  interi , 
Ascolta  quale  dal  mio  giusto  sdegno 
Mercede  avranno  i tuoi  disegni  alteri, 

Ch’  io  P ire  accoppierò  con  tal  consiglio 
Che  fia  maggior  del  danno  il  gran  periglio  (3i). 


QUINTO 


237 

41 

I legni  tuoi  qui  terra  e mar  nimici 
Avranno  ovunque  alto  destin  gli  mene  , 

Che  fin  raccorre  i naufraghi  infelici 
Irate  sdegneran  le  avare  arene: 

E sciolga  pure  con  si  fausti  auspici 
La  prima  armala  che  dal  Tago  viene, 

Che  invan  fra  le  onde  e le  procelle  avvolta 
Cercherà  l’Oriente  ov’era  volta (3a). 

Dall’oscura  mia  nube  allor  fremendo 
Lui  punirò  che  di  scoprirmi  ardioC33), 

Ed  ai  venti  e al  sonar  de’  flutti  orrendo 
Unirò  il  plauso  del  trionfo  mio; 

Nè  tanto  sol  da  mie  vendette  attendo  , 

Ma  oguor  mi  leverò  più  crudo  e no , 

Ed  a le  giungerà  novella  grave 
Di  nocchier  perso  o naufragala  nave. 

43 

E primier  fia  colui  che  alzerà  cinta  (34) 
L’illustre  chioma  a niun  altro  seconda, 

Che  di  JVIonbazza  e eh  Chiloa  già  vinta 
L’ alta  vendetta  il  seguirà  per  l’ onda  ; 

E scatenali  i venti , e urtata  e spinta 
La  bella  nave,  io  sull’  ignuda  sponda 
Disperderò  del  gran  guerriero  F ossa , 

E F alte  spoglie  e la  temuta  possa. 


Digitized  by  Google 


a38 


CANTO 


44 

Anco  per  questo  mar  giovine  amante  (35) 
Trarrà  la  face  del  suo  casto  ardore. 

Quasi  il  soave  guardo  e il  bel  sembiante 
Potesse  T ire  raddolcirmi  in  core  ; 

Ma  io  desterogli  a tergo  la  sonante 
Procella , e fra  il  periglio  ed  il  terrore 
Dall’agitato  mar  balzali  appena 
I figli  iaseerà  su  nuda  arena. 

4^ 

Non  raccoglierli  al  seno , e non  il  pianto 
Ritenere  potrà  la  cara  vita; 

E i duri  ('afri  a minacciare  intanto 
Useiran,  lei  già  timida  e smarrita, 

Che  ignuda  il  bianco  piede  e scinta  il  manto 
Fuggirà  per  le  arene  impaurita, 

E inv  mo , dal  fuggire  ansante  e stanco , 
Reggerà  sullo  sposo  il  g:ovm  fianco: 

46 

Perchè  le  molli  piante  dilicate 

Farà  vermiglie  o l’arsa  sabbia  o il  primo, 

Nè  ricovrar  potran  dalle  gelate 

Notti , o dal  fero  raggio  a tetto  alcuno  (36) 

E poiché  non  avran  cui  far  pietate 

Che  i sordi  scogli  e il  mar  turbato  e bruno, 

Anco  indivisi  nell’ angustie  estreme 

Pregheran  morte  che  gli  sciolga  insieme. 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


339 

47 

Volea  seguir;  Ma  chi  sei  tu  che  tanto 
Aer  col  corpo  ingombri , allor  diss1  io , 

E che  di  minacciar  t’  arroghi  il  vanto 
Con  torvo  ciglio  e con  parlar  più  rio  (37)  : 
Ei  torse  il  fiero  ceffo  , e lungo  intanto 
Spaventoso  sosp’ir  dal  sen  gli  uscio  (38) , 
Come  colui  che  di  sventura  acerba 
Viva  al  cor  la  l'erita  ancora  serba. 

43 

Quel  Capo  io  son  che  per  terror  da  voi 
Tormento  è detto  (indi  soggiunse  irato) 

E di  cui  saggio  alcuno  o prima  o poi 
Nè  seppe  il  nome,  e ne  conobbe  il  fato  : 
Affrica  chiudo , e da’  confini  suoi 
Con  alto  promontorio  anco  intentato 
All'Antartico  vo , nè  guardo  inulto 
Questi  mari  ove  rechi  il  primo  insulto. 

49 

Me  fier  di  nome  e forze  Adamastoro 
Espose  alle  mortali  aure  la  Terra, 

E il  primier  fui  del  numer  di  coloro 
Che  1 Numi  stessi  minacciar  di  guerra  ; 

Che  l1  onde  io  corsi  a par  di  Noto  e Coro , 
Sfidando  lui  che  il  gran  tridente  afferra, 
Mentre  i germani  miei  con  torva  fronte 
Inverso  il  ciel  monte  imponeauo  a monte  (39) . 


Digitized  by  Google 


CANTO 


j4<> 


50 

Ed  anco  ardeami  il  cor  la  vaga  Teti , 

Che  un  di  scorsi  si  bella  al  mare  in  riva, 
Che  di  più  dolci  rai,  d’atti  più  lieti 
Arder  mai  vidi  altra  celeste  diva; 

E da  quel  di  ne’ miei  pensier  secreti 
Cosi  F amate  forme  io  mi  nodriva , 

Che  non  solo  furor,  ma  sovra  il  mare 
Desio  rapiami  delle  forme  care. 

51 

Ma  poiché  a lei , che  di  beltà  novella 
F ìoria , non  giungean  dolci  i nostri  amori , 
Informe  qual  mi  vedi,  io  la  donzella 
Rapir  mi  volli  ; e meco  all1  opra  Dori 
Invocata  s’  aggiunse  , a cui  la  bella 
Ninfa  dicea  ridendo  : E quali  ardori 
Piover  potriano  in  sen  di  ninfa  amante 
Dal  -torvo  ciglio  di  crudel  gigante  ? 

5a 

Ma  se  a turbai’  coll’  arme  i nostri  regni 
Non  torni , alfin  soggiunse , appena  l’ anno 
Tutti  trascorso  abbia  i celesti  segni, 
Risponderogli  d’  amoroso  affanno. 

Questo  Dori  mi  dice,  e ciò  gli  sdegni 
Estinse  in  me , che  non  temea  d’ inganno , 
E come  cieco  incàuto  amante  suole , 

Mi  pascei  di  speranze  e di  parole  (4°). 


Digitized  by  Google 


QUINTO  ^4 1 

53 

Era  giunto  al  suo  fin  già  troppo  lento 
L’  anno , e sorgeane  alfin  la  notte  lieta , 

E io  vegliava  a spiar  col  guardo  intento , 
Mentre  questa  si  tea  più  bruna  e cheta, 
Qual  placid’  onda  o qual  sospir  di  vento 
Guidasse  a me  de5  miei  desir  la  meta  ; 

E già  qual  neve  che  su  colle  caggia 
Teti  appaila  sulla  deserta  piaggia. 

54 

Le  volo  incontro,  e il  bel  Nume  presente 
Fra  dolci  amplessi  avvinto  aver  credea, 

Ma  solo  acuto  sasso  e sol  pungente  (41) 
Vepro  premeva  il  sen , la  man  stringea. 

E , Questi  i labbri  son , dicea  dolente , 

Che  amor  tingeva,  e gli  occhi  ov‘  ei  ridea! 
Miseri  che  non  bel  volto  o roseo  labro, 

Ma  sasso  mi  tenea  ruvido  e scabro. 

55 

E , Oh  ciudel , soggiungea , figlia  dell’  acque , 
Se  il  Ciel  non  diemmi,  onde  piacerti,  aspetto, 
Perchè  l’amante  d’ingannar  ti  piacque? 

Indi  se  larva  fosse  , o vero  aspetto , 

Gran  tempo  incerta  in  sen  l’alma  mi  tacque, 
Ch’io  parea  sasso  ad  altro  sasso  stretto  : 

L’ inganno  alfin  conobbi , e d’ ira  cieco 
Fuggii  portando  il  mio  rossor  con  meco- 
Camoens  s 16 


Digitized  by  Google 


56 

Intanto  vendicato  il  fero  Giove 

S’era  de’ miei  gertnan;  che  ardire  umano 
Non  vai  contro  poter  che  tutto  move  (43)  ; 

E colla  rosseggiante  ultrice  mano 
Fatto  avea  nuove  stragi  e morti  nuove  ; 

Che  altri  sotto  lo  strai  sfumò  qual  vano 
Aere , ed  altri  giacquesi  spirante 
Sotto  le  moli  fulminate  e infrante. 

57 

Me  ria  pena  pur  colse , e lontananza 
Non  valse  ad  arrestar  divin  furore; 

Che  irrigidita  la  mortai  sostanza 
Acuti  sassi  si  fer  l*  ossa , e fuore 
Sorgenti  i membri  in  orrida  sembianza  (43). 
Immobil  Capo  io  giacqui,  e a fai*  maggiore 
All’  inulto  mio  cor  l1  ingiuria  antica 
Scherzo  qui  stommi  della  mia  nimica. 

58 

Qui  sul  duro  pensier  le  crude  gote 

Bagnò  di  pianto,  e a guardi  miei  si  tolse. 
Fremè  il  turbato  mare , e in  larghe  rote 
La  spaventosa  nube  indi  si  sciolse  (44)- 
Supplichevole  destra  e pure  note 
Tosto  l’ umil  mio  spirto  al  ciel  rivolse  , 

E , Tu , dissi , o gran  Dio , che  n’  hai  guidati , 
Deh  tu  cangia,  che  il  puoi,  gli  acerbi  lati  (45). 


\ 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


243 

59 

Già  fuggia  l’atra  notte  ai  raggi  innante 
Del  purpureo  mattino , e il  Capo  apparo 
Che  aspetto  anco  ritien  d’aspro  gigante. 

Ne  superiam  la  punta , e nuovo  mare 
Solchiamo , che  ne  mena  inver  levante. 
Correan  aure  tranquille  ed  acque  chiare  , 
E secondando  l’  arenosa  riva 
La  placid’ onda  nuovo  suol  n’apriva. 

60 

Adusti  pur  gli  abitator  ne  sono , 

Che  altro  quel  suolo  è degli  etiopi  liti; 

Ma  truce  solo  han  della  voce  il  suono. 

Nel  resto  poi  d‘  atti  e sembiante  miti 
Cortesemente  i loro  armenti  in  dono 
Recane!  al  lido , e in  varie  schiere  uniti 
Correr  tosto  miriamo  mansueti 
Greggi  e vaghe  donzelle  e garzo»  lieti. 

61 

Chi  in  groppa  a lenti  buoi , che  l’ arso  clima 
Pregia  d’ogn’ altro,  e chi  danzando  viene; 
Altri  spontaneo  verso  alterna  o rima, 

Ed  altro  inspira  boscarecce  avene: 

A vedersi  parean  quei  che  alla  prima 
Biade  respirar  Paure  terrene: 

.Gente  semplice  e pura , e lieta  solo 
Di  pingue  greggia  e di  fiorito  suolo. 


Digitized  by  Google 


Mi 


CANTO 


\ 


62 

Al  volto  si  rispondon  gl’  innocenti 

Modi , ed  ai  modi  i pastorali  ingegni  ; 

E con  le  nostre  merci  i loro  armenti 
Cangiano  lieti  e fanno  allegri  segni  : 

Ma  poiché  invan  da  loro  umani  accenti 
Spero,  onde  luce  trarre  a5  miei  disegni, 
Sciogltam  le  vele , e l’ ancora  già  tolta 
L’Indo  invochiam  sull’ onde  un’altra  volta. 

63 

Le  negre  coste  d’  AJTrica  e il  bollente 
Suolo  radendo  intorno  , ornai  parea 
La  prora  ricercar  la  zona  ardente , 

E il  già  perduto  polo  rivedea. 

Qui  1’  isola  lasciam  dov’  altra  gente 
Del  Tago  scese  , che  primiera  avea 
Visto  il  gran  Capo,  e tosto  che  lo  scorse 
L’ isoletta  afferrò , nè  in  là  più  scorse  (46). 

‘ 64 

E fra  calme  crudeli  e fra  procelle 

Corriam  dell’  Indo  incerti  e della  vita , 

Novi  mari  solcando  , onde  novelle, 

Col  raggio  sol  d’ una  speranza  ardita. 

E mentre  incontro  a un  mar  che  sotto  stelle 
Ignote  ferve , il  buon  voler  s’  aita , 

In  opposta  corrente  avvolta  l1  onda 
Travolge  i legni , nè  il  camin  seconda  (47). 


Digitized  by  Google 


245 


QUINTO 

65 

Cosi  rapidamente  ella  correa, 

Che  vento  alcun  spinger  ne  puote  innante; 
E quanto  P un  le  Fresche  ali  battea , 

L’altra  si  fea  più  rapida  e spumante. 

Invano  lo  spirar  vaino  accogliea 

Fra  i dubbii  casi  il  buon  nocchiero  errante; 

Ma  Noto  alfìn  l’ire  raccolse  e strinse 

L’  onda  così , che  oltre  le  navi  spinse. 

66 

Ornai  lo  scintillar  degli  astri  vinto  (48) 

Avea  quel  dì  che  tre  monarchi  trasse 
Appiè  di  maggior  Re,  che  in  tre  distinto 
V estito  avea  spoglie  caduche  e basse  ; 

E salutando!  già  di  rosa  tinto 
Le  faticate  genti  e d’  errai-  lasse  , 

Nuovo  suol  s’ afferrò  che  sulle  chiare 
Acque  d’un  rio  si  sporge,  e importo  pare. 

67 

Nè  fresche  acque  costì,  ne  dell’aprico 
Suolo  i frutti  mancar;  ma  perche  ancora 
Suono  invan  ci  speriam  di  voce  amico, 
Lascio  all’ acque  il- bel  nome  onde  s’onora 
Il  santo  giorno  , e aprir  le  vele  indico  ; 

E senza  d’ India  lieve  segno  ognora 
Corriamo  , ognor  fra  popol  muto  e quasi 
Brutal , fiere  vicende  e nuovi  casi. 

t 


t 


Digitized  by  Google 


CANTO 


246 

68 

Deh  pensa  or  tu,  signor,  come  smarriti 
Erriam  per  vasta  solitudin  d’  acque. 

Ignoto  il  mar,  barbari  o ignoti  i liti 
Ove  talor  1’  ancora  ferrea  giacque  : . 

Nè  più  speranza  onde  l’ardir  s’irriti, 

Che  da  gran  tempo  incerta  in  sen  ne  tacque  ; 
Poiché  non  terra  o mare,  e non  di  polo 
Cangiar  ci  scopre  mai  l’Indico  suolo. 

69 

Or  da  influsso  cnidel  di  cielo  a noi 

Straniero  oppressi , ora  da  cibo  ingrato  , 
Altro  non  aspettiam  che  alfin  n’  ingoi 
Ultimo  ai  nostri  mali  il  mar  turbalo; 

Ma  credere  potrà  chi  verrà  poi , 

Che  a cotanti  perigli  avrian  durato 
Costanti  ognor  questi  nocchieri  arditi. 

Se  non  fosser  costor  dal  Tago  usciti? 

70 

Ah  che  fra  lor  strage  e tumulto  insorti 
Foran  , ned  io  forse  sarei  qui  teco, 

E sparsi  di  rapine  i lidi  e i porti 
fT  avria  l’ illusa  speme  e il  furor  cieco  (49). 

Si  dica  pur  che  non  disagi  e morti 
( E P alta  sperienza  io  riva  reco  ) 

Ammorzar  puon  d’  un  Portoghese  in  petto 
Ardir  di  bella  impresa  e patrio  affetto. 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


247 


71 

Lasciato  il  porto  amico  e il  fresco  rivo, 

Per  F ampio  mare  allargomi , e le  sponde 
Perigliose  di  Sofala  schivo  , 

Che  Noto  non  ne  colga  in  su  quell’ onde: 
Qui  n’  apparir  duo  legni , e ne  fe’  vivo 
Lo  sperar , che  parea  sopito  altionde , 

Un  non  so  che  da  lunge  ancora  involto , 
Ma  che  sporgea  sull' acque  ombroso  e folto  (So). 

72 

E già  vallette  e prati , e già  ridenti 
Rive  scopriansi  dond’  in  mar  si  mette 
Capace  rivo , su  cui  molli  argenti 
Spiegano  vela  agevoli  barchette. 

Tosto  il  cor  ne  balzò  mirando  genti 
Da  quali  vela  al  vento  si  commette , 
Sperando  pure  eh’  India  non  si  cele 
Là  ove  metter  veggiamo  arbori  e vele. 

73 

Nuova  gente  d’Etiopia  era  pur  quella; 

Ma  sembra  di  stranier  costumi  mista  : 

E arabe  voci  alla  natia  favella 
Cong.unge,  d’atti  umana  e lieta  in  vista, 
Gran  fascia  di  bambage  avvolta  in  ella 
Cinge  alò  tempia,  e di  cerulea  lista 
I nudi  fianchi  vela,  e tal  ragiona 
Che  chiara  a alcun  di  noi  la  voce  suona  (5i). 


Digitized  by  Google 


248 


CANTO 


74 

Dice  che  anco  fra  lor  spalmami  legni 
Di  doppia  vela  armati , e ferreo  rostro 
Il  patrio  mar  solcando  inverso  i regni 
Ove  nascendo  il  Sol  si  tinge  d’ ostro  ; 
Che  terre  giaccion  là  d’ industri  ingegni 
E di  volti  conformi  al  color  nostro  : 

E così  ragionando , a tutti  in  petto 
Il  cor  balzò  d’ insolito  diletto  (Sa) . 

7$ 

Che  dell’  Indico  suol  così  sicuri 
Indicii  mai  ne  furo  porti  altronde  , 

E col  nome  però  de’  buoni  augriri 
Consacriamo  al  bel  rio  le  placid’  onde  \ 
Nè  perchè  ignoto  resti  ai  dì  futuri 
Quanto  care  ne  far  le  amiche  sponde, 
Candido  marmo  alziamo  in  seno  al  lito 
Di  verace  e fedel  nota  scolpito. 

76 

E poiché  di  costumi  e atti  cortese 

N’  era  la  gente , e fresco  il  vago  seno  , 
Per  le  fiorite  rive  e all’  ombre  stese 
Si  ristorar  le  stanche  genti  appieno  ; 

E qui  le  navi  ripuliam , che  rese 
Già  1’  alto  limo  avea  scorrevol  meno , 
Consentendoci  ognun  quanto  talora 
Chiedea  il  bisogno  od  il  diletto  ancora» 


Digitized  by  Google 


QUINTO. 


249 


77 

Ma  con  tal  freno  governarne  piacque 

Al  Ciel , che  al  bene  il  male  ognor  succeda , 
E sul  tranquillo  sen  delle  bell’  acque 
Erinni  scosse  la  sanguigna  teda  : 

Tal  portò  seco  eredità  chi  nacque , 

Che  non  sol  sempre  lieti  i dì  non  veda, 

Ma  che  il  bene  non  sia  che  volo  breve 
D’  aura  fugace , e il  mal  tenace  e greve- 

78 

Sozzo  morbo  ne  colse , e da  straniera  (53) 
Mano  rapiti  foro  al  dolce  giorno 
I miei  compagni  in  sì  crudel  maniera , 

Che  anco  tremando  col  pensier  vi  torno  : 
S’enfiavan  le  gengive  , e si  fea  nera 
La  bocca,  a cui  marcian  le  carni  intorno  , 
Sconcie  così , che  si  vedean  perire 
Senza  poter  più  labbro  a labbro  unire. 

79 

E si  alto  puzzo  l’  aura  ne  bevea , 

Che  già  ne  divenia  cruda  e pungente  ; 

Nè  il  mesto  infermo  che  sperare  avea , 

Non  la  piaga  ir  tentando  onde  al  rodente 
Umor  il  varco  aprire , e non  valea 
Saggia  mano  o virtude  altra  possente  (5^); 
Onde  alfine  gemendo  gl’  infelici 
Lasciavan  le  bell’ aure  e i cari  amici  (55). 

u 


Digitized  by  Google 


8o 

C osi  coloro  che  un’  istessa  sorte 
Meco  disciolse  dalle  patrie  sponde, 

E il  mar  non  vinse , altro  poter  più  forte 
Entro  tomba  straniera  alfin  nasconde  (56). 
Oh  quanto  è piana  all’  uom  la  via  di  morte  ! 
Che  ovunque  il  corso  mova , o sovra  le  onde 
L’ arresta , o in  strania  terra , avida  man  o : 
Pensaci  e superbisci  orgoglio  umano. 

8t 

S dogliamo  poi  dal  lido  , un  lungo  pianto 
Lasciando  all’ ossa  degli  estinti  amici, 

E seeondiam  la  costa , aprendo  intanto 
Le  vele  e l’ alma  a più  sereni  auspici  : 

Ma  quanto  al  sen  di  Monzambich,  e quanto 
In  Monbazza  tramar  popol  ninnici , 

Tu  ’l  sai , signor , che  aall’  infami  sponde 
Te  non  divide  lungo  tratto  d’  onde. 

82 

Pietosi  alfin  del  lungo  errar  gli  Dei, 

D’  ogni  conforto  e di  speranza  privi 
A te  n’  han  scorto  , e tu  sì  dolce  sei  (67) , 
Che  le  estinte  speranze  anco  ravvivi  : 

A me  lor  duce,  ed  a’  compagni  miei 
Così  cortese  i favor  tuoi  derivi, 

Che  d1  India , dove  abbiam  volto  le  prore , 
Sempre  l’augurio  ne  sarai  migliore. 


Digltized  by  Google 


QUINTO  a5i 


Paragona , signore  , or  tu  colui 

Che  i Dei  Penati  seco  trasse  al  mare  (58), 
E quei  che  fér  famosi  i tanti  sui 
Error  per  onde  ignote  e sirti  avare  (59) , 
Che  sebben  alta  maraviglia  altrui 
Spirare  le  cantate  imprese  e chiare  , 
Nessun  provò  di  lor  quant’  io  sostenni  , 

Nè  per  quali  onde  scorsi , e donde  venni. 

84 

Si  , lui  che  tanto  bebbe  d1  Ippoerene  (60) , 

E donde  gara  arse  famosa  tanto 
Fra  le  belle  di  Grecia  illustri  arene 
Chi  sola  n’  ebbe  della  cuna  il  vanto  , 

E quegli  che  inspirò  sì  dolci  avene, 

Che  al  patrio  Mincio  ne  fé’ novo  incanto  , 
E,  lasciate  le  selve,  i Frigii  eroi (61), 

E i nepoti  Latin  cantò  dappoi  (6a). 

85 

Fingali  pure  a piacer  di  Circe  i lidi, 

E ne  vestan  di  fiori  i bei  soggiorni  ; 
Fingan  sirene  ond1  il  nocchier  s’  affidi 
A fatai  sonno  da  cui  più  non  torni  ; 
Fingan  chiusi  negli  otri  i venti  infidi  ? 

E ninfa  che  deplori  i suoi  bei  giorni , 

Se  vegga  Ulisse  abbandonar  l’ arene 
Della  fresca  isoletta  ove  il  ritiene  : 


Digitized  by  Google 


252  CANTO 

86 

E Arpie  voraci , e Polifemi  ignudi , 

E piloto  da  un  Dio  nelle  onde  spinto, 

E varcar  vivo  le  letee  paludi 
11  Frigio  pellegrin  da  pietà  vinto; 

Che  questi  sensi  miei  semplici  e rudi 
Raggio  di  ventate  han  si  distinto, 

Che  a fronte  loro  invan  P ingegno  finge , 

E invano  poi  Musa  colora  e pinge. 

87 

Qui  tacque  Vasco , e dai  facondi  ancora 
Labbri  pendeva  la  rapita  gente  (63) , 

Quasi  da  lor  fosse  sgorgato  fu  ora 
Soave  mormorar  di  rio  cadente. 

D’  eroi  sì  grandi  or  P uno  or  P altro  onora 
L’  amico  Re  , qual  fosse  lor  presente  ; 

E non  solo  il  valore  ed  il  consiglio , 

Ma  vederne  parca  P ardor  del  ciglio. 

88 

E or  questa  or  quella  delle  udite  cose 
Ciascuno  con  piacer  si  ripetea; 

E come  tante  avesser  corse  acquose 
Strade  , maravigliando  rivolgea. 

Ma  mentre  Vasco  i grandi  fatti  espose , 
Fatto  ritorno  al  mare  il  giorno  avea  , 
Onde  coll’  ombre  che  cadeano  intorno 
Fece  ai  tetti  reali  il  Re  ritorno. 


Digitized  by  Google 


QUINTO 


253 


«0 

Oh  come  dolce  è della  lode  il  suono , 

Se  dal  proprio  valor  nc  sgorghi  il  rivo  ! 
Giammai  miglior  mercede  e miglior  dono 
Eroe  mortale  s’ ebbe  e immortal  Divo  : 
Sola  1’  opre  di  lor  che  più  non  sono 
Altrui  fa  dolce  esempio  e slimol  vivo; 

Nè  freddo  cener  spegne  e tomba  chiude 
Il  valore  cantato  e la  virlude  (64). 

9° 

Solo  d’Achille  l’ alte  imprese  e 1’  armi 
Credè  felici  nella  greca  tromba 
11  Macedone  invitto , -e  i vivi  carmi 
Ne  invidiò  sulla  famosa  tomba  ; 

E quei  cui  tanti  incise  illustri  marmi 
Atene , ed  il  valore  anco  rimbomba , 
Diceva  che  niun  dono  eguagliar  puote 
Il  miei  che  stilla  da  soavi  note. 

9r 

Ben  Vasco  ha  donde  celebrare  i vari  • 

Casi  che  il  fero  lungo  tempo  errante , 

Ed  inferire  che  cotanti  mari , 

Nè  così  infami  furo  corsi  innante  : 

Ma  il  Mecenate  ov’  è che  i latti  chiari 
Consegni  a Musa  che  gli  adorni  e cantc  , 
Dove  un  Augusto  che  il  reai  favore 
Spili  de’  grandi  ingegni  al  sacro  ardore  ? 


Digitized  by  Google 


*54 


CANTO  QUINTO 


9'2 

Sol  fra  Tarmi  cresciuto  il  terren  mio 
F ìgli  produce  al  par  selvaggi  e crudi  ; 

Nè  rati  dolce  sentier  Musa  s’  aprio 
Fra  T alme  altere  e i bellicosi  studi  : 

Solo  feroce  in  loro  arde  disio  , 

E suou  lor  giova  d’  arme  infrante  e scudi , 
Nè  curan  se  argomento  agli  altrui  carmi 
Restino  poscia  il  bel  valore  e T armi. 

93 

Oh  vergogna  del  nome  portoghese , 

Che  mentre  Trace  capitano  e Geta 
Cantalo  va  , nel  Lusitan  paese 
Non  sorga  voce  di  drvin  poeta  : 

Nè  son  già  queste  di  natura  offese  , 

Che  qui  T aura  febea  spirar  pur  lieta 
S’  udria  fra  placid’  ombre  o in  molle  riva , 
Ma  duro  orecchio  la  respinge  e schiva. 

94 

Pure  T ingrato  barbaro  costume 

Cosi  non  spegne  in  me  di  patria  amore  C65), 
Che  T alme  ninfe  del  paterno  fiume 
Non  ne  guidi  a cantar  l’alto  valore; 

Ed  è di  qui  che  a nuovo  voi  le  piume 
Spiega  con  Vasco  il  portoghese  onore  , 

Clie  per  si  ferrei  cor  giammai  parola 
Moveria  Musa,  o scioglierla  carola. 


gitized  by  Google 


NOTE 


-?f>r 


. Ah  CANTO  QUINTO 

! 


I 

L 1SFJSTE  don  Enrico  , uno  de?  figliuoli  del  re  Gio- 
vanni Primo  t fu  quegli  che  primo  ideò  e mosse  le  spe- 
dizioni portoghesi  lungo  le  coste  occidentali  dell’ Affrica. 
Alcune  navi , armate  per  suo  ordine  e condotte  da  uffi- 
ciali della  sua  casa  , scoprirono  Madera  , le  Canarie  , 
le  Isole  del  Capo  V erde  , ec.  ec. , e si  trassero  dal  Capo 
Doyador , che  nessun  navigator  europeo  aveva  ancora 
ardito  di  passare , insino  a Sierra  Leona  , tratto  di  pae- 
se , cojl  detto  per  significare  lo  spaventoso  rumore  che 
lunge  mandano  i flutti , rompendosi  sopra  gli  scogli 
della  costa  f in  modo  somigliante  a ruggiti. 

“ Consacrata , dice  il  Mailer  , agli  utili  studi  la 
44  propria  vita  , e lunge  dai  piaceri  della  corte  , il  prin- 
M cipe  Enrico  stavasi  sulle  coste  dell ’ Oceano  , rogo - 
44  landò  egli  medesimo  le  spedizioni  marittime  destinate 
41  a verificare  quanto  antichi  geografi  conghietturarono 
41  sulV  esistenza  d’  isole  e continenti  situati  , per  quanto 
44  credevasi , all’  occidente  dell'Affrica,  lì  navigatore 
“ Zar  co  , che  discoperse  V isola  di  Madera  , vi  trovo  un 
l<  Inglese  , detto  Machern  , gettalo  da  un  naufragio  in 
41  quella  solitudine  ed  ivi  divenuto  affatto  selvaggio. 
44  Primo  ad  approdare  alle  isole  della  Madonna  e di 
44  S.  Michele  fu  don  Gonzales  U alo  de  Cabrai  j e in 
44  quei  tempi  all ’ incirca  si  conobbero  le  altre  Aesorre  , 


Digitized  by  Google 


a56 


NOTE 


44  Terzeira  , Farai  e S.  Tommaso.  Mentre  Alfonso  F , 
11  pronipote  di  Giovanni  7,  combattendo  i Mori  di  Fez  , 
“ prendeva  Alcassar  de  Cagu  , Arzilla  e T anger  , 
11  altri  eroi  portoghesi  cercando  sull’Oceano  le  vie  di 
44  commercio  , note  nn  giorno  alle  flotte  dei  Cartaginesi , 
41  dei  Tolomei  , dei  Faraoni  , piantavano  il  lusitano 
44  stendardo  sulla  Costa  d’  Oro  , e un  d’  essi  , Diego 
44  Cane  , spinse  in  una  corsa  fino  al  regno  di  Congo. 
14  Fu  allor  cosa  degna  d’  osservazione  che  i F eneziani 
14  somministrarono  ai  Portoghesi , loro  competitori,  molle 
44  carte  marittime  , delle  quali  i primi  non  conobbero 
44  1’  importanza.  Pavidi  quelli  di  avventurarsi  al  mare 
44  del  Sud  , riguardavano  il  Capo  Tormentoso  quasi  in- 
44  superabile  barriera  che  serrava  ad  essi  il  cammino 
44  dell ’ Indie.  Più  ardito  di  loro  un  Portoghese  oltre- 
44  passo  il  Capo  di  Buona  Speranza  , e giunto  all’  In- 
44  die  , novelle  strade  aperse  al  commercio  e portò  la 
44  civiltà  europea  nei  paesi  dell ’ Oriente.  Sotto  A/bu- 
44  cherche  ed  i suoi  successori , i vascelli  del  re  Ema - 
44  nuele  penetrarono  nel  Mar  Rosso  , e sino  all’  estremità 
44  del  golfo , affinché  non  vi  fosse  punto  veruno  delle 
44  immense  spiagge  dell 1 Oceano  Atlantico  il  quale  non 
44  conoscesse  la  dominazione  portoghese.  Tanto  eroe  fu 
44  F osco  di  Gama  , i cui  cittadini  ai  suol  giorni  non 
44  ebbero  per  valore  , solerzia  , industria  e sapere  , al- 
44  tra  nazione  che  lor  prevalesse 

a 

Madera  in  lingua  spagnuola  significa  leguo.  L’ infante 
don  Enrico  aveva  mandato  a Madera  alcuni  coloni , i 
quali  per  aprirsi  il  passo  nel  fitto  delle  selve  , appic- 
carono a queste  il  fuoco  che  più  non  furono  capac 
di  spegnere.  Dicesi  che  sette  anni  durasse  V incendio. 

3 

Jam  medio  apparet  fluctu  nemorosa  Zacynthos. 

Virgilio. 


Digitized  by  Google 


Che  v * avna  con  le  Grazie  e con  Cupido 
tenere  stanza  j non  più  in  Cipro  o in  Gnido. 

Ariosto. 


5 

Et  gens  quae  nudo  residens  Massilia  dorso. 

Lucaue, 


6 

Il  Promontorio  Arsinario  degli  antichi. 

7 

Inde , uhi  prima  fides  pelago  , placataque  venti 
Dant  maria , et  iene  crepitane  vocat  Auster  in  allumi 
Veducypt  sodi  naves  et  littora  complent. 

Virgilio.  . 

8 

£’  isola  di  San-Jago  , San  Giacomo  , protettor  della 
Spagna . 


9 

Euriale , Stenone  e Medusa  , fgliuole  di  Forco. 
Medusa  , la  quale  era  bellissima  , si  ti‘asse  addosso  lo 
sdegno  di  Giunone  , che  la  rendè  bruttissima  , e ne  tras- 
formo in  serpi  le  chiome.  Quindi  nacque , secondo  la 
favola  , quell ’ immensa  quantità  di  serpenti  da  cui  VAf- 
Jrica  è ricoperta.  Credesi  che  le  Orcadi  siano  C isola 
di  S . Tommaso  e V isola  del  Principe. 


Camoens 


258 


NOTE 


io 

Fiume  grandissimo  che  mette  foce  nell ’ Oceano  Occi- 
dentale con  tanto  impeto  , che  si  sente  , dicono  , il  ri- 
flusso delle  acque , in  alto  mare  , cinque  o sei  leghe  di- 
scosto dal  lido.  È nota  V infelice  fine  della  recente  spe- 
dizione inglese  , comandata  dal  capitano  Tuchey  , per 
discoprirne  le  fonti  ed  esaminarne  le  rive. 

, il 

Dehaxo  ostando  jà  da  Estrei  la  nova 

Otte  no  novo  Hemisferio  resplandece  , 

Dando  do  segundo  asce  certa  prova. 

L.  Camoens  nelle  Rime. 

I Portoghesi  , avendo  passato  V Equatore  , dovevano 
veder  declinare  il  Polo  settentrionale  ^ ed  innalzarsi  il 
meridionale.  Gli  antichi  f i quali  non  avevano  spinto 
la  lor  navigazione  oltre  il  Tropico  , non  perdevano  mai 
di  mira  la  stella  del  Norie  , che  chiamavano  Calisto  ov- 
vero V Orsa  Maggiore:  quindi  si  favoleggiò  dai  poeti 
aver  Giunone  ottenuto  da  Tetide  che  Calisto  mai  non 
potesse  attutarsi  nel  mare. 


la 


ZJn  poco  me  volgendo  a V altro  polo  f 
Là  onde  il  carro  già  era  smarrito.  ■ 

Dante. 


i3 

Qué*  tratti  sono  V emisfero  australe  , ossia  la  quinta 
parte  del  mondo  , detta  Oceanica  , ovvero  Australasia 
o Polinesia.  Soggiunge  il  poeta  che  il  cielo  australe  è 
meno  stellato  del  nostro  . ed  infatti  non  vi  si  scopre 
quasi  altro  di  notte  che  le  sette  stelle , dette  la  Crociera 
Meridionale.  Queste  sette  stelle  servono  di  guida  ai 


Digitized  by  Google 


NOTE 


naviganti  ; allorché  hanno  passato  la  linea.  È noto  che 
Dante  indovino,  o,  per  meglio  dire , conobbe  questa  co- 
stellazione meridionale  , in  q uè'  famosi  versi  ove  canta: 


V mi  volsi  a man  destra  , e posi  mente 
sili1  altro  polo  , e vidi  quattro  stelle 
Non  viste  mai  Jfuor  eh  alla  prima  gente. 
Goder  pareva  ’l  Ciel  di  lor  fiammelle  , 

O settentrional  vedovo  silo  , 

Poiché  privato  se’  di  mirar  quelle  l 

Dante. 


14 

Il  fuoco  di  Sant ’ Elmo  , argomento  di  superstizione 
ai  mannari.  E prodotto  dal  fluido  elettrico  , e per  lo  più 
annunzio  il  fine  della  tempesta. 

La  desiata  luce  di  santo  Elmo. 

Ariosto. 


i5 

Le  trombe  di  mare , turbine  , o procella  di  vento  che 
vien  giù  da  nube,  squarciata.  Questo  fenomeno  è dipinto 
con  molta  verità  dal  poeta.  Le  trombe  , spesso  accom- 
pagnate da  spaventose  correnti  d’  aria  , mettono  in  gra- 
vissimo periglio  le  navi. 


16 


. . . Come  nell ’ aer  si  raccoglie 

? ue.U’  umido  vapor  che  in  acqua  riede 
osto  che  sale. 


Dante. 


17 


Hoc  fit , ubi  interdum  non  quii  vis  incita  venti 


Digitized  by  Google 


NOTE 


260 

Rumpere  quam  coepit  nubem  ; sed  deprtmit , ut  sii 
In  mare  de  coelo  tamquam  demissa  colvmna 
Paullatim  , quasi  quid  pugno , brachiique  superne 
Conjectu  trudatur  et  extendatur  in  undas. 

Lucrezio. 


18 

j4c  ea  quidem  quae  potui  opta  est  et  dulcis  levitate 
omnis  in  sublime  fertur  , salsa  autem  propter  gravitatem 
in  inferioribus  partibus  remanet , ut  in  suo  loco. 

Aristotele. 


*9 

Ouintus  ab  aequoreis  nitidum  jubar  exlulit  undis 
lucifer. 

Ovidio. 


20 

U astrolabio  y che  fu  inventato  fn  Portogallo  , re- 
gnando Giovanni  //,  da  due  medici  ebrei  , aiutati  dal 
famoso  matematico  Marlin  Boemo.  Essi  furono  che  com- 
pilarono le  prime  tavole  delle  declinazioni  del  Sole. 

21 

Quum  subito  e sjlvis , macie  confecta  suprema  , 
Ignoti  nova  forma  viri  , miserandaque  cultu  , 
Procediti  supplexque  manus  ad  littore  tendit. 
Respicimus  : dira  illuvies  , immissaque  barba  f 
Consertum  tegumen  spinis , ec. 

Virgilio. 

22 

Centum  olii  curva  haec  habitant  ad  littora  vulgo 
Infandi  Cyclopes  , et  allis  montibus  errant. 

Virgi^o. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


26 1 


a3 

I difeusor  a grandinar  le  pietre 

Da  V alte  mura  in  guisa  incominciaro  , ec. 

T.  Tasso» 


a4 

. . • Scelerata  excedere  terra 

Linqui  pollutum  hospitium,  et  dare  classìbus  Austros. 

Virgilio. 


a5 

Subito  d’  alla  nube  un  denso  velo 
l?  aria  coperse. 

Benivieui. 


26 

✓ 

X’  apparizione  di  questo  spirito  viene  giustamente  con- 
siderala come  una  finzione  veramente  epica  e degna  di 
un  ingegno  sublime.  Essa  fu  molte  volte  imitata.  Al- 
cuni comentatori  hanno  voluto  scorgere  in  Adamaslorre 
V imagine  di  Maometto. 


27 

Insonuit,  veniensque  immenso  bellua  ponto 
Eoiinet , ec. 

Ovidio. 


23 

. . . Ila  il  capo  ricciuto  , 

Xe  chiome  ha  nere  , ed  ha  la  pelle  fosca  ; 
Pallido  il  viso  , oltre  il  dover  barbuto  : 

Gli  occhi  gonfiati  , e guardatura  losca  ; 
Schiaccialo  il  naso  e ne  le  ciglia  irsuto. 

, Ariosto. 


Digitized  by  Google 


262 


NOTE 


\ 


Orrida  maestà  nel  fero  aspetto 

Terrore  accresce  , e più  superbo  il  rende. 
Rosseggino  gli  occhi , e di  veneno  infetto  , 
Come  infausta  cometa  il  guardo  splende. 

Gli  involve  il  mento  , e Su  P irsuto  petto 
Ispida  e folta  la  gran  barba  scende  : 

E in  guisa  di  voragine  profonda 
S*  apre  la  bocca  d’  atro  sangue  immonda • 

T.  Tasso. 


29 

Clamorem  immensum  toltiti  quo  pontus  et  omnes 
Intremuere  undae. 

Virgilio. 


30 

. . . Tunc  percutit  horror 

Membra  ducis. 

Lucano. 

31 

Bellum  etiam  prò  caede  houm  , stratisque  juvencis , 
Eaomedontiadae , bellum  ne  inferro  paratis  ? 

Et  patrio  Harpyias  insontes  pel/ere  regno  ? 
Occipite  ergo  animis  , atque  haec  mea  fi  gite  dieta. 

Virgilio. 


3a 

Questa  fu  l’armata  di  j4lvàrts  Cabrai , che  da  or- 
ribile procella  fu  sopraggiunta  presso  il  Capo  di  Buona 
Speranza.  Ventidue  giorni  durò  la  burrasca  : de 1 tredici 
legni  che  componevan  la  squadra  1 sei  ne  perirono  con 
tutta  la  ciurma  ; i sette  altri  , in  miserissimo  stato  , 
non  poterono  che  con  molto  stento  arrivare  al  porto  di 
Sofala. 


r 


Digitized  by  Google 


ti  0 T E 
33 


263 


Bartolomeo  Dias , i/  quale,  durante  il  regno  di  Gio- 
vanni II , passo  pel  primo  il  Capo  di  Buona  Speranza  ? 
ma  senza  scorgerlo  che  nel  ritorno.  Egli  lo  denomino 
il  Capo  delle  Tempeste , Cabo  Tormentoso  , perche 
a quell ’ altezza  era  stato  sovrappreso  da  una  tempe- 
sta molto  gagliarda.  Giovanni  II  lo  appellò  Capo  di 
Buona  Speranza  , nell’  idea  che  questo  passaggio  dovesse 
aprire  la  strada  delle.  Indie.  Dias  s'  imbarco  di  nuovo 
sulle  navi  di  Cabrai  , e perì  nel  disastro  di  quest ’ ar- 
mata. 


34 

Francesco  di  Almeida , primo  viceré  delle  Indie. 
Questi  vinse  Quiloa  e Mombazza  , scon  fisse  V armata 
navale  del  Soldano  d’  Egitto , e fu  de*  primi  a fondare 
la  portoghese  potenza  nell ’ Indie.  I Negromanti  di  quel 
paese  gli  predissero  che  egli  non  ripasserebbe  il  Capo  di 
Buona  Speranza.  Egli  lo  ripasso  tuttavia  f ma  essendo 
approdato  nella  Baia  di  Saldagna  , piglio  parie  in  una 
contesa  che  i suoi  attaccarono  coi  natii  del  paese , e 
miseramente  fu  morto. 


35 

Emmanuele  Losa  di  Sepulveda , che  apparteneva  ad 
una  fra  le  più  nobili  famiglie  del  Portogallo , era 
stato  nelle  Indie  Orientali  governatore  dell’  importante 
fortezza  di  Diu  ; nel  l553  s’ imbarco  al  porto  di  Co- 
chin  per  veleggiare  in  Europa  , unitamente  alla  propria 
moglie  Eleonora  di  Sala,  figlia  di  un  generale  porto- 
ghese nelle  Indie.  I figli  , il  cognato  e molta  mano  di 
servi  0 schiavi  del  medesimo  faceano  parti • di  questo 
viaggio  funesto.  La  totalità  degl’  imbarcati  ascendeva  a 
seicento  persone. 

A II’  altura  del  Capo  di  Buona  Speranza  il  vascello 
u assalito  da  sì  tremenda  tempesta  , che  non  vi  fm 


Digitized  by  Google 


NOTE 


264. 

speranza  di  oltrepassare  quel  promontorio  ; sicché  dopo 
aver  veduta  imminente  ad  ogni  istante  la  morte , naufra- 
garono sulla  costa. 

Non  /instando  le  scialuppe  a salvare  tanta  gente , ap- 
pena trecento  persone  poterono  toccar  terra.  Gli  altri 
furono  inghiottiti  dalP  onde  f insieme  col  vascello  $ meno 
infelici  de ’ loro  compagni  , perchè  non  fu  sì  lunga  per 
essi  la  durata  dei  patimenti. 

Privi  di  messi  d'  imbarcarsi  e,  nudrirsi , e feriti  la. 
maggior  parte  nel  sofferto  naufragio  , i sopravvissuti  si 
trovavano  in  una  piaggia  sconosciuta.  Il  Losa  , fo-nito 
di  coraggio  come  di  risolutezza  , diede  ordini  affinchè  si 
raccogliesse  quanto  si  potea  dagli  avanzi  del  vascello 
naufragato  ; il  che  alimentò  per  qualche  tempo  i nau- 
fragati j ma  altri  mezzi  di  vivere  non  offerendo  quel 
suolo  , venne  V istante  di  dover  cercare  qualche  paese  abi- 
tato o frequentato  almeno  dagli  Europei.  Si  conchiuse 
adunque  di  mettersi  in  cammino  verso  il  fiume  detto  dello 
Spirito  Santo  , ove  i Portoghesi  di  Mozambicche  e di 
Sofà  la  si  portavano  a commerciare. 

Ma  conveniva  trascorrere  cento  ottanta  leghe  per  giun- 
gervi. Il  Losa  tenne  ai  suoi  compagni  un  discorso  atto 
a ridestarne  il  coraggio  , terminando  col  pregargli  affinchè 
nel  ripartimento  delle  fatiche  cui  si  andava  incontro  t 
volessero  usare  qualche  riguardo  alla  debole  comples- 
sione della  sua  moglie  e de’  suoi  figli  j al  qual  propo- 
sito ebbe  motivo  di  essere  grato  alP  affezione  e all ' ob- 
bedienza che  gli  serbarono  quegP  infelici , postisi  affatto 
nelle,  sue  mani. 

Può  agevolmente  uno  farsi  P idea  dei  travagli  eh’  essi 
patirono  lungo  il  cammino  j ai  quali  per  un  crudele 
contrattempo  si  aggiunse  . che  altor  quando  solo  trenta 
leghe  restavano  a farsi , « torrenti  rigon  fi  dalle  pioggie  , 
ed  alcune  roccie  inaccessibili  li  costrinsero  a tali  gira- 
volte , per  cui  questo  rimanente  di  viaggio  riuscì  loro 
di  ren'o  leghe  più  lungo. 

Pervenuti  finalmente  al  fiume  tanto  sospirato  , si  videro 
ben  accolti  dal  re  0 rapo  africano  di  quelle  contrade  , 
il  quale  avea  soventi  volle  commerciato  coi  Portoghesi. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


a65  ’ 


Egli  si  fece  pertanto  premura  di  avvertire  il  Lo  sa , 
che  il  capo  del  confinante  territorio  a cui  stavano  per 
volgersi  , era  uomo  maligno  quanto  crudele.  Ma  P ardente 
desiderio  di  trovare  uno  stabilimento  europeo  vincendo 
tutte  P altre  considerazioni  , trascorsero  il  secondo  dei 
tre  rami  per  cui  il  Jiume  dello  Spirito  Santo  si  getta 
nel  mare. 

Nè  andò  guari  che  videro  venirsi  incontro  dugento  Ca- 
fri armati  ; comunque  stremi  , i viandant  portoghesi 
si  accinsero  a difendersi.  Ma  quei  malandrini  trova- 
rono miglior  partilo  il  dissimulare  con  essi  per  di- 
spogliarli senza  V uopo  d’  un  combattimento  f sirchè  si 
negoziò  conrhiudendo  che.  gli  stranieri  si  fermerebbero 
in  un  dato  luogo  ai  medesimi  accennato  dai  Cafri  , per 
sentirsi  ivi  annunziare  i voleri  di  quel  re  . grandemente 
propenso  a favorirli , come  costoro  dissero. 

Dopo  essersi  ivi  trattenuti  alcuni  giorni  , questo  re  fece 
loro  sapere  che  la  tardanza  sua  nel  rispondere  er  ' deri- 
vata in  parte  dalla  scarsezza  dei  viveri  in  quel  va  ‘se  , 
contraria  alle  buone  intenzioni  eh * egli  aveva  a loro  ri- 
guardo , ma  esserne  stata  maggiormente  cagione  la  tema 
che  armati  in  tal  guisa  inspiravano  ai  suoi  popoli.  Cbò 
per  tanto  prometteva  ni  medesimi  tutta  sicurezza  e pro- 
tezione , se  per  provare  le  pacifiche  loro  inclinazioni 
avessero  acconsentito  a rimettergli  P armi. 

Invano  P accorta  Eleonora  s ’ adovrò  a distogliere  il 
consorte  dal P aderire  a sì  fatta  richiesta  ; invano  gli  ri- 
cordò la  svantaggiosa  pittura  che  loro  aveva  fatta  di 
questo  rapo  di  barbari  V altro  in  cui  prima  incontra- 
ronsi.  Sì  misero  era  lo  stato  cui  il  Lesa  e le  sue  genti 
erano  pervenuti , che  tutto  credettero  dì  tentare  per  libe- 
rarsene. Ma  non  appena  consegnate  ebbero  ai  Cafri  le 
armi  , costoro  gli  tolsero  i loro  tesori . e d’ ogni  cosa  li 
dispogliarono , trucidando  quelli  che  ardirono  opporre  una. 
inutile  resistenza.  Eleonora , estenuata  e tratta  agli  estremi 
da  tanta  sequela  di  disastri,  si  lasciò  sprofondare  nella, 
sabbia  , risoluta  che  fosse  ivi  la  sua  tomba.  Sol  non 
potè  rattenersi  dal  far  qualche  tenera  rampogna  sulla 
funesta  loro  fiducia  al  marito  e ai  compagni , cui 


Digitized  by  Google 


NOTE 


266 

raccomandò  la  propria  memoria , se  tornati  un  di  fos- 
sero in  patria. 

Il  Iosa  , abbandona  tosi  a tutta  la  disperazione  che  in 
tale  evento  è propria  d i un  marito  e di  un  padre  , ri- 
mase alcun  tempo  in  u na  stupida  immobilita.  Poi  tor- 
nato in  se  stesso  , si  di ede  a correre  per  ogni  parte  in 
traccia  di  qualche  alimento  onde  sostenere  la  misera  esi- 
stenza di  questa  moglie  e dei  fgli . Ignudo  , inerme  , 
sotto  ardente  cielo  e in  mezzo  a popoli  feroci , che  po- 
teva egli  sperare  ? Dopo  vane  cure  egli  torno , e vide 
morta  di  fame  la  sposa  ; unitamente  ai  suoi  teneri  fgli  ; 
dopo  la  qual  vista  si  addentrò  nel  deserto  , senza  che  se 
ne  avesse  oltre  contezza. 

La  maggior  parte  degli  altri  perì  di  stento  , e ridotti 
eransi  a ventisei  , quando  un  mercatante  portoghese  , ve- 
nuto da  Mozambicche  per  far  compera  d’ avario  , li  tol- 
se , ricattandoli , dalla  schiavitù,  fra  questi  uomini , 
quasi  miracolosamente  conservati  ì si  trovava  il  fratello 
di  Eleonora. 


36 

Ned  cadal  ante  diem  , mediaque  inhumatus  arena. 

Virgilio. 


37 

O chiunque  tu  sia , che  fuor  d’  ogni  use 
Pieghi  natura  ad  opre  altere  e strane  : 

E spiando  i secreti , entro  al  più  chiuso 
Spnzii  a tua  voglia  de  le  menti  umane  ; 

S’ arrivi  col  saper  , eh’  è d’  alto  infuso  ^ 

Alle  cose  remote  anco  e lontane ; 

Deh  dimmi  , qual  riposo  o qual  mina 
A’  gran  moti  de  l’Asia  il  Ciel  destina  ? 

T.  Ta&so. 


Digitized  by  Google 


NOTE 

38 


267 


Sed  gravi  ter  gemitus  imo  de  pectore  ducens  , 

Heu  j ec. 

Virgilio. 

39 

Onde  osar  monti  metter  sopra  a monti. 

Anguilla™. 

. . . Che  monte  impose  a monte. 

T.  Tasso. 


40 


Non  videi  ullus  amans. 


Ovidio. 


4i 

Rimase  a! Jìn  con  gli  occhi  e con  la  mente 
Fissi  nel  sasso  , al  sasso  indifferente . 

Ariosto. 


4» 

. . . Che  nulla  umano 

Consiglio  vai  contra  poter  divtno. 

Varchi. 


43 

guod  caput  ante  fuit , summo  est  in  monte  cacumen  , 
ssa  lapis  Jiunt , ec. 

Ovidio. 


Digitized  by  Google 


a68 


NOTE 


44 

Et  procul  in  tenuem  ex  oculis  evanuit  anram. 

Virgilio. 


45 

Et  pater  Anchìses  , passi s ite  littore  palmis  , ec. 

Z)i,  prohibete  minai}  Di , talem  avertiti  casum , rr. 

Virgilio. 


46 

Ly  isola  di  Santa  Croce , o*>e  prese  terra  Bartolomeo 
Dias , distante  sessantadue  leghe  dal  Capo  di  Buona 
Speranza. 


47 

Queste  correnti  impedirono  al  Dias  di  passare  pi ù ol- 
tre } sono  esse  pericolosissime . luogo  appellasi  il 

Capo  de ' Correnti  , ed  incontrasi  alquanto  avanti  a So- 
fala.  Il  Gama  non  lo  potè  superare  se  non  la  mercè  di 
un  ventò  sommamente  in  favore  , il  quale  , soffiando  da 
tramontana  , lo  rispingeva  dal  lido. 

48 

Ecco  che  il  Sol  portando  il  taci  o giorno 

Che  in  terra  nacque  il  Re  del  del  superno  , ec. 

S[>.  Speroni. 

49 

Che  non  è cosa  che  pià  presto  chiame 

A ribellarsi  un  campo  . che  la  fame. 

Arlotto. 


Digitized  by  Google 


Questi  legni  appartenevano  ai  mercatanti  della  Macca , 
ed  ai  porti  del  Mar  Rosso  ; essi  andavano  alle  Indie  y 
poi  discendevano  a Soja/a  , prima  di  tornarsene  alle  na~ 
live  piaggie. 

5i 

Pella  Arabica  lingoa  auae  mal  Jalam. 

Il  testo. 


Sa 

. . . Mixtoque  ingens  ex  orla  tumuli  u 

Laetilia. 

Virgilio. 

53 

Lo  scorbuto. 

54 

Et  ecce  peno  tristitia  magna  in  terra  aliena. 

Libro  de1  Maccabei. 


55 

Veggasi  in  Tucidide  la  descrizione  della  pestilenza  che 
qui  viene  imitata. 

56 

. . . Ignota  , Patinare  , iacebis  arena  ! 

Virgilio. 


Digitized  by  Google 


270 


NOTE 


57 


Hinc  me  digressum  vestris  Deus  appulit  oris. 

Virgilio, 

58 


Sum  pius  jEneas. 


59 


Virgilio. 


Virum , captile  post  tempora  Troiae  , 

Qui  mores  hominum  mullorum  vidit  , et  urbes. 

Orario. 


. . . Gli  errori  e le  fatiche 

Del  figliaci  di  Laerte. 

Petrarca. 

60 

. . . Aptusque  bibendis 

Fontibus  Aonidum. 

Giovenale. 

. . . Tu  prima  m’ inviasti 

Verso  Parnaso  a ber  nelle  sue  grotte. 

Dante. 


61 

Alcuni  hanno  deriso  il  Camoens  perche  fa  parlare  di 
TJlisse  e di  Enea  ad  un  Barbara  delle  coste  di  Zangue- 
bar.  Non  'e  però  ad  ogni  modo  impossibile  che  questo 
principe  , il  quale  trafficava  coi  Mori  e,  cogli  Arabi  , 
nazioni  allora  fiorenti  nelle  lettere  , avesse  egli  pure 
tolto  V ingegno. 


Digitized  by  Google 


O gloria  dei  Latin  , disse  , per  cui 

Mostro  ciò  che  potea  la  lingua  nostra  ! 

O pregio  eterno  del  loco  ond'  io  fui . 

Dante. 


63 

Pendeva  la  gentil  vaga  Oriana 
Da  la  parlante  bocca  de  la  Fata. 

6.  Tasso. 

Mentre  ei  così  ragiona  , Erminia  pende 
Da  la  soave  bocca  , ec . 

T.  Tasso. 


64 

Saepe  audivi  Q.  Maximum , P.  Scipionem  , praelerea  ci- 
tatis noslrae  preclaros  viros  solitos  ita  dicere  : cum  ma  - 
jorum  imagines  intuerentur , vehementissime  sibi  animum 
ad  virtutem  accendi  f scilicel , non  ceram  illam  , ncque 
Jìguram  lantani  vim  in  se  se  ha  bere  , sed  memoria  re- 
rum gestarum  eam  flammam  egregiis  viris  in  pectore 
crescere  , ncque  prius  sedar i , quam  virtus  eoruni  famam 
atque  gloriam  adaequaverit. 

Sallustio. 

65 

Non  restate  però , donne , a cui  giova 
Il  ben  oprar  , di  seguir  vostra  via  : 

Nè  da  vostra  alta  impresa  vi  rimova 
Tema  che  degno  onor  non  vi  si  dia. 


Ariosto. 


Digitized  by  Googj^J 


3 


I LUSIADI 

Canto  sesto 


ARGOMENTO 

Vasco  di  Gama  salpa  da  Melinda  ; e mentre  naviga 
prosperamente  , i soldati , per  ingannar  P ozio  , rac- 
contano alcune  istorie  , tra  le  quali  è principale  quella 
dei  Dodici  d’  Inghilterra.  Bacco  scende  al  mare  , ne 
raccoglie  a consiglio  i Numi,  c gli  eccita  a distruggere 
i nuovi  naviganti  che  vanno  allo  scoprimento  dell1  In- 
dia. Succede  una  terrihil  burrasca.  Ma  Venere  soccorre 
P afflitta  armata  che  finalmente  approda  al  lido  desiato. 

I 

P ieno  di  riverenza  e di  stupore 
Era  rimasto  il  Re,  che  le  novelle 
Cose  tutto  gli  aveano  acceso  il  core 
Per  le  alte  genti,  e chi  scendea  da  quelle 5 
E sentire  parea  sdegno  e dolore 
Che  cotant’  acque  il  dividesser  d’  elle  , 

E che  più  presso  dell’erculeo  segno 
Non  ne  ponesse  il  Ciel  questo  e quel  regno  (*). 

Camoens  18 


Digitized  by  Google 


274 


CANTO 


3 

E a ristorarli  di  si  gran  cammino 
In  cento  guise  il  regio  core  apria  ; 

Nè  piacer  tanti  all’  amator  latino 
L5  egizia  donna  sovra  il  mare  offria  } 

Che  non  sorgeva  in  ciel  fresco  mattino  , 

Che  il  corso  usato  sole  non  forni  a , 

Ch’  ei  non  volesse  a giuochi  e mense  accolti 
Gli  accenti  berne  e contemplarne  i volti  (a). 

3 

Ma  dei  venti  e del  cielo  il  vario  aspetto 
Vasco  spiava , e ne  vedea  sereno 
Succedersi  il  bel  tempo  , e sol  di  schietto 
Azzurrino  ondeggiar  P equoreo  seno. 

E poiché  avea  piloto , e il  regio  affetto 
Navi  e nocchier  gli  avea  fornito  appieno  , 

Di  spinger  chiede  l’animosa  prora, 

Clic  immenso  tratto  a lui  restava  ancora  (3). 

4 

Stendendo  il  Re  la  destra , a quelli  e a questi 
Ofì'eria  d’  amistà  pegni  sinceri  ; 

E , Se  parlile  voi , dicea , qui  resti 
Almen  commercio  <T  animi  e voleri  ; 

Che  se  dal  gran  catnmin  stanco  vorresti  , 
Vasco  , congiunger  genti , i tuoi  nocchieri 
Ognor  a me  coll’  Afirican  soggetto 
Un  popol  formeran  stesso  e diletto  (<£. 


Digitized  by  Google 


5 

Al  Re  ài  grato  cor  mercede  rende 
Vasco  , ed  amici  detti  a detti  amici  ; 

E già  le  vele  inverso  F India  stende 
Finor  tentata  con  incerti  auspici. 

Cauto  il  piloto  ed  astri  e venti  intende , 
Nè  noti  in  lui  di  dubbia  fede  indici; 

Onde  sicuro  ognun  del  gran  cammino 
11  fine  si  promette  ornai  vicino. 

6 

Ed  egli  ornai  potea  segnare  i regni 

Che  del  suo  «rimo  guardo  il  Sole  indora, 
Che  già  P Indo  Oceàn  fendeano  i legni , 

E salutavan  la  cercata  aurora; 

Ma  Bacco , che  vedea  gli  alti  disegni 
Al  fin  giunti , or  arrossa  , or  si  scolora , 

E cento  furie  in  questo  ed  in  quel  lato 
Ne  versan  Felina  accesa  e il  cor  turbato. 

7 

Vedrò  al  Tago,  dicea,  come  al  latino 
Fiume  ondeggiar  d’acque  famose  il  letto? 
Fi  perchè  man  lo  scrisse  di  destino 
hninutabil  ne  fia  F elenio  detto  (5)  ? 

Ma  a divino  poter , potei’  divino 
S’  opponga.  E di  sue  faci  acceso  il  petto 
Dalle  celesti  sedi  al  mar  discende , 

E inverso  il  reai  tetto  il  caminin  prende. 


CANTO 


376 

8 

Alle  caverne  il  fondo  algoso  serra  (6) , 

Ove  raccoglie  Tacque  immense  il  Nume, 

E ove,  quando  Aquilon  le  chiama  in  guerra, 
Mugghian  ferocemente  ed  alzan  spume  ; 

Ma  in  mezzo  lieto  sen  d’asciutta  temi 
Stawi,  e vi  ridon  di  tranquillo  lume 
Le  belle  arene  di  nativo  argento, 

Su  cui  Sole  non  raggia,  o spira  vento. 

9 

Qui  sorgon  di  cristallo  immense  sedi 
Al  buon  Nettuno  e a cento  Dee  marine  C?)  , 
Di  sì  vivo  splendor,  che  quasi  il  credi 
O diamante , od  altra  gemma  affine  ; 

E dal  vivo  cristallo  uscir  pur  vedi 
Alte  torri  e colonne  adamantine; 

Stanvi  l’ altere  porte  a bel  lavoro 
Di  bianche  perle  messe  e solid’  oro. 

10 

Or  grand’  evento , or  lieta  istoria  incisa 
Da  quel  vago  fulgor  si  manifesta  : 

Nei  scolpiti  sembianti  i lumi  affisa 
11  Dio  tuibato,  e il  piè  sospeso  arresta: 

L’  antico  Caos  da  prima  ei  vi  ravvisa 
Senza  che  raggio  o vaga  forma  il  vesta, 
Indi  i quattro  elementi  uscirne  fuora , 

Qnd’  il  tutto  §’  informa  e si  colora  (8). 


Digitized  by  Google 


SESTO 


*77 


1 1 

Sorge  primiero  il  foco  , e splende  e brilla 
Sol  di  se  stesso  in  pura  sfera  accolto, 

Onde  Prometeo  suscitò  favilla 
Ad  animarne  di  natura  il  volto , 

E labbro  rise  e lampeggiò  pupilla  : 

L’ acr  succede , che  volubil , sciolto  , 

Non  stempra  ardor,  gelo  non  rende  immoto  , 
Onde  tutto  agitar  di  vita  e moto. 

12 

Vien  poi  la  terra , e P arboscel  di  fionda 
E vi  verdeggia  il  suol  d’  erbette  vive  (9)  : 

Di  fere  e augei  popol  diverso  inonda , 

E P un  fa  nido , e pasce  P altro  rive*; 

E giù  per  P ampie  viscere  feconda 
Vena  serpeggia  d’acque  fuggitive, 

Ch’  esce  quindi  raccolta  in  ampii  mali , 

O in  ruscelletti  mormoranti  e chiari. 

13 

Gli  empii  giganti  in  guerra  e Giove  ardente 
V'  e scolto  delle  porte  al  lato  manco , 

E sotto  Parso  suol  Tifeo  fremente. 

Che  sbuffa  e fa  tremar  dell’Etna  il  fianco  (io); 
V’è  Nettuno  che  vibra  il  gran  tridente, 

E destrier  n'esce  come  neve  bianco  (n), 

E fuor  ne  balza  cosi  snello  e vivo , 

Che  insultai*  di  Minerva  ei  par  P olivo. 


Digitized  by  Googte 


278 


CANTO 


>4 

Ma  poco  ei  resta , che  maggiore  il  preme 
Cura , ed  inoltra  alle  regali  so  glie  (ia)  : 

Il  buon  Nettuno  alle  sue  Ninfe  insieme 
Gli  sorge  incontro  , e per  la  destra  il  toglie  : 
D’  un  mormorar  confuso  ondeggia  e freme 
L’immenso  tetto  che  il  gran  Nume  accoglie, 
E chiede  ognun  qual  cagion  guidi  e donde 
Dogli  Indi  il  vincitor  scenda  ira  1'  onde. 

1 5 

Ed  egli:  In  te  non  sia  temenza  alcuna, 

Se  i tuoi  regni,  o Nettuno  , io  violar  oso, 
Chè  anco  in  mezzo  agli  Dei  volge  fortuna 
Sua  rota . e turba  1’  immortal  riposo  ; 

Ma  pria  ch’  io  parli , gli  alili  Numi  aduna 
Ond'  il  vasto  dividi  impero  ondoso  , 

Chè  è comune  periglio  e comun  danno 
Quello  che  chiudo  in  seno  immenso  affanno. 

16 

Nettun,  che  da’ suoi  detti,  e più  dal  ciglio 
Torvo,  sospetta  qualche  gran  novella, 

Tosto  consente , ed  a sè  chiama  il  figlio 
Tritone , che  gli  diè  Salacia  bella  (i3)  : 

E questi  un  giovin  Nume,  ed  a consiglio 
Del  padre , araldo  i Dei  marini  appella , 

Se  ragione  talor  sorga  di  sdegno  , 

O cosa  che  minacci  il  patrio  regno. 


Digitized  by  Google 


SESTO 


379 

*7 

D’erbe  palustri  e di  verdi  alghe  avvolto, 

Il  crine  e pel  di  mento  irsuto  e nero 
Sovra  il  seno  per  gli  omeri  e sul  volto 
A.  lui  si  sparge,  e il  rende  ispido  e fero  (14): 
D’un  gran  teschio  marino  ha  il  capo  involto. 
Che  il  veste  intorno  qual  faria  cimiero, 

Nè  , il  nuoto  a secondai*  rapido  e lieve , 

O Veste  ai  fianchi  allaccia  o velo  breve. 

18 

Il  corno  afferra , e d’ alte  voci  e chiare 
Col  robusto  alitar  fa  che  risponda  (i5)  : 

Ne  rimbombano  i cupi  antri  del  mare, 

E ne  rimugge  l’ Eco  in  ogni  sponda  ; 

Già  le  grotte  muscose  e 1'  alghe  amare 
Espongon  cento  Dei  sulla  chet’  onda , 

Ed  il  gran  suono  tutti  li  raccoglie 
Del  fondator  di  Dardano  alle  soglie. 

*9 

Fra  le  natanti  sue  varie  famiglie 

Primo  il  padre  Oceano  affretta  il  piede , 
Dori  e Nereo  cento  leggiadre  figlie 
Guidan  d’ un  casto  amor  frutto  e mercede , 
Sol  Proteo  par  che  seco  si  consiglie , 

Che  già  le  alte  cagioni  ei  chiaro  vede, 

Pur  lascia  i paschi  algosi,  e accoglie  in  uno 
L’ ampie  foche  ch’ei  pasce  al  gran  Nettuno  (16). 


Digitized  by  Google 


28o 


CANTO 


20 

Ma  di  Nettilo  la  bella  sposa  move 

Dolce  così  sovra  i bei  passi  lenti  (*7) , 

E da  cerulei  rai  tal  grazia  piove  , 

Che  ne  pendon  rapiti  il  mare  e i venti  0$). 
Sorge  dal  mar  prole  gentil  di  Giove, 

Manto  sciogliendo  al  piè  di  vaghi  argenti , 
Che  di  quei  moti  il  vezzeggiar  seconda 
E lambe  a tergo  lungo  tratto  d’onda. 

21 

Al  fianco  suo  quasi  nascente  auretta 
Increspa  il  cheto  mar  beltà  novella , 

E la  siegue  un  delfin  eh’  ella  saetta  (19) 

Di  dolce  riso  e di  gentil  favella: 

Anfitrite  è la  bella  giovinetta 

Che  move  sposa  di  Nettuno  anch’ella, 

E piacer  desta  o pena  ove  le  piace. 

Sì  cara  ha  ne’  bei  rai  d’ amor  la  face. 

20 

Ine  e il  fanciul  sottratti  a crude  voglie  0°) , 
Solcan  novelli  Dei  1’  equoreo  piano  00. 
Scherzando  quel  perla  o corallo  coglie , 

E il  regge  Panopea  con  bianca  mano. 

Siegue  colui  che  le  mortali  spoglie  OO 
Lasciò  sul  lido , e sì  d’ amore  insano  , 

Che  anco  richiama  la  sua  Scilla  al  mare  (a  3)  , 
A cuj  Circe  cangiò  le  forme  care. 


DigitizM^b^Goo 


« E S T O 


28 1 


23 

Di  spiegati  tappeti  aureo  lavoro 
Le  Ninfe  accoglie , e vaghe  sedi  i Numi 
V’  han  di  vivo  cristallo , e già  ristoro . 

Offre  frese’  ambra  d’  odorati  fumi. 

L’  aure  ne  spirao  s'i  , che  a par  di  loro 
Spiran  men  dolci  gli  anbi  profumi. 

Bacco  e Nettuno  or  questo  Nume,  or  quella 
Ninfa  saluta,  e in  dolci  modi  appella. 

24 

Poiché  a discorde  e vario  suon  quiete 

Successe , e all’  accoglienze  atto  e rispetto  , 
Sorge  Bacco  nel  mezzo . e le  secrete 
Ire  palesa  ed  il  crudel  sospetto , 

E or  turba  il  volto,  ed  or  vibra  inquiete 
Le  luci , e sembra  che  gli  bolla  il  petto , 

E in  cento  vie  tenta  spirare  altrui 
Contro  de’ Portoghesi  i furor  sui. 

25 

Tu,  cui  dal  clima  adusto  e dall’algente, 

O da  qual  seno  più  si  giaccia  ignoto 
Movono  tribù tarii  al  gran  tridente 
Quanti  volvono  flutti  Affrico  e Noto  ; 

E tu  che  immense  braccia  apri,  o possente 
Oceano , e il  suol  circondi  e guardi  il  noto 
Confine  ai  varii  popoli  prescritto, 

E che  violare  esser  dovea  delitto; 


Digitized  by  Google 


! 


26 

E voi  Deitadi  sì  diverse  e tante  (24) , 

Cui  dolce  è starsi  in  questo  fresco  argento, 
E non  soffrite  che  mortai  si  vante 
D’  invendicata  offesa  e d’  ardimento , 

Ove  son  l1  ire  antiche  e il  lampeggiante 
Volto  fra*  i nembi  ed  il  fischiar  del  vento , 
Onde  puniste  già  1’  umana  prole , , 

A cui  par  poco  ornai  la  terra  e il  sole  (a5)? 

27 

Vedeste  pur  di  quanto  ardir  s’ accese 
Ad  espugnar  il  Cielo  in  lega  stretta , 

E come  a scherno  i vostri  sdegni  prese 
Di  fragil  lino  armata  e di  barchetta  ; 

- Ma  se  all’  umane  temerarie  imprese  . 

, ; Sollecita  non  vien  la  gran  vendetta , 

F orse  presto  cangiar  aovrem  costume , 

E noi  mortali,  ecl  il  mortai  fia  Nume. 

28 

Eccovi  picciol  regno  che  signore 

Chiamarmi  de-1  dal  fondator  primiero 
Cogli  arditi  disegni  e colle  prore 
Dei  nostri  dritti  contrastar  P impero; 

E quasi  sovra  gli  altri  ei  sol  maggiore 
Sorga , e di  Roma  più  feroce  e altero , 
Correr  d’ ignoto  flutto  immense  vie , 

Vostre  leggi  sprezzando  e l’ire  mie. 


SESTO 


283 


29 

Ma  pur  poterò  i venti , allor  eh’  il  primo 
Solco  r onde  divise , in  guerra  armarse  , 

E dell’empio  nocchier  fra  1’  alga  e iT  limo 
Sparger  le  membra  lacerate  ed  arse  ; 

E noi  timida  greggia,  ed  in  quest’imo 
Seno  appiattati  mirerem  spiegarse 
L’  audaci  vele , noi  da  divin  seme 
Usciti , e che  tremando  il  mondo  teme  ? 

30 

Che  non  già  solo , o Dei  marini , è vostro 
Il  danno , ma  comune  io  pur  v’  ho  1’  onta  : 
Però  qui  venni,  onde  congiunto  il  nostro  (»6) 
Periglio,  n’ arda  poi  l’ira  congionta; 

Chè  già  T audace  gente  ha  volto  il  rostro 
Delle  gran  navi  ad  oliente , e conta 
• Degli  antichi  miei  lauri  ornar  le  chiome, 

.*  Nè  lasciare  fra  gl'indi  a me  più  nome. 

31 

Nè  solo  il  Fato,  che  a piacer  disegna 
Gli  eventi  di  quaggiù*,  cosi  l’ affida  (27), 

Ma  perch’al  fine  desiato  vegna, 

• L’ istesso  Giove  i gran  destili  ne  guida  ; 

Chè  ancora  fra  gli  Dei  costume  regna 
Di  volger  là  dove  fortuna  rida, 

E che  dove  minor  virtude  splende 
Cieco  favore  ivi  il  difetto  emende. 


Digitized  by  Google 


284 


CANTO 


Però  fuggo  dagli  astri  e cerco  altrove 

Chi  al  mio  dolore  e all’ onte  mie  risponda; 
E se  il  barbaro  Cielo  non  si  move  , 

Trovi  pietade  almeno  in  seno  all’  onda. 

Or  mentre  detti  accoglie  ed  ire  nuove, 

A lui  pianto  improvviso  il  volto  inonda  (a8) , 
E aneli’  atto  pietoso , od  arte  fosse 

0 forza  di  dolor , i Numi  mosse. 

33 

Tal  arse  in  mezzo  a lor  sdegno  repente , 

Che  v’  è ogni  legge  di  dover  negletta  ; 

E in  cento  parti  un  mormorar  si  sente 
Confuso  che  furor  suona  e vendetta  : 

E già  delle  onde  il  regnator  consente 
Che  un  messaggier  rapide  penne  inetta 
Ad  Eolo , e a nome  di  Nettuno  ei  sciolga 

1 venti , e quante  ha  vele  il  mare  avvolga. 

34 

Sol  Proteo  opporre  al  fier  cenno  volea 
Quanto  già  vede  fentro  i destin  futuri  ; 

Ma  tal  ivi  tumulto  ed  ira  ardea, 

Che  alcun  non  v’  è che  il  favellar  ne  curi  ; 
Anzi  gridar  s1  udio  In  maggior  Dea  : 

E che  mai  rechi  co’  tuoi  vani  augiiri  , 
Vecchio  vate  ? Sa  ben  colui  che  regge 
Ciò  che  ne  impone,  e il  suo  voler  n'è  legge. 


Digitized  by  Google 


35 

Già  il  regnator  de’  venti  il  cavo  lato 

Scosso  avea  del  gran  monte  ov’ei  li  serra  (29); 
E que’  feroci  spirti  a se  chiamato 
Il  gràn  comando  espone,  e intima  guerra; 
E quelli , dove  il  varco  è lor  mostrato  , 
Sboccan  precipitando,  ed  uno  atterra 
Gran  quercia,  e scote  l’altro  antiche  mura , 
E già  coirono  i nembi  e il  ciel  s’oscura. 

36 

Or  mentre  tanti  Numi  ed  Austro  e Coro 
Ardon  di  sdegno  e fremono  inquieti  (3o) , 
Seguian  gli  arditi  legni  il  corso  loro 
Dell’  Inde  spiaggie  ornai  securi  e lieti  ; 

E il  Sol  tornato  al  mar  co’  bei  crin  d’  oro 
Lasciato  i flutti  avea  tranquilli  e cheti. 

Dei  nocchieri  altri  dorme,,  altri  le  stelle 
Nota  vegliando,  e il  vario  sorger  d’elle  (3i). 

37 

E ornai  la  notte  a mezzo  corso  il  bruno 
Carro  ed  i pigri  avea  destrieri  spinto  ; 

E giaceansi  color  dall’importuno 
Sonno  e dal  gelid’  aer  già  quasi  vinti  : 
Gridan  concordi  alfìn , che  d’ essi  alcuno 
. Liete  storie  ricordi  o casi  finti, 

E il  giocondo  narrar  quindi  rileve 
U - sonno , e 1’  aspettar  noioso  e greve  (3a). 


286 


CANTO 


38 

Leonardo,  a cui  giovin  beltade  fitto 
Avea  partendo  1 dolci  strali  al  core, 

Qual  altro  rallegrar  potria  l’afflitto 
Nocchier,  dicea  , che  ragionar  d’  amore  ? 
Ma  Y elioso  più  saggio  : Ah  non  è dritto 
In  tanto  di  straniere  acque  timore 
Ragionar  cosa  onde  si  franga  il  petto 
Che  de’  mali  indurar  deve  all’  aspetto  : 

39 

E mal  s’  addice  a noi  che  alte  procelle 
Ed  oste  ignota , aspettan  forse  ancora 
Altre  faville  concepir  che  quelle 
Onde  nasce  l1  ardire  o s’  avvalora. 

Loda  ognuno  il  consiglio , e eh’  ei  favelle 
Di  guerrier  fatto  approva;  ed  egli  allora: 
Sol  patina  storia  a voi  da  me  fia  resa, 

E d^Anglia  fia  la  celebrata  impresa. 

40 

Mentre  Giovanni  il  grande  genitore  (33) 
Pietro  d’opre  eguagliava  e d’alto  aspetto, 
E dispersi  i ni  un  ci , al  suo  signore 
Offria  tranquilli  omaggi  il  patrio  letto , 
Nell’Anglia,  dove  tardi  il  primo  fiore 
Mette  il  terren  dal  crudo  Borea  stretto, 
Erinni  sparse  tal  velen  che  a nui  (34) 

Fur  bel  seme  d’onor  V invìdie  altrui. 


Digitized  by  Google 


SESTO 


287 


4* 

Fra  vaghe  donne  e cavalier  potenti 
Vide  la  Reggia  acerba  gara  accesa , 
Incerto  se  movesse  i cori  ardenti 
Temerario  sospetto  o giusta  offesa  ; 

Ma  di  si  vivi  sdegni  e si  cocenti 
Detti  si  alimentò  la  gran  contesa , 

Che  favola  correa  di  bocca  in  bocca 
Il  bel  pregio  maggior  die  donna  tocca. 

4a 

I feri  cavalier  diceansi  pronti -, 

Se  v’ha  chi  a lor  difesa  armi  la  mano, 
Vibri  pur  desso  spada  o destrier  monti 
In  chiuso  vallo  od  in  aperto  piano? 

E le  donne , alle  cui  dimesse  fronti 
Il  bel  pudore  fea  riparo  invano, 

Fra  gli  amici  a cercar  costrette  foro 
Chi  i volti  difendesse  e l’  onor'  loro. 

43 

Ma  non  fedel  congiunto  e non  amante 
. O detto  in  lor  difesa  od  arme  move  (35), 
Che  nel  regno  Soriano  a tutti  innante 
Di  gran  nome  i nimici  e d’  alte  pruove  : 
Esse  molli  di  pianto , ed  in  sembiante 
Che  tratto  avrebbe  ai  dolci  pianti  Giove, 
Al  duca  d’Àlencastro  unite  vanno  (36) , 

E il  pregan  di  ristoro  in  tanto  affanno. 


Digitized  by  Google 


288 


C A NTO 


44 

Congiunte  ai  nostri  ei  1’  arme  aveva  e P ire 
Quando  di  guerra  la  C astiglia  ardea , 

E negli  atti  guerrier  feroce  ardire 
A gentilezza  unito  ei  scorto  avea; 

E mver  P amica  gente  anco  un  desire 
Di  cor  paterno  dolce  lo  traea; 

Ch’  ei  lasciata  sul  Tago  avea  vezzosa 
Figlia  fatta  colà  sovrana  e sposa. 

45 

E però,  dicea  lor,  se  alti  guerrieri, 
Leggiadre  donne  , il  vostro  stato  chiede , 
D]  animi  arditi  e egregi  cavalieri 
Città  regale  sovra  il  Tago  siede, 

E quanto  sien  magnanimi  ed  alteri 
li  mio  stesso  valor  può  render  fede  (3j). 
Ad  essi,  io  farò  noti  e con  inchiostri 
E per  via  di  messaggi  ì desir  vostri; 

46 

E credo  ben  che  a loro  gloria  avranno 
Il  vendicare  il  vostro  onore  offeso; 

Che  non  sol  di  valor  pregio  si  fanno, 

Ma  gentilezza  hanno  fra  1 armi  appreso, 
Così  il  duca , che  nascer  temea  danno 
Se  fosse  ei  stesso  armato  in  campo  sceso, 
Pure  le  belle  lagrime  ne  terse, 

E ognuna  a quanto  proponea  s’  offerse. 


Digitized  by  Google 


SESTO 


289 


47 

Ei  de’  nostri  campion  trascelto  il  fiore , 

Noma  a questa  ed  a quella  il  suo  guerriero , 
A cui  far  manifesto  il  bel  dolore  , 

E invitarlo  a vestir  l’ arme  e il  cimiero  ; 

E tentan  quelle  quanto  puote  amore 
Di  sensi  e di  pregare  lusinghiero , 

E esprimer  sembran  nelle  care  note 
Il  bel  rossor  delle  pudiche  gote. 

48 

Appena  giunse  il  messaggiero,  e rese 
Le  carte , e chiaro  feY  l’invito,  il  ciglio 
Brillò  di  tutti,  e alto  disio  s’accese 
Chi  primo  provocasse  il  bel  periglio. 

Il  Re  n’  arde  primiero  , e il  la  palese  ; 

Ma  lo  ritien  di  maestà  consiglio  (38) , 

E quegli  sol  se  fortunato  appella 
Che  campion  disegnò  l’ ignota  bella. 

49 

Già  risuona  rumore  e fervon  genti 

Nella  città  che  diede  nome  al  regno  (39) , 

E di  candide  vele  e di  lucenti 
Prore  ondeggia  sul  Doro  il  nobil  legno. 

1 cavalieri  di  tutt’anne  ardenti 
Aspettan  lieti  di  partire  il  segno  : 

Son  dodici  i guerrieri,  e tante  sono 
Le  belle  a cui  fan  di  lor  arme  dono  (40). 

Camoens  19 


Digitized  by  Google 


2'9° 


CANTO 


50 

Gli  accompagna  il  sovrano,  e in  mezzo  a folto 
Popol  fausti  lor  prega  i venti  e i Numi  : 
Intero  sembra  il  regno  in  essi  accolto , 

E quanto  ha  di  valor,  di  bei  costumi. 

Tutti  dei  primi  fiori  han  sparso  il  volto  , 

Di  belT ardir  brillano  a tutti  i lumi; 

Ma  P un  che  di  Magrizzo  il  nome  avea  (41) 
Agli  altri  amici  suoi  così  dicea: 

51 

Giunto  tempo  mi  par  che  un  desir  mio 
Secondi , amici , a cui  contrasto  invano , 

D’  altro  veder  che  il  bel  Doro  natio  , 

E scorrer  P aureo  Tago  in  fertil  piano  ; 

Ma  popoli  e costumi , e dire  : anch’  io 
Qui  fui , là  vidi  opra  d’ ingegno  e mano  ; 
Ed  in  Anglia  per  vie  diverse  e nuove 
Quinci  passar , se  ciò  da  voi  s’approve. 

5a 

Nè  fortuna  farà,  per  quanto  roti, 

Ch'io  manchi  a lei  che  suo  campion  m’elesse, 
Non  per  frappor  di  monti  e fiumi  ignoti  ; 

E io  volerò  con  voi  sull’  aure  istesse  : 

Che  se  colei  che  non  ascolta  i voti  , 

Questo  dolce  sperare  ai  venti  desse, 

Per  voi  s’  adempia , amici , il  mio  difetto , 
E non  n’abbia  la  bella  onta  e dispetto. 


Digitized  by  Google 


SESTO 


29I 


53 

Cosi  dicendo,  d’un  amplesso  onora 
1 restanti  compagni,  e i lochi  passa 
Che  del  patrio  valor  suonano  ancora. 

Leon , Granata , indi  Navarra  lassa  (4») 

A tergo,  e gli  alti  Pirenei  divora  (43): 

Da  quelle  altere  cime  il  guardo  abbassa, 
E salutato  il  suol  che  Spagna  miete  , 

Ai  Franchi  scende  ed  alle  terre  liete. 

54 

Ma  piacer  fosse,  o pur  voler  di  Fato, 

Fra  i Germani  gran  tempo  lo  ritenne  : 

All’ alme  vele  intanto  avea  spirato 
Un  eguale  aleggiar  di  fresche  penne  ; 

Nè  vento  incontro  al  facil  corso  armato 
Presta  la  prora  il  bel  Tamigi  tenne  : 

Tutti  raccoglie  il  duca  in  lieto  viso, 

E coi  vezzi  le  belle  e con  il  riso. 

55 

Era  già  tinto  P orizzonte  in  croco, 

E usciane  il  di  che  il  bel  valor  dovea 
Chiamare  a pruova , e della  pugna  il  loco 
Inviolato  regia  fe  reudea. 

In  faccia  al  suo  guerrier  di  vivo  foco 
Ciascuna  bella  e d’aurei  fregi  ardea: 
Stanno  essi  su  destrier  leggiadri  e snelli , 
E ber  sembran  valor  dagli  occhi  belli. 


Digitized  by  Google 


56 

Lei  sol , cui  manca  il  suo  Magrizzo , siede 
Mesta , nè  vago  vel , nè  color  vivo 
Cinge  alle  belle  membra,  e le  si  vede 
Talora  il  ciglio  rosseggiar  furtivo  : 

Ma  lo  stuol  che  di  quel  dolor  s’ avvede , 
Lei  consola , e tornar  1’  ostro  nativo 
Giura  al  bel  volto,  e far  per  tutte  ognuno 
Quanto  per  una  sol  dovria  far  uno. 

57 

U Re  fra  i grandi  del  suo  regno  assiso 
Già  siede  spettator  del  grand’evento; 

Nei  minor  seggi  il  popolo  diviso 
Pende  aspettando  con  il  guardo  intento  : 
Cosi  stretti  in  areion,  sì  Ieri  in  viso 
Grecia  mai  vide  a militar  cimento 
Scender  guerrier,  quai  da  diversa  parte 
Mosser  gli  eletti  cavalier  di  Marte. 

58 

Fervono  i gran  destrieri,  e ne  biancheggia 
Fra  F agitar  di  guerrier  moti  il  freno; 

Sulle  bell’  armi  il  Sole  arde  e lampeggia 
Qual  ripercosso  sia  d’  argenteo  seno  (44)  : 

Ma  il  popolo  raccolto  incerto  ondeggia  , 
Come  abbia  il  nostro  stuolo  un  guerrier  meno, 
Quando  improvviso  strepito  s’ ascolta , . 

Qual  di  corner  che  giunga  a quella  volta  : 


Digitized  by  Googl 


SESTO 


293 


% 

Ed  ecco  bel  garzon  che  agii  destriero 
Al  corso  sprona  , e di  fin’  arme  splende  : 
Stupisce  il  volgo  che  leggiadro  e fero 
Venir  lo  mira,  e in  duo  si  parte  e fende: 
Magrizzo  è questi  1’  altro  cavaliero  ; 

Egli  di  gentilezza  intorno  rende 
Con  un  dolce  inchinar  cortesi  uffici , 

Nè  ultimo  giunge  fra  i guerrier  felici. 

60 

Tosto  cinge  colei  le  gemme  e gli  ori , 

Per  cui  dal  mondo  è la  virtù  negletta  (4$), 
E ne  ridon  del  volto  i vaghi  fiori , 

E dolcemente  il  guardo  ne  saetta. 

Guerriera  tromba  intanto  ai  begli  ardori 
Si  mesce,  e di  quel  suon  che  l’ire  alletta 
Palpitar  vedi  i fervidi  guerrieri, 

E appuntar  le  aste  e sciogliere  i destrieri  (46). 

61 

Ma  si  ne  trema  il  suolo , e cotal  face 
Lampo  lo  scontro  delle  lancie  insieme, 

Che  gelido  spavento  il  cor  ti  sface, 

Nè  alcun  comprende  ciò  che  spera  o teme: 
Altri  balza  di  sella,  ed  altri  giace 
Col  suo  destrier  che  morde  il  suolo  e freme; 
Vermiglio  il  fianco  a questi,  e a quei  sul  petto 
Abbandonarsi  vedi  il  vago  elmetto. 


/ 


Digitized  by  Google 


ag4  canto 

62 

Colà  guerrier  senza  destriero  e scudo , 

E qui  senza  guerriero  un  deslrier  erra; 

E F inglese  valor  di  forze  ignudo 
Invano  sull’  arcion  si  stringe  e serra , 

Che  il  correr  fero  e il  ritornar  più  crudo 
De’ Portoghesi  or  l’uno  or  l’altro  allena: 
Stringon  le  spade  alfìn , ma  nulla  giova 
Di  disperato  ardire  estrema  prova. 

63 

Il  raccontar  come  feroce  scenda 
L’ acciaro , e il  feireo  arnese  apra  e divida , 
Vanto  è di  chi  sognate  lodi  intenda, 

Nè  il  valor  nostro  a vano  suon  s’  affida  : 
De’  fatti  il  fatto  da  ciò  solo  penda , 

Che  accolti  i nostri  fur  con  liete  grida , 

E fe’  ritorno  delle  belle  al  volto 
Quel  vago  vel  che  aveane  invidia  tolto. 

64 

Esse  stesa  là  mano  ai  vincitori  , 

Ne  sciolgon  dal  cimiero  i biondi  clini  (47) , 
E regie  mense  vi  prepara  e onori 
Il  duca  a festeggiarne  i bei  destini. 

Tutto  v5  è respirar  di  dolci  odori , 

E brillai1  di  cristalli  oltremarini  : 

E a lieto  dì  siegue  più  lieto  giorno 
Finche  non  fero  al  natio  suol  ritorno. 


Digitized  by  Google 


SESTO  J295 

65 

Mag rizzo , a cui  di  nuove  terre  invito 
Più  dolce  fean  le  già  vedute  cose, 

Non  ritornò  con  loro  al  patrio  lito  7 
Ma  nuove  genti  di  veder  dispose; 

E già  le  Fiandre,  d’Inghilterra  uscito, 
Correa,  dove  un  Francese  a morte  ei  pose 
Con  tanto  di  valor  bel  grido  e suono  , 

Che  reai  mercede  n’  ebbe  e nobil  dono. 

66 

E altro  cui  scorrer  l’Allemagna  piacque  (48) 
Dimostrò  pur  di  quale  patria  uscio; 

E un  fier  Germano  al  suo  valor  soggiacque , 
Che  con  inganno  di  sfidarlo  ardio. 

Ciò  dicendo  Velloso,  in  tutti  nacque 
Nuovo  e più  dolce  d’ascoltar  disio, 

E il  pregano  a seguir  le  belle  imprese 
Contro  il  fiero  Germano  ed  il  F rancese  (49). 

67 

Ma  il  nocchiero  vedea  da  scura  parte 

Nube  sorgergli  contro , e all’  opre  desta  (So)  : 
Ora  è d’  uopo  , dicea  , di  forza  e d’ arte , 
Che  chiusa  in  quella  nube  è la.  tempesta: 

E di  ristringer  1’  ampie  vele  sparte 
Senza  dimora  impon  ; nè  alcun  si  resta , 
Che  già  il  vento  cresceva,  e P onda  bruna 
Parea  bollendo  minacciar  fortuna. 


Digitized  by  Google 


296 


CANTO 


68 

Ma  tosto  imperversar  di  venti  e nembi 
S’  incalza , e volge  vasti  flutti  al  lido. 

Deh  ! presto  raccogliete  i maggior  grembi  ? 
Grida  il  piloto , e ne  rinforza  il  grido  ; 

Ma  Aquilone  precipita , ed  i lembi  (5i) 

Ne  afferra  e fischia,  e tal  sonante  strido 
La  rotta  vela  diè , che  d’  un  profondo 
Suono  tutto  sembrò  scuotersi  il  mondo. 

% 

Segue  il  gridare  de’  nocchier , che  il  lato 
Premè  sul  mare  a un  punto  sol  la  nave  , 

E gran  parte  di  pelago  agitato 
Accolse  in  seno  minacciosa  e grave  : 

Accorra  altri  alla  tromba , insta  il  turbato 
Piloto  , il  fianco  altri  soccorra  e sgrave , 

Su , su  ; non  indugialo , chè  il  legno  affonda , 
E già  ne  vince  il  soverchiar  dell’  onda  (5a). 

70 

Dei  feroci  guerrieri  ognun  primiero 
Corre  volando  ove  il  periglio  preme  ; 

Ma  tanto  è 1’  ondeggiar , P urto  sì  fiero  , 
Che  noi  consente  il  mar  che  spuma  e freme. 
Nè  più  la  nave  a governar,  nocchiero 
Basta , nè  d’  essi  stuol  robusto  insieme , 

Chè  l’onda  altera  il  timon  vinto  aggira 
Come  a lei  piace,  e dove  il  vento  spira: 


Digitized  by  Google 


SESTO 


a97 


71 

Ed  egli  fischia , e sì  le  forze  intende  , 

Qual  se  crollar  le  smisurate  membra 
Debba  di  torre  che  le  nubi  ascende. 

Ribolle  il  fondo,  ed  acque  ad  acque  assembra; 
Già  sulla  cima  ai  neri  flutti  pende 
Del  capitan  la  nave , e picciol  sembra 
Battei  che  levi  sull’  irato  corno 
L’onda  che  cresce  e gli  spumeggia  intorno. 

72 

L’ una  vince  il  gran  mare,  e invan  le  armate 
Coste  ed  oppone  invano  i fianchi  immoti, 
Ed  altra  errando  va  con  le  spezzate 
Antenne  ove  urti  il  vento  e il  turbin  roti  : 
Si  confondono  intanto  e fan  pietate 
Del  nocchiero  le  lagrime  ed  i voti , 

Che  a lui  non  giova  che  al  periglio  intento 
Le  vele  a tempo  restringesse  al  vento  (53). 

73 

Talor  degli  astri  alla  tranquilla  sede 

L’  ondeggiar  s’  erge  dei  spumanti  argenti  ; 
Si  sprofondano  quindi , ed  uom  si  crede 
Toccare  i regni  delle  morte  genti  (54)  : 

Or  rugge  Noto , or  Aquilon  succede , 

E squarcian  nubi  e versano  torrenti  ; 

E la  notte  ne  ardea  di  cotal  luce, 

Che  orrore  accresce,  e maggior  notte  adduce. 


/ 


Digitized  by  Google 


298 


CANTO 


74 

Lungo  le  sponde  i flebili  alcioni  (55) 
Rinnovavano  il  lor  caso  dolente  (56) , 

E misto  il  tetro  canto  ai  venti , ai  tuoni , 

11  naufragio  annunziar  parea  presente  ; 

E vèr  gli  algosi  fondi  ove  non  suoni 
L’insolito  fragor,  piombar  repente 
Vedeansi  dal  periglio  fuggitivi 
E dall’  alta  procella  i demn  vivi. 

75 

Vulcan  di  cosi  onibili  e diversi 
Rai  non  temprò  del  gran  Tonante  il  telo 
Quando  furo  i giganti  arsi  e dispersi , 

Nè  con  tal  mormorar  d’ oscuro  cielo 
Era  fra  i nembi  il  gran  braccio  a vedersi 
Squarciar  all’ acque  immense  il  denso  velo, 
Quando  avvolto  fra  gorghi  il  mondo  giacque, 
E duo  soltanto  rispettaron  P acque  ; 

76 

Quanto  il  precipitar  rotto  dell’  onde 
Alpestri  fianchi  scote,  e quercie  altere 
Svelle  e radici  altissime  profonde. 

Erran  sugli  Aquilon  le  selve  intere  (57) , 

E le  minute  arene  e P alghe  immonde 
Dai  cupi  fondi , dove  Sol  non  fere , 

Rapite  e miste  in  questa  parte  e in  quella 
Ondeggian  sparse  con  la  gran  procella  (58), 


Digitized  by  Google 


SESTO  399 

77 

Le  membra  a Vasco  un  freddo  orror  discioglie, 
E tutto  già  ne  è di  pallor  dipinto  ; 

Nè  comprende  i pensier  che  in  mente  accoglie  : 
Or  alle  nubi , or  fra  gli  abissi  spinto 
Già  si  vede  perire  , e sulle  soglie 
Perir  degl*  Indi , e tanto  mar  già  vinto  ; 

E turbato  e confuso  a chieder  prende 
Grazia  colà  donde  mai  tarda  scende  (59). 

78 

Tu  che  le  penne  ai  spiriti  celesti 

Sciogli , e a cui  terra  e mar  tremano  innante  (60); 
Tu  che  al  popolo  tuo  le  vie  schiudesti 
Del  Rosso  mare , e il  ristorasti  errante , 

Tu  che  una  fragil  arca  sostenesti 
Sull’  antico  ondeggiar  delle  acque  tante , 

E lui  fra  i nembi  raccogliesti  al  lido 
Chi  in  vaso  scelto  avevi  eletto  e fido; 

79 

Se  tante  onde  nimiche  i nocchier  tuoi 
Corser  finora , e invan  ferver  d’  ascose 
Arene  , e tutti  invano  i mostri  suoi 
Quindi  la  terra  e quinci  i’  onda  oppose , 
Perchè  vorrai,  signor,  che  il  mai’  gl’ ingoi, 
Giunto  il  fin  che  la  gente  si  ripose  ? 

Tu  sai  ben  che  ad  incogniti  emisferi 
Recar  tentiamo  i santi  tuoi  voleri. 


Digitized  by  Google 


3oo 


CANTO 


80 

O lor  felici,  a cui  si  sciolse  intorno  (60 
Questa  larva  di  vita  ed  aura  lieve  , 

Per  la  fede  pugnando  ? e immortai  giorno 
S’  aperse  lor  chiudendo  un  viver  breve  ! 

Ben  vaglion  quella  pace  e quel  soggiorno 
Quest”1  incarco  di  membra  infermo  e greve , 
Che  di  mali  e perigli  aspra  e la  vita, 

E solo  dolce  allor  che  è ben  fornita. 

81 

Così  dicendo  più  s’infuria  il  vento, 

Quasi  muggir  d’  irati  tori  insieme  : 

Tutto  è tremuoto , turbine , spavento  ; 

Stride  ogni  yela , ed  ogni  antenna  geme  ; 

E cotal  fanno  orribile  concento 
11  ciel  che  tuona , c l’ Ocean  che  freme  , 
Che  romper  fede  gli  elementi , e pare 
Nel  mar  versarsi  il  ciel,  nel  cielo  il  mare  (6a). 

82 

Ma  già  su  tant’  orror  sorta  la  stella  (63") 

Era  del  bel  mattin  lieta  e gioconda , 

E la  sua  vaga  Dea  venia  con  ella  (64) 

Sull’  acque  a ricompor  la  chioma  bionda , 

E volgersi  di  flutti  in  gran  procella 
Da  lunge  ascolta  e gemerne  la  sponda , 

E d’  alto  poi  le  amale  vele  mira 
Errar  rotte  e disperse , e freme  d’ ira. 


Digitized  by  Google 


83 

Ben  s’  avvisa  la  Dea  che  i feri,  sdegni 

Bacco  ha  desìi  del  mar  : Ma  sciolga  1 ale 
Ai  venti,  grida,  e il  Ciel  di  fultnin  segni, 
Che  i rei  desiri  avran  mai  fine  eguale  j 
E chiama  a se  quante  ne1  patrii  regni 
Ninfe  tendon  bell’  arco  e vibran  strale , 

E impon  che  vengan  tutte  od  odorosa 
Mammola  al  crii»  cingendo , o fresca  rosa  (65). 

84 

Scende  con  loro  al  mare,  e il  biondo  crine 
Fa  vaga  pompa  di  novel  colore. 

Chi  non  diria  che  colga  rose  e brine. 

Dove  pria  sparse  fila  d’oro  Amore  (66) 

Ella  offerir  le  Ninfe  pellegrine 
Disegna  ai  venti  irati,  e volge  in  core 
Gli  animi  alteri  raddolcir  con  elle  , 

Si  fiorite  mostrandole  e sì  belle. 

85 

Nè  tu  potesti  dall’  insidie  aitarte , 

Noto  , al  dolce  apparir  di  Galatea  ; 

Nè  Borea  fier  che  dalle  stanche  sarte 
D’  Orizia  al  piè  le  penne  raccogliea  ; 

E 1’  auree  chiome  tra  le  rose  sparte 
Così  increspava  Amor , così  seiogliea , 

Che  già  lutto  è converso  in  dolci  ardori. 
Quel  fiero  imperversar  d’ ira  e furori  (67). 


3o  2 


CANTO 


86 

Ed  Orizia  così  parlando , il  crudo 
Amatore  sciogliea  qual  cera  al  foco  : 
Comprendo  or  ben  che  di  pietade  ignudo, 
Borea,  non  senti  amore,  o il  prendi  a giuoco: 
E se  d’  aspre  maniere , oppon  tu  scudo , 

Di’ , dove  avranno  i dolci  vezzi  loco  ? 

O deponi  gli  sdegni , o tua  non  sia , 

Ma  d amante  più  placido  Orizia. 

Galatea  pur  di  cara  fiamma  accende 

Gli  occhi,  ed  a Noto  vien  ridente  e lieta, 
Chè  un  dolce  guardo  suo  lo  lega  e prende , 
Ed  i furori  il  bel  riso  n’  accheta  \ 

E dall1  amale  forme  ei  così  pende , 

Che,  quasi  auretta  sia  tranquilla  e cheta, 
Solo  d"  amor  e di  piacer  sospira 
Ove  la  bella  vincitrice  il  tira. 

88 

Così  l’un  vento  e l’altro  d’amorosa 

Ninfa  depone  al  piede  il  crudo  ingegno , 

E dolce  accento  e bel  laccio  di  rosa 
Dure  alme  allaccia  e vince  immenso  sdegno: 
Stende  Venere  allor  la  man  vezzosa  , 

E dà  loro  di  pace  amico  pegno , 

E giuran  quelli  sulla  man  di  neve 
L’  onde  increspar  sol  d’  un’  auretta  lieve  . 


Digitized  by  Google 


SESTO 


3o3 


«9 

é 

11  bel  mattin  crescea  lieto  e sereno , 

Che  gi-i  spirar  movea  di  placid’  óra, 

E ne  rideano  i colli  e il  lertil  seno 
Che  il  ricco  Gange  trascorrendo  indora  ; 
Ed  i nocchieri  il  nuovo  almo  terreno 
Sorger  lieti  vedean  dall'  alta  prora  (68)  : 

E quella  pur  di  Calicut  è terra, 

Dicea  il  piloto , se  il  desir  non  erra  (69). 

9° 

Sì , sì  , V indo  terreo  vi  s1  apre  innante , 

Poi  soggiungea , che  ben  vegg’io  gli  aprici 
Piani  ; e se  là  drizzate  il  corso  errante , 
Sono  i vostri  desiri  ornai  felici. 

Solleva  Vasco  il  guardo  ed  il  sembiante , 
E salutati  appena  i lidi  amici 
Cade  sul  suol  di  riverenza  in  segno 
Vèr  lui  che  di  bontà  gli  diè  tal  pegno. 

9* 

Non  solo  a te  degg’  io  grazia  e favore  , 
Signor,  dicea,  perclf  il  terren  mi  mostri 
Da  me  con  lungo  errar  d’incerte  prore 
Finor  cercato  fra  procelle  e mostri , 

Ma  perchè  tanti  nembi  e tant’  orrore 
Mi  rassereni  intorno , e me  dai  chiostri 
Di  morte  fratto , e qual  da  sonno  sciolto 
Torni  ai  placidi  fai  del  divin  volto. 


Digitized  by  Google 


3o4 


CANTO 


92 

Per  fiorito  sentiero  agli  ardui  colli 
Di  gloria  urnan  destre  non  arriva  (jo), 

Non  per  giacersi  in  piuma  e avvolto  in  molli  (71) 
Pelli , condor  soavi  giorni  a rtva  , 

E mentre  dietro  a piacer  vani  e folli 
Smarrisce  l'alma  ogni  beltà  nativa 
Agitarsi  d'intorno  il  vano  suono 
Degli  avi  estinti,  come  proprio  dono. 

93 

Non  per  colmar  di  nappi  a mense  liete  , 

E il  molle  crine , e il  sen  sparger  d’  odori , 
E dei  desir  la  rinascente  sete 
Pascer  d’  ozii  gentili  e dolci  amori , 

Onde  iva  l’ ondeggiar  dell’  inquiete 
Voglie , frutto  d*  onor  mai  n’  esca  fuori  ; 

Ma  per  gravi  perigli  e per  sublime 
Sforzo  s’ afferran  le  dilette  cime. 

94 

Ora  dell’  armi  e del  vicin  cimento 
Non  udir  palpitando  il  suon  feroce , 

Ora  sfidando  la  procella  e il  vento , 

E mar  che  franga  a sconosciuta  foce , 

Ora  il  petto  indurando  e F ardimento 
A crudo  gelo  incontro , o Sol  che  cuoce  ; 

E dalla  fame  e dai  perigli  oppresso , 

Mostrare  alla  fortuna  il  volto  istesso. 


Digitized  by  Google 


9J 

Dai  varii  casi  allor  colto  l’ ingegno 
Degli  affetti  signor  tranquillo  siede  ; 

E quasi  da  secnro  e stabil  regno 
L’  ondeggiar  de’  mortali  immoto  vede  ; 
Sol  di  se  stesso  pago  ei  prende  a sdegno 
Qne’  folli  onori  che  virtù  non  diede; 

E benché  sol  viva  a se  stesso  noto, 

A cercai'  poi  lo  viene  il  cornuti  volo. 


Camoens 


20 


Digitized  by  Googld 


A 


3 


NO  TE 

AL  CANTO  SESTO 


j4tQUE  utinam  rex  ipse  Noto  compulsai  eodem 
Afforet  JEneas  ! 

Virgilio. 

2 

En  dancas  , juegos  , fiestas  jr  aìegrias 
P ussaro n.  ledqmente  alqunos  dias. 

• Ercilla. 


Jamque  dies , alterque  dies  processiti  et  aurae 
Vela  vocanl. 

Virgilio. 

4 

Nulla  dies  pacem  hanc  Italis  j nec  Joedcra  rumpet  ) 
Quo  res  cumque  cadent.  ^ ^ 


Nec  posse  Italia  Teucrorum  avertere  regem  ? 
Quippe  vetor  fatisi  Vir#aio. 


Digitized  by  Google 


3o8 


n o r E 
6 


• • . Caecis  domus  alla  cavernis. 


Vida. 


7 

Intus  aquae  dulces , vivoque  sedi  Zìa  saxo  , 
Nympharum  domus. 

Virgilio. 

8 

Lucidus  hic  aer  , et  (/Mae  tria  corporn  restane 
Igni*  , a qua  , e<  tellus  ttnus  acervus  erant. 

Ut  semel  haec  rerum  , etc. 

Ov  idio. 

9 

Prolulit  terra  herbam  virenlem  , tic. 

- Genesi. 

10 

Irasta  Giganleis  injecta  est  insula  membris 
Trinacris  , et  magnis  subjeclum  molihus  urget 
Athereas  ausum  sperare  Tj  pilota  sedes. 

Ovidio . 


il 

• « » Tuque  o , cui  prima  frementem 

Eudil  equum  magno  tellus  percossa  tridenti  , 

JS  eptune  , etc. 

Virgilio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 

i» 


Non  stette  il  Duca  a ricercare  il  tutto  , 

Chi  là  non  era  asceso  a quell ’ effetto . 

Ariosto. 


i3 

Coernleum  Tritona  vocat , conchaque  sonanti 
Inspirare  jubet. 

Ovidio. 


’4 


Borrenti  c apillo  f 
atque  impexum. 


quem  incomptum  t et  asperum  , 
Plinio  il  giovane. 


i5 


Dà  fiato  intanto  al  corno  , e n’  esce  il  suono 
Clie  d’  ogni  intorno  orribile  s}  intende  , 

E in  guisa  pur  di  strepitoso  tuono 

Gli  orecchi  e il  cor  degli  ascoltanti  offende . 

T.  Tasso. 


16 

Proteo  maria  che  pasce  il  fero  armento 
Di  Nettuno. 

Ariosto. 

. . . Et  turpes  pascit  sub  gurgite  phoca  r. 

Virgilio. 


*7 

E gli  atti  suoi  soavemente  alteri. 

Petrarca. 


Digitized  by  Google 


3io 


NOTE 


18 

Stavano  cheti  tutti  i maggior  venti , 
forse  a tanta  beltà  col  mare  attenti. 

Ariosto. 


*9 

Era  opinione  dell*  antichità  che  il  delfino  avesse  in- 
telligenza superiore  a quella  di  tutti  gli  altri  pesci.  Gli 
antichi  naturalisti  narravano  di  esso  fatti  meravigliosi  , 
e nei  libri  di  Plinio  il  giovine  trovasi  l’ avventura  d*  un 
delfino  e di  un  fanciullo  , piacevolmente  raccontata. 
Fuor  di  dubbio  egli  è in  relazione  con  queste  idre  sta- 
bilite , che  la  mitologia  ha  figurato  Nettuno  , il  quale 
innamorato  di  stufi  trite  , ( non  polendo  vincerne  la 
freddezza  , non  riuscì  a commoverla  se  non  mediante 
i consigli  e l’  opera  di  un  delfino , il  quale  n’  ebbe 
poi  in  ricompensa  il  privilegio  di  starsene  sempre  accanto 
a lei. 


20 

Bisogna  qui  ricordarsi  la  storia  d*  tao  , seconda  mo- 
glie di  sitomanie  re  di  Tebe,  Ella  concepì  per  Frisso 
suo  figliastro  una  incestuosa  passione  , il  qual  delitto 
sovente  nelle  favole  si  riscontra.  Non  polendo  ottenerne 

V amore  , ella  volle  rovinarlo  insieme  colla  sua  sorella. 
Ma  la  sua  passione  illecita  fu  scoperta  da  sitamante. 
Egli  montò  sulle  furie  in  maniera  che  trucido  uno  de* 
figli  che  Ino  gli  nvea  partorito.  Fuggi  ella  coir  altro  f 
il  qual  noma  vasi  Melicerta  , e si  lanciò  nei  putti  d-l- 

V Ellesponto.  Essa  ed  il  figliuol  suo  sono  stati  posti 

nel  novero  delle  divinità  del  mare  ; i/,  qual  onore  non 

era  certamente  stato  meritato  da  Ino.  È forza  convenire 
che  coloro  i quali  in  ogni  modo  vogliono  in  tutte  le  fa- 
vole del !'  antichità  riconoscere  un  significato  morale,  sa- 
rebbero imbarazzali  di  molto  se  questa  favola  « Ino 
dovessero  giustificare. 


Digitized  by  Google 


NOTE  3ll 

ai 

Con  Melicerla  in  collo  Ino  piangendo, 

Ariosto. 


ao 

i’  apoteosi  di  Glauco  non  è irragionevole  quanto 
quella  rii  Ino.  Egli  era  famoso  per  la  sua  destrezza  nel 
tuffarsi  e nuotare  sole  aequa.  Tuttavolta  un  giorno 
eh’  egli  hagnavasi  in  mare  , improvvisamente  dispa-ve  , 
e fu  pubblicamente  detto  che  gli  Dei  dell ’ Oceano  V a- 
vevano  ammesso  nella  loro  società  , a fne  di  ricompen- 
sare il  suo  ingegno.  Si  sa  rf  altra  parte  che  Circe  in- 
namoro di  lui  ; e siccome  egli  preferiva  a lei  Scilla , 
la  maga  avvelenò  la  fontana  nella  quale  usava  bagnarsi 
la  sua  rivale  , e Scilla  fu  cangiata  in  un  mostro  , il 
quale  aveva  intorno  alta  cintura  molte  teste  di  cani  e 
di  lupi.  Ella  si  getto  in  mare  nel  sito  ove  gli  Dei  ne 
fecero  quel  terribile  scoglio  che  sorge  in  faccia  a Ca- 
riddi. 

23 

Glauco  è tra  lor  che  in  pesce  si  trasforma,  ec. 

Tatui  Uo. 

a4 

Di  quibus  imperi  uni  pel  agi,  quorum  a , sora  curro. 

Virgilio. 

a 5 

N il  mortalibus  anluuni  est. 

Coelum  ipsum  pctimus  stultitia. 

Orario, 


Digitized  by  Google 


3l  2 


NOTE 


3.6 

Te  propter  Paphias  aedes , Cyprumque  reliqui. 

Claudiana. 


a7 

Come  piace  al  Signor  che  in  cielo  stassi  , 

■Et  indi  regge  e tempra  V universo. 

Petrarca. 


a8 

V alea  più  dir , ma  P interruppe  il  pianto. 

T.  Tarso» 


a9 

Per  far  Eolo  a Nettuno  eterna  guerra 
De  i cavi  tetti  suoi  fero  sprigiona 
Gl ’ ira  fi  venti. 

B.  Tasso. 

Haec  uhi  dieta  , cavum  conversa  cuspide  montem 
Impulit  in  latus  : ac  venti  , velut  armine  facto  , 
Qua  data  porta  ruunt  , et  terras  turbine  perdant. 

Virgilio* 


30 

Atque  ea  diversa  penitus  dum  parte  geruntur. 

Virgilio. 

31 

Non  si  ignora  V uso  stabilito  sui  vascelli  di  far  ve- 
gliare per  tre  ore  ogni  individuo  delta  ciurma  a sua 
volta  } il  che  si  nomina  faro  il  quarto. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


3 1 3 


3a 

E quihus  una  levi  deducens  pollice  filum  , 

Dum  cessarti  aline , comontaque  sacra  frequentarti  , 

Nos  quoque , quas  Pa/las  me/ior  Dea  delinei , inquit  , 
Utile  opus  manuum  vario  sermone  levemus  ; eie. 

Ovidio. 


33 

Allor  che  Claudio  col  bel  freno  aurato 
Reggeva  Roma  , ec. 

V.  Tasto. 

Nel  tempo  che  regnava  Fieramonte. 

Ariosto . 


34 

Correptam  miserae  mentem  vexabal  Erynnis. 

Vida. 


35 


Che  per  lei  comparisca  non  si  parla 
Guerriero  ancor. 

Ariosto. 


36 


Poi  il  duca  di  Lancastro  che  pur  dianzi 
Era  al  regno  de?  Franchi  aspro  vicino. 

» Petrarca. 


37 

Risponde  il  Re  pagan  : Ben  ho  di  lui 
Contezza  , e’I  vidi  a la  gran  corte  in  Francia 


Digitized  by  Google 


NOTE 


3i4 

Quanti ’ io  tP  Egitto  messaggier  vi  fui  , 

£ V yirf»  ia  noiW  giostra  oprar  la  lancia. 

T.  Passo. 


38 

. . . Sed  nostri  reverenda  ponderis  obstat. 

Stazio. 


39 

Sfila  città  di  Porto  davano  gli  antichi  il  nome  di 
Ca  l'e.  Uniti  insieme  1 due  nomi  , ne  fu  combinato  il 
no  me  di  Portogallo. 


40 

Fanno  menzione  gli  storici  di  tale  avventura.  Essi 
precisamente  non  dicono  quale  specie  d insulto  sia 
stato  fatto  alle  dame  . ne  come  possibd  fosse  che  do- 
dici donne  di  alto  grado  non  trovassero  nella  loro  fa- 
miglia vendicatori  , e fossero  costrette  ad  andarne  a ar- 
care in  paese  stranieri.  Ma  comunque  la  cosa  sia  , 
assicurano  che.  i due  Be  permisero  1/  combattimento. 
Ci  hanno  ancora  gli  storici  conservalo  1 nomi  de 
campioni  portoghesi  che  furono  vincitori.  Tale  av- 
ventura onorava  troppo  il  valore  e la  galantina  de 
Porjoghesi , perche  il  Camoens  non  la  inserisse  nel  suo 

poema. 

Anzi  V un  d’  essi , che  Aslagorre  e detto , 

Cosi  parlava  a la  compagna  A letto.  ^ 

4* 


Leon  passa  e Vienna  , indi  V n lenza 
E vede  in  Avignone  il  ricco  ponte  , 


y 

te» 

Ariosto. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


3i5 


4S 


. . . la  montagna 

Che  divide  la  Francia  da  la  Spagna. 

Ariosto» 


44 

. . . Il  Sole 

V armi  percote,  e ne  trae  fiamme  e lampi. 

T.  Tasso. 


45 

Non  quel  che  il  vulgo  cieco  ama  et  adora  , 

A’  oro. 

Sannazaro. 


• . . Mida  o Crasso 

Con  l ’ oro  , onde  a virtù  furon  ribelli. 

Petrarca. 


46 

le n tare  i freni  e por  le  lance  in  resta. 

T.  Tasso. 

47 

le  dame  a riposare  i cavalieri 
Menano  a un  lor  palagio  indi  vicino, 

Ariosto. 


48 

Codesto  cavalier  portoghese  si  chiamava  Alvaro  Nas 
d’ Almada.  Egli  ricevette  un  cartello  di  sfida  da  un 
Alemanno  il  quale  misurar  si  volle  con  esso  lui , a 
patto  che  tutti  e due  avrebbero  scoperto  e sema  corazza 


Digitized  by  Google 


3i6 


NOTE 


il  lato  Arsirò  de l petto.  Il  Portoghese  accettò  la  propo- 
sto senza  sospettarvi  una  gherminella.  Era  mancino  il 
Tedesco  , di  modo  che  mettendosi  in  guardia  etri*  op- 
poneva il  suo  lato  sinistro  corazzato  al  fianco  disar- 
mato del  suo  nemico.  Alvaro  , conoscendo  il  proprio 
discapito  , lo  strinse  e so  fiòco  in  mezzo  delle  sue  brac- 
cia y come  Ercole  avea  Jalto  di  .4  ateo. 


49 


Pregar  colei  che  in  cortesia  seguisse 
Il  conto  intero. 

So 


Ariosto. 


Il  nncchier  che  al  governo  vi  sedea  , 

Io  veggo  , disse , alzando  gli  occhi  in  alto  , 
Una  procella  apparecchiarsi  grave. 

Ariosto. 

5i 

. . . Stridens  Aquilone  procella 

V slum  adversa  Jerit. 

Virgilio. 

5a 


E colli  e caste  e ciò  che  vi  ì di  grave 

Grtta  da  prora  e da  poppa  e da  sponde  ; ec. 

l tri  attende  a le  trombe  , e a tor  di  nave 
1?  acque  importune  , e ’!  mar  nel  mar  rifonde  : 
Soccore  altri  in  sentina , ec. 

Ariosto. 


53 


Novità  y confessus  gelidum  pallore  timorem  , 
lam  sequitur  victus  , non  regit  arte  navem. 

Ovidio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


3l7 


Ognun  gridando  a Dio  si  raccomanda. 

Ariosto. 


54 

Friggo n talvolta  il  mar  venir  tant'  alto 
Che  par  che  arrivi  in  fin  al  eie/  superno  j 
Talor  fan  sopra  /’  onde  in  su  Uil  salto 
Che  a mirar  giù  } par  lor  veder  V inferno. 

Ariosto. 


' 55 

E un  uccello  simile  alle  oche  , chiamato  dai  Francesi 
Martin-pcrheur  , il  quale  solitamente  a>>ita  sulle  coste  del 
mare.  Dicono  che  quando  il  mare  è agitato , canta  con  voce 
lamentevole  e lugubre.  I naturalisti  esaltano  assai  la  tene- 
rezza dello  alcione  femmina  per  il  maschio.  Quando  è 
vecchio , essa  il  nutre f lo  porta  a!  sole,  e nei  luoghi  dove  la 
temperatura  dell ’ aria  gli  è giovevole.  Quando  è morto , 
ella  poco  tempo  gli  sopravvive.  La  favola  di  Alcione  e 
di  Ceice  è appoggiata  a tali  cognizioni.  Si  sa  che  Al- 
cione , desolata  per  la  morte  del  suo  sposo  il  quale  era 
perito  in  un  naufragio  , si  gitto  nel  mare  ; gli  Dei  la 
fecer  rivivere  nell ’ uccello  che  porla  il  suo  nome. 

56 


. • . Litoraque  Halcyonem 

Risonane. 


Virgilio. 


Cantando  ripetean  V antico  pianto. 


57 


Poliziano. 


Insurgnt  Aquilo  , quantus  altis  montibus 
Frangit  trementes  ilice s. 


Orazio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


3l8 

GV  irati  venti  che  nell ’ aria  bruna 
Combattendo  col  mare  e colla  terra 
Svellon  dalla  radice  arbori  e sassi. 

B.  Tasi*. 


58 

Miscentesque  imo  turbatam  gurgite  arenam. 

Sannazaro. 


59 

Ingenui  , et , duplices  tendens  ad  sidera  palmas  , 
Talia  voce  refert. 

Virgilio. 

60 

Slui  mare , qui  terra s , qui  coelum  numine  compiei, 
piritus  alme  , ec . 

Vida. 


61 

. . . 0 terque  quaterque  beali 

Queis  ante  ora  patrum  Trojae  sub  moenibus  altis 

Contigli  oppetere  ! 

Virgilio. 

6a 

Extimnit  Natura  chaos  ; rapisse  videniur 
Concordes  elemento  moras , rursusque  redire 
Nox  manes  mistura  Deis , etc. 

Lucano. 

63 

1 la  stella  che  precede  il  mattino  , detta  Lucifero  dai 
poeti  } è quella  a cui  gli  astronomi  imposero  il  nome 


Digitized  by  Google 


NOTE 


3i9 

i fi  Venere.  Dice  il  Camoens  che  la  stella  di  Orione 
/ugge  dinanzi  a lei  ; egli  si  appoggia  all’  opinione  rice- 
vuta , che  Orione  annunzia  la  tempesta  , come  V onere 
annunzia  la  calma. 

64 

Già  fiammeggiava  V amorosa  stella 
Per  l’  Oriente. 

Petrarca. 


. . . La  stella 

D’ amor  apparve  fiammeggiante  e bella. 

B.  Tasso. 

65 

Codesta  finzione  ingegnosa  e ridente  è una  di  quelle 
che  più  onorano  l’  ingegno  dei  moderni. 

66 

Quasi  smalto  su  l’ór  cosparse  i fiori. 

T.  Tasso. 


67 


Spargi  con  le  tue  man  le  chiome  al  vento, 

Ivi  mi  lega  , e può  mi  far  contento. 

Petrarca. 


• 68 

lamque  ruhescehat  stellis  Aurora  fugatis  , 

Cum  pronti  ohscuros  colles  hiimilemque  videmus 
Italiani.  Italiani  primus  conclamat  Achates  ; etc. 

Virgilio. 


Digitized  by  Google 


Ariosto. 


320  NOTE 

69 

Ma  mi  par  di  veder  1 ma  veggo  certo  f 
freggo  la  terra. 


70 

&gn°r  , non  .torto  /’  ombra  in  piaggia  molle 
Tra  fonti  e Jìor  , tra  Ninfe  e tra  Sirene  , 

Aio  /'n  cima  alV  erto  e faticoso  colle 
De  la  virtù  riposto  è il  nostro  bene. 

T.  Tasso. 

71 

Ardua  virtutem  profert  via. 

Siilo  Itati. 

• . . Che  seggendo  in  piuma 

In  fama  non  si  vien  , nè  sotto  coltre- 

Dante. 


Digitized  by  Google 


Digitized  by  Google 


- -» 


<6  ^<v?na  e/i  /a/uwt. 


Digitized  by  Googli 


I LUSIADI 


CANTO  SETTIMO 


ARGOMENTO 

La  flotta  d'a.  fondo  a Calicatte  , e manda  un’  am- 
basceria al  Samoriuo  o lmperalor  del  paese.  L'n  natio 
della  Barberia  , che  i naviganti  ivi  trovano  , gl  in- 
forma dello  stato  del  paese.  Il  Catual  o governatore  di 
Calicutte  si  trasferisce  a bordo  delle  navi. 


I 

T j a bella  terra  sorgea  loro  innante , 

E ridere  vedean  le  piagge  elette 
Di  lieti  germi  d’ odorale  piante  , 

E venirne  sul  mar  le  dolci  aurette. 
Intrepidi  guerrier,  pur  dopo  tante 
Fattene,  è qui  dove  sua  tòce  mette 
Il  Gange  e r Indo , e dove  tanti  eroi 
Giunger  lentaro , e sol  giungeste  voi. 

Camoens  21 


3 2t 


CANTO 


2 

Voi  degni  Portoghesi , a cui  se  angusto 
Diè  fortuna  retaggio , il  Ciel  maggiore 
Virtude  aggiunse , onde  dal  culto  ingiusto 
Affrica  cieca  trarre,  e non  rigore 
Di  freddo  clima,  e non  ardor  d’  adusto , 

0 di  fortuna  instabile  favore 

Dall’alta  impresa  arresta,  o ad  empia  guerra 
Spinge  contro  colei  che  è donna  in  terra  (0. 

3 

Voi,  che  oltre  ogni  poter  del  vostro  solo 
Valore , ogni  gran  numero  adempiete , 
Fecondando  col  sangue  in  lontan  suolo 

1 nuovi  solchi  che  la  Fede  or  miete , 
Spiegate  pure  all’  alte  imprese  il  volo  , 

Che  scritte  son  le  vostre  sorti  liete  , 

E il  Ciel  col  vostro  braccio  alzerà  il  segno , 
Che  i poveri  e gli  umili  ei  leva  al  regno  (a). 

4 

Germania  intanto  in  lati  campi  stesa  (3) 

Di  straniero  pastor  segue  la  tracciaci), 

Che  lei  nodnta  al  grembo  della  Chiesa, 
Per  sozze  vie  lontana  indi  la  caccia; 

E già  le  spade  a scellerata  impresa 
Solleva , e della  madre  il  sen  minaccia , 
Mentre  dovria  da  barbari  ed  ignoti 
Lidi  recarle  i popoli  devoti. 


Digitized  by  Googte 


SETTIMO 


3a3 


5 

E d1  altra  parte  l’ anglo  regnatore  (5) 

Torsi  vede  Sionue  e il  bel  terreno 
Che  lo  saluta  e chiama  anco  signore , 

Ed  ei  si  giace  a’  suoi  piaceri  in  seno; 

E perchè  intorno  a lui  lascivia  infiore. 
Le  boreali  nevi,  insulta  al  Irena , 

E fero  insegne  il  buon  popol  di  Cristo  , 
Ma  non  1’  usurpator  del  grande  acquisto. 

6 

Tu , che  da  Cristo  nome  tieni , e lui  (6) 
Adori , ond’  esci  fuor  del  tuo  soggiorno  ! 
Sono  forse  tua  preda  i regni  sui, 

Forse  ampie  terre  non  ti  stese  intorno: 
Su,  se  gloria  ti  move  , i destrier  tui 
Ardan  feroci,  e facciano  ritorno 
Dove  gli  aspetta  ancor  Carlo  e Luigi  (j ) , 
, E riconosca  il  Nilo  i gran  vestigi. 

7 

Neppure  Italia  degli  eroi  nutrice 

Tiene  consiglio  coll’ ardii*  guerriero? 

E non  è dessa  a cui  rivestir  lice 
L’  alme  sembianze  del  perduto  impero  ? 
Ma  d’ agi  e di  piacer  serva  infelice 
Cangiò  con  ozio  vii  Tonar  primiero, 

E ove  feroce  suono  alle  iirmi  appella , 
Sorge  contro  il  suo  sen  divisa  ancella  C8). 


Digitized  by  Google 


324 


CANTO 


8 

Qual  forza , o qual  destin  sì  di  voi  stesse 
Vi  fa  nimiche , o cristiane  genti , 

Forse  un  resto  ancor  siete  della  messe 
Che  a Cadmo  germogliar  del  drago  i denti! 
Il  Trace  intanto  i vostri  allAr  s’ intesse, 

Ed  impara  il  Giordan  barbari  acceuti , 

Ffà  il  fero  usurpator  posa  la  tromba  , 

Che  inulta  vede  ancor  la  sacra  tomba  (9). 

9 

Sì , già  Y ampie  campagne  ingombra  armato , 
Che  l'odio  antico  a nuovi  oltraggi  il  desta: 
Or  che  opporrete  in  così  dubbio  stato 
Al  nuovo  minacciar  della  tempesta  ? 

Se  da  te  stessa  a lacerarti  il  lato 
Siegui , misera  Europa , altro  non  resta 

- Se  non  che  folto , e sui  destrier  veloce , 

Pel  crin  t’afferri  V Affrican  feroce. 

10 

Ma  se  l’ire  superbe  accende  solo 
Di  ricchezze  e di  regni  avara  sete  , 

Su  belle  arene  d’ òr  1’  Ermo  e il  Patdlo 
Volvonsi , ed  auree  glebe  Affrica  miete  (io). 
Oro  fila  l’Assiro,  ed  oro  ha  il  suolo 
Della  deserta  Libia:  or  via  movete, 

E la  gran  tomba  a liberar  di  Cristo , 

Se  non  zelo , vi  mova  immenso  acquisto. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


325 


1 1 

Su , presto  tuoni  su  Bisanzio , e tornì 
All’  impero  cristian  1'  antico  nido 
Il  frdmine  guerriero,  e ai  fier  soggiorni 
Rieda  il  cacciato  usurpatore  infido  (n): 

Di  Scizia  i gelidi  antri  e i brevi  giorni 
Cangiar  gli  giova  con  più  dolce  lido  , 

E già  d’  impuro  seme  infetta  e mesce 
Le  vostre  terre , e in  lor  possente  cresce. 

12 

E non  udite  con  T Armeno  e il  Trace 
Gemerne  avvinta  anco  la  Greca  sede, 

E la  robusta  gioventù  che  pace  , 

Dal  duro  giogo  oppressa,  ornai  vi  chiede; 
E mentre  ad  empii  riti  astretta  giace  , 

Voi  difensor  dell’  oltraggiata  fede 
Vi  nomerete  ancor?  il  nome  augusto 
Deponete  una  volta , o il  brando  ingiusto  0»), 

13 

Pur  se  discordia  rea  gli  alterni  sdegni 
Siegue  a pascer  fra  voi , siccome  suole , 
Non  chiuderà  dentro  gli  angusti  regni 
La  vetusta  di  Luso  altera  prole  ; 

Già  più  d’ un  seno  a’  suoi  guerrieri  legni 
Offre  l’ Affrica , e intera  Asia  la  cole , 

E dalle  prore  or  la  felice  gente 
L’India  saluta  e il  placido  Oriente. 


Digitized  by  Google 


3a6  canto 

14 

Rideva  il  Cielo,  e ritener  le  belle 0 3) 

Anco  parea  sembianze  della  Diva, 

Che  incatenati  i venti  e le  procelle 
Di  Guido  e Pafo  rivedea  la  riva; 

Nè  fremere  il  nocchiero  or  questi  or  quelle , 
Ma  lieto  vedea  il  suol  che  a lui  s’  apriva, 
E che  il  patrio  cangiar  dovea  costume 
Sotto  leggi  migliori  e miglior  Nume. 

1 5 

E già  barchetta  pescatrice  avea 

Fatto  contento  il  capitano  e accorto, 

Che  breve  tratto  sol  lo  dividea 
Da  Calicut  e dal  novello  porto; 

Ed  ei  tosto  le  navi  rivolgea 
Laddove  spera  ai  lunghi  error  conforto , 
Che  dell’impero  Malavare  e sede 
È Calicut  del  Re  che  ivi  risiede  04>. 

16 

Fra  l’Indo  e il  Gange  ampio  terren  si  stende" 
Cosi  , che  chiuso  fra  i duo  fiumi  ei  giace , 
Dall’Austro  ha  il  mare,  e inverso  Borea  pende 
L’alpestre  Emodio  che  i confin  ne  face  OS): 
Varii  signori  accoglie,  e forma  prende 
Di  varia  religion  quale  lor  piace , 

Nè  v’  è chi  proprio  Nume  non  inviti 
A sacrileghe  scene  ed  empii  riti  («6). 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


*7 

D agli  alti  fianchi  del  gran  monte  P onda  • 
Sgorga  onde  scorre  l’uno  e l'altro  fiume, 
Che  a correr  siegue  e intera  Asia  circonda, 
E nuovi  nomi  ognor  dal  loco  assume. 

Le  bell’  acque  divise  in  doppia  sponda 
Sboccano  quindi  ove  sonanti  spume 
L’Indico  frange,  e fra  lor  ferlil  seno 
Di  penisola  siede  il  bel  terreno  ; 

18 

Che  indi  in  piramidal  forma  ristretto, 
Rimpetto  a Ceilan  sporge  sul  mare  : 

Nutre  genti  diverse,  e qual  d’aspetto 
Mite  e costumi , e qual  di  voglie  avare  ; 

Ma  colà  dove  il  Gange  in  ampio  letto 
Incomincia  a raccor  1"  acque  sue  chiare , 

E fama  che  il  bel  suol  di  soli  odori 
Vi  pasca  i suoi  felici  abitatori  (17). 

19 

Quai  di  nome  novel  distinte  ancora 
D’  usi  distinte  son  le  varie  genti: 

Di  stirpi  e d’  ampio  suol  che  lor  s’indora 
I Delii  ed  i Patan  son  tra  i potenti , 

L ’ Orio  e il  Decan  d’  alta  pietà  v’  onora 
Del  bel  Gange  le  limpide  sorgenti  ; 

E a Bengala  è ricchezza  il  fertil  solco, 

Di  cui  più  lieto  mai  mietè  bifolco. 


Digitized  by  Google 


3a8  ‘ c a ir  t o 

20 

Siegue  Cambaia  che  a ragion  guerriera 
Detta  e dal  grande  regnator  suo  Poro  , 

E Narsinga  che  ha  lungo  la  riviera 
Popol  molli  a raecor  le  gemme  e P oro  ; 

E qui  dal  mar  cresce  di  monte  altera 
'Fronte  che  quelle  genti  e i campi  loro 
Dal  crudo  Canarà  copre  e difende, 

Mentre  s’allunga  quasi  muro  e stende. 

21 

Gatte  ne  è il  natio  nome,  ed  al  suo  piede 
Falda  dì  lieto  suol  si  sporge  alquanto  , 

Che  quasi  freno  al  mar  tornarne  ei  vede 
11  salso  flutto  in  bianche  spume  infranto. 
Qui  dell’  intero  Malàvare  siede 
Sovrana  Calicut , qui  il  regio  manto 
Veste,  qui  corte  e lieti  orti  a diletto 
Vi  tiene  il  Re  che  Saraorino  è detto. 

22 

Appena  Vasco  il  nuovo  lido  afferra  , 

Un  de’  più  fidi  Portoghesi  eletto  : 

Vanne,  lui  dice,  alla  novella  terra (i#) 
Messaggiero  , ed  esplora  il  regio  affetto, 

Di’  lui.  che  oltraggio  non  rechiamo  o guerra, 
Ma  che  ospi/ii  rechiamo  e amico  tetto  ; 

E quel  picriola  ve'a  già  mettea 
Su  fiumicel  che  al  mar  si  congiungea. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


329 

23 

L’ignoto  aspetto  e le  maniere  nuove (19) 
Trasser  gran  gente  al  lido , e misto  a quella 
Pur  v’ebbe  uom  che  aflrican  nacque  là  dovevo) 
Del  fiero  Anteo  la  piaggia  anco  favella. 

Ei  che  avea  visto  i Portoghesi  altrove , 

Ché  breve  tratto  questa  terra  e quella 
Parte  e divide , awisb  tosto  i noti 
Sembianti  che  venian  pel  fiume  ignoti. 

24 

E in  lingua  ispana  il  messaggier  richiese, 
Quale  dal  Tago  a sì  remote  sponde 
Destin  Io  guidi  ; e il  messaggier  riprese 
Ardir  cui  pari  mai  non  sorse  altronde , 

Non  antica  o moderna  etate  intese; 

Quanto  trascorso  abbian  di  venti  e d onde, 
Onde  di  sante  leegi  abbia  sincero 
Conoscimento  P India , e Nume  vero. 

25' 

Monzaide  P Affricano  era  nomato  , 

E un’  alta  riverenza  il  vinse  allora  , 

E soggiunse  a colui  maravigliato  : 

E chi  sì  alto  mai  spinse  la  prora  ? 

Ma  se  da  te  chi  regge  il  nuovo  stato 
Forse  si  cerca,  piccol  tempo  ancora 
T’  è d’ uopo  l’ aspettar  finché  il  sovrano 
Torni , che  breve  tratto  or  n’  è lontano  ; 


Digitized  by  Google 


33o 


t A N T O 

26 

E però  finchò  a luì  non  giunga  il  suono 
Del  venir  vostio  , ricovrarti  al  seno 
Potrai  del  mio  tugurio , e piccol  dono 
Gustar  dei  frutti  del  novel  terreno  (21); 

E se  importuni  i desir  miei  non  sono, 
Ristorati  che  avrai  gli  spirti  appieno , 

Teco  ai  legni  condurmi , che  nen  giova 
Gente  amica  appressar  in  terra  nova. 

27 

I dolci  inviti  il  messaggier  seconda 

Di  lui  che  gli  offre  non  sospetti  segni; 

E , qual  se  antico  affetto  ivi  risponda  , 
Mescon  gli  amici  detti  e i miti  ingegni  (sa). 
Parca  la  mensa  fu,  ma  pur  gioconda, 

Che  amistà  vi  rinnova  i dolci  pegni, 

E quindi  inveì*  le  navi  insiem  partirò  , 

E unitamente  al  capitan  s’  offrirò. 

28 

Vasco  , che  ispano  favellare  ascolta  , 

Tosto  la  destra  stringe  di  colui , 

E varie  cose  chiede  ; e già  v’  è molta 
Gente  accorsa  a raccorne  i detti  sui: 

Così  Rodope  un  dì  vedea  la  folta 
Selva  e le  fere  pendere  da  lui 
Che  ancora  ricordava  i de  lei  lumi 
E la  tpjjta  Euridice  e i giudi  ISujni. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


33i 


29 

Ed  egli  : O genti , a cui  di  patrio  nido 
Vicinanza  sì  rende  a me  dilette, 

Quale  dal  Tago  e dal  famoso  lido 
Per  ampii  mari  alto  destin  commette  (*3)  ? 
Non  è di  novità  no  solo  grido 
Che  voi  per  ampii  mari  e per  sospette 
Crudeli  terre  a questi  lidi  or  mena, 

Di  cui  vi  giunge  picciol  suono  appena, 

30 

Ma  scorger  panni  nell’  immenso  ardire 
Di  divino  voler  traccie  profonde  (*4)  ; 

Ed  ei  però  di  tanti  venti  l’ire 
• Miti  vi  rese  e v5  appianò  tant’  onde  : 
Eccovi  or  India  a voi  dinanzi  aprire 
Le  ricercate  alfin  terre  feconde; 

Qui  vene  d’ór,  piagge  d’aromi  liete, 

E in  ferlil  suol  genti  tranquille  e chete. 

3r 

Questa  che  or  afferraste  è de’l’  aprico 
Tratto  una  parte,  e Malavare  e detta: 
Diversi  Numi  uso  vi  cole  antico, 

E di  vario  signor  freno  rispetta. 

Fu  prima  un  regno  sol,  nò  obblio  nimico 
Di  lui , che  F ebbe  ultimo  Re  soggetta  , 
Spense  il  nome,  e Samara  Perimale 
Si  chiama  ancor,  che  n’era  il  nome  tale. 


Digitized  by  Google 


33a 


CANTO 


32 

Ma  mentri  egli  de’  popoli  contenti 

Reggea  i voler  concordi,  a questi  lìti 
Approdar  dall’Arabia  ignote  genti, 

Che  pubblicar  del  lor  profeta  i riti; 
Sciolser  costor  così  facondi  accenti, 

E costumi  spiegar  sì  casti  e miti, 

Che  Perimale  messaggier  dal  Cielo 
Scesi  li  crede , e arde  di  santo  zelo  ; 

33 

E di  condurre  alla  gran  tomba  accanto 
Disegna  oscuri  giorni  ed  umil  vita. 
Gemme  e tesor  colà  spedisce  intanto 
Dove  s’innalza  «al  ciel  l’ampia  meschita; 
E poiché  l’età  sua  piegante  alquanto 
Di  dolci  figli  non  avea  munita,  , 

Parte  fra’  fidi  suoi  ciò  che  ere  pria 
D’ immenso  regno  eredità  natia. 

34 

Già  Cochin , Cananor  forman  novelli 

Regni,  e già  conta  Chale  il  suo  signore, 
E P isola  del  Pepe  il  conta  e i belli 
Terren  di  Caluana  e Cagranore. 

Ma  Galicut  , eh’  era  il  miglior  fra  quelli , 
Un  nuovo  dono  esser  dovea  d’ amore , 

E l’ ebbe  vago  giovinetto , a cui 
Niuno  ascondeva  il  Re  de’  pensier  sui. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


333 


35 

Impone  a questi  maggior  nome , e il  face 
Di  grado  tal  che  a tutti  gli  altri  impera; 
Indi  da  lor  si  parie,  e pura  pace 
Prepone  e umil  soggiorno  a reggia  altera; 
Quindi  del  Samorin,  come  a lui  piace  , 
Sorti  il  nome  F origine  primiera , 

Ed  egli  stesso  al  giovinetto  il  diede 
Da  riviver  perenne  in  chi  succede. 

36 

Quanto  costì  popol  novello  miri 
Alta  origin  si  crea  di  sogni  e fole , 

Brevi  vesti  od  avvolte  in  strani  giri 
Non  hanno  e velan  sol  ciò  che  onor  vuole  C*5)  : 
Fra  Polei  son  divise  e fra  Nairi 
Le  stirpi , e questi  son  F illustre  prole , 

L’ ignobl  volgo  quelli,  ed  ambo  insieme 
Stringer  non  puon  connubii  e formar  seme. 

37 

Anzi  amore  non  può  sceglier  consorte , 

Se  stalo  egual  non  vi  risponda  pria; 

E ciò  che  al  genitor  diede  la  sorte 
, Il  figlio  serba , o servo  od  altro  ei  sia  : 

A*  superbi  Nairi  è più  che  morte 
Se  alcun  Poleo  gli  tocchi , e dalla  ria 
Macchia  e il  corpo  a purgar  da  que’  vestigi 
Lsan  riti  , lavarci  e suffumigi. 


Digitized  by  Googk 


334 


CANTO 


38 

Ma  oltre  di  quanto  or  io  teco  favello, 

A costumi  stranier  popolo  usato 
Vedrai,  signore:  il  sol  Nairo  è quello 
A cui  lice  d’ uscire  in  campo  armato  ; 

E dove  ardan  le  pugne  ei  da  rubello 
Nimico  stuol  difende  il  regio  lato, 

E gli  e segno  d’onore  il  blando  ignudo 
Stringere  ognor,  e il  braccio  armar  di  scudo. 

39 

Bramen  s’ appella  >1  sacerdote , e intera  (26) 

L’  augusto  nome  riverenza  elice  : 

De’  socratici  dogmi  esso  l’austera 
Dottrina  serba,  e norma  altrui  l’ indice  ; 
Inseguire  col  dardo  augello  o fera , 

E pascer  carni  ad  un  Bramen  non  lice  : 
Solo  la  legge  s’addolcisce  in  quanto 
Ei  starsi  può  di  giovin  sposa  accanto. 

40 

Donna  che  nodo  maritale  stringe 

Del  consorte  ai  congiunti  acceder  puote  : 
Felici  in  quanto  gelosia  non  tinge 
Lor  d’ un  bieco  pallor  giammai  le  gote. 
Così  i costumi  suoi  ciascun  si  finge, 

E dall’avo  discendono  al  nipote: 

Ampio  ne  è il  tratto  e d’ ogni  dono  abbonda , 
Che  dal  Nilo  alla  China  oflrjr  può  l’onda. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO  335 

4» 

Ma  la  cittade  trascorreva  intanto 
Grido  di  nuove  genti , e ne  dicea 
L’ignoto  aspetto  ed  il  color  del  manto; 

E un  inessaggier  spedito  il  Re  v’  avea  (aj). 
Popolo  immenso  al  messaggiero  accanto  • 
Ondeggiava  confuso  e al  mar  sceudea 
Di  veder  vago  e di  saper  che  porti 
Gente  che  pria  non  giunse  ai  patrii  porti. 

42 

Questi  fe’  dolce  al  capitano  invito, 

Che  a lui  d’ ispane  insegne  ornato  il  petto 
Discende,  e quanto  è generoso  e ardito, 
Mostra  agli  atti  magnanimi  e all’aspetto  08). 
Con  un  fresco  aleggiar  di  remi  al  lito 
Corre  il  picciolo  legno  ove  ha  ricetto, 

E il  mar  ne  spuma,  e lieto  poi  dal  mare 
L’ accoglie  il  nuuiicel  dall’  acque  chiare. 

43 

Dove  bacia  il  ruscel  le  prime  arene , 

L’ attende  cavalier  d’ egregio  stato  , 

Che , Catual  nel  patrio  nome , viene 
Di  Nairi  all’  un  cinto  e all’  altro  lato  : 

Al  capitan  che  scende  ei  ne  sostiene 
11  braccio,  e come  è quivi  onore  usato, 
Morbido  letto  gli  offre  quindi,  in  cui 
Lieve  sia  tratto  sulle  braccia  altrui. 


Digìtìzed  by  Google 


336 


CANTO 


44 

Adagiati  cos'i,  tosto  il  sentiero 

Prendon  che  breve  alla  città  conduce. 
Sieguon  leggiadri  in  ordine  guerriero 

I Portoghesi  che  avea  seco  il  duce  (*9)  : 
Intorno  inonda  il  popolo  straniero , 

E quanto  ne’  nuovi  ospiti  riluce 
Di  magnanimitade  e di  valore, 

Tacito  ammira,  e ne  arde  intanto  il  core  (3o). 

45 

Vasco  ed  il  Catual,  or  delle  genti 
Si  chieggon  gli  usi,  ora  del  suol  novella, 
E Monzaide  Fra  lor  gli  ignoti  accenti 
Toma  a ciascun  nella  natia  favella: 

Eran  già  presso  là  dove  crescenti 
Di  bei  lavori  altere  mura  e bella 
Fronte  ergeasi  di  tempio,  e tosto  a loro 
L’ alte  porte  s’ aprir  sonanti  d oro. 

46 

In  viva  pietra  incisi,  o fragil  legno 
Sorgonvi  i patrii  Dei , ma  di  maniere 
Sconce  cosi  che  mai  l’umano  ingegno 
Cotante  imaginò  Sfingi  e Chimere  (30. 

II  Lusitan , che  nel  paterno  regno 
Un  Dio  sol  cole  di  sembianze  vere, 

Volge  confuso  i sguardi  e sbigottiti 
Tanti  e si  sozzi  Dei  mirando  uniti. 


Digitized  by  Googl 


SETTIMO 


337 


47 

Altri  par  Giove  Aminone,  e in  sulla  fronte 
Gli  si  ergono  due  coma  imperiose. 

Ignudo  appare  questi,  e quei  bifronte , 
Quale  F antica  età  Giano  compose  ; 

Altri  è Briareo  novello,  e quasi  monte 
Sorge  con  cento  sue  braccia  nervose , 

Ed  altre  son  confuse  immani  forme 
Di  sozzo  cane  ovver  d’  augel  deforme  (3a). 

' 48 

11  Catuale  in  atto  umfl  raccolto 
Devotamente  inchina  i muti  sassi. 

E picciol  voto  mormorando  sciolto , 

Colà  s’  avvia  dove  avea  volto  i passi.  . 

11  popolo  ondeggiava  immenso  e folto  ; 
Altri  dai  muri , altri  pendente  slassi 
Dagli  alti  tetti , e dalie  varie  strade 
Sbocca  unito  ogni  sesso  ed  ogni  etade. 

49 

i ^ 

Ma  già  di  bei  giardin  s’  apria  l’aspetto  (33) 
Donde  spiran  fresche  aure  e dolci  odori: 
Qui  soggiorna  il  Sovrano , e in  reai  tetto 
I tributi  v’  accoglie  e i sommi  onori  : 

Uscia  vago  e leggiadro  il  bel  ricetto 
Di  mezzo  alle  belle  ombre  e ai  molli  fiori. 
Ed  era  reggia  insieme  e sede  amica  „ 

Di  placid’  ozii  e di  campagna  aprica. 
Camoens  aa 


Digitized  by  Google 


338 


CANTO  • 


50 

Entrando  miran  sulle  porle  impresse 
Armi  e guerriere  insegne  all’  aura  stese , 
Antiche  storie  donde  F India  tesse 
Origine  d’ eroi  lunga  e d’ imprese  (34)  : 

Ài  fìnti  aspetti  le  sembianze  istesse 
Chiare  cosi  gentil  scalpello  ha  rese, 

Che  ora  l’uno  fissando  or  l’altro  volto  , 

L’ eroe  si  svela  che  v’  è dentro  scolto  (35). 

51 

Primo  viene  un  guerriero  a cui  la  bionda 
Chioma  bel  verdeggiar  di  pampin  veste  ; 
Seco  ha  gran  gente,  che  ove  Idaspc  inonda 
S’  avanza  sì  qual  chi  a pugnar  s’  appreste  ; 
Poi  gran  città  del  fiume  in  sulla  sponda 
S’innalza,  e par  che  a vagheggiarla  reste 
Con  sì  bel  riso  e con  sì  rosee  gote  , 

Che  Semele  il  figliuol  scorger  vi  puote. 

52 

Oltre  par  che  bevendo  asciughi  il  fiume 
Immensa  gente  assira,  e duce  è d’ella 
Donna  cui  dolce  è sì  degli  occhi  il  lume  (36) 
Che  dolce  sembra  tremolar  di  stella: 

Ma  dal  Cielo  non  è P empio  costume , 

Che  tanto  è pura  men  quanto  più.  bella  , 

E seco  ognor  si  trae  bianco  destriero  , 

Che  è di  nefandi  amor  sozzo  mistero. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


339 


53 

Ondeggiar  quindi  si  vedeano  altere 

Le  bandiere  di  Grecia  e così  folte  (37), 
Che  le  belle  del  Gange  acque  e riviere 
Giaceansi  tutte  alla  grand’  ombra  accolte  ; 
Così  superbo  il  giovm  condottiere 
Mira  le  tante  paline  al  piè  raccolte , 

Che  sdegna  ornai  l’ antico  nome , e vuole 
Nuova  nomarsi  del  gran  Giove  prole. 

54 

Or  mentre  Vasco  in  lor  s’affisa,  e piove 
E dai  guardi  e dagli  atti  un  vivo  ardore  , 
Sappi,  il  Catual  dicea,  che  genti  nove 
Verranno,  e il  pregio  ne  sarà  maggiore: 
Già  da  lontane  parti  il  Ciel  le  move, 
Gridano  i nostri  vati,  ed  il  valore (38) 

Fia  che  l1  illustre  antico  grido  a t terre , 

E nuove  incideransi  imprese  e gueire. 

55 

Tu  India  costor  faran  soggetta , e invano 
F orza  opporrassi , invan  procella  o vento , 
Che  alto  voler  gli  scorge,  e non  lontano 
Ne  veggon  essi  il  presagito  evento-, 

Ma  di  c -r  sì  magnanimi  e di  mano 
Fiati  noi , che  ii  Gange  scorrerà  contento, 
Nè  tributar  paragli  i tesor  suoi , 

Ma  splendore  acquistai-  da’  nuovi  eroi  <39). 


Digitized  by  Google 


34o 


CANTO 


56 

Eran  parlando  intanto  alle  auree  soglie 
Giunti , che  son  del  reai  tetto  estreme. 

Qui  nobd  letto  il  Samoriny  accoglie, 

E superbi  lavor  col  fianco  preme  ; 

Egli  tanta  d’ intorno  a se  raccoglie 
Maestà,  che  il  là  grave  e dolce  insieme, 

E acquista  riverenza  al  nobil  volto 

Il  crin  gemmato  e il  petto  d’ostro  avvolto  (40). 

57 

Uom  d’alto  stalo  e di  sembiante  antico 
Stassi  curvo  e devoto  innanzi  a lui, 

Che  natia  foglia  di  quel  suolo  aprico 
Ministra  riverente  ai  desir  sui  ; 

E quinci  a lento  passo  e in  atto  amico  (41) 
S’appressa  a Vasco  altro  Bramen,  da  cui 
Ogni  più  grave  aliar  pendea  del  regno , 

E d’inoltrare  al  capitan  fa  segno. 

58 

Con  un  dolce  spiegar  di  destra  invito 
H Re  gli  fa,  che  sieda  e che  favelle; 

E l’altro  stuol  che  stava  al  duce  unito 
Si  spiega  al  par  d’ali  guerriere  e belle (4»). 
Lo  guarda  il  Samorino  ed  è rapito 
Dal  generoso  ardir  delle  novelle  ' 
Sembianze,  mentre  Vasco  ai  nuovi  accenti 
Il  varco  aperse  ed  incantò  le  menti. 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


34l 


59 

Un  Re  possente , i cui  confin  circonda 

L’  ampio  emisfero  ove  s’ estingue  il  giorno, 
Che  è la  parte  d’ Europa  più  feconda , 

E bagnan  ricchi  fiumi  il  bel  soggiorno  , 
Gran  tempo  è già  che  di  si  bella  sponda 
Non  dubbio  grido  gli  risuona  intorno, 

E più  di  te  che  di  sì  vasto  impero 
Sei  la  gloria  maggiore  e il  signor  vero  (43). 

60 

Però  a me  tanti  ignoti  mari  e venti 
Suo  messaggi  ero  di  varcar  commette; 

Onde  d’ alterna  fé , se  tu  il  consenti , 

Nodo  si  stringa,  e io  il  tuo  consenso  affrette, 
E gli  giova  sperai*  che  ambo  le  genti 
Di  legami  sì  bei  congiunte  e strette , 
Sebben  divida  d’alti  mar  distanza, 

Crescano  di  commercio  e di  possanza; 

61 

Che  quanto  dal  bel  Nilo  al  Tago,  e quanto 
O sotto  P arso  Etiope , o alle  remote 
Rive  della  Zelanda  ha  pregio,  e vanto, 
Accoglie  il  regno  suo  qual  natia  dote; 

Le  ricchezze  d’Europa  a te  frattanto 
Varcheran  su  quest  onde  ora  mal  note  (44), 
E gloria  non  volgar  fia  quindi  a noi 
Ricoverarci  spesso  a’  porti  tuoi. 


Digitized  by  Google 


E poiché  vegga  tu  da  qual  si  parte 
Questa  proposta  sua  sincero  core , 

Egli  promette  in  ogni  incontro  aitarte 
armate  genti  e di  guerriere  prore , 

E teco  ogni  periglio  aver  di  Marte 
Comune,  se  comun  ne  fia  l’amore  (45). 

Or  dimmi  tu,  signor,  se  aver  ti  piace 
Con  sìt  possente  Re  commercio  e pace. 

63 

Così  Vasco  parlava,  e al  cavaliero 

Rispondea  1’  altro  : Ben  m’ è sommo  pregio 
Che  sia  recato  a me  da  sì  straniero 
Suol  dolce  invito  ed  oratore  egregio. 

' Pur , perchè  tutto  a voi  si  scopra  il  vero , 
Per  inviolato  dover  sacro  io  deggio 
Le  offerte  vostre  e gli  animi  còltesi 
Al  consiglio  reai  far  pria  palesi. 

64 

Però  quanto  vi  piace  or  qui  potrete 
Ristorarvi  dai  lunghi  errori  vostri; 

E credo  ben  che  a quanto  proponete 
Verran  quindi  conformi  i parer  nostri. 
Tolto  intanto  alle  cose  avean  le  chete 
Ombre  i dolci  candori  ed  i begli  ostri, 

Nè  s’  agitavan  più  gli  egri  mortali 
Di  vane  cure  e di  bellezze  frali  (46). 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


343 


65 

Fur  liete  cene  preparate  e cento 
Di  dolce  urbanità  cortesi  modi. 

Qui  tutti  accoglie  il  Catual  contento , 

E allegre  melodie  v’unisce  e lodi. 

Ei  , come  stringe  ordin  reale , intento 
V eglia  a sapere  ond:  escano  que’  prodi , 

E quai  d’  antica  patria  e quai  di  legge 
Abbian  costumi , e qual  signor  li  regge. 

66 

Il  rosato  mattino  uscito  appena 
Col  primo  respirare  i fior  pnseea, 

Che  lusinga  di  sonno  non  raffrena, 

Ma  Monzaide  chiamato  , il  richicdea 
Se  certa  fama  e se  novella  piena 
Avea  di  lor , \iè  ignota  soggiungea 
Esser  gente  dovriati,  a cui  vicino 
Di  patrio  suol  ti  pose  il  tuo  destino. 

67 

Però  quanto  di  vero  in  te  risiede  • 

Fa  pur  ch’io  sappia,  e donde  origin  prenda 
La  nuova  gente , onde  poi  quanto  chiede 
Il  decoro  reale  a lei  si  renda. 

Ed  egli:  Molto  il  tuo  desio  richiede, 

Ma  tu  da  me  fìa  che  ciò  solo  intenda } 
Ch’ella  è gente  di  Spagna,  e posta  donde 
Affrica  guarda  il  Spi  che  torna  all’ onde; 


\ 


Digitized  by  Google 


344 


CANTO  ’ 


68 

E siegue  un  Dìo  eh’  è di  mortai  natura 
Misto , la  donna  donde  il  velo  prese 
Bella  madre  fu  detta  e verghi  pura; 

E intatta  ognor  la  prima  fè  ne  scese  (47). 
Ciò  sol  m’ è noto , sebben  non  oscui’a 
Fama  risuoni  ancor  di  grand’ imprese  , 

Che  il  suo  gran  braccio  è fulmine  di  Marte  , 
E sovra  gli  avi  alte  mine  ha  sparte  : 

69 

Chè  pugnando  lor  tolse  e dove  il  Doro 
Placido  scendere  dove  il  suol  feconda 
Il  Tago  ricco  di  bell’  acque  e d’ oro , 

E gl’  inseguì  fra  la  procella  e l’ onda  ; 

Nò  fero  ardor  d’adusto  clima  a loro. 

Ne  il  nuovo  mare  che  Affrica  circonda 
Valse  sì  che  insultando  ed  acque  e genti 
Non  giungesser  fin  là  le  altere  genti; 

70 

E rocche  superate,  e fur  talora 

L’istesse  lor  città  distrutte  ed  arse; 

Nè  guerrier  sorse  sì  temuto  ancora, 

Che  armato  vaglia  incontro  ad  essi  starse; 
Che  anzi  or  d’ armi  mirò  Pirene , ed  ora 
D’ ossa  nimiche  le  sue  rupi  sparse , 

Se  osò  talun  da  quegli  alpestri  sassi 
La  patria  minacciar  che  al  di  là  stassi. 


Digitized  by  Godale 


SETTIMO 


345 


7r 

Che  se  poi  lume  il  tuo  pensier  disia 
Maggior , richiedi  a loro  stessi  il  vero , 

Che  han  per  costume  di  cotal  natia 
Grandezza  ragionar  schietto  e sincero. 
Vanne  alle  belle  navi , e osserva  e spia 
Il  feroce  guerrier,  1’  agii  nocchiero, 

E quale  tempra  d’ armi  e qual  di  prore 
Armati  fianchi,  e qual  di  gloria  ardore. 

72 

Tosto  colui  picei  ola  vela  stende , 

• E seriz’  altro  indugiar  scioglie  dal  lito. 
Vano  stuol  di  Nairi  al  mar  discende 
Seco  , che  fean  l’ udite  cose  invito  : 

Ne  ferve  F onda . e vago  al  sole  splende 
Il  biancheggiar  di  cento  vele  unito; 

E già  son  presso  ai  legni,  e sul  maggiore 
Paolo  gli  accoglie , e rende  a tutti  onore. 

73' 

Stendardi  porponn  . regie  bandiere  • 

Alle  fresch’  aure  s’aprono  improvviso, 

E grandi  fatti  e immagini  guerriere 
Vengon  repente  a lampeggiare  in  VÌS0C48): 
Cosi  la  vista  il  nuovo  oggetto  fere. 

Che  avido  guardo  il  Catual  v’ha  fiso; 

E tanta  maraviglia  al  cor  gli  piove, 

Che  non  batte  palpebra  o passo  move'; 


Digitized  by  Google 


346 


CANTO 


74 

E a Paolo , che  il  seguia , gli  alti  stupori 
Palesa  , onde  ogni  vel  tolga  alla  mente; 

Ma  quei  prega  che  sieda  e si  ristori 
Di  liquor  dolce  o di  gentil  presente. 

Spiran  Jè  mense  di  soavi  odori. 

Zampilla  il  bel  rubin  d’alto  cadente (49) , 
Nulla  ei  gusta  però,  che  legge  austera 
Gli  vieta  d’ appressar  mensa  straniera. 

75 

Le  trombe  non  di  strepito  guerriero, 

Ma  destan  P aure  intorno  a dolce  suono  : 
Tuona  dell’  alte  navi  il  fianco  altero , 

Ed  è nunzio  di  pace  il  lampo  e il  tuono:. 
Or  legno  il  Catual  mira , ora  nocchiero , 
Ma  altrove  i suoi  pensier  rapiti  sono, 

E torna  ai  bei  stendardi,  e attento  guarda 

•.  Que’  magnanimi  aspetti,  e par  che  n’arda. 

76 

S orge , ed  il  capitano  al  lato  manco 

Siefue , e Pardo  e Coeglio , e loro  addita 
LTom  di  sereno  aspetto  e di  crin  bianco , 
Che  primo  avea  ne’  bei  colori  vita: 

Veste  gli  cinge  in  greca  foggia  il  fianco, 

E un  ramo  stringe  nella  destra  ardita,' 

E ben  dimostra  la  novella  insegna 

Che  d’ alto  stato  e a grand’  imprese  ei  vegna. 


Digitized  by  GoogI< 


SETTIMO 


347 


77 

Si  il  ramieel  : ma  dove  errante  e vago 
M’  aggiro  e sieguo  ignote  vie  prolonde  ! 
Deh.  vaghe  ninfe  di  Mondcgo  c Tago , 

Di  voi  qualcuna  il  bell"  ardir  seconde: 

Già  non  è questo  o ruscelletto  o lago, 

Ma  Ocean  eh, e suona  d’  alti  gorghi  e cf  onde; 
Ed  ho  vento  nimico  e fragil  renio, 

E senza  voi  scherzo  dell’  onde  ir  temo  (5«). 

78 

Noto  v’è  ben  su  quant’  industri  carte 

Il  vostro  nome  io  scriva,  e il  volto  santo: 
Pure  fortuna  mi  divide  e parte 
Dai  dolci  fiumi  ancor  eh’  io  lodo  e canto  , 
Talché  d’ irato  mar,  di  crudo  Marte 
Fra  i peligli  agitato  e quasi  infranto. 
Nuova  Canace,  incontro  a morte  vada 
Nuda  penna  stringendo  e nuda  spada  (5x). 

79 

Or  peregrino  su  straniere  arene 

All’  altrui  mensa  povertà  ni’  appella  (5a), 
Naufrago  a nuda  costa  ora  m’attiene 
E or  mi  balza  fortuna  ancor  più  fella; 

E se  rider  talor  sembrò  la  spene. 

Fu  lampo  che  destò  maggior  procella, 
Onde  portento  è pur  s’io  fin  qui  trassi 
L’  addolorato  fianco  e i spirti  lassi. 


Digitized  by  Google 


348 


CANTO 


8ó 

Nè  dé’  miei  mali  essér  dovea  la  meta , 

Ch’io  digiuno  mendichi,  erri  smarrito; 

Ma  nè  amico  favor,  non  fronde  lieta 
Spuntar  mi  vidi . o farmi  dolce  invito  ; 

E mentre  io  pur  credea  che  a me  poeta 
Allori  germogliasse  il  patrio  lito , 

Gl’ istessi  eroi  cantati  ai  versi  miei 
Reser  dura  mercè  di  fati  rei  (53). 

81 

Mirale , ninfe , or  voi  dai  vostri  regni , 

Qual  sorga  messe  di  selvaggi  cori , 

E come  accolti  sien  gl’  illustri  ingegni , 

A cui  dovria  la  grata  patria  onori  (54). 

Or  chi  sarà  che  via  novella  segni 
D’ altero  canto  ai  lor  guerrier  sudori , 

E s1  oltre  il  Ciel  ne  scorge  i passi  e 1’  armi, 
• Chi  1’  alte  imprese  scriverà  ne’  carmi  ? 

82 

Pur  patrio  amore  ancor  mi  punge  il  fianco: 
Sorridetemi  voi , ninfe  vezzose  ; 

E se  il  favore  altrui  mi  verrà  manco, 
Bastimi  l1  aura  delle  dolci  rose  ; 

Nè  per  immensa  via  timido  o stanco 
Io  svolgerò  con  voi  vetuste  cose, 

Gloriose  memorie , e i versi  miei 

Sol  degli  eroi  fìan  degni  e degli  Dei  (55). 


Digitized  by  Google 


SETTIMO 


349 


83 

Non  canterò  chi  beve,  empio  e crudele  , 

Per  impinguar  se  stesso , il  sangue  altrui , 
Nè  a Dio,  nè  al  suo  terren  signor  fedele, 
Insulta,  o comun  bene,  ai  dritti  tui  ; 

Non  chi  a desir  superbo  apre  le  vele 
Ond'  illustrar  gli  osculi  giorni  sui , 

E all’  ombra  poi  della  maggior  fortuna 
Nodrire  i vizi  dell1  ignobil  cuna. 

84 

Non  chi  a feroce  crudeltà  consorte 

Fa  il  poter  che  d’ altronde  in  lui  discende  * 
Non  chi  i cento  sembianti  della  sorte 
Si  veste , e il  volgo  incauto  all  esc  a prende  ; 

, Nè  apollinee  corone  io  fia  che  porte 
A lui  che  in  nobil  grado  altero  splende, 
Ma  per  sè  stesso  conservar  sublime 
Piacendo  al  Re,  Y ignuda  plebe  opprime. 

85 

Non  canterò  chi  crederia  delitto 

Pur  Leve  dritto  torre  al  suo  Sovrano, 

E sostien  poi  che  il  mercenario  alflitto 
A sordo  limitar  sospiri  invano; 

Nè  chi  con  lance  ingiusta  e cor  non  dritto 
I sudori  e lavor  dell  altrui  mano  , 

E donde  il  pregio  e la  fatica  ignora, 

Tassa  a talento,  o per  metà  divora. 


Digitized  by  Google 


35o 


r A n t o 


86 

Ma  nobile  di  versi  avrà  conforto 

Chi  per  la  fè  pugnando  e per  il  reguo , 
Aggiunse  glorioso  a lieto  porlo. 

Ed  or  di  patrio  amor  splende  bel  segno. 
Deh  per  la  nuova  via  chi  qua  m’ha  scorto, 
A regger  siegua  il  faticato  ingegno  (36)  ! 

Nè  forse , vaghe  ninfe , a voi  fia  greve 
Correr  aspro  sentier  con  piè  di  neve  (37).' 


Digitized  by  Google 


NO  TE 


3 Si 


AL  CANTO  SETTIMO 


I 

Ija  Chiesa. 


a 

. . . Tanto  sovr’  ogni  stato 

Umiliale  esaltar  sempre  gli  piacque. 

Petrarca. 

\ 

• 3 

. . . Lalis  errare  et  J lumina  campii 

Sannazaro. 


4 

l’ Alemagna  era  agitata  allora  dalle  dispute  della 
eresia  di  Lutero  ; e le  guerre  che  Carlo  V ebbe  a so- 
stenere centra  i Protestanti  non  gli  hanno  permesso  di 
volgere  le  sue  armi  contro  Solimano , il  quale  minac- 
ciava la  cristianità.  La  riguardevole  e felice  spedizione 
di  Carlo  U nell’ Affrica  c’  induce  a credere  che  il  Sul- 
tano avrebbe  riscontrato  in  quel  principe  un  avversario 
degno  di  lui. 


Digitized  by  Google 


352 


NOTE 

5 


I Re  <P  Inghilterra  avevano  assunto  il  titolo  di  Re  di 
Gerusalemme.  Il  principe  , del  quale  parla  qui  il  poeta , 
i Arrigo  Vili.  Egli  avea  scritto  dapprima  contro  Lu- 
tero in  favore  della  Chiesa  di  Roma , e terminò  sepa- 
randosi interamente  dalla  Santa  Sede  ì e dichiarandosi 
capo  della  Chiesa  Anglicana . 

. 6 

II  Camoens  fa  qui  un ’ apostrofe  a Francesco  I.  Non 
è vero  che  le  sue  pretensioni  sul  Milanese  fossero  af- 
fatto prive  di  fondamento  ; ma  egli  è incontrastabile  che 
le  guerre  d’ Italia • riescirono  funestissime  alla  Francia. 

7 

Se  cristianissimi  esser  voi  volete  r 
E voi  altri  cattolici  nomati  , 

Perche  di  Cristo  gli  uomini  uccidete  ? 

Perche  de’  beni  lor  son  dispogliali  ? 

• Perche  Gerusalem  non  riavete, 

Che  tolto  è stato  a voi  da’  rinegati  f 
Perchè  Costantinopoli  e del  mondo 
La  miglior  parte  occupa  il  Turco  immondo  ? 

Ariosto. 


8 

Audiet  cives  acuisse  ferrum 
Quo  graves  Persae  rnelius  perirent. 

Orano. 

i X’  empie  tue  voglie  , a te  stessa  nemiche  , 

Con  gloria  d’  altri , e con  tuo  duolo  amaro  , 
Misera  , t’ hanno  a sì  yil  fine  spinta. 

Guidiccioni. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


353 


Ahi  serva  Italia , di  dolore  ostello  ! 

Nave  senza  nocchiero  in  gran  tempesta  , 

Non  donna  di  province  , ma  bordello. 

Daotc. 


Italia  tanto  celebrata  e scritta  , 

Or  dolorosa  ì appena  scn  lien  dritta. 


P.  Sasso. 


Oh  d’ ogni  vizio  fetida  sentina  l 
Dormi  Italia  imbriaca  , e non  ti  pesa 
Ch’  ora  di  questa  gente  , ora  di  quella  , 

Che  già  serva  ii  fu,  sei  fatta  ancella. 

Ariosto. 


Dunque  fa  ver  che  quclV  Italia  , quella 
Che  dall7  adusto  polo  alV  onde  algenti 
Stese  il  gran  braccio  , e le  domate  genti 
Fé7  men  barbare  d7  opre  e di  favella  , 

Cotanto  or  sia  da  sè  diversa  , ch 7 ella 
L7  antico  valor  suo  più  non  rammenti 
E ’l  senno  antico  / anzi  i suoi  mal  fomenti , 

E de7  già  servi  suoi  si  faccia  ancella  ? 
di  giogo  il  collo  e di  ferite  ha  il  petto 
Livido  e brutto  , e in  tal  obblio  è sepolta 
Che  danno  e scorno  suo  prende  a diletto. 

' Deh  un  giorno  almeno  a si  vii  scorno  tolta 
V cgga  e ravvisi  il  suo  cangiato  aspetto  , 
Saggia  un  tempo  e regina  , or  serva  e stolta. 

Alalconi. 


9 

Ite , superbi  e miseri  Cristiani , 

Consumando  l 7 un  l7  altro  , e non  vi  Caglia 
Che  il  sepolcro  di  Cristo  è in  man  di  cani. 

Petrarca. 


Camoens 


a3 


354 


NOTE 


lo 

Le  ricchezze  del  Turco  hai  non  lontane. 

Ariosto. 


Se  si  cerca  tesoro  , ivi  il  terreno 

Porta  ognor  pieno  il  sen  di  gemme  e d’  auro  f 

E puro  argento  in  vece  d’  ossa  i monti  : 

Se  fama  eterna  , mai  sì  chiaro  lauro 
Non  ornò,  ec. 

B.  Tasso. 

il 

Torni  a le  notti  d?  Acheronte  oscure , 

Suo  degno  albergo . 

T.  Tasso. 


13 

Quis  furor , o cives  ! quae  tanta  licentia  ferri  ? 
Gentibus  invisis  Lalium  praebere  cruorem  ? 

Cumque  superba  foret  Babylon  spolianda  trophaeis 
Ausoniis  , umbraque  erraret  Crassns  inulta  , 

Bella  gerì  placuit , nullos  habitura  triumphos  ! etc. 

Lucano. 


13 

Jamque  rubescebat  radiis  mare  , etc, 

Virgilio. 


*4 

Creta  Iovis  magni  medio  jacet  insula  ponto. 

Centum  urbes  habitant  magnas  j uberrima  regna  , etc. 

Virgilio. 


Digitized  by  Google 


NOTE  355 

i5 

E questa  una  diramazione  del  monte  Immao  , ossia 
del  Caucaso.  È noto  come  quella  catena  di  montagne 
che  traversa  V Asia  , assume  diversi  nomi  in  differenti 
contrade. 


16 

Altri  adora  le  belve  , altri  la  grande 
Comune  madre  , il  sole  altri  e le  stelle. 

T.  Tomo. 


17 

Codesta  è una  favola  , la  quale  sembra  adottata  da 
Plinio  , appoggiato  alla  fede  dei  filosofi  naturali  greci  f 
la  falsità  di  essa  fu  scoperta  dai  viaggiatori  moderni } 
ma  la  ragione  Cavea  dimostrata  già  prima. 

18 

Tarn  satus  Anchisa  , delectos  ordine  ab  omni 
Centìim  o ratores  augusta  ad  moenia  regis 
Ire  jubet. 

Virgilio* 

*9 

II  abito  altero  t inusitato  e nuovo. 

Petrarca. 


40 

Qui  il  racconto  è conforme  alla  storia.  Quel  Moro , 
per  nome  Monzaide  , prestò  in  effetto  servigi  grandi  ai 
Portoghesi  } e quando  essi  entrarono  in  discordia  col 
Samorino , il  Moro  diventò  sospetto  al  Re , il  quale 
stimò  eh’  egli  fosse  d’  accordo  con  loro.  Egli  si  rifuggì 
sulla  loro  flotta  e si  fC  cristiano. 


Digitized  by  Google 


356 


NOTE 


21 

Dixit , et  angusti  subter  fastigia  tedi 
JEneam  duxit, 

Virgilio. 

22 

Iungimus  hospitio  dextras  , et  teda  subimus. 

Virgilio. 

a3 

Sed  tibi  qui  cursum  venti  , quae  fata  riedere  ? 
Aut  quis  te  ignarum  nostris  Deus  appulit  oris  ? 

Virgilio. 


Ei  cominciò  : Qual  fortuna  o destino 
Quaggiù  ti  mena  ? 

Dante. 


24 

Quisquis  es  , haud  credo  invisns  coelestihus  auras 
r itales  carpis , Tyriam  qui  adveneris  urbem. 
Terge  modo  , eie. 

Virgilio. 


a5 

Tane  quoque  cura  fuit  partes  velare  tegendas. 

Ovidio. 


a6 

Sono  i successori  degli  antichi  Eramani.  Non  si 
comprende  per  qual  ragione  il  poeta  li  chiami  discepoli 
di  Pitagora.  Questi  viaggiò  di  fatto  nell ’ Indie  per  istu- 
diarvì  la  dottrina  de * sapienti  di  quella  contrada.  Ne 


Digitized  by  Google 


NOTE 


357 

attinse  i do  enti  principali  che  trasmise  poscia  a ’ suoi 
settari  , cioè  a dire  la  metempsicosi  , l’astinenza  delle 
carni  , la  contemplazione  , ec.  Ma  non  pare  che  ad  essi 
egli  abbia  nulla  insegnato.  Solo  i nostri  missionari 
hanno  incontralo  le  fatiche  dei  viaggi  per  ammaestrare 
gli  uomini.  I filosofi  dell ’ antichità  non  viaggiavano  che 
per  istruire  se  medesimi  , e si  sa  d’  altra  parte  che  le 
filosofiche  cognizioni  erano  divulgate  nell’  India  molto 
tempo  avanti  che  giungessero  nella  Grecia  e nell’  Italia, 
sovverti  che  il  traduttore  dice  malamente  socratici  dogmi} 
invece  di  dogmi  pitagorici. 


*7 

Ouum  praevectus  equo  longaevi  liegis  ad  aures 
Nuntlus  ingentes  ignota  in  veste  reportat 
Advenisse  viros , etc. 

Virgili». 


28 

. . . Un  uom  già  carco  cf  anhi 

Di  aspetto  venerando  e signorile  , 

Che  a lo  splendore  e dignità  de’  panni 
Mostrava  esser  di  sangue  alto  e gentile. 

B.  Tasto. 


a9 

Nec  non  et  Phrygii  comites  et  laetus  Iulus 
Incedunt. 

Virgili». 


3o 

. . . Quos  o mais  euntes 

Trinacriae  mirata  fremii,  Trojaeqve  Juventus. 

Virgilio. 


Digìtìzed  by  Google 


358  if  o t t 

3x 

Multaque  pratierta  variarum  monstre,  ferarum. 

Virgilio. 


3a 

Centauri  in  forìbus  ttabulant  , Scillaeque  biformes  J 
Et  centumgeminus  Briareus , ac  bellua  Lernae 
Jtorrendum  stridens  j flammìsque  armata  Chimaerat 
Gorgo nes  t Harpyiaeque  , et  forma  tricorporis  umbra e. 

, Virgilio. 

33 

lamque  iter  cmenti  , turres  ac  teda  Latinorum 
Ardua  cernebant. 

Virgilio. 

34 

. . . V idei  Iliacts  ex  ordine  pùgnas 

Bellaque  jam  fama  iotum  vulgata  per  orbem. 

Virgilio. 

35 

Credo  equidem  pivot  ducent  de  marmore  vultut. 

Virgilio. 

Quivi  intagliato  in  un  atto  soave 
Che  non  sembiava  imagine  che  tace: 

Giurato  si  saria  eh*  ei  dicesse  Ave. 

Dante. 


Questa  è la  serie  degli  eroi  che  viva 
Nel  metallo  spirante  par  si  mova. 


T.  Tasto. 


Digitized  by  Google 


NOTE 

36 


359 


Ella  è Semiramide,  le  greche  favole  la  figurarono 
innamorata  di  un  cavallo , il  che  facilmente  non  accade 
e non  è probabile  ; e gli  storici  la  accusano  di  un  amore 
incestuoso  pel  suo  figlio  , eccesso  di  cui  si  hanno  non 
pochi  esempli . 

37 

Ne  P aria  tremolare  ai  venti  freschi 
Si  veggon  le  bandiere. 

Ariosto» 


38 

Gli  scrittori  portoghesi  hanno  asserito  che  /fuetto, 
profetia  era  sparsa  nelle  Indie , allor  quando  essi  vi 
arrivarono  , e gli  Spagnuoli  hanno  scritto  lo  stesso  in- 
terno la  monarchia  degli  Incassi. 

39 

Che  dot  suo  vincitor  si  glorie  il  vitto. 

Petrarca. 


40 

/ 

Di  gemme  la  sua  fronte  era  lucente. 

Dante. 


41 

E rivalsesi  a me  con  passi  rari. 

Dante. 


Venir  vir  noi  con  passo  grave  e rade. 

Filerete*- 


Digitized  by  Google 


36o 


NOTE 


4» 

. , . Il  le  oculosque  laquentis 

Jam  dudum  et  totum  lustrabat  lamine  corpus. 

Virgilio. 


43 

Il  nome  tuo , che  non  riman  tra?  segni 
Di  Alcide  y ormai  risuona  anco  fra  noi. 

T.  Tasso. 

44 


Egregiam  vero  laudem  et  spolia  ampia  refertis 
Tuque  , puerque  tuus , magnani  et  memorabile  nomea» 
Comunem  hit  11  c ergo  populum  paribusque  regarnus 
AuSplCiiSe 

Virgilio. 

45 

Ei  promette  a lo  incontro  assecurarti 
Il  non  ben  fermo  stalo  ; e se  voi  duo 
Sarete  uniti  , or  quando  i Turchi  e i Persi 
Potranno  unqua  sperar  di  riaversi  ? 

T.  Tasso. 


46 


Tarn  volucres , hominumque  genus  superabile  curìs 
Mulcebant  placidi  tranquilla  oblivta  somni. 

Ausonio. 

47 

. . . At  venter  . . . 

sine  vi  t sine  labe  pudorìs 

Arcano  tntumuit  Verbo.  Vigor  actus  ab  allo 
Irradiane  f vigor  omnipotens , vigor  omnia  complens  , 


Digitized  by  Google 


NOTE 


36 1 


Descendi  t , Deus  il  le  Deus  : totosque  per  artus 
Dat  se  se  , miscetque  utero  , eie. 

•Sannazaro. 


48 

In  gens  argtntum  mensis  y caelataque  in  auro 
Forila  facia  patrum  , series  longissima  rerum. 

Virgilio. 


49 

. . . Spumare  capaccs 

Per  pateras  , largoque  novum  diffundere  nectar. 

Sannazaro. 


5o 


Soccorri  a me  si  che  tolta  da  errore 
La  vaga  mia  barchetta  prenda  porto. 

Dondi. 

. • . Et  limidae  dirige  navis  iter. 

Ovidio. 


51 

F quella  che  la  penna  da  man  destra  } 

Come  dogliosa  e disperata  scriva  y 
E ’l  ferro  ignudo  tien  da  la  sinestra. 

Petrarca. 

52 


Grave  paupertas  malum. 


Alceo, 


Digitized  by  Google 


36a 


NOTE 

53 


SeA  innocenti» tm  nostram  quis  exceperil  eventus  , vi- 
des.  Pro  verve  virtutis  proemiti  , falsi  sederti  poenat 


subimus. 


Boecio. 


54 

Sì  per  gran  colpa  de1  signori  avari 
Che  lascian  mendicare  i sacri  ingegni. 

Anodo. 


55 

Tu  vatem  , tu  Diva , mone  . • • etc; 

. , . Major  rerum  mihi  nascitur  ordo^ 


Or  convien  di’ Elicona  per  me  versi , 
Et  Urania  mi  aiuti  col  suo  coro 
Forti  cose  a pensar  ^ metter  in  versi . 


T Ujui 


Dante. 


56 


ytccìpe  igitur  haustum , quo  refectus 
centendas. 


in  ulteriora 
Boecio. 


' 57 

...  E riposati  alquanto  , 

Torneremo  più  intenti  al  novo  canto.  >j«asstt 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 


CANTO  OTTAVO 


ARGOMENTO 

Il  Catual  esamina  le  pitture  che  sono  sulle  ban- 
diere portoghesi  , ed  ascolta  le  spiegazioni  che  gliene 
fa  Vasco  di  Gama.  Si  toccano  in  questo  episodio  i 
fatti  principali  delle  istorie  di  Portogallo  sino  ad 
Alonzo  V.  Il  Samorino  chiede  ai  suoi  Indovini  che 
significhi  l’arrivo  di  questi  stranieri  , e ne  riceve  in- 
fausta risposta.  Trame  contro  a1  Portoghesi. 


I 

Il  Catual  non  rivolga  dal  bello 

Vecchio  gli  sguardi , e lo  feria  1’  oggetto 
Del  scettro  eh’  ei  stringea  d’ un  ramoscello 
Verde  vestito  e del  barbato  aspetto  (0; 

E chi  fosse  , e per  qual  rito  novello 
Portasse  un  ramo  nella  destra  stretto  (a), 
Chiedeva;  e per  Monzaide  rispondea 
Il  generoso  Paolo,  e sì  dicea; 


Digìtìzed  by  Google 


364 


CANTO 


7 

Quanti  qui  vedi  alteri  aspetti  accolti  (3) 

Entro  brevi  figure  e in  picciol  loco  , 

Invan  chiedi , Signor , quale  dai  volti 
Spirasser  nelle  pugne  ardire  e foco  : 

Son  tutti  eroi  già  in  fredda  polve  sciolti , 
Ma  al  grido  loro  ognora  il  mondo  è poco  j 
E questi  che  precede  in  bianche  chiome , 

E Luso  , donde  a noi  venne  il  bel  nome . 

3 

Figlio  di  Bacco , e di  sue  grand’  imprese 
Fido  compagno  e del  valor  consorte  , - 
Quanto  chiude  la  Spagna  ampio  paese 
Corse,  e parve  assai  piìi  che  gucrrier  forte: 
Poi  del  tranquillo  Doro  amore  il  prese , 

E sulle  belle  rive  ei  venne  a morte , 

Ond’  è che  degli  Elisi  il  nome  antico 
Converse  in  Lusitania  il  suolo  aprico  (4). 

4 

Quel  verde  ramo  insegna  è a lui  nativa 
E fu  il  tirso  di  Bacco , onde  le  chiare 
Pure  sorgenti  dell’  origin  diva 
Scendono  a noi  più  venerate  e care  ; 

E questi  eh’  esce  del  bel  Tago  a riva 
Dai  procellosi  error  di  lungo  mare , 

E solco  segna  d’ampie  mura  intorno, 

E vi  disegna  a Pallade  soggiorno, 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


365 


5 

E Ulisse,  che  alla  Dea  che  in  sen  gl’ infonde 
Sì  chiaro  lume , illustre  pegno  dona. 

Egli  arse  Troia,  e per  lui  sorge  sponde 
Di  ricco  fiume  a dominar  Lisbona. 

, Ma  quel  guerrier  che  tante  correr  onde  (5) 
Fa  d’ uman  sangue,  e sì  feroce  tuona 
Sopra  gente  che  un1  aquila  vermiglia 
Spiega  Ed  al  Catual  Paolo  ripiglia  : 

6 

Virìato  è costui  : lo  fé’  natura 

D’  oscuià  campi  abitator  selvaggio  , 

Ma  non  belar  d’armenti  e non  verdura 
Di  prati  esser  poleano  il  suo  retaggio  ; 

Dei  fier  Romani  il  grido  ei  solo  oscura  , 

E ciò  che  prima  olmo  nativo  o faggio 
In  sulle  patrie  rive  ombra  gli  offerse, 

In  lance  ed  aste  incontro  a lor  converse. 

7 

Poiché  non  arti  nè  valor  poterò 

Vincer  chi  lor  premea  che  fosse  vinto  (6), 
D’  indegno  tradimento  oltraggio  fero 
A Vinato  che  ne  giacque  estinto. 

Questi  che  presso  siegue  eroe  straniero 
E Sertorio  di  sdegno  ancor  dipinto  : 
Ricovra  esul  da  Roma  in  seno  a noi  , 

Ed  accende  ogni  cuor  de’  torli  suoi. 


Digitized  by  Google 


366 


canto 


8 

Vedilo  qui  dove  le  nostre  affretta 

Falangi  incontro  alla  sua  gran  nimica, 

E pargli  assicurar  l’alta  vendetta 
Cinto  di  portoghese  asta  e lorica  ; 

Questa  che  seco  va  fida  cervettafr), 

Sua  consigliera  la  credè  1’  antica 
Etate  , ed  ei  par  che  1’  ascolti  e spire 
Seco  la  grand’  impresa  e il  bell’  ardire. 

9 

Questa  insegna  poi  mostra  il  grand’  Enrico , 
Che  primo  il  Portogallo  in  dotai  sede 
Ottiene  : Ungaro  noi , ma  dell’  antico 
Gran  tronco  Lorenese  altri  lo  crede. 

Egli  dagli  Affrican  sgombra  l’aprico 
Terreno,  e vincitor  piti  volte  riede 
Di  Gaileso  e Leone  , e guida  poi 

. A sciorre  il  bel  Giordano  i guerrier  suoi. 

10 

Ma  il  Catual  nuovo  guerrier  vedea , 

E ne  parea  d’ alto  stupore  impresso  , 

Che  sol  di  pochi  ei  condottier  movea; 
Ma  Barbari  dispersi,  e quindi  appresso 
Cader  rocche  vedeansi,  ed  egli  ardea 
In  cento  pugne  d’  uno  spirto  istesso  ; 

E ammirato  chiedea , come  raccoglie 
Un  solo  tanti  allori  e tante  spoglie  (8). 

ì 


Digitized  by  Google 


OTTAVO  367 

1 1 

Tu  vedi  il  primo  Alfonso,  il  maggior  nome  (9) 
Che  abbia  la  fama  , il  Lusitan  risponde  ; 

Il  solo  onor  di  Cristo  alle  sue  chiome 
Cotante  avvolse  vincitrici  fronde  , 

Ch’  ei  vinti  gli  Afifricani,  e prese  e dome 
L’ empie  cittadi  e le  meschite  immonde  , 
Quanti  ingombravan  del  bel  Tago  i liti , 
Volse  barbari. culti  in  sacri  riti. 

• 12 

Se  il  Macedone  invitto , e quei  che.  nato  - 
Al  Tebro  in  riva  i crudi  Galli  ha  vinto  , 

Sì  poche  schiere  raccoglieansi  a lato  , 

Come  costui  che  sì  feroce  è pinto  , 

Non  dome  tante  genti , e non  1’  armato 
Corso  ad  ignote  foci  avriano  spinto. 

Ma  il  grande  eroe  mirar  tutto  in  se  stesso 
Non  puossi , e solo  è ne7  suoi  fidi  espresso. 

i3 

Vedi  costui  che  nobil  ira  in  volto  («0 
Accende , e fassi  al  suo  signore  innante  , 

E sgridando  il  timor  da  cui  fu  colto , 
Impon  che  tomi  onde  voltò  le  piante  («); 
Egas  Moniz  s’  appella  , e tale  ha  scolto 
Ardue  in  su  l’intrepido  sembiante, 

Che  l’incerta  vittoria  appena  il  vede 
In  campo  uscir,  toma  d' Alfonso  al  piede. 


Digitized  by  Google 


368 


CANTO 


*4 


Poi  de5  guerrieri  arnesi  ei  spoglia  il  fianco , 
E straccio  veste  di  chi  vassi  a morte  , 
Intrepido  traggendo  al  lato  manco 
I giovinetti  figli  e la  consorte. 

Del  detto  suo  che  vede  venir  manco 
Solo  sembra  turbarsi  il  guerrier  forte , 

Ed  in  compenso  offre  la  sposa  e i figli , 
Ond’  alto  esempio  fedeltà  ne  pigli. 

1 5 


Eccoti  Fuas  Ropigno  che  feroce 

Sbocca  di  là  donde  il  nimico  attende , 

E piomba  così  fervido  e veloce, 

Che  preme  l5  oste  e la  città  difende. 

Miralo  poi  qual  dalla  patria  foce 
Guerriere  navi  al  corso  spinge , e incende , 
Dove  Abila  sul  mar  siede,  le  armate 
Galee  che  FÀffrican  vJ  avea  spiegate. 

16 


Il  primo  ei  fu  che  gemiti  e ruine 

Sparse  non  sol  per  le  affricane  ville  , 

Ma  che  tulle  ingombrò  Fonde  marine 
D’ impuro  sangue  e di  cadaver  mille  ; 

E ai  gran  fatti  rispose  illustre  fine. 

Che  quanto  ei  piobbe  ardor  dalle  pupille, 
Tanto  di  sangue  in  così  santa  guerra 
A inalbar  poi  versò  la  patria  terra. 


Digìtìzed  by  Google 


O T T A Y O 


36;, 


' '7 

Questi  che  vedi  ristoram  all’  acque 
Del  Tago  i cavalier  stranieri  sono  , 

Onde  Lisbona  al  primo  Re  soggiacque. 

Ma  vedi  quel  di  Marte  orribil  tuono  , 

Il  grand5  Enrico  ? Ei  per  la  fede  giacque  (ia) , 
E cos'i  caro  de5  bei  giorni  il  dono 
JV5  ebbe  il  Ciel , che  qui  vedi  al  vento  mossa 
Spontanea  palma  ricoprirne  le  ossa. 

t8 

Quegli  è Teutonio  che  improvviso  armo3se 
A trarre  Auronche  da  tiranno  impero , 

Che  il  danno  di  Leira  il  zel  ne  mosse  , 

Già  del  gran  Dio  ministro,  ora  guerriero  (i  3)$ 
E dove  cinto  di  trincere  e fosse 
Sorge  di  Santerems  il  muro  altero , 

Ei  vola  quindi , e quasi  dal  Ciel  vegna , 
Già  leva  m alto  la  temuta  insegna. 

*9 

Ma  vedi  là  fra  quelle  lance  alzale, 

Onde  il  Vandalo  ferve  in  aspra  guerra , 

Lui  che  duci  e guerrieri,  armi  e sprezzate 
Nimiche  insegne  quasi  turbo  atterra , 

E Men  Moniz  che  alle  spagnuole  armate 
Insegna  rispettar  la  patria  terra, 

E d’Egas  figlio  il  grande  genitore 
Col  volto  stesso  esprime  e col  valore  (i4>. 

Camoens  24 


Digitized  by  Google 


3yo  CANTO 

20 

Volgiti  e mira  il  fervido  Gerardo  05) 

Scender  d’Evora  ov’  ei  furtivo  ascese  : 
Sovra  1’  asta  s’  appoggia,  e con  il  guardo 
Accenna  le  due  guardie'  a terra  stese  : 

Nè  il  grand’  evento  siegue  incerto  o tardo  , 
Sempre  compagno  delle  belle  imprese  , 

Che  la  città  già  da  nemici  cinta 
Ignora  quasi  ancor  d’essere  vinta. 

21 

Martin  Lopez  è questi,  e il  crudo  aspetto 
Che  stagli  a fronte  un  Castiglian  ribelle  06), 
Che  ad  Alfonso  sdegnando  irne  soggetto  , 

Si  mesce  ad  armi  scellerate  e felle. 

Vinta  Abrante , ei  ne  va  quale  da  letto 
Esca  fiume  e raccolga  acque  novelle  ; 

Ma  il  generoso  ardir  Lopez  v’  oppone , 

E vinto  fra’  suoi  fidi  è quel  fellone. 

22 

Qui  vedi  quattro  Re  che  in  lega  uniti 
Movon  da  varie  parti  a fera  guerra  ; 

Del  gran  periglio  i Lusitan  smarriti , 

Ciò  che  oprare  convenga , instabil  erra  ; 

Ma  i pacifici  altari  e i casti  riti 

Matteo  lascia  inspirato  e il  brando  afferra  (17), 

E su  i timidi  volti  alzandol  nudo , 

Grida:  Compagni  andiam  chè  il  Ciel  n’  è scudo. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


3 71 

23 

E già  nell’aer  tremendo  segno  appare, 

A cui  braccio  mortale  invan  resiste  : 
Cadono  i Re  turbati , e vanno  al  mare 
Reali  insegne  a impuro  sangue  miste  ; 

Indi  Alcacér  piega  la  fronte  e pare 
Maravigliar  dell’  armi  anco  non  viste  , 

Che  T infida  in  cimier  cangiato  avea 
Ei  che  pastor  la  Chiesa  un  dì  reggea  (18). 

24 

Siegue  Paio  Correa  che  di  Castella  (19) 
Maestro  il  nome  Lusitan  ritiene. 

Scorre  d’  Algarve  il  suol  face  novella 
Di  Marte,  e ingombra  di  trofei  le  arene; 
Tavila  ai  nostri  caeciator  rubella 
Ei  preme  tosto  di  dovute  pene  , 

Con  arte  poi  Silvez  ripresa , a lui 
Giuoco  è F ardir  de1  difensori  sui. 

25 

Ma  dove  lascio  voi  da  gloria  spinti 
Per  le  contrade  galliche  ed  xbere  (io) } 
Ecco  gli  avventurici’  che  giammai  vinti 
Da  regie  giostre  uscirò  e guerre  vere  ; 

E questi  che  al  suo  piè  cotanti  estinti 
Mira  in  sembianze  fra  sdegnose  e altere 
Gonzal  Ribeira  fu  , cui  fare  insulto 
Gli  audaci  osar,  ned  ei  si  giacque  inulto. 


Digitized  by  Google 


CANTO 


%2 

26 

Or  qui  raccogli  il  guardo  e costui  mira 
Che  anco  ne’  bei  vessilli  arde  di  sdegno  : 
Questi  salvò  con  la  magnanim’ ira 
La  patria  ornai  piegante  a giogo  indegno, 
Che  mentre  alln  paventa  ed  altri  aggira 
Ribelle  spirto  e di  viltà  fa  segno  , 

Fu  sol  per  lui  che  non  signor  straniero. 
Ma  ritenesse  il  Tago  il  patino  impero  : 

27 

E il  Ciel  gli  diè  favore , e dove  vano 
Ogni  valor  sembrava  alla  difesa , 

Col  consiglio  ei  sostenne  e con  la  mano 
Le  patrie  genti  e la  felice  impresa: 

Miralo  qui  l’egregio  capitano, 

Quanta  fra  il  Guadi'nna  e Beti  è stesa 
Nazion  feroce  empire  di  spavento , 

E i feroci  pensier  spargerne  al  vento. 

28 

Egli  però  che  sa  che  non  da  Marte  , 

Ma  dal  Cielo  si  vince  ogni  periglio, 

Si  raccoglie  devoto  in  erma  parte , 

E prega  che  su  lui  rivolga  il  ciglio  : 

Senza  d lor  duce  intanto  uccise  o sparte 
Van  le  schiere,  nè  resta  altro  consiglio, 
Se  non  che  torni  il  capitano  al  campo  , 

E lo  ravvivi  del  guerner  suo  lampo  : 


Digitized  by  Googl 


OTTAVO 


29  • 

Ed  ei  risponde  umfl , che  ancor  non  era 
Giunto  il  momento,  e stassi  curvo  al  suolo, 
E nuove  penne  aggiunge  alla  preghiera 
Ad  affrettar  del  b^l  trionfo  il  volo  . 

Talché  1’  etade  degli  eroi  primiera 
Il  suo  Pompilio  più  non  mostri  solo. 

Che  in  mezzo  all1  armi  e fra  guerriero  squillo 
11  sacrificio  suo  compiea  tranquillo.  . 

30 

Questi , che  uno  sperar  sì  vivo  in  Dio 
Guidò  all’ armi  compagno  ed  al  valore, 

Si  nomeria  Scipion  se  del  natio 
Suo  nome  esser  potesse  altri  maggiore  (ai)  ; 
Ma  la  felice  terra  che  il  sordo 
Sempre  Nymno  il  dirà,  che  non  minore 
Di  quante  mira  il  Sol  *arà  per  lui , 

F ormando  al  grand"  esempio  i figli  sui. 

3? 

Qui  sul  violato  suol  gl’  Iberi  ardiri 

Insiegue  il  fier  Rodrigo,  e i pingui  armenti 
Ritoglie  che  i predon  traean  rapiti, 

Benché  poche  raccolte  ei  s’  abbia  genti , 

E i lacci  scioglie  a un  suo  fedel , feriti 
Altri  di  loro,  altri  di  vita  spenti;  . 

E la  F ernan  d’ Elvas  la  spada  mostra 
Che  il  sangue  reo  d’un  traditore  rimostra. 


Digitized  by  Google 


374 


CANTO 


32 

Nè  questo  sangue  sol,  ma  tanto  ancora 
Bebbe  del  Castiglion  la  spada  istessa, 

Che  di  Seres  il  campo  ne  colora 
Tutta  l’ oste  nimica  a preda  messa  : 

Ma  vedi  tu  quei  che  alto  in  su  la  prora 
Stassi  e sfida  il  nemico  che  s’appressa? 

E Rui  Pereira,  e in  quest’ istesso  aspetto  (aa) 
Alle  patrie  galere  oppose  il  petto  (*3). 

33 

E d’  altra  parte  poi  mira  quel  colle 

Che  scabro  sorge  e di  fresclr5  ombra  nudo , 
E quant’ armata  genie  al  piè  gli  bolle 
Che  sovra  di  se  stessa  alza  lo  scudo  : 

Son  tutti  Castiglian  che  l’aspra  zolle 
Tentano  superar  del  sasso  ignudo  ; 

Ma  già  noi  ponno,  e per  l’alpestre  schiena 
Balzar  gli  vedi  in  giù  spiranti  appena  ; 

34 

Chè  di  là  dove  il  colle  ergeasi  altero 
Sol  diecisette  nostri  all’ alte  imprese  0»4> 
Scelti,  col  lampeggiare  e il  tonar  fero 
Han  le  nimiche  schiere  al  suolo  stese  r 
Nè  ti  stupir  che  il  bell’ ardir  guerriero 
Fin  dal  gran  Vinato  a noi  discese  , 

A cui  col  più  magnanimo  ardimento 
Contro  mille  Roman  valser  trecento. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


35 

Enrico  e Pietro  (»5)  da  Giovanni  usciti 
Qui  a bell’  opre  d’ onor  movono  insieme  ; 
Nè  sai  su  q;ual  dei  duo  sembianti  arditi 
Brilli  più  viva  la  paterna  speme  : 

Un  del  suo  nome  empie  i Germani  liti , 

L’  altro  sul  mar  vola  primiero  e preme 
Ceuta  che  fuor  dell’  onde  uscire  il  mira 
Qual  lampo  nunzio  di  terrore  e d’ira. 

36 

Quegli  è Pietro  che  intrepido  sostenne 
L’ intera  Barbaria  due  volte  armata  ; 

E questi,  a cui  qual  Marte  ardon  le  penne  0»6) 
Del  bel  cimiero  e tien  la  spada  alzata, 
Alcacere  difese  e il  petto  tenne 
Incontro  al  fulminar  d’ immens’  armata  ; 

Ma  mentre  fassi  al  suo  signore  scudo,  ! 

Il  non  suo  colpo  il  fe’  di  vita  ignudo.  • 

37 

Molti  vedresti  ancor  feroci  aspetti , 

E magnanimi  duci  e opre  famose; 

Ma  il  color  non  adegua  i grand’ oggetti, 

E le  bell’  aiti  scendonvi  ritrose , 

Che  invan  opra  d’ ingegno  avvien  che  aspetti 
Nobil  mercede  d’ alme  neghittose  (*7) , 

Chè  parton  rivi  è ver  di  fonti  puri , 

Ma  s' insozzan  tra  via  torbidi  e impuri. 


Digitized  by  Google 


376 


CANTO 


38 

Gli  avi  ed  i padri  or  d’ Oceàn  che  freme 
Vinsero  1’  ire , or  superaro  il  Moro , 

Onde  vita  e splendor  scendesse  insieme 
Nei  gran  nepoti  che  verri  an  da  loro  : 

Ma  dov’  è mai  che  il  generoso  seme 
Metta  radici  e spieghisi  in  bell’  oro , 

Se  d’  ozio  e di  piacer  per  molle  strada 
Scingon  qual  peso  l’onorata  spada Ca8) ? 

39 

Altri  v’ha  che  sol  grande  è da  se  stesso 
E non  sol  da  color  che  furon  pria, 

E il  numero  ne  fora  anco  più  spesso 
Se  n’appianasse  alto  favor  la  via. 

Ma  chi  regna  sol  mira  ove  con  esso 
D’  alto  derivi  nobiltà  natia  , 

E virtude  sovente  , animo  egregio 
Soggiace  a chi  di  molte  etadi  ha  pregio. 

4° 

Però  non  niego  che  talor  d’  aprico 
Terren  venga  sì  florido -arboscello 
A cui  l’ interne  vie  l’umore  antico 
Scorra  e il  faccia  di  chiome  ombroso  e bello; 
Ma  raro  è ormai  chi  di  virtude  amico 
Si  mostii , appena  o questo  volto  o quello 
Vedi  di  lor  cne  il  bel  pregio  nativo 
Serbili  del  tronco  e dell’  illustre  rivo  0*9)* 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


377 


4* 

Così  quanto  ne’  gran  vessilli  avea 
Finto  egregio  pennel  co’  suoi  colori  , 

E che  ondeggiando  a fresco  ciel  parea 
Muoversi  e lampeggiar  di  nuovi  ardori , 
Paolo  spiega  a colui  che  ne  bevea 
Coll’  orecchio  e col  guardo  alti  stupori  ; 
Nè  pago  è sol  di  quanto  ascolta  e vede, 
E cento  volte  un  fatto  stesso  chiede.  , 

42 

Ma  già  1’  aura  si  fea  gelida  e bruna  (3o) , 

Che  volta  il  sole  altrove  avea  la  fronte 
A genti  che  n’.  infiorano  la  cuna 
Mentre  par  che  morendo  a noi  tramonte  i 
E il  Catual  mirando  il  di  che  imbruna, 
Pria  che-  tutto  si  tinga  l’ orizzonte , 

Da  Vasco  s’accomiata,  che  l’oscura 
Notte  al  riposo  destinò  natura. 

43 

Di  palpitanti  viscere  frattanto 

Fumavan  Pare,  e i sacerdoti  impuri 
Stavanle  muti  e riverenti  accanto 
Solleciti  a raccome  i grandi  augiiri  ; 

Che  chi  vestiva  allora  il  regio  manto 
Imposto  loro  avea  che  non  oscuri 
Segni  spiasser  della  gente  uova, 

E che  sperarne  o che  temerne  giova. 


Digitized  by  Google 


378  x canto 

44 

Ma  Satanno , a cui  gli  empii  sacrifici 
Offerti  sono  e quelle  vittime  arse , 

Scopre  di  tetro  fumo  infausti  indici, 

E le  viscere  insozza  a terra  sparse  ; 

E turbato  il  ministro  d’ infelici 
Presagi , appena  timido  appressarse 
' Osa  al  sovrano , e farne  manifesto 
Che  l’ospite  novel  gli  fìa  funesto (3l). 

4^ 

S’aggiunge  a questo  ancor,  che  ad  un  diletto 
Ministro  di  Macone  il  Teban  Nume 
Appare  , e del  profeta  coll’  aspetto 
Inganna  lui  che  ha  dolce  e pio  costume. 
De’  patrii  riti  ardea  nel  costui  petto 
Alto  zelo , ed  accolto  in  sulle  piume 
Cosi  Bacco  gli  parla  e si  n’  accende 
Il  dubbio  cor  che  a rei  pensier  già  pende. 

46 

Alto  mal  vi  minaccia,  e là  dal  mare 

Sorge  il  periglio  che  v’  annunzio  io  stesso. 
Presto  sorgete , o genti  a me  si  care  , 

Ed  il  cacciate  pria  eh’  ei  vi  sia  presso  : 

Indi  lo  scote  ; pur  non  cosi  chiare  v 
Suonan  le  note  a lui  dal  sonno  oppresso  , 
Che  distingua  se  larva  o voce  sia  , 

- E ritorna  a dormir  cheto  qual  pria. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


•*79 


47 

Il  Nume  allor  maggior  sembianza  prendè, 

E fischia  tal  che  sembra  idra  o cerasta. 
Non  vedi  tu  colui  da  cui  discende 
La  legge  che  il  battesmo  a voi  contrasta? 

10  per  te  veglio,  e te,  che  il  fato  attende, 

11  gran  periglio  a risvegliar  non  basta? 

Su  su,  ti  scuoti,  che  già  scende  al  lido 
Popolo  ignoto  e ai  nostri  riti  infido  (3a). 

48 

Pria  che  piè  fermi,  dal  novel  soggiorno 
Cacciata  sia  la  nuova  gente  o uccisa; 

Che  quando  appena  il  Sole  indora  il  giorno, 
Senza  periglio  umano  guardo  il  fisa , 

Ma  poiché  gli  ampii  cieli  arde  dintorno  , 
Cieco  il  guardo  divien  che  in  lui  s’  affisa. 
Tal  fia  di  voi  se  poca  parte  solo 
Consentite  a costor  del  nuovo  suolo.  ‘ 

49 

Balza  allor  sbigottito , e i lumi  intenti  (33) 
Volge , e l’ irato  volto  ei  più  non  vede , - 
Ma  si  sente  gli  spiriti  bollenti 
Di  fuoco  tal  che  non  comprende , e chiede 
Lume  , ed  i servi  desta , e par  che  tenti 
Scuotere  il  Nume  che  l’ investe  e fiede  ; 
Aspetta  r alba  appena , e scopre  a?  sui 
Compagni  quanto  il  sogno  ha  mostro  a lui. 


Digitized  by  Google 


38o 


CANTO 


5o 

Qual  fra  saggi  addivien , Ira  loro  loco 

Non  ha  un  consiglio  sol,  ma  ognun  s’ oppone, 
Altri  il  ferro  minaccia  ed  altri  il  foco , 

E tradimenti  e insidie  altri  propone. 
Concordan  tutti  alfìn  che  a sperar  poco 
Da  violenza  fora  e da  tenzone, 

E consiglio  miglior  con  doni  ed  oro 
Eia  trarre  i Catuali  ai  desir  loro  (34). 

5t 

Ora  promesse  ed  ora  suono  infido 

Di  voce  a questo  e a. quel  spirando  vanno, 
Che  se  la  nuova  gente  a far  qui  nido 
Venga,  i nativi  quindi  errar  dovranno; 

Che  non  tengon  costor  terra  nè  lido  . 

Ma  per  tutto  lor  pregio  il  rapir  hanno  ; 

E che  sperar  , dicean , da  chi  costume 
Tien  della  forza  sua  farsi  il  suo  nume? 

5a 

Oh  quanto  deve  chi  s’ asside  in  trono 

Vegliar  col  saggio  guardo  e col  pensiero, 
E geloso  -spiar  se  a cui  fa  dono 
De  suoi  segreti , un  cor  chiuda  sincero  ! 
Che  degli  altrui  lamenti  e voci  il  suono 
Non  giunge  a lui  se  non  dal  consiglierò  ; 

E se  malvagio  è questi,  ove  il  regnante 
11  vero  scoprirà  nel  suo  sembiante  (35)  ? 


Digitìzed  by  Google 


OTTAVO 


I Catuàl,  che  il  popolo  commesso 

Reggean,  dell’oro  il  suon  già  vinti  avea, 
E dai  comun  pai’er  già  s’  era  espresso 
A Vasco  differir  ciò  che  chiedea. 

Ma  mentre  questo  e quel  del  rio  successo 
L’ occulte  fila  dentro  se  volgea , 

Al  capitan  lenti  pareano  i giorni 
Onde  contento  ai  patrii  lidi  ei  torni: 

54 

Altro  pensier  non  ha  che  al  suo  signore 
Recar  del  nuovo  suol  certa  novella , 

Ond’  ei  possente  di  guerriere  prore  : 

Le  armate  genti  sue  spedisca  a quella , 

E distenda  lo  scettro  vincitore 
Anco  su  i venti  ignoti  e la  procella, 

Ch’  ei  cura  non  avea  che  di  Scoprire 
L’  indico  suolo  e i nuovi  man  aprire. 

55 

Però  tornarne  al  Re  rivolge  in  mente , 

E pregar  lui  che  il  suo  partire  affretti , 
Chè  già  i pensieri  della  nuova  gente 
Al  saggio  duce  divenian  sospetti. 

Ma  il  Re  che  tristi  nuove  ovunque  sente, 
Ondeggia  in  piena  di  confusi  alletti. 

Nè  degli  auguri  suoi  che  molto  onora, 

Ma  de’  Mori  il  gridar  premealo  ancora. 


Digitized  by  Google 


382 


CANTO 


56 

Quindi  il  timor  che  forse  il  regno  tolto 
Non  gli  sia  da  costoro  il  cor  gli  move'; 

Ma  cupidigia,  ov’ha  il  desir  rivolto, 

Dal  disegno  primier  quinci  il  rimove  ; 

Che  ben  conosce  il  Samorin  che  molto 
Fia  che  amistà  col  Lusitan  gli  giove, 

E che  certi  verran  vantaggi  e vari 
Se  fian  comuni  alle  due  genti  i mari: 

57 

E molto  chiede  de’  consigli  altrui, 

E i diversi  parer  tacito  pesa; 

Ma  quello  alfin  de’  consiglieri  sui 
Ascolta  ^he  lo  move  a ingiusta  impresa  , 

E senza  indugio  impon  che  torni  a lui 
Vasco  cui  grave  ogni  dimora  è resa, 

E giunto  appena:  Aprimi,  dice,  il  vero (36), 
jKè  timore  ti  vinca  o altro  pensiero. 

58 

Ignoto  a me  non  è che  te  fortuna 
Guida,  ed  errando  vai  per.  l’ Ocedno , 

Nè  che  parte  dal  ver  quanto  di  cuna 
Vantasti  altera  e di  reai  sovrano. 

F orS’  è vèr,  o ha  di  ver  sembianza  alcuna, 
Che  sì  ardito  signor  dal  più  lontano 
Lido  d’ Esperia  i legni  spinga  dove 
Se  Sano  terre  ignora  e genti  nove: 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


3S3 


59 

Ma  se , qual  dici  lu , da  lieti  regni 
Or  movi  il  corso  e da  reale  sede , 

Quali  del  tuo  sovrano  illustri  pegni 
Rechi  e d1  egre  gii  doni  ampia  mercede  (3?)  ? 
Che  costume  giammai  fu  ai  chi  regni 
Sol  con  vago  nocchier  mercarsi  fede, 

E con  doni  ed  ,indicii  men  fallaci 
Si  stringono  fra  i Re  trattati  e paci. 

60 

Ma  se , qual  d’  altri  fu , cacciato  or  sei 
Dal  natio  suol  per  nera  opra  d’ inganni , 
Tutto  è patina  ad  uom  forte , i regni  miei  (38) 
Ristoreranti  dai  sofferti  affanni; 

Nè  se  predando  il  mar  tu  corra,  dei 
O minacele  temerne  od  altri  danni, 

Che  il  conservar  la  vita  è sacro  dritto , 

E per  man  di  natura  il  portiam  scritto. 

61 

Il  saggio  capitan  che  già  sospetto 
Avea  de’  Mori,  avvisa  tosto  donde 
Nasce  il  nuovo  timor  nel  regio  petto, 

E alteramente  al  Samorin  risponde  ; 

Ma  Vener  di  grandezza  ogni  suo  detto  (39) 
Cosi  ne  sparge  e tal  grazia  gl’ infonde, 

Che  un  non  so  che  di  generoso  e grande 
Il  sembiante  e la  voce  intorno  spande. 


Digitized  by  Google 


384 


CANTO 


62 

Se  l’uoin  dal  suo  Fattor  perfetto  nato, 

E posto  fra  i piaceri  in  lieta  riva, 

Non  si  turbava  quel  tranquillo  stato 
In  lui  disceso  dall’ origin  diva, 

Ed  il  fonte  de’  mali  a lui  celato 
Col  suo  disubbidir  ei  non  s’apriva, 
Regnato  avria  giammai  malizia  e frode 
Che  or  di  si  fier  sospetto  il  cor  ti  rode. 

63 

E però  vuole  Sapienza  eterna 

Che  sol  si  arrivi  al  ben  vincendo  il  male; 
E la  speranza  col  timor  ne  alterna , 

Onde  comprenda  l’ uom  d’  esser  mortale, 
E consente  così  che  tu  non  scerna 
L’ inganno  di  coloro  a cui  sol  cale 
Che  tu  di  me  diffidi , e per  secreti 
Empii  disegni  il  ritornai*  mi  vieti. 

64 

Ma  dimmi?  se  sul  mare  io  di  rapine 
Vivessi  del  terren  nativo  fuore, 

Altre  acque  forse  non  avrei  vicine, 

Su  cui  spiegar  le  predatrici  prore  , 

Perché  varcai*  l’ Antartico  confine 
Quasi  preda  fingessi  a me  maggiore, 
Correndo  sott’  opposti  ignoti  cieli , 

E fra  cocenti  ardori  e acuti  geli  ? 


Dìgitized  by  Google 


OTTAVO 


385 


65 

Che  se  meco  io  non  rechi  egregio  dono, 
Senza  cui  credi  il  mio  parlar  fallace, 

Sappi  che  dal  mio  Re  spedito  io  sono 
Sol  d’ India  esplorato!*  ; ma  se  ti  piace 
Che  al  Tago  io  tomi,  e de5  tuoi  pregi  il  suono 
Giunga  meco  colà  fido  e verace, 

Ben  avrai  doni  qoai  tuo  grado  chiede  , 

E quai  d’ altero  Re  ti  faccian  fede  (4°). 

66 

Nè  ti  stupir  se  di  remoto  regno 
Signor  si  lunge  le  gran  navi  affida. 

Perchè  a leon  magnanimo  lo  sdegno 
Cresce  a par  del  cimento  che  lo  sfida; 

E se  ti  poless’  io  dentro  l’ ingegno 
Imprimer  quale  ardir  in  sen  gli  annida, 

La  maraviglia  non  avrebbe  loco, 

E questo  ancora  ti  parrebbe  poco  h 

67 

Chè  i portoghesi  Re  dai  più  remoti 
Di  formaro  F altissimo  pensiero 
Di  vincer  ogni  rìschio,  acciocché  noti 
Fosser  di  nome  ovunque  ower  d7  impero  (41); 
Nè  benché  vani  e in  varie  parti  ignoti 
Mar  giaccian  sotto  incognito  emisfero , 
Intentala  lasciare  arena  o lido 
Ove  giunga  e si  franga  il  flutto  infido. 

Caino  cns  "i  5 


Digitized  by  Google 


386 


CANTO 


68 

E il  gran  sentiero  ai  Lusitani  aperse 
Quel  fortunato  Re  che  ardita  prora 
Spinse  primiero , e d1  Abila  disperse 
L’empio  Affrican  che  v’avea  nido  ancora  (42), 
Che  il  figlio  altero  oltre  scorrendo  seerse 
Nuove  luci  del  ciel  sol  viste  allora, 

L’Idra,  la  Lepre,  la  bell’Argo  e l’Ara  (43), 
Ond’  e lunge  da  noi  la  notte  chiara. 

% 

.Altri  quindi  successe  , e l’ ardimento 

A nuove  imprese  ognor  più  vivo  sorse  ; 

E dove  l’ un  straniero  nembo  o vento 
Incontrò  prima,  altri  più  lunge  corse: 
Affiica  ad  Austro  volta  ove  d’  attento 
Nocchier  lo  sguardo  mai  non  vide  l’ Orse  , 
Già  tutta  corsa  abbiamo , e invan  per  noi 
Versa  il  Tropico  ardente  i calor  suoi  ; 

70 

Che  i gravi  inceudii  superati  e vinti 

Quanti  il  vento  ampii  mar  mesce  e confonde, 
Fra  i bei  margini  alfin  d’  oro  distinti 
Del  ricco  Gange  veggiam  correr  Y onde , 

E da  stranie  procelle  urtati  e spinti 
A scogli  infami,  a scellerate  sponde, 

Ti  siamo  al  piede  e ti  chiediam  sinceri 
D’ India  pel  signor  nostro  indicii  veri. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


7 1 

Ti  sembra , o Re , che  tante  cose  e rare 
Finger  convenga  per  si  vii  cagione , * 

E che  a fil  cosi  debile  fidare 
Debba  la  speme  sua  sozzo  ladrone , 

Che  volendo  saprei  tonar  sul  mare, 

Nè  de’  diritti  miei  render  ragione  , 

Ma  di  questo  e di  quel  spogliar  crudele 
Le  ricche  terre  e le  vaganti  vele. 

72 

Però,  se  quant’ io  parlo,  al  regio  core 
Giunge  puro  qual  parte  a me  dal  petto , 
Deh!  non  mi  tolga  inganno  il  tuo  favore 
Ond?io  riveggia  il  patrio  lido  e il  tetto  (44): 
Che  se  orma  anco  rimanti  di  timore  , 
Eccomi:  al  tuo  giudizio  io  mi  commetto. 
Che  verità  si  splendida  e conforme 
Nascondere  non  può  le  vaghe  forme  (45). 

73 

Pendea  rapito  il  Re  dalla  sectira 

Fronte  di  Vasco,  e da'  suoi  gravi  accenti, 
Nè  creder  può  che  la  menzogna  impura 
Si  vesta  di  maniere  sì  possenti  : 

In  sè  rivolge  i detti  e s’  assecura 
Che  già  non  è di  predataci  genti 
Tal  parlar,  ma  che  il  vero  il  capitano 
Dica , ed  i Catual  temano  invano. 


e 


Digitized  by  Google 


388 


CANTO 


74 

E la  speranza  concepita  innante 

Aggiunge  al  creder  suo  nuova  ragione , 
Onde  approva  col  placido  sembiante 
Quanto  u sagace  capitano  espone. 

Più  vale  in  lui  quel  ragionar  costante 
Che  1’  arti  ree  de’  Catuali , e impone 
Che  alle  navi  intorni,  e di  natia 
Merce  amico  cambiai*  fra  lor  vi  sia. 

7$ 

Sì,  manda  pur  senza  sospetto,  e in  pegno 
N7  abbiti  certo  la  reai  mia  fede  : 

Quanto  recasti  tu  dal  patrio  regno , 

E i nostri  frutti  traine  indi  in  mercede. 
Stabilito  così  l7  amico  segno , 

S7 inchina  il  capitano  al  regio  piede , 

E verso  il  Catual , da  cui  dipendo 
Tornarlo  alle  sue  navi  , il  cammin  prende. 

76 

Ma  non  fresco  aleggiar  di  remi , o mira 
Spiegarsi  alcun  di  bianca  vela  al  lito , 

E ne  chiede  colui  che  altrove  gira 
Tosto  lo  scaltro  ragionare  ardito, 

E seco  poi  per  vie  lontane  il  tira 
In  fin  cne  venga  il  chiaro  dì  rapito, 

E fai*  dove  il  Sovran  non  veggia  od  oda 
Quanto  consiglia  a lui  l’ iniqua  froda, 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


389 


77 

Dice  che  tosto  i chiesti  legni  avria , 

Onde  i suoi  riveder  sicuro  e cheto: 
Soggiunge  poi  che  il  nuovo  dì  potria 
Aspettar , e il  tornar  ne  fia  più  lieto  ; 

Ma  il  capitano  in  se  raccolto  spia 
Quel  suo  parlare , e ondeggiane  inquieto, 

E da  que’  tanti  avvolgimenti  sui 
Scopre  che  vinto  i Mori  avean  colui; 

78 

Anzi  solo  da  lui  l’infida  gente 

Il  fin  si  promettea  del  reo  disegno, 

Che  altri  di  senno  e autorità  possente 
Dopo  il  Sovrano  non  avea  quel  regno: 

Ed  egli  or  tutto  finge,  or  tutto  mente, 
Rivolgendo  sagace  e scaltro  ingegno 
Onde  la  trama  alfin  dell’  empio  inganno 
De’  Portoghesi  congiurasse  a danno. 

79 

H capitan  di  partir  chiede,  e il  preme 
Col  permesso  reai  che  seco  avea  , 

E che  già  quanto  stabilito  insieme 
Era  col  Re,  vietar  ei  non  potea; 

Che  le  merci  cambiar  doveansi , e teme 
Che  ogni  tardanza  aspetto  abbia  di  rea , 

Nè  che  a fido  vassallo  il  come  o il  quando 
Esplorai*  lice  di  reai  comando. 


Digitized  by  Google 


390 


CANTO 


80 

Ma  nulla  move  il  Catual  cui  fìtto 
E il  reo  disegno  da  perverso  fato , 

E per  quai  modi  affretti  il  suo  delitto 
Volgendo  va  nell’  animo  turbato , 

Od  il  ferro  bagnar  nel  fianco  invitto 
Di  lui  che  il  crede  amico,  oppure  armato 
Di  faci  i legni  violarne , donde 
Non  più  ritorni  alle  native  sponde  (46). 

81 

Dopo  molto  pensar  ciò  solo  approva 
Ch’  erano  qui  1’  arti  de’  Mori  intente , 
Onde  d’india  giammai  sul  Tago  nuova 
Giunga,  nè  come  il  nuovo  mar  si  lente: 
A Vasco  non  ragion,  non  priego  giova, 
Che  tornare  non  può  s’ ei  noi  consente , 
Perchè  tutto  in  potere  era  di  lui , 

E dipendea  ciascun  dai  voler  sui  : 

82 

E a quanto  adduce  in  suo  favor,  risponde: 
Che  P armata  s’ appressi  e afferri  il  lito , 
Onde  il  cambio  proposto,  e dalle  sponde 
Sia  1’  andare  e il  tornar  lieve  e spedito  ; 
Chè  il  tenersi  sì  lunge  alto  sull’  onde , 
Mentre  un  Sovrano  fea  gentil  invilo, 

Era  di  ladron  segno  o di  nimico 

Che  schiva  i porti,  nè  alcun  crede  amico. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO  3gi 

33 

Vasco  , che  col  pensier  veglia  e col  ciglio. 

S’  avvisa  ben  che  tal  favella  1’  empio 
Onde  trarre  le  navi  al  gran  periglio 
E gl’  incendii  destar  quindi  e lo  scempio , 

E quanto  ha  di  valore  e di  consiglio 
Richiama,  e antico  volge  e nuovo  esempio, 
E tutto  teme , ed  alla  dubbia  mente 
Giunge  sospetto  quanto  vede  e sente  (47)1 

84 

Qual  se  tu  specchio  opponga  al  sole , in  esso 
Si  riflette  così  la  luce  lieta, 

Che  pare  il  lucidissimo  inflesso 
Altrove  riprodurre  il  bel  pianeta; 

E se  Faggiri  poi,  così  da  presso 
La  luce  quel  rotar  siegue  inquieta, 

Che  su’  tetti,  pei  muri,  e par  che  vele 
Or  alto  or  basso  e in  cento  parti  il  sole  (48). 

85 

Tal  Vasco  balza  a quella  parte  e a questa 
L’  alta  procella  dei  turbali  affetti  ; 

- Pure  in  tant’  ondeggiar  pensier  gli  resta , 

Se  forse  lui  Coeglio  al  lido  aspetti; 

E al  grand’  uopo  ha  così  la  mente  presta , 
Che  fa  che  alcun  secretamenle  affretti , 

E a nome  suo  tornar  gl’ imponga,  e eh’  egli 
Teme  d’inganni  e sull’armata  vegli (49?. 


Digitized  by  Google 


392 


CANTO 


86 

Così  color  che  ravvivar  vorranno 
Gli  eroi  che  polve  sono  ed  ombre  ignude, 
Sovra  il  nemico  ognor  a spiar  hanno, 

E far  che  il  pensier  vegli  e P opra  sude  5 
Gl’inganni  antivedere,  indi  l’inganno 
Vincer  con  la  fortezza  e la  virtude , 

Chè  tingeria  d’  alta  vergogna  il  volto 
A un  capitano  il  dire  : Io  venni  colto  (5o). 

87 

Nel  barbaro  disegno  immoto  il  truce 
Catuale  a Vasco  i lacci  suoi  non  spezza  : 
Alteramente  generoso  il  duce 
L’ ire  egualmente  e le  minacele  sprezza  : 
Pronto  a non  più  mirar  la  vaga  luce 
Oppone  a rio  pensier  nobil  fermezza,  . 

E faccia  quanto  sa  1’  altrui  livore 
Pur  eh’  ei  salvi  le  navi  al  suo  signore! 

88 

Già  scorsa  era  la  notte,  e il  nuovo  giorno 
Già  rivolgea  per  l’ alto  il  carro  acceso , 
Chiede  Vasco  di  fare  al  Re  ritorno , 

Ma  da’  custodi  suoi  gli  vien  conteso. 

Pur  sospetto  che  sparso  il  fatto  intorno 
Attiri  a lui  del  regio  sdegno  il  peso 
(E  si  spargea  se  oltre  il  furor  ei  spinge) 
Di  tema  l’empio  Catuale  stringe. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


^9? 


89 

Arti  novelle  volge , ed  a lui  chiede 

Che  condur  faccia  le  sue  merci  al  lido. 
Vediam , dice , se  in  cor  pensier  ti  siede 
Nimico,  o se  la  fe  risponda  al  grido. 

Del  nuovo  inganno  il  capitan  s’ avvede  , 

Pur  gli  consente  quanto  ei  chiede  infido , 
Che  alla  sua  libertà  cieca  fortuna 
Strada  non  offeria  se  non  quest’ una. 

9° 

Ma  Vasco  esporre  de’  suoi  legni  alcuno 
Nega,  che  tutto  da  costor  paventa, 

E stringon  patto  insiem  che  mandi  l’uno 
I legni,  e che  le  merci  egli  consenta: 
Quanto  conchiuso  avea  col  popol  bruno 
Scrive  quindi  al  fratello , e fa  che  senta 
Che  se  dubbio  opponesse  ower  dimora , 

In  sulle  spiagge  ei  fia  ristretto  ancora. 

91 

Giunte  al  lido  le  merci , le  raccoglie 
Avidamente  il  Caluale  avaro , 

E del  pregio  natio  che  in  lor  s’accoglie 
Restauri  interiditor  Diego  ed  Alvaro; 

Indi  i suoi  lacci  al  capitano  scioglie, 

Chè  pargli  ritener  pegno  più  caro , 

E quel  che  al  giusto  ed  al  dover  non  piega 
Priego  o comando  merce  vile  or  lega. 


Digitized  by  Google 


3g4 


CANTO' 


9» 

Comprende  ben  che  Sol  vergogna  e danno, 
Se  più  Vasco  ritien.  vernarne  a lui, 

• E già  ri  tesser  più  sècuro  inganno 

Spera  con  queste , e il  torna  ai  legni  sui  : 
E Vasco  che  più  cauto  i casi  fanno, 

Visto  che  sia  fede  e promessa  altrui. 

Nè  che  tornarne  a terra  ornai  gli  giove, 
Giunto  alle  navi  , piè  di  là  non  move. 

93 

Qui  cautamente  il  saggio  duce  aspetta 

Che  scopra  il  tempo  i dubbii  eventi  ancora, 

• Ohe  esperienza  a lui  consiglia  e detta 
Nulla  sperar  da  chi  menti  finora. 

Oh  come  è spesso  ragion  negletta, 

Come  si  priega  invano , invan  si  plora 
Laddove  spiega  P interesse  insegne , 

O in  alto  seggio,  o in  loco  umile  ei  regne  (5i) 

94 

A Polidoro  ampia  ricchezza  e inolia 

Presso  il  Trace  crudel  comprò  la  morte  (Sa), 
E vaga  pioggia  in  lucid’  oro  sciolta 
Ruppe  di  Danae  le  ferrate  porte  : 

Tarpea  delle  promesse  il  suono  ascolta , 

E tanto  in  lei  di  patria  è P ór  più  forte , 
Che  il  fier  nimico  entro  la  rocca  accoglie , 
Sebben  quindi  in  mercè  morte  ne  coglie. 


Digitized  by  Google 


OTTAVO 


395 


95 

Apre  questi  le  rocche  , ed  al  nimico 

Più  vai  del  ferro  ad  ogni  gran  cimento  : 
Questo  il  forte  fa  vii,  finto  l’amico* 

E la  frode  consiglia  e il  tradimento; 

Nè  v’  ha  fior  di  beltà  cosi  pudico 
Che  non  calpesti  il  barbaro  talento , 

E fin  di  coscienza  i gridi  oppressi 
Svolge  da  retto  fin  gli  studi  istessi  : 

96 

Quindi  di  leggi  interpretar  fallace, 

O leggi  a cui  non  è sorgente  il  vero; 
Quinci  ingiustizia  e avidità  rapace , 

E forza  e dritto  di  tiranno  impero  : 

Ed  ogni  mente  ove  gli  giova  o piace 
Volgendo  regna  qual  signore  altero, 

E fin  talora  dentro  il  tempio  eletto 
Onor  s’ usurpa  di  mentito  aspetto  (53). 


Digitized  by  Google 


Digitized  by  Google 


NO  TE 

AL  CANTO  OTTA  VO 


. . . U„  venerando  vecchio 
Che  con  la  barba  bianca  fino  al  pelle 
Mostra  gran  reverenza  nell'  aspetto. 


B.  Tìss*. 


a 

Quii  procul  ille  autem  ramis  insignii  olivae 
Sacra  ferens  ? nosco  crines  incanta/ ite  manta 
Jlegis  Romani. 

Virgilio. 

S 

Questo  passo  e una  imitazione  tirilo  scudo  d’  Enea 
ohe  V mere  fa  foggiare  a Vulcano  il  quale  nella  pit- 
tura di  V irgilio  divenne  un  quadro  profetico  della  gran- 
dezza di  Roma. 


4 

Tra  le  diverse  origini  che  si  assegnano  al  nome  di 
Lusitania  , è anche  questa , che  i campi  tra  il  Do  uro  e 
la  Guadiana  si  chiamassero  Lisii  od  Elisii  per  la  lorq 
amenità,  e quindi  venisse  a tutto  il  regno  l’antico  nome 


Digitized  by  Google 


398  NOTE 

di  Lusitania  .conte  dalla  città  di  Porlo  ne  venne  il  nome 
moderno  di  Portogallo. 

5 

Ma  chi  è quel  Jier  che  a se  d’  intorno  allaga 
Del  Moro  sangue  V arenoso  lito  ? 

Mari  irono. 

6 


JHanc  hosti  gloriam 
non  potuisse. 


dedit  y ut  videretur  aliter  vinci 
Floro. 


7 

Egli  è Pompeo  , ed  ha  Cornelia  seco. 

Petrarca. 


8 

Quis  y pater , ille  virum  qui  sic  comitatur  euntem? 

Virgilio. 

9 

. . . Hic  Caesar'et  omnis  luti 

Progenies  magnum  caeli  ventura  sub  axem. 

Virgilio. 

10 

Quel  che  in  sì  signorile  e sì  superba 
V irta  vita  prima  , è Cesar  , che , ec. 

Petrarca. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


399 


il' 

. . . neque  terrilus  heros 

Acrior  ad  pugnarti  redit  et  firn  suscitat  ira. 

Virgilio. 


la 

Codesto  Enrico  era  un  prode  Alemanno,  nato  a Bon- 
neville  vicino  a Colonia.  Le  cronache  portoghesi  rife~ 
riscono  i miracoli  che  il  poeta  gli  attribuisce.  Si  vede 
oggidì  ancora  la  sua  tomba  nel  monislero  di  San  Vin- 
cenzo , ma  non  vi  si  trova  il  palmizio. 

il 

Quia  et  Marrubio  venil  de  gente  sacerdos 

Fronde  super  galeam  et  felici  comptus  oliva  , 

Archippi  regis  missu , fortissimus  Umbro. 

Virgilio. 

14 

• _ • .Et  qui  te  nomine  reddet 

Sylvius  JEneas. 

Virgilio. 

15 

Il  Gerardo  , al  pari  di  molti  eroi  di  queJ  barbari 
tempi  , non  fu  dapprima  che  un  malandrino.  Egli  era 
di  nobile  condizione.  Ma  divenuto  colpevole  di  molti 
delitti  i onde  sottrarsi  alla  persec azione  della  giustizia  , 
si  fece  capo  di  una  masnada  di  ladri  che  inspirarono 
fero  spavento.  Nondimeno  mai  non  depose  il  pensiero 
di  riconciliarsi  col  suo  Re  per  mezzo  di  qualche  azione 
strepitosa.  Per  la  qnat  cosa  tentò  di  espugnar  Evora 
che  apparteneva  ai  Mori.  Egli  sorprende  le  sentinella 
addormentate  e le  scanna,  taglia  a pezzi  la  guarnigione v 


Digitized  by  Google 


NOTE 


4oo 

« si  impadronisce  della  città  , che  consegna  nelle  mani 
di  Alfonso  I.  Tal  servigio  fece  dimenticare  i suoi 
trascorsi  er  rori  . e gli  ridonò  la  buona  grazia  del  suo 
sovrano.  Egli  fu  eletto  governatore  di  E vara  , la  quale 
fin  d’  allora  porta  nello  scudo  del  suo  stemma  un  ca- 
valiero  il  quale  lien  la  sciabola  in  una  mano  e due 
teste  nell’altra . 


16 

Don  Pietro  Fernandes  di  Castro  apparteneva  ad  una 
delle  più  illustri  famiglie  di  Spagna.  Avea  ricevuto  un 
oltraggio  dai  Copti  di  Lara  , e non  polendo  esserne  ri- 
sarcito perche  il  Re  li  proteggeva , si  ritirò  presso  i 
Meri , e fece  indifferentemente  la  guerra  agli  òpagnuoli 
ed  a ’ Portoghesi. 


*7 

Don  Matteo  , vescovo  di  Lisbona  , il  quale  sotto  il 
Re  Alfonso  I si  pose  alla  lesta  dì  poche  truppe  per 
togliere  ai  Mori  Alcazer.  Gli  storici  portoghesi  hanno 
scritto  che  i soldati  di  don  Matteo  erano  in  punto  di 
darsi  alla  fuga , aliar  quando  il  vescovo  si  mise  ad 
orare  , e nel  momento  istesso  fu  visto  nell ’ aria  un  ve- 
gliardo , vestito  di  bianco  , il  quale  avea  sul  petto  una 
croce  rossa.  Ad  uno  storico  si  convien  dubitare  della 
verità  di  tali  miracoli  , ma  un  poeta  dee  giovarsi  del 
maraviglioso  che  gli  vien  fatto  d’  incontrare  j qualun- 
que ne  sia  d’  altronde  la  fonte . 

18 

L’  uno  e V altro  di  lor  , che  nei  divini 
Uffici  già  tratto  pio  ministero  . 

Sotto  V elmo  premendo  i lunghi  criniy 
Esercita  de  V armi  or  l’  uso  fero. 

T.  Tasso. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


401 

*9 

Egli  erti  «no  degli  uomini  più  valorosi  del  suo  se- 
colo , e gran  maestro  dell’  ordine  di  San  Giacomo.  Du- 
rante una  tregua  , da  lui  fermata  coi  Mori  , alcuni  ca- 
valieri del  suo  ordine,  che  erano  a caccia  nella  campagna, 
furono  improvvisamente  attaccati  da  una  numerosa  truppa, 
di  inimici.  Essi  valorosamente  si  difesero  e venderono  a 
caro  prezzo  la  vita.  Il  Correa  vendicò  la  strage  di  quei 
valorosi  colla  conquista  di  Tavila  , ove  mise  ogni  costi 
a ferro  e a fuoco. 


ao 

Erano  essi  , per  quanto  si  dice,  il  Gonzales  Riheiro, 
il  quale  più  sotto  vien  nominato  il  V osco  Anez  , e 
Ferdinando  Martines  di  Santaron.  La  specie  di  caval- 
leria errante  , professata  da  loro  , era  tuttavia  comunis- 
sima nel  lor  secolo. 


21 

. . . Nec  Romula  quondam 

Vllo  se  tantum  tellus  jactabit  alunno. 

Virgilio. 

22 

Una  flotta  numerosa  di  Castigliani  veleggiava  verso 
il  porto  di  Lisbona  , e correva  ad  assalire  quella  città. 
jLe  galere  portoghesi  che  la  difendevano  , ineguali  d’ assai 
in  numero  ed  in  forza , non  potevano  scansar  d’  esser 
predate,  se  l’inimico  si  avvicinava.  Il  Rujr  Pereira 
colla  sola  sua  nave  mosse  contro  il  vascello  ammira- 
glio e venne  all’  arrembaggio.  Egli  pugno  lungamente  , 
come  un  uomo  che  ha  rinunziato  alla  vita  , e perì  ; ma 
procurò  alle  galere  portoghesi  il  tempo  sufficiente  pei- 
ripararsi  al  sicuro. 


Camoens 


26 


Dìgitized  by  Google 


NOTE 

a3 


402 


. . . e scudi y 

Fa  del  suo  petto  a la  diletta  amica. 


B.  Tasso. 


*4 

I Castigliani  assediavano  la  città  di  Almada  , posta 
sopra  una  montagna  , presso  a Lisbona.  La  guarnigione 
non  aveva  acqua.  Bisognava  andarne  a cercare  a f piedi 
della  montagna  , e V impresa  era  pericolosa.  Diciassette 
soldati  discesero  per  attignerne  , e furono  scoperti  dagli 
Spagnuoli } i quali  corsero  addosso  a loro  in  numero  di 
quattrocento.  I Portoghesi  si  difesero,  con  valore  , e fu- 
rono fortunati  a segno  di  ricondursi  salvi  nella  citta. 

a5 

Don  Pietro  , figlio  di  Giovanni  I , visitò  quasi  tutte 
le  corti  dell’ Europa  , e segnalassi  principalmente  in 
Alemagna  , dove  combatte  contro  i Turchi  sotto  le  ban- 
diere dell’  imperato r Sigismondo. 

26 

Alfonso  V essendo  uscito  un  giorno  da  Ceuta , fu 
attaccalo  da  un  numeroso  drappello  di  Africani . a4 
•Trave  stento  egli  ricovrossi  in  citta  , e non  si  sarebbe 
tolto  a ’ suoi  nemici  se  l’intrepido  valore  di.  don  Duarte 
di  Fin  mie  e di  pochi  cavalieri  del  suo  seguito  non 
avesse  tenuto  saldo  contro  In  folla  ilei  Mori.  Il  V ialine , 
oppresso  dal  numero  , cadile  vitiima  dell ’ eroico  suo 
zelo. 

, \ 

27 

Honos  alit  artes.  Noto  proverbio,  o,  conue  dice  Tullio, 
Pro tmi a stimulant  ad  virtutem. 


Digitized  by  Google 


0 T E 

38 


4o3 


/,’  ozio  , /a  e Z’  oziose  piume 

Hanno  del  mondo  ogni  virtù  sbandita, 


39 

Dine  tua  me  virtus  rapit  . . ■ 

. . quae , si  deesset  tibi  forte  creato 

Nobilita  s,  eadem  prò  nobilitale  fuissel. 

Nam  quid  imagi nibus  , quid  avitis  f ulta  trmmphis. 
Àtrio,  quid  pieni  numeroso  tonsille  fasti 

Prof, , crini , cui  vita  labat  ? Perii  ornai s in  ilio 
Nobilita s cujus  laus  est  in  orìgine  sola. 

Felix,  qui  tantis  animimi  natalibus  aequa  s 
Et  parteni  Ululi  non  summam  poms  in  '‘‘is. 

Lucano  nel  Panegirico  a risone. 


3o 


Lo  giorno  se  n’  andava  , e V aer  bruno 
Toglieva  gli  animai  che  sono  in  terra 
Da  le  fatiche. 

3l 


Dante. 


Il  poeta  segue  fedelmente  le  storiche  tradizioni.  Il 
Barros  racconta  nella  prima  sua  Deca  aie  un  indovino 
fece  vedere  al  Samorino  di  Calicutle  in  un  vaso  pieno 
{l’acqua  alcuni  vascelli  che  venivano  nelle  Indie  di 
lontano  , e.  gli  disse  come  quelli  eh  orativi  sopra  , di- 
strutto avrebbero  nell’  Oriente  l’impero  dei  Mori.  * 

3a 


Soliman  , Solimano,  i tuoi  sì  lenti 
Riposi  a miglior  tempo  ornai  riserva  : 
Che  sotto  il  giogo  di  straniere  genti 


Digitized  by  Google 


MOTE 


404 

Za  patria  , ove  regnasti  , ancor  è serva. 

In  questa  terra  dormi  , e non  rammenti 
Chi  insepolte  de’  tuoi  V ossa  conserva  ? 

Ove  sì  gran  vestigio  è del  tuo  scorno  , 

Tu  neghittoso  aspetti  il  nuovo  giorno  ? 

T.  Tasso. 

33 

u4t  vero  JEneas  aspectu  obmutuit  amens 
yittonitus  tanto  monitu  imperioque  Deorum 
Mncsthea  , Sergestumque  vocat. 

34 


Virgilio, 


E con  lusinghe , con  minacce  e doni 
Di  corromper  cerco  tutti  i Baroni. 

35 

. . . Che  non  chiaro  si  vede 

Un  chiuso  cor  in  suo  alto  secreto. 


B.  Tasso. 


Petrarca. 


Nudaque  veritas. 


36 


37 


Orazio, 


Egli  ne  recava  } ma  non  erano  bastanti  per  far  pren- 
dere ad  un  sovrano  delle  Indie  una  idea  magnifica  del 
Be  del  Portogallo.  Erano  mantelli  di  scarlatto  , cappelli 
guarniti  di  piume  , rosari  di  corallo  , rame , zucchero  , 
olio  e miele , I possessori  dell*  oro  , delle  perle , dei 
diamanti  e dei  rubini  non  dovevano  rimanere  abbagliati 
da  quella  specie  di  magnificenza. 


Dia 


ìd  by  Coogle 


NOTE 

38 


4o5 


Ontne  solum  forti  patria  est , ut  piscibus  aequor. 

Ovidio. 


Ed  ogni  stanza  al  valentuomo  è patria. 

Guarini. 


39 

Minerva  istessa  in  cor  P ardir  gli  pose. 

Omero. 

4° 

Tum  Phoebo  et  Triviae  solido  de  marmore  templum 
Instituam. 

Virgilio. 


4* 

0 \ 

Sappi  che  tanto  abbiam  sinor  sofferto 

In  mare  , in  tetra  , all'  aria  aperta  e scura  ^ 
Solo  acciocché  ne  fosse  il  calle  aperto 
quelle  sacre  e venrrabil  mura  ; 

Per  acquistar  appo  Dio  grazia  e merlo  , 
Togliendo  lor  di  servitù  sì  dura  : 

Nè  mai  grave  ne  fa  per  fin  sì  degno 
Esporre  onor  mondano  e vita  e regno. 

T.  Tasso. 

4» 

Cacciai  d’  Europa  , 0 almen  di  Grecia  snida. 

Ariosto. 


43 

Quattro  costellazioni  meridionali  che  dominano  la 


/ 


Digitized  by  Google 


NOTE 


4o6 

Nigrizìa  , il  Capo  feerie  e la  Guinea . In  quanto  alla 
spiegazione  del  loro  nome  poetico  , sì  conosce  la  nave 
Argo  e P Idra  soffocata  da  Ercole,  X ’ origine  del 
nome  di  Lepre  , imposto  ad  una  unione  di  tredici  stelle 
di  varie  grandezze , si  può  riconoscere  nella  somiglianza 
fra  la  disposizione  di  quello  stelle  e la  figura  di  questo 
animale  y come  le  stelle  del  carro  dell’  Orsa  minore 
somigliano  a quattro  ruote  e ad  un  carro.  X’  altare  ^ 
dicono  i poeti  , era  quello  sful  quale  gli  Dei  giurarono 
fedeltà  a Giove  dopo  la  guerra  dei  Giganti.  Il  Saturnio 
collocò  in  cielo  quesP  ara  dopo  la  sua  vittoria.  \ 

44 

Nolitc  me  retinere , quia  Dominus  direxit  me  viam 
rneam  : dimiltite  me  , ut  pergam  ad  Domina m meum. 

Risposta  del  servo  di  ALramo  a ReLecca, 

45 

La  donna  in  lui  si  affisa , e dal  suo  volto 
Intenta  pende  , e gli  atti  osserva  e mira. 

T.  Tasso. 

46 

Qui  face  Dardanios  t ferroque  sequare  colonos. 

Virgilio. 


* 47 

Ardet  abire  fuga  . . . 

Atque  animum  nunc  huc  celerem  , nunc  dividit  illue 
In  partesque  rapii  varias  perque  omnia  versai. 

Virgilio. 

Mentre  in  varii  pensier  divide  e parte 
L ’ incerto  animo  suo. 

T.  Ta«». 


Digitized  by  Google 


NOTE 


407 


Goffredo  il  dubbio  cor  voi  ve  e.  sospende 
Fra  pensier  varii  , e non  sa  dove  il  pieghi. 
Teme  i barbal  i inganni , ec. 

T.  Tasso» 


48 

Come  quando  dall ’ acqua  o dallo  specchio 
Salta  lo  raggio  all’  apposita  parte 
Salendo  su  per  lo  modo  parecchio  . ec. 

Dante. 


Sicut  aquae  iremulum  labris  ubi  lumen  aenls 
Sole  repercussum  , aut  radiantis  imagine  lunae  , 
Omnia  pervolitat  late  loca  , jamque  sub  auras 
Erigitur  , summique  ferii  laqueario  tedi. 

Virgilio. 

Cosi  raggio  che  specchio  mobil  ferza 
Per  la  gran  sala  or  qua  or  là  si  scherza. 

Poliziano. 


Qual  d’  acqua  chiara  il  tremolante  lume  , 
Dal  sol  percossa  o da’  notturni  rai  , 

Per  gli  ampli  tetti  va  con  lungo  salto 


A destra  età  sinistra  , e basso  et  alto. 


Ariosto. 


49 


. » . Serge stumque  vocat  fortemque  Cloanthum 

Classem  aptent  taciti  , sociosque  ad  littora  cogant. 
Arma  parent  , et  quae  sit  rebus  caussa  novandis 
Dissimulent. 

Virgilio. 


5o 


7 


. . . Mal  convegno 

A un  capitano  dir  : Non  me  ’l  pensai. 

Ariosto. 


Digitized  by  Google 


VOTE 


Totum  quicquid  habent  homines  in  terra , pecunia 
vocatur. 

S.  Isidoro. 

5a 


. . . Polydorum  obtruncat  et  aura 

Vi  potitur. 


Virgilio. 


j4urum  per  medios  ire  satellites  , 

Et  perrumpere  amai  saxa  , potentìus 
Ictu  fulmineo.  Concidit  angurie 
èrgivi  domus , oh  lucrum 
Demersa  excidio.  Diffidit  urbium 

Portas  vir  Macedo  , et  subruit  aemulos 
lìeges  muneribus.  Munera  navium 
, Saevos  ilìaqueant  duces. 
Crescentem  sequitur  cura  pecuniam 
Majorumque  fames. 


Orario. 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 


CANTO  NONO 


' ARGOMENTO 

Vasco  di  Gama,  scampato  dai  pericoli  e dalle  in- 
sidie ^ scioglie  da  Calicuttc  e fa  vela  verso  V Europa. 
Nel  mezzo  dell’Oceano  Venere  gli  addita  un’isola 
dilettevolissima  , ove  trova  ristoro  d’  ogni  affanno 
sofferto,  tra  gli  amplessi  di  Ninfe  vaghissime  e nel 
seno  d’  ogni  contento. 

4 I 

r 

.Anvajvo  aveano  i duo  le  merci  esposte  , 
Ed  attendean  chi  le  chiedesse  invano , 
Che  i Catual  con  frodi  ed  arti  ascoste 
Chi  ne  mostri  desir  volgon  lontano  : 

L’  empie  loro  speranze  erano  poste 
Solo  in  quest’  indugiar  fallace  e vano , 
Onde  frattanto  dalla  Mecca  i legni 
Giungessero  opportuni  a’  lor  disegni  (i). 


CANTO 


4lO 


a 

In  riva  al  Rosso  mar  presso  la  bella 
Arsinoe  , a cui  l5  antico  nome  meno  (a) 
Venne  col  tempo,  e Suez  ora  s’appella, 
Giace  la  Mecca , e sopra  il  vago  seno 
S’apre  il  famoso  e lieto  porto  d’  ella, 

Che  con  culto  ingannato  il  Saraceno 
Fatta  maggior  colle  sacre  acque  crede 
Che  un  di  sgorgar  della  gran  tomba  al  piede  (3). 

3 

Gidda  è nomato  ; nè  quel  mar  migliore 
Porto  vede  su  quanto  ei  cinga  d’  onde, 

E d’  Egitto  al  Soldan  che  n’  è signore 
Vene  tributa  di  grand’ór  feconde. 

Al  rinnovar  d ogni  anno  armate  prore 
Al  Malavar  movean  da  quelle  sponde  r 
Tutti  dell’  Indo  mar  solcando  i flutti 
A.  riportarne  del  bel  suolo  i frutti. 

4 

E non  lontano  era  quel  tempo  a cui 

Ricominciava  il  bel  commercio,  e il  Moro 
Or  qui  tutti  volgea  gl’indugi  sui 
Sollecito  aspettando  il  giunger  loro, 

Che  di  numer  possenti  e forze  , a lui 
Recato  avrian  ben  più  che  argento  ed  oro. 
Arme  e guerrieri  onde  mine  e gravi 
Destar  incendii  alle  odiate  naviVD. 


Dìgitized  by  Google 


NO  « O 


4 A 


5 

Ma  quél  signore,  1 cui  santi  decreti 
Fissò  la  sapienza  ed  il  consiglio  ? 

Ed  ei  li  guida  per  sentier  secreti, 

Tal  che  lor  non  s'opponga  arte  o periglio, 
E giungano  al  lor  fin  sicuri  e lieti , 

Apre  dal  eie!  sopra  Monzaide  il  ciglio , 

E con  quel  guardo  suo  che  i cor  penetra 
Di  dolci  sensi  l’ ammollisce  e spetra.  A 

6 

Costui,  che  altro  era  delle  genti  istesse,  ■■ 
Parte  agl1  inganni  di  quei  Mori  avea  , 

Ed  ei , dove  bisogno  lo  chiedesse. 

Ire  alle  navi  e ritornar  potea. 

Ma  quegli  a cui  le  ineguaglianze  stesse 
Servono , e gli  alti  fin  trae  d’ opra  rea  , 
Dispon  che , tocco  da  pietade , appelle 
V asco  in  disparte , e poi  cosi  favelle  : 

7 

Ti  sia  noto,  o signor,  che  ingiuria  e danno 
Qui  ti  prepara  il  Moro,  e solo  aspetta 
Le  amiche  n*vi  che  la  Mecca  ogni  anno 
A raccor  droghe  a questi  lidi  affretta, 

E con  loro  che  armate  in  guerra  vanno 
Spera  far  de1  tuoi  legni  alta  vendetta, 

Che,  già  da  tanto  mai'  battuti,  poco 
Puon  far  contrasto,  e si  ridurli  in  fuoco. 


Digitized  by  Google 


.8 

Vasco  il  detto  rivolge , e poiché  vede 
Spirar  secondi  al  suo  ritorno  i venti  , 

Ne  rescritto  ottener  cortese  crede 
Dal  Re  che  vinto  avean  le  infide  genti , 
Impon  che  ai  legni  .volgan  tosto  il  piede 
I duo , ma  si  solleciti  ed  attenti , 

Che  niuno  del  partir  sospetto  prenda, 

E sospettandol  poi  non  lo  contenda. 

\ 

9 

Il  buon  consiglio  tradì  tosto  il  grido  , 

Che  qual  era  narrò  la  cosa  in  torno  (5) , 

E presi  fur,  mentre  scendeano  al  lido, 

E cinti  di  custodi  in  rio  soggiorno  ; 

Ma  giunto  al  capitan , che  dall’  infido 

< Moro  ad  essi  conteso  era  il  ritorno, 

Di  ritenere  impon  siccome  pegni 
Molti  che  a cambiar  gemme  avea  sui  legni- 
lo 

In  CaKcut  assai  pregiati  e cari 

Eràn  costoro , e alto  romor  già  porta 

* Che  tratti  vanno  prigionier  sui  mari  , 

E la  città  già  del  gran  danno  è accorta: 

Intanto  il  capitan  dai  seni  avari 

Vuol  che  si  tragga  P àncora  ritorta  (6) , 

Di  partir  minacciando  , e già  s’  ad  opra 
impaziente  ogni  nocchiero  all’  opra. 


Digitized  by  Google 


ROVO 


4i3 


1 1 

Le  funi  avvolge  questi , e quegli  scioglie 
Le  vele , e il  grido  del  partir  già  senti  : 
Inonda  tosto  alle  regali  soglie 
Confuso  stuol  di  desolate  genti  ; 

V’odi  amico,  fratei,  figliuolo  e moglie, 
E fra  indistinto  suon  d’  urli  e lamenti , 
Chi  lamenta  l’ altrui , chi  il  proprio  fato  , 
E già  da  tante  grida  è il  Re  turbato. 

12 

Le  merci  e i Portoghesi  ( e invan  ne  freme 
L’odio  de’  Mori  nell’inganno  colti) 

Al  capitan  invia , pregando  insieme 
Che  1 suoi  gli  torni,  nè  vendetta  ascolti; 
Che  se  altri  avvolse  scellerata  speme  , 
Parte  ei  non  ebbe  nei  disegni  stolti. 
Vasco  più  lietamente  accoglie  i sui 
Che  le  preghiere  e le  promesse  altrui. 

13 

E di  partir  già  risoluto  apria 
La  purpurea  sull’ aure  alta  bandiera, 

Che  stringer  pace  , o nuova  aprirsi  via 
D’util  commercio  più  col  Re  non  spera  » 
Pur  come  saggio  scopritore  , ei  pria 
Che  sciolga  dall’  incognita  riviera 
Un  peg  no  reca  non  fallace  o vano 
Onde  d’ India  far  fede  al  suo  Sovrano. 


Digitized  by  Google 


4*4 


CANTO 


*4 

Nato  taluno  sotto  il  nuovo  cielo 
Seco  conduce  sull’  ardite  prove  ; 

E quale  da  corteccia  , ower  da  stelo 
Fior  si  colpa,  aromatico  o liquore  ; 

Virtù  di  germi  avvolti  in  bruno  velo, 

E scorze  ardenti  di  gentil  calore 
Onde  ricca  è Molucca , e donde  veste 
Ctìi'ian  le  odorifere  foreste; 

1 5 

E ciò  per  opra  di  Monzaide  , a cui 
Luce  dal  Ciel'  cosi  vivace  piove , 

Che  di  partir  seco  risolve,  e i sui 
Giorni  mondar  d’acque  migliori  e nove (7) 
Fortunato*  Altri can , che  a sciorre  i lui 
Nativi  error  d'  alto  spontanea  move 
Aura  possente , e sembra  per  te  solo 
Guidare  i Portoghesi  all’indo  suolo* 

16 

E già  d’Adamastóro  inver  l’australe 
Punta  volgean  le  navi , altere  e liete 
Che  lf  Aurora  scoperto  il  suo  natale 
A vesse , e il  ferlil  suol  che  l’ Indo  miete  : 
E solo  i rischi  e dell’ immenso  sale 
Le  instabili  vicende  ed  inquiete 
Fean  I01*  contrasto,  e forse  ancor  l’aspetto 
Del  fier  gigante  ne  agghiacciava  il  petto. 


Digitized  by  Google 


NONO 


4i5 


l7 

Poi  Y imago  de’  figli  e delle  spose 

Che  lor  sembra  veder  conere  al  lito(8}, 

E il  piacer  di  narrar  le  tante  acquose 
Strade  ed  L rischi  dal  cammin  tornito  (3) , 
E bel  premio  d’  onor , che  alle  famose 
Opre  esser  deve  insiem  mercede  e invito  * 
Succede,  e ogni  timor  cosi  discaccia, 

Che  nocchiero  non  v’  è che  muti  faccia. 

iS 

Ma  Venere  che  veglia  alla  difesa 
De:  Portoghesi  per  voler  di  Giove , 

E che  , a camparli  da’  perigli  intesa*, 
Dolce  sovr’ essi  il  suo  bell’astro  move, 
Lor  meditava  della  bella  impresa 
Onorata  mercede  e gioie  nove  , 

E volea  loro  le  fatiche  e i gravi 
Rischi  di  tanto  mar  render  soavi. 

r9 

Va  pria  la  bella  Dea  volgendo  seco 
Quanto  solearon  già  d’ignoti  man, 
Quanto  contro  lor  mosse  il  livor  cieco 
Di  Bacco  , e in  guerra  spinti  i lidi  avari , 
E i venti  sciolti  dall’Eolio  speco; 

E vuol  che  di  Netlun  tranquilli  e chiari 
Muovansi  i bei  cristalli,  e die  diletto 
Sorga  dal  fondo  dell’  algoso  ietto. 


Digitized  by  Google 


4 16 


canto 


\ 


20 

E quanto  il  gran  disagio  a lor  rapio 
Di  gio% aulì  freschezza  e di  vigore, 

Non  il  sol  mar  e il  zeffiro  natio 
Ma  bel  fratto  amoroso  anco  ristoro , 

Pur  consiglio  le  par  quel  suo  disio 
Far  chiaro  e manifesto  al  figlio  Amore , 
((h’ei  tutto  puote,  e i Numi  in  mortai  velo 
Trarre  quaggiuso  e 1’  uom  rapire  al  Cielo) 

21 

Che  il  bel  sen  vorria  lor  d’ un’ isoletta 

Sull’ onde  stesse  oilrir,  da  cui  già  nacque, 
Ove  fiori  il  bel  suolo  e frutti  metta , 

Ed  ombre  spieghi , e corra  di  dolci  acque; 
Che  Oriente  più  d5  una  a lei  diletta 
Ne  chiude , ed  ella  donde  ignota  giacque 
La  trarrla  sulle  chele  onde  marine 
Quando  le  belle  navi  avvia  vicine  Ciò). 

22 

E che  del  vecchio  Nereo  le  donzelle 

Chi  da  begli  occhi  un  dolce  fuoco  piova, 
E chi  tenere  brine  ha  su  novelle 
Rose , e chi  fra  coralli  il  riso  mova , 
Laddove  poscia  spoi  gerian  le  belle 
Rive  sul  mar  dell  isoletta  nova, 

N aspettino  i nocchieri , e loro  invito 
Faccian  di  ricovrarsi  al  sen  fiorilo  ; 


Digitized  by  Google 


NONO 


4*7 


23 

Ch’ella,  giunte  colà  le  amiche  vele, 

Inspireria  dal  Ciel  si  dolce  ardore , 

Che  ogni  ninfa  languisca  a un  suo  fedele  , 
E fiamma  si  risponda  e core  a core  : 

Ma  poiché  tutto  quel  garzon  crudele 
Può  trarre  a fine,  e fren  non  sente  Amore, 
Vola  rapida  a lui  con  tal  consiglio  , 

Che  al  suo  peusier  le  arti  congiunga  il  figlio. 

*4 

Accoppia  i bianchi  augei  che  Fullun’ora 
Canlan  dolce  cosi  che  non  par  quella  (u); 
E già  trascorre  il  lieve  cario , e fuora 
Ella  ne  sorge  sì  leggiadra  e bella, 

Che  aura  non  move,  e il  cielo  s’innamora  (ia) 
Dove  1’ una  scintilli  o l’altra  stella; 

E sol  gemer  colombe  in  dolci  note  (i3) 

Odi  fra  i solchi  delle  rosee  rote. 

25 

Già  d’alto  s’apre  Idalia,  e il  vago  suolo  - 
Con  la  candida  man  ne  addita  e segna  : 

Ivi  giacessi  Amore,  e l’altro  stuolo 
Seco  avea  de’  Iratei  eh’  egli  disegna 
Spedire  a grande  impresa  ; e poiché  solo 
Vede  ch’empio  costume  al  mondo  regna. 
Ed  ombra  siegue  di  ben  falsi  e fiali  (14), 
Vendetta  pigliar  vuol  de’  rei  mortoli. 

Camoens  27 


Digìtìzed  by  Google 


4i8 


CANTO 


26 

Vede  Atteon  che  piacer  duro  allettaci 5), 

E corre  le  foreste  e fiera  guata, 

E dolce  guardo  invano  in  lui  saetta 
Che  ogni  bella  gli  vai  cerva  piagata  ; 

E vuol  che  suo  tormento  e sua  vendetta 
Divenga  tosto  la  beltà  sprezzata, 

Onde  ramingo  ei  debba  temer  poi 
Per  le  amate  foreste  i cani  suoi. 

Vede  color  che  ai  primi  onor  del  regno 
O natura  solleva  ower  favore, 

Non  del  pubblico  ben  far  meta  e segno , 
Ma  coglier  per  se  stessi  ogni  bel  fiore  (16); 
E quei  che  chiaro  nome  han  d’ alto  ingegno 
D’  atrii  superbi  amar  1’  aureo  splendore , 

E adulando  avvilir  P egregio  dono , 

Onde  poi  non  si  scerna  il  giusto  e il  buono. 

28 

Vede  chi  sprezza  il  poverel  digiuno , 

Nè  pietà  sente  dell’  altrui  cordoglio  ; 

Chi  finge  la  giustizia  e sotto  il  bruno 
Ciglio  furor  sol  cova  e insano  orgoglio; 
Chi  fren  non  pone  ad  avarizia  alcuno , 

È stassi  al  pianto  altrui  qual  alpe  o scoglio  . 
Chi  a favore  del  Re  sol  legge  detta , 

E V utile  ad  altrui  lascia  negletta. 


Digitized  by  Google 


*9 

Vede  infin  che  niun  ama  un  ben  verace. 

Ma  qual  ben  siegue  desir  stolto  e rio , 

Ed  il  disprezzo  della  pura  face 

Gli  sdegni  accende  e V ire  move  al  Dio , 

E senza  indugio  a vendicar  l’  audace 
Ribellione  dell’  uman  desio  , 

Dispon  l’ armata  , e quanto  al  gran  disegno 
Giovi  e all’  onor  del  disprezzato  regno, 

30 

Di  que’  piccioli  Amor  chi  dardo  affina  (17), 
Chi  turcasso  risarce  od  arco  infranto, 
Temprando  i bei  sudor  con  la  divina 
Pieghevole  armonia  di  molle  canto  : 

Chi  canta  accesa  barbara  Reina 
Che  odia  le  molli  piume  e il  reai  manto*, 
Chi  pastorella  che  d’  amor  ferita 
L’  usignuol  patrio  ben  amando  imita. 

31 

Non  tranquillo  stillar  di  freschi  umori , 

O viva  fiamiha  appresa  a secca  fronda 
Qni  giovare  tu  vedi  i bei  lavori, 

Che  altro  fuoco  gli  amori  ed  hanno  altr’onda. 
Viscere  palpitanti,  ardenti  cori 
E lungo  piantò  che  d’intorno  innonda, 

Son  l’acqua  e il  fuoco  che  alla  gran  fucina 
Or  tempra  il  ferro,  ed  ora  i dardi  affina (18). 


3a. 

Crudo  diletto  indi  fra  lor  s’accende 
Di  provare  in  altrui  l’arme  lucenti; 

Alti  sospiri  il  molle  petto  rende 
Di  chi  raccoglie  al  fianco  i strali  ardenti; 
Ma  dove  poi  l’aspra  saetta  scenda 
Accorrono  le  ninfe,  e quei  lamenti 
E la  piaga  ne  fan  si  cara  e lieve , 

Che  pai-  dolce  il  languir,  la  pena  breve  (19). 

33 

Altra  di  lor  d’un  bell’ aprii  fiorito 

F a dolce  pompa  , ed  altra  vien  men  vaga , 
Che  non  può  far  contrasto  il  cor  ferito 
Laddove  giunga  l’amorosa  piaga. 

Chi  strai  d’erba  fallace  e d’aconito 
Intrìsa  coglie,  e sì  crudele  impiaga, 

Che  avvinto  stassi  da  possente  incanto  _ 

Di  ciglio  imperioso  o di  bel  canto. 

34 

Da  quest’incanto  saettai-  poi  cento 

Nascon  men  pure  fiamme  e men  pregiate  > 
E or  destano  in  eroe  d’amar  talento 
Rozze  bellezze  a pascer  greggi  usate, 
Talché  più  d’arme  e di  guerrier  cimento 
D’un  abete  e d’un  faggio  ha  l’ ombre  grate/ 
Ed  or  per  vili  e rozzi  in  rete  ascosa 
Illustre  donnea  è colta  e regia  sposa  (ao). 


Digitized  by  Googl 


421 


NÒNO 

35 

Ma  1’  erbe  e i fior  di  fresco  praticello 
Il  volo  ornai  dei  bianchi  augei  radea 
E vaga  più  di  quel  fiorir  novello  (21)  \ 

Dal  bel  carro  discesa  era  la  Dea. 

Le  vola  incontro  Amore , e dietro  a quello 
Tutto  il  seguace  stuol  l’ali  battea  : 

Sembran  nembo  d’ aurette , e al  giunger  loro 
In  fronte  le  si  sparge  il  bel  crin  d’ oro. 

36 

Ella  senza  indugiar  stretto  il  figliuolo 
Al  sen  materno,  a lui  cosi  ragiona: 

Amore,  o grande  mia  potenza  solo(*»j, 

Nè  solo  mìo  poter,  ma  mia  corona; 

Amore,  ristorare  il  nostro  duolo  *' 

Tu  puoi,  che  il  tuo  valor  tremendo  suona; 
Nè  lo  strale  di  Giove  allor  che  scote 
Gl’immensi  cieli  contrastar  il  puote. 

37 

Tu  sai  s1  io  m’  ami  il  Portoghese , e sai 
Se  timore  e dolor  mi  strinse  il  core, 

Chè  tu  meco  bagnasti  i dolci  rai , 

Quand1  io  del  mar  vedea  sorto  il  furore , 

E a quai  prieghi  discesi  e quanto  oprai 
Onde  guardarne  le  dilette  prore, 

Perch’ei  solo  fra  quanti  il  Sole  veggia 
L’ opre  e i pensier  de’  miei  Roman  pareggia. 


Digitized  by  Google 


CANTO 


E poiché  tanti  tramò  Bacco  inganni 
A lui  degl’indi  scopritor  primiero, 

E le  procelle  dai  sonanti  vanni, 

E guerre  mosse  incontro  al  buon  nocchiero  (a3), 
Vorrei  che  a ristorarne  i duri  affanni 
Zeffiro  di  quest’  onde  abbia  l’ impero , • 

E che  in  placidi  seni  il  mar  ridutto 
Gli  offra  di  dolci  amor  giocondo  frutto. 

39 

A quest’uopo  però  le  belle  figlie 
Del  mar  tenterai  tu  d’  una  saetta , 

Onde  d’amar  per  lui  si  riconsiglie 
Qual  v’ha  fresca  Nereide  giovinetta; 

Ch’  io  tutte  poi , qual  chi  pietade  piglie , 
Raccoglierò  su  placida  isoletta, 

Che  a questi  miei  nocchier  ridente  e lieta 
Ritornando  offrirò  sull’onda  cheta. 


E qui  coi  molli  vezzi  e coi  divini 

Modi  sui  vaghi  fior  più  vaghe  ancora  (a<0 , 
- Coronando  le  tazze  e i molli  vini 
Di  rosa  che  il  pudor  primo  colora, 

E col  dolce  cader  dei  cristallini 
Fonti  il  bel  rezzo  e la  piacevol’ óra 
Ne  ristorin  gli  affanni,,  e il  lieto  loco 
Alberghi  solo  la  letizia  e il  gioco. 


Digitized  by  Google 


NONO 


4 23 


4* 

E s’ io  stessa  dal  sen  nata  dell7  onde 
Or  regno  assisa  fra  gli  eterni  Dei, 

Nuove  tu  pure  d’alti  eroi  feconde 
Stirpi  sorger  farai  da’  mari  miei; 

Ed  il  protervo  mondo  avrà  ben  donde 
Amar  tue  leggi  e apprendere  chi  sei, 

Se  tu,  possente  Amor,  trai  fin  dal  mare 
Celebrati  connubi i e stirpi  chiare. 

4 2 

Così  proposto  al  figlio  il  suo  disegno, 

Egli  ne  ride  e il  fatai  arco  scote , 

E già  le  belle  di  ferir  fa  segno 
A cui  son  tante  dolc’  insidie  ignote  (aS); 

Indi  seco  raccoglie  il  caro  pegno 
E ne  vezzeggia  le  gioconde  gote , 

Mentre  per  le  bell’  aure  il  carro  lieve 
Levan  più  lieti  i duo  destrier  di  neve  06). 

43 

Soggiunge  Amore:  A quanto  chiedi,  amica 
Convien  che  venga  quella  diva  ancora. 

Che  sebben  spesso  a"  desir  miei  nimica, 
Pure  soglio  compagna  amar  talora; 

Quella  che  il  vero  narri  o il  falso  dica 
Fa  maggiore  col  suono  ed  in  brev’ora 
Cresce  gigante  e che  cent’  occhi  aggira , 

E cab  che  vuol  per  cento  bocche  spira  0?X 


Digitized  by  Googl 


4M 


CANTO 


44 

Muovon  vèr  ella,  e poich’ al  lor  disio 
Piegata  l’ han  coi  dolci  prieghi,  innanti 
Vola  al  bel  carro  ed  empie  del  natio 
Grido  gli  sparii  dei  gran  lumi  erranti  (a8). 
Già  suona  il  grande  ardir  che  il  nuovo  aprio 
Sentier  sull’ onde,  e i nomi  ed  i sembianti 
Dei  nocchier  dice  ; e perchè  fe  non  manchi, 
Credulità  gli  va  compagna  ai  fianchi. 

45 

Per  l’ ampie  vie  degli  umidi  lor  regni 
Ferisce  il  chiaro  suono  i marin  Numi  , 

E dove  Bacco  avea  desti  gli  sdegni 
Piegansi  a molli  sensi  atti  e costumi  ; 

Ma  l’ alme  ninfe  di  più  miti  ingegni 
Quasi  ne  bagnan  per  pietade  i lumi , 

Che  contro  a tal  virtude  avesser  elle 

1 venti  provocato  e le  procelle. 

46 

Intanto  Amor,  che  aspetti  ai  colpi  tui 
Tempo  opportuno,  lieto  movi  in  guerra; 
Bolle  l’ onda  al  cader  de’  strali  sui , 

E sovra  lor  si  ricongiunge  e serra. 

Già  languon  cento  Dee,  nè  sanno  a cui 

2 suoi  nuovi  sospiri  il  cor  disserra, 

Chè  non  da  vago  volto  o dolce  guardo , 
Ma  dalla  fama  sol  parte  il  bel  dardo  C»9)s 


Digitized  by  Google 


«•NONO 


425 


4 1 

Teti  Prestava  ancor  che  feano  acerba 
Gli  alteri  pregi  onci’  è sul  mar  signora  ; 
Ma  qual  cor  conti*1  amor  fierezza  serba  ! 
Di  nuova  forza  il  grand’  arco  avvalora , 

E cade  anch’ essa  la  beltà  superba. 

Non  ha  più  strali  Amor,  ma  ninfa  ancora 
Non  chiude  il  mar  che  dolce  non  sospiri 
E ristoro  non  chiegga  a’  suoi  martiri. 

48 

Ma  già  vel  reca  la  pietosa  Diva 

A cui  cento  su  Gnido  ardono  altari: 

Ecco  le  belle  navi  e l’aura  viva 
Che  sul  dorso  le  spinge  ai  cheti  mari; 
Presto  correte  donzellette  a riva 
A córre  i frutti  disiati  e can  (M , 

Che  Vener  vi  precede,  e vaghe  sponde 
•D’amorosa  isoletta  apre  sull’ onde. 

49 

Move  di  Nereo  la  leggiadra  prole 

Al  lieto  loco  ove  la  Dea  l’ invita  (3i) , 

E tutto  il  sentier  segna  di  carole 
Vezzosamente  destra  a destra  unita  : 

Qui  le  bell’ arti  sue  lor  mostra  e vuole 
Che  l’una  cacciatrice,  altra  romita 
'Si  finga,  o per  le  selve  il  piè  succinta 
. O da  dolce  ozio  alle  fresch’  ombre  vinta. 


Digìtìzed  by  Google 


4a6 


CANTO 


50 

Per  l’alto  mare  intanto  un  qualche  seno 
Chiedean  le  belle  navi  onde  ristoro 
D’  acque  dolci  riti*ar . nè  venir  meno 
Per  l’ampio  tratto  che  restava  loro. 

E già  sparse  vedean  pel  elei  sereno 
Le  mattutine  nuvolette  d’ oro , 

E con  il  nuovo  raggio  ecco  mostrarse' 

Da  lunge  un’ isoletta  ed  appi'essarse. 

51 

Essa  verni’  pare  a per  la  chet’onda 
Qual  vela  a cui  zeffiro  dolce  spiri; 

E già  ne  segna  il  buon  nocchier  la  sponda, 
E coi  guardi  la  siégue  e coi  desiri. 

La  spingèva  la  Diva  ed  a seconda 
L’ isoletta  correa  de’  bei  respiri , 

E l’armata  appressar  parea  che  a quella 
Venere  ofiria  la  piaggia  aprica  e bella. 

5* 

Ma  poicliè  vide  le  dilette  navi 

Drizzarsi  là  dove  il  bel  suol  £oria , 

Gli  amanti  richiamò  spirti  soavi; 

E l’ isoletta  che  ondeggiava  pria 
‘Giacque  Deio  novella,  e là  le  gravi 
Ancore  s’  afferrar  dove  s‘  apri  a 
Bel  porto  ad  oriente  , e in  cheto  seno 
Taceano  i flutti  di  conchiglie  pieno  (35). 


Digitized  by  Google 


4^5 


iti  O N O 

53 

Vagamente  s’ofìrinn  tre  collinctte 

Che  a far  lieto  il  bel  suol  F altere  fronti  (33) 
Ergean  vestite  di  minute  erbette 
Fra  zampillar  di  ruscelletti  e fonti  i 

' La  fresca  vena  colà  fuori  mette 
Dove  s’ ergono  al  ciel  gli  aprici  monti  , 

E giù  pei  fertilissimi  declivi 

Fugge  rompendo  i freschi  argenti  vivi  (34). 

54 

Bomoreggiando  le  bel!'  acque  sparte 
Si  raccolgono  quindi  in  picciol  lago 
Che  in  seno  a un  valloncel  che  i colli  parte 
Si  stende,  come  il  vuoi,  limpido  e vago (35). 
Sovr’esso  pende  un  alberetto,  e ad  arte 
Par  che  vi  specchi  la  sua  bella  imago , 

Ch’  ei  si  pinge  così  nella  frese’  onda , 

Che  gareggiati  la  vera  e finta  fronda  (36). 

55 

Intorno  al  bel  crìstal  spiegan  fiorita 
Chioma  cento . arboscei  di  dolci  odori  ; 

V?  è F arancio  leggiadro  , e F Oro  imita 
Che  di  Dafne  ai  capei  filai*  gli  Amori. 

Si  piega  il  cedro  sotto  i frutti  , e invita 
Il  dolce  furto  de’  suoi  bei  tesori , 

Nè  il  compagno  vi  sta  negletto  o vinto 
Col  pomo  suo  d’ un  bel  pallor  dipinto. 


Digitized  by  Google 


4 28 


CANTO 


56 

Non  spandon  ombra  al  placido  recesso 
Abeti  e faggi,  o tronchi  ispidi  ed  irti. 

Ma  lauri  hanno  i bei  colli,  e a quelli  appresso 
Sorgon  platani  ombrosi  e gioviti  mirti. 
Siegue  il  pin  coronato , il  brun  cipresso 
• Che  il  loco  addita  dei  beati  spirti  (37)  , 

E dal  fertile  sen  spontanea  move 

Qual  pianta  frutto  mette  e ambrosia  piove  (38). 

57 

Vago  sugli  altri  il  bel  ciliegio  viene  , 

Indi  la  dolce  rubiconda  mora 

Che  dall’ istess1  Amore  il  nome  tiene  (39): 

V’  è il  pomo  gran  col  dolce  riso  fuora  ; 

' Al  suo  bell’  olmo  s’  avviticchia  e attiene 
.Tenera  vite  che  fiorendo  odora; 

E dal  tralcio  gentil  pendente  mostra 
Un  grappol  che  verdeggia, un  che  s’inostra(4°). 

58 

Sorge  il  bel  pomo  che  dal  solco  aprico 
Di  Persia  tratto  fecondò  migliore. 

Il  p«h'  pi  rami  dal  che  sull’antico 
Tronco  gravido  sta  di  dolce  umore  ; 

‘ E sovriil  ramo  suo  languente  il  fico 
Sembra  aspettarvi  il  passer  rapitore, 

‘ Che  mentre  il  sen  gli  squarcia  e néttar  beve 
Dal  caro  oltraggio  egli  sapor  riceve. 


Digitized  by  Google 


■NONO 


4^9 


59 

Ma  il  fresco  verdeggiar  che  quasi  manto 
Spiegò  Natura  in  quelle  piaggie  erbose 
Tanto  più  lieto  ti  s'  allaccia  quanto 
Declina  il  suol  vèr  le  vailette  ombrose: 
Quivi  il  candido  collo  abbassa  alquanto, 
Quasi  ricerchi  ancor  le  acque  amorose 
Narciso;  e quivi  il  giovinetto  Adone  (4O 
Fiorisce  di  dolor  vaga  cagione. 

60 

E tale  di  dolcissimi  colori  . 

Fanvi  gara  gentil  la  terra  e il  cielo. 

Che  non  sai  se  1’  aurora  i fior  colmi  (4»> 

0 se  tinga  di  questi  il  suo  bel  velo: 

Or  vedi  violetta  i bei  pallori 
Finger  d’amore  su  romito  stelo (43), 

E spuntar  dopo  lei  la  fresca  rosa 
Simile  a gota  d’acerbetta  sposa  (44). 

61 

Quindi  vedi  brillar  sui  fior  novelli 

1 freschi  argenti  del  mattin  rosato, 

Onde  su  questi  si  riflette  e quelli 
Candor  più  dolce  e rosseggiar  più  grato  j 
Ma  se  frutti  più  cari  o fior  più  belli 

L’ alberetto  maturi  o spieghi  il  prato 
Non  sai,  nè  sai  se  più  il  bel  suol  Rinviti 
Con  canori  augelletti  o fere  miti; 


Digitized  by  Google 


43o 


cantò 


62 

Che  mentre  il  cigno  duolsi  e gli  risponde 
Filomena  piangente  ed  amorosa  (.4^), 

Scende  il  cervo  leggiadro  alle  bell’  onde 
E vi  specchia  la  sua  fronte  ramosa; 

Nè  tìmido  del  suon  d’ aurette  e fronde 
Pasce  il  lepre  securo  o timo  o rosa; 

E coll’esca  rivede  il  dolce  nido 
Passer  che  serpe  non  paventa  infido. 

63 

Ma  dalle  navi  ornai  le  pellegrine 
Genti  scertdean  sulle  fiorite  arene , 

Ove  parean  le  vaghe  Oceanine 
Sol  d’ozi  aver  pensiero  e d’ ombre  amene  (46); 
Van  per  le  belle  selve  il  biondo  crine 
Spargendo  all’  aure  od  inspirando  avene, 

O tendon  l’arco  e fingono  seguire 
Fera  che  fugge  e che  non  von  ferire. 

64 

1 contenti  nocchier  tengon  le  liete 

Piagge  di  scoprir  vaghi  il  nuovo  suolo, 

O col  disio  di  trai-  dalle  secrete 
Sedi  timida  damma  o capriolo; 

Nè  sapean  che  a quell’ ombre  ascosa  rete 
Disposto  avea  di  Venere  il  figliuolo , 

Oye  a cercar  vi  correria  la  vita 
Altra  fera  più  dolce  e già  ferita. 


Digitized  by  Google 


NONO 


65 

Altri  fulminea  canna,  altri  alle  prede 
S7  addatta  arco  sonante  e stringe  dardo 
Ond’ illeso  campar  non  abbia  fede 
Cerva  di  cui  va  zeffiro  piti  tardo: 

Altri  tranquillo  poi  fra  F erbe  siede, 

E que’  colli  vagheggia , e con  il  guardo 
Siegue  i bei  rivi  che  cadendo  al  basso 
Avvolgon  dolcemente  arena  o sasso. 

66 

Ma  un  non  so  che  quasi  a bel  fior  simile 
Rosseggiare  miravan  di  lontano  (47)  , 

E avvisan  tosto  che  così  d’ aprile 
Dolce  non  pinge  la  rosata  mano; 

Ma  che  colori  sono  onde  gentile 
Beltà  s’ avvolge  e fere  il  guardo  umano , 
Che  or  mostrarsi  pareano  ed  or  celarsi 
Fra  l’ ombre  incerte  e gli  arboscelli  sparsi. 

67 

Fu  Velloso  il  primier  che  lieto  grido 
Mise  e , Amici , gridò  , che  mai  vegg’  io  ? 
Qui  certo  agresti  ninfe  han  sede  e nido , 
Se  pure  antico  grido  non  mentio; 

Ben  altro  che  dolci  acque  e fresco  lido 
Qui  n’  offre  a ristorar  I'  arso  disio 
11  Cielo  che  prepara  auree  venture 
A chi  fra  1’  armi  ed  i perigli  indure. 


Digitized  by  Google 


432 


CANTO 


68 

Su , su , veggi  am  se  finte  larve  o dive  (48) 
Scoprano  quivi  il  bel  celeste  viso; 

E balza  ognun  per  le  fiorite  live 
Qual  can  cui  faccia  il  cacciatore  avviso. 

Le  Dee  che  fingon  starsi  all’  ombre  estive, 
Qual  di  sparvier  che  piombi  d’ improvviso 
Fuggon  gridando,  e avvolgonsi  vezzose 
Fra  le  alte  siepi  e le  boscaglie  ombrose. 

69 

Ma  mentre  corron  si  leggiadre  e snelle, 
Suonan  di  lieti  risi  i bei  boschetti  ; 

E , poiché  quel  sudor  le  le’  più  belle , 
Restansi  un  poco  e volgono  gli  aspetti  ; 
Quindi,  una  languir  sembra  e alle  novelle 
Erbette  s:  abbandona  ed  ai  fioretti  ; 

Altra  corre  a tuffarsi  in  mezzo  all’  onde  , 

E sporge  fuori  con  le  chiome  bionde  (49)- 

70 

Leonardo  che  egualmente  in  petto  ardea 
Di  guerrier  foco  e d’  amoroso  ardore. 

Ed  a cui  sempre  rio  contrasto  fea 
Ne’  suoi  dolci  desir  l’ingrato  Amore, 

Tal  che  il  misero  non  si  promettea 
Più  dolce  alcun  dal  barbaro  signore, 
Sebbene  ad  or  ad  ora  il  bel  desire 
Sorgesse,  qui  seguia  la  vaga  Elfirc 


Digitized  by  Google 


NONO 


433 


71 

Costei , sull’  altre  giovinetta  e bella  , 

Chioma  <T  oro  scioglieva  e piè  di  neve , 

Ma  quasi  acerba  di  beltà  novella 
Innanzi  all*  amator  correa  più  lieve; 

Poiché  nè  ritener,  nè  appressar  ella 
Puote , e già  n’  è dal  molto  correr  greve , 
Arresta  d corso  addolorato  e intanto 
Coi  sospiri  la  siegue  e con  il  pianto. 

7* 

Ferma,  candida  ninfa,  i tuoi  bei  passi, 

E un  puro  cor  che  ti  vien  dietro  aspettai 
Ogni  altra  suora  tua  pietosa  stassi, 

E fuggirai  tu  sola,  o giovinetta! 

Mira  che  i membri  ho  dal  seguir  già  lassi; 
E forse  il  mio  destin  che  si  t’attretta, 
Crudo  destin  che  me  fin  dalle  fasce 
Di  sospiri  e di  lagrime  sol  pasce. 

73 

Ma  pur  t’arresta,  e alquanto  io  mi  riposi 
Al  fianco  tuo,  se  altro  il  destin  non  vuole, 
E da  quegli  occhi  tuoi  benché  sdegnosi 
Io  vegga  scintillare  un  più  bel  sole: 

Destini  ad  altri  Amor  gioie  e riposi, 

Un  solo  guardo  io  m'abbia,  e di  parole 

Breve  suon,  se  pur  anco  i fati  rei 

ÌVon  s opporran  tra’  tuoi  begli  ocelli  e i miei. 

C amo  ens  2B 


Digitized  by  Google 


434 


CANTO 


74 

Deh  non  stancarti,  e sempre  fresco  rida 
Quel. giovinetto  fior  di  cui  tutto  ardo  (5o) : 
Volgiti,  o bella,  e la  fortuna  infida' 

Pietade  apprenderà  dal  dolce  guardo. 

Qual  cor  si  fero  in  uman  petto  annida 
Che  1’  altrui  sorte  a ristorar  sia  tardo  ? 

Il  mio  destin  cangiar  tu  sola  puoi , 

Sola,  se  arresti,  o bella,  i passi  tuoi.  ' 

75 

Perchè  sì  vaga  congiurar  vorrai 
Col  rio  tenor  della  mia  fera  stella , 

E serviranno  così  dolci  rai 

Al  mio  crudo  Signor  d’  arme  novella  ! 

Almen  rendimi  il  core,  e fuggirai 

Più  sciolta  ancor , giacché  mi  sei  sì  fella , 

Sì  un  core  avvolto  entro  i bei  crini  d’  oro 

Ti  può  stancar  nel  corso,  o mio  tesoro C51)- 

76 

Questa  speranza  sol  mi  lascia  Amore, 

O che  il  mio  core  prigionier  mi  renda, 

O che  se  il  porti  teco , il  tuo  rigore 
Dal  suo  lungo  pregar  non  si  difenda. 

Ma  se  pietà  ti  move  il  mio  dolore , 

Ben  fia  che  Amore  ancor  l’arco  riprenda, 
E ben  ra’  aspetterai  se  Amor  ti  fere , 

E se  m’aspetti  io  non  ho  più  che  spere. 


Digitized  by  Google 


/ 


NONO  435 

77 

Ma  già  la  ninfa,  che  fuggi  a per  gioco  (5»), 
Discopria  del  bel  volto  i vivi  fiori  : 

Siedono  quindi  tutte,  e il  giglio  e il  croco 
Fa  molle  letto  ai  fortunati  amori  j 
Oh  quai  cari  sospiri  ha  il  vago  loco 
Oh  di  quanta  dolcezza  inonda  i cori  (53)  f 
Qui  riso  e detto  che  ferisce  e molce , 

E onesto  desiar  e languir  dolce. 

78 

Tosto  alla  fronte  dei  guerrier  diletti 
Intrecciano  le  Dee  serti  diversi 
Ora  di  verde  lauro,  or  di  fioretti 
D’ un  bel  pianto  d’ amor  freschi  ed  aspersi  ; 
E avvinte  e strette  d1  innocenti  affetti 
A quello,  a cui  soave  preda  fersi, 

Giurano  in  faccia  ai  consapevol  Dei 
Eterna  le  di  candidi  imenei. 

79 

Ma  la  maggiore  delle  ninfe,  a cui 

Fan  coro  le  altre  del  mirin  soggiorno, 
Figlia  del  Ciel  che  ne’  begli  occhi  sui 
Ha  il  dolce  azzurro  di,  quei  puro  giorno, 

E che  placa,  Nettun,  gli  sdegni  tui, 

Snella  gli  volga  dolcemente  intorno, 

Come  Rema  del  bel  loco  e Dea 
Regie  accoglienze  al  capitan  porgea. 


Digitized  by  Google 


436 


CANTO 


80 

Con  soave  parlar  pria  di  se  stessa  • - 
A lui  fa  cenno,  e,  qua!  di  Ciel  consiglio 
Ivi  la  tragga:  lo  ti  tonò  la  spessa  - 
Benda,  gli  dice,  che  ai  mortali  il  ciglio 
Ingombra,  e tu  vedrai,  purgato  d’essa, 
Quest’ ampio  globo  dell’ umano  esiglio, 

E quanto  in  sè  racchiude  e dove  poi 
Approderanno  i Portoghesi  tuoi. 

81 

Indi  gli  offre  la  destra  e ad  alto  monte 
Lo  scorge,  che  sorgeva  a lor  dinanli, 

Ove  al  nascente  Sol  spiega  la  fronte 
Tetto  reai  di  limpidi  adamanti  (5^). 

Cento  leggiadre  ancelle  accolgon  pronte 
Su  bei  talami  d’ òr  gl’  illustri  amanti , 
Mentre  avvivano  le  altre  i dolci  amori 
Alle  bell’  ombre  e in  seno  ai  molli  fiori. 

82 

Così  al  bel  fianco  di  leggiadre  Dee 
Dei  felici  guerrieri  ognun  s’asside, 

E dei  travagli  il  dolce  obblio  si  bee 
Sul  caro  labbro  che  ad  Amor  sorride  (55), 
Che  a valorosi  cuori  ugual  si  dee 
Mercè  che  lor  sul  bel  sentiero  aifide, 

E ben  lo  serba  il  Cielo  a chi  sol  prezza 
Vera  vertute  ed  i perigli  sprezza. 


Digitized  by  Google 


NO  N O 


437 

83 

Che  Teli  e le  altrp  ninfe,  e di  fiorita 
Isole  Ila  le  sedi  ombrose  e chele  (56) 

Son  F auree  pompe  che  l umana  vita 
In  bel  premio  d5  onor  talora  miele , 

E il  fresco  rezzo  che  ad  amare  invita 
Coi  puri  ruscelletti  e F aure  liete 
Gli  applausi  sono  e i trionfali  allori 
E i meritati  dalla  patria  onori.  . - 

84 

E Giove,  Palla,  Febo  e l’altro  coro 
Di  ninfe,  semidei,  di  minor  Numi 
Eroi  fur  che  si  cinsero  *F  alloro  (57) , 

Avvolti  arielr  essi  di  mortai  costumi: 

Numi  li  disse  poi  Fama,  e di  loro 
Popolò  F alte  sfere,  i mari,  i fiumi 
Onde  mostrar  che  il  grido  di  virtù de 
Non  freddo  marmo  o poca  terra  chiude. 

85 

Però  se  voi  nobil  d^sio  pur  move 

D’  aver  soggiorno  in  fra  i celesti  segni, 
Mollezza  vii  non  leghi  o volga  altrove 
Gli  animi  alteri  e i bellicosi  ingegni  (58), 

Nè  crudeltà  quasi  ad  onore  giove, 

Che  tema  il  volgo  oppresso  i vostri  sdegni, 
Ma  giustizia  e valor  sia  il  bel  retaggio 
Onde  Fuom  passa  venerato  e saggio. 


Digitized  by  Google 


438 


CANTO 


86 

Leggi  scrivendo  onde  il  potente  freno 
jN’ abbia,  così , che  il  debil  non  opprima, 
O la  spada  impugnando;  e il  Saraceno 
Anco  tema  il  valor  che  il  vinse  prima; 
Così  alla  patria  non  verrete  meno, 

E giunti  0611’  onor  sull’  ardua  cima 
Nuova  isoletta  fiorirà  per  voi, 

E miste  si  vedran  ninfe  ed  eroi. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


i ? . 

I v/  ? 


AL  CANTO  NONO 


Jf  SDVIGE  hospitio  caussasque  innecte  morandi 
Dum  , etc. 

Virgilio. 


2 

Città  fondata  da  Tolomeo  in  onore  di  sua  sorella 
Arsinoe , ora  Suez. 


3 

I devoti  pellegrini  della  Mecca  visitano  una  fontana 
dove  i discepoli  di  Maometto  asseriscono  eh ’ egli  siasi 
bagnalo  più  volte.  I Maomettani  attribuiscono  a quel - 
P acqua  la  virtù  di  cancellare  i peccati  e di  guarire  le 
malattie. 


4 

. . . ' Faces  in  castra  tulissem 

Implessemquc  foros  Jlammis  . . . 

Virgilio- 


Digitized  by  Google 


44o 


NOTE 

5 


..  • • Fuso  rumore  per  ttrbem. 

Stazio. 

6 

. . . Primusque  rudente m 

Conlorsit  laevas  proram  Palinurus  ad  undas. 

Virgilio. 


7 

Si  dispon  di  lasciar  Macon  da  canto  , 

E Cristo  confessar  vivo  e potente  , 

E domanda  con  cor  da  Fede  attrito 
JD1  iniziarsi  al  nostro  sacro  rito. 

Ariosto. 


8 


. . . Et  Neptunum  suprema  voce  rogavi 

Del  reditum  fessis , dulcesque  videre  parentes. 

Orf.  Arg. 


Quando  mi  gioverà  narrare  altrui 
Le  novità  vedute , e dire:  Io  fui. 


T.  Tasso. 


xo 

Alierà  mari  colitur  medio  gratissima  lellus. 

Virgilio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


44 1 

ii 

Dulcia  defeda  modulatur  carmina  lingua 
Canta tor  Cygnus  funeris  ipse  sui. 

, Marziale. 

13 

E ’/  del  di  vaghe  e lucide  faville 
S’  accende  intorno , e in  vista  si  rallegra 
D' esser  fatto  seren  da  si  begli  occhi. 

Petrarca. 

i3 

tenere  ed  dimore , stando  in  un  bosco  molto  om- 
broso e seminato  di  forit  fecero  scommessa  fra  loro , a 
chi  ne.  coglierebbe  maggiore  quantità  in  un  dato  spazio 
di  tempo  , ed  allontanandosi  /’  un  da! V altra  , si  misero 
a farne  raccolta.  Amore  confidava  nella  prontezza  delle 
sue  ali  che  rapidamente  il  portavano  di  fiore  in  fore. 
Ma  la  ninfa  Peristèra , senza  essere  scoperta  , si  unì  a 
frenerò , e tutte  due  rimisero  quantità  sì  grande  di 
sfiori  che  Amore  fu  vinto.  Offeso  da  tale  inganno  , egli 
muto  la  ninfa  in  colomba. 

M 

O felix  hnminum  genus 
Si  vestros  animos  amor 
Quo  coelum  regitur  regat. 

Boezio. 

i5 

Pretendono  alcuni  commentatori  che  qui  sotto  il  nome 
di  Att“one  il  poeta  contrassestni  il  re  Sebastiano  , e eli 
voglia  rimproverare  la  sua  passione  per  la  caccia.  Fuor 
di  dubbio  è da  condannarsi  ogni  eccesso  / ma  fra  tutte 


Digitized  by  Google 


le  inclinazioni  che  può  avere  un  principe  f la  caccia  è 
forse  la  meno  pericolosa.  Sarebbe  stato  a desiderarsi  * 
pel  bene  del  Portogallo  , che  quel  monarca  non  avesse 
accoppiato  alla  sua  passione  pel  cacciare } Poltra  piu 
perniciosa  e funesta  del  conquistare • Se  egli  non  fosse 
andato  a seppellirsi  , insieme  col  suo  esercita  ? nelle 
sabbie  dell’  Affrica  , il  Portogallo  non  sarebbe  caduto 
sotto  la  dominazione  della  Spagna , ed  i vasti  suoi  po.f- 
sedimenti  nelle  Indie  non  sarebbero  divenuti  la  preda  di 
Filippo  II, 

16 

N il  nisi  turpe  juvot,  curae  est  sua  cuique  valuptas  , 
Haec  quoque  ab  alterius  grata  dolore  venit. 

Ovidio. 

J7 

Volan  scherzando  i pargoletti  Amori  , 

Di  lor  vittoria  altri  godendo  lieti  } 

Altri  pigliando  a saettare  i cori 
La  mira  quindi , altri  tendendo  reti  : 

Chi  tempra  dardi  ad  un  rusrel  più  busso  , 

E chi  gli  aguzza  ad  un  volubil  sasso. 

Ariosto. 


18 

Questi  con  gran  furor  volgendo  mena 
La  cote  che  rotando  arde  e sfavilla  ; 

Di  lacrime  quel  poi  tien  P urna  piena 
Che  sopra  il  sasso  gocciolando  stilla . 

Mario  di  Leo. 

Oscula  cum  poterls  iam  dare  sanus  eris, 

Ovidio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


443 


ao 


Unite  Jìt  ni  quae  se  timuit  committere  honesto  , 
Vili*  in  amplexus  infcrioris  vai. 

Ovidio. 


ai 

Fillida  mia  più  che  ligustri  bianca  , 

Più  vermiglia  che  rosa. 

Sannazaro. 


aa 

Nate  , mene  vires  , mea  magna  potentia  solus  , 
Nate , patris  summi  qui  tela  Typhoea  temnis  , 
Ad  te  confugio } et  supplex  tua  numina  nosco. 

Virgilio. 

a3 

Frater  ut  Mneas  pelago  tuus  omnia  circum 
Littora  jactetur  odiis  Junonis  iniquae. 

Virgilio. 

24 

Formosi  pecoris  custos , formosior  ipse. 

Virgilio. 


a5 

. . . Dixit  F tnus  , il  le  pharetram 
Solvit  , et  arbitrio  malris  de  mille  sagittis 
Unam  seposuit  , sed  qua  nec  acutior  ulla. 

Ovidio. 


Amore  intanto  la  faretra  prende , 
Forbisce  i dardi  e gl*  indorali  strali  , 


Digitized  by  Google 


NOTE 


444 

Maccende  le  sue  fiamme  ,(  ? arco  tende  , 

.Per  yàr  sanguigne  stragi  da’  mortali. 

E poi  superbamente  in  alto  ascende , ec. 

Mario  di  Leo. 


a6 


. . . Et  fiotum  gnernio  Dea  tollil  in  altos 


Jdaliae  lucos. 


Virgilio. 


*7 

Tot  linguae  , totidem  ora  sonant. 


Virgilio. 


a8 

Et  jam  fama  volans  tanti  praenuntia  luctus 
Evandrum  Evandrique  domimi  et  moenia  complet  ; 
Quae  modo  victorem  Latio  Pallanta  ferebat. 

Virgilio. 


a9 

Te  prius  optavi  quam  mihi  nota  fores. 
jinte  tuos  animo  vidi  quam  lamine  vultus  , 
Prima  finii  vultus  nuntia  fama  lui. 

Nec  tamen  est  mirum  si  sicut  oporteat  arcu. 
Missitibus  telis  eminus  ictus  amo. 

Ovidio. 


3o 


His  mulcet 
Connabii. 


dictis  , tacitumque  inspirat  am  arem 

Stazio. 


Digitized  by  Googli 


NOTE 


445 


3i 


E fa  la  Dea  che  tulle  ardati  d'amore. 

Ariosto. 


3a 


Litora  nati  vis  collucent  pietà  ìapillis. 

Properxio. 

33 

. . . Vita  valletta  amena 

Che  a P ombra  di  due  monti  ^ ec. 

Ariosto. 


Trovò  fra  due  paggetti  una  valletta . 


34 


B.  Tasse* 


Trova  una  fonte  alfa  limpida  e pura 
Che  d'  un  colle  scendeva. 

B.  Tasso. 


Fresca  e gelata  una  fontana  viva. 

Poliziano. 


35 


Là  dove  l'acqua  del  hel  poggio  scende , 

E queta  in  grato  pelago  si  stende. 

Bcnivieni. 


36 


. . . N vmora  alta  citatis 

Jncuhuere  vadis  , fallai  responsat  imago 
Frondibus  et  longas  eadem  fugit  umbra  per  undds. 
■ Stazio. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


446 

E come  clivo  in  acqua  di  suo  imo 
Si  specchia  quasi  per  vedersi  adorno. 

Dante. 


Dinanzi  a tutte  l’  altre  Primavera 
Piena  di  fior  sopra  alle'  gelid'  omle 
Si  specchia  , e ben  potea  veder  qual  era. 

Benivieni. 

37 

Il  laur  che  tanto  fa  bramar  sua  fronde. 

Il  mirto  che  sua  Dea  sempre  vagheggia. 

Poliziano. 


38 

Che  credea  volontarie  e non  arate 
Quivi  produr  le  terre,  e a più  graditi 
Frutti  non  culle  germogliar  le  viti. 

T.  Tasso. 

39 

?uesto  ricorda  la  sì  nota  e sì  commovente  avventura 
iramo  e di  Tisbe , narrala  con  tanto  affetto  da  Ovi- 
dio e dal  Lafontaine.  Qual  tesoro  d’  immagini  , qual | 
fonie  di  ricchezze  poetiche  non  offre  V antica  Mitologia  ! 

1 

40 

. . . V alma  vile 

Di  porporino  ammanto  o d'  ambra  o d oro 
fresie  i suoi  figli  che  maturi  ha  in  grembo. 

Alamanni. 


' 41 

Si  sa  che  bidone  fu  cangialo  in  anemone  , cerne 


Digitized  by  Google 


NOTE 


447 

Narciso  in  quella  specie  di  giglio  che  porta  il  su» 
nome. 


4* 

,4 mingere s raperei  ne  rosis  Aurora  ruhorem 
An  darei , et  flore s tingerei  orla  dies. 

Ros  i tnus  , color  ttnus  et  unum  mane  duorum 
Syderis  et  floris  , narn  domina  una  V enus. 

Ausonio. 


43 


La  rosa  il  pregio  cede  al  tuo  pallore 
Questo  e il  color  che  Amore 
Di  sua  man  tigne  e segna. 


I 


T.  Tasstf. 


44 

. . , A ut  mixta  ruhent  ubi  lifia  multa 

Alba  rosa  : lalcs  virgo  dabnt  ore  colores. 

Virgilio. 

45 

E di  musico  cigno  il  flebi!  canto  , 

E V usignuol  che  plora  e gli  risponde. 

_ T.  Tasso . 

46 


Quel  soavo  mostrarsene  ritrosa 
Era  un  no  che  voleva. 


Guarim . 


47 

Adspicit  insite  tas  late  flore  scere  ripas 
Claraque  per  densas  discurrere  lumina  sylvas 


Digitized  by  Google 


NOTE 


448 

Pa.storu ni  ludo  ^ et  laelos  ad  sydera  cantus  f 
Vivinasque  audii  voces , eie. 

Sannazaro. 


48 

Dryaàum  sylvas  sallusque  sequamur.  ^ ^ 

Qual  che  tu  sia.  od  ombra  od  uomo  certo. 
x Dante. 


49 

Per  le  spalle  la  chioma  iva  disciolta  , 

E ly  aura  le  facea  lascivo  assalto. 

' Ariosto. 


So 

Tu  procul  a patria  ( nec  sit  mihi  credere  tantuhi  ! ) 
Alpinas  , ah  dura  ! nives  et  frigora  Ehm, 

Me  sine  sola  vides.  Ah  ! te  ne  frigora  laedant  . 

Ah  ! libi  ne  teneras  glacies  secet  aspera  plantos. 


5i 

Volgi  in  qua  gli  occhi  e mira  in  su  quel  Corilo 
Filli  , deh  , non  fuggir  che  io  seguo  ; aspettami , 

Portane  il  cor  che  qui  lasciando  accorilo. 

Sannazaro. 


5a 


Non  fugìs  , ut  fugias  , ut.  copiare  fugis. 


Casini. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


449 


53 


Et  anima  mea  liquefacta  est. 


Cantica. 


54 

La  schiena  del  bel  monte,  e sopra  i crini 
D’  oro  e di  gemme  un  gran  palazzo  folce. 

Polixiano. 


55 

Quivi  ogni  lor  martir  posto  in  obblio  , 

Solcando  il  mar  d’  Amor  per  cammin  corto  . 

Il  legno  carco  del  lor  bel  desio 
Condusser  lieto  al  desiato  porto. 

Ni  fu  presente  de  le  nozze  il  Dio  , 

Nenere  casta  vi  venne  a diporto , 

È le  Ninfe  del  rivo  e del  boschetto 
Cantavan  la  lor  gloria  e il  lor  diletto. 

B.  Tasso. 

56 

Si  crede  che  P isola  Anchédivc  , paese  fertile  e deli- 
zioso dove  han  dato  fondo  i Portoghesi  tornando  dalle 
Indie , abbia  fornito  al  poeta  V idea  della  sua  isola 
favolosa  ed  allegorica. 


5 7 

. . . Palmaque  nobilis 
, . . Evehit  ad  Deos. 


58 


Orano. 


Qui  autem  sectatur  otium  , replebitur  egeslate. 

Libro  de’  Proverbi. 


Camoens 


Digitized  by  Google 


Digitized  by  Google 


I LUSIADI 

CANTO  DECIMO 


ARGOMENTO 

Intanto  che  i naviganti  siedono  alla  mensa  im- 
bandita da  Tetide  , una  Sirena  canta  le  gesta  de’  loro 
successori  nella  terra  eh’  essi  hanno  scoperta.  Finito 
il  banchetto , P Astrologia  mostra  a Gama  la  sfera 
celeste  e la  terrestre.  I Portoghesi  salpano  dalP  isola  , 
e giungono  felicemente  a Lisbona , apportando  la  fau- 
sta nuova  di  avere  scoperto  le  indie. 

I. 

Oma,  volgeva  ad  occidente  il  giorno 
Dell1  infedele  Arsinoe  il  vago  amante  , 
E lusingar  parea  del  bel  soggiorno 
L1  erbette  verdi  e P odorate  piante 
Il  zeffiretio  che  già  i’ea  ritorno  CO» 

Ed  incresparsi  i rivi  ed  il  sembiante- 
Drizzar  vedeansi  i geisomin  di  neve 
Che  il  fresco  ristorava  aleggiar  lieve; 


Digitized  by  Google 


. 45 3 


CANTO 


2 

E le  leggiadre  ninfe  avvinte  ai  lieti 
Sposi  al  tetto  reai  volgeano  i passi, 

Ove  invito  lor  fea  la  bella  Teti 
Di  ristorar  gli  spirti  e i membri  lassi: 
Folgoreggian  le  limpide  pareti; 

Sparsa  di  cento  fior  la  mensa  stassi, 

E dentro  puri  bei  cristalli  accolti 
Fumano  i cibi  variati  e molti. 

3 

Giammai  non  seppe  i morbidi  sapori 

Cangiar  l’ Egitto  molle  in  tante  guise  (a)  ; 

E già  volano  intorno  i dolci  odori 
Delle  vivande  in  ordine  divise 
Su  vaghi  seggi  di  cristalli  e d’ori: 

Ridon  le  ninfe  al  bel  convito  assise  ; 

Stan  fra  quelle' gli  amanti,  e in  rftaggior  sede 
Prima  col  capitan  la  Diva  siede. 

4 

Brillano  i molli  vin  d’un  porporino 

Che  mai  non  ebber  viti  antiche  o nove, 
Ed  è del  fonte  istesso  ond’il  divino 
Labbro  s’innebria  all’ auree  mense  Giove; 
Spuman  le  coppe  d’ór  del  bel  rubino 
Che  d’alto  zampillando  in  sen  lor  piove, 

E vivo  gelo  al  calor  dolce  unito 
Morde  il  palato  e fa  novello  invito  (3). 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


453 


5 

Quindi  i scherzi  leggiadri,  i lieti  detti 
Ed  i candidi  risi  invita  quelli; 

Questi  risponde,  e intanto  Amor  saetti 
Le  vaghe  ninfe  e gli  amator  novelli; 

Nè  vi  mancan  di  musici  diletti 
Concenti  armoniosi,  e in  mezzo  ad  elli 
Sorge  improvvisa  e di  dolcezza  piena 
Scorrevol  voce  di  gentil  Sirena  (4). 

6 

Subito  tutta  V armonia  dipende  ' 

Dal  ricercato  suon  dei  cari  accenti; 

E,  qual  la  vaga  voce  o s’alza  o scende, 
Or  striscian  lievi , or  tuonano  i concenti: 
Sul  piè  s’ arresta  la  cervetta , e pende 
Dal  ramo  l’augeìlin,  tacciono  i venti  (5), 

Nè  la  soggetta  onda  più  frange  e appena 
Un  dolce  mormorar  rende  l’arena. 

7 

Inalza  la  Sirena  in  lieto  suono 

Gli  eroi  che  un  dì  trionferan  sui  mari; 

E sebben  l’  alme  illustri  ancor  non  sono , 
D’ uopo  non  ha  che  i gran  nomi  n’  impari , 
Chè  per  alto  di  Giove  amico  dono 
Proteo  li  vide  giù  distinti  e chiari , 

E poi  da  lui  la  Dea  canora  apprese 
Gli  alteri  fatti  e le  onorate  imprese. 


Digitized  by  Google 


'454 


C A N t O 


8 

/ 

Ma  chi  mi  cinge  aureo  coturno , o canto 
Guerrier  m’inspira,  e il  buon  voler  fa  pago? 
Chè  Demodoco  mai , nè  Jopa  tanto  (6) 

In  Feacia  cantaro  ed  in  Cartago. 

Bella  Calliope . che  mi  siedi  accanto  _ 

Ed  Ippocrene  ornai  cangi  col  Tago, 

Al  grand’  ardir  tu  mi  rincora  e il  bianco 
Braccio  sopponi  ond’io  non  ceda  stanco  (7). 

9 

Tu  sai  ben  che  non  sol  caduto  è il  fiore 
Degli  anni  miei , ma  che  P etade  ornai  (8) 
Tramonta,  ed  il  natio  vivace  ardore 

0 sorte  spense  o infievolì  d’  assai  ; 

Sai  che  non  siegue  i passi  miei  favore; 

. Però,  ninfa,  ravviva  i dolci  rai, 

' Ond’  ormai  giunto  al  destinato  segno 
Dolor  non  vinca  il  travagliato  ingegno. 

10 

Gli  strami  mari  aperti  e i grand’  eroi 
Celebrava  il  gentil  dolce  Concento, 

Che  per  la  nuova  via  verranno  poi 

1 lusitan  vessilli  aprendo  al  vento; 

E quant’onde  il  mar  frange  ai  lidi  Eoi 
Saran  d’alte  vittorie  alto  argomento, 

E gl’indi  regnatori  o in  nodo  avvinti 
Di  dolce  pace  o dissipati  e vinti. 


Digitized  by  Google 


DiC  IMO 


455 


r 1 

Quindi  cantò  la  bella  Dea  di  lui 
Che  vincol  stringerla  di  fé  s'i  pura; 

Che  dal  fìer  Samorin  vedrebbe  i sui 
Regni  rapirsi,  ardere  templi  e mura, 
Sovrano  a un  tempo  e sacerdote,  a cui 
Eran  del  Malavare  i riti  in  cura . 

Tanto  maggior  del  suo  crudel  nimico, 
Quanto  più  fora  ai  Portoghesi  amico  (0'. 

1 2 

. Ma  tosto  ripigliava  in  suon  più  grave: 

Ecco  già  scioglie  la  fatale  prora, 

Nè  di  straniero  mar  minaccia  pavé 
Lui,  che  suo  nuovo  Achille  il  Tago  onora. 
Senton  l’onda  soggetta  e l’alta  nave(io) 

• 11  domator  dei  regni  dell’Aurora  00, 

E sembrano,  o ribelle  India,  mostrarte 
Il  gran  Pacheco  che  di  Belem  parte. 

13 

Ei  giunto  ad  Oriente,  il  braccio  amico 
Offre  al  Re  di  Cochino , e poche  schiere 
À se  raccolte  intorno,  al  gran  nimico 
Sperde  ed  abbatte  le  falangi  intere: 

Mira  del  ricco  Gange  il  letto  aprico 
Vincitrici  ondeggiar  l5  alte  bandiere, 

Mentre  d’immensa  strage  e sangue  infido 
Fuma  lo  stretto  Cambalano  e il  lido. 


Digitized  by  Google 


456 


CANTO 


14 

Il  Samorin  sulla  sconfìtta  freme, 

Ed  arma  nuove  pugne  e nuove  genti; 
Moversi  sembran  dalle  sedi  estreme 
Le  selve,  tanto  fragor  d’ arme  senti. 

Di  Bipure  e Tanore  armali  insieme 
Scendono  da  Narsinga  i Re  possenti; 

Tutto  è rapito  il  Malavare  in  guerra  , 

E quindi  il  mai'  ne  ferve , indi  la  terra. 

1 5 

Non  s’ arresta  Pacheco  , e fier  combatte 
Con  il  guardo  ad  un  tempo  e colla  spada: 
Lampeggia  l’uno  , e l’altra  fere  e abbatte, 
Nè  sai  se  il  mar  più  n’arda  o il  suol  ne, rada; 
Quei  nuove  schiere  e macchine  rifatte 
Oppone,  onde  maggior  tempesta  cada, 
Stancando  invano  con  promesse  e voti 
Sorde  Divinitadi  e Numi  immoti  0»). 

i 16 

Ma  sta  l’eroe  siccome  scoglio,  e invano 
O lancia  ostile  o macchina  l’ offende , 

Che  inegualmente  egli  riversa  al  piano 
L’ armate  schiere  e le  macchine  orrende  : 

Il  preme  a fronte  il  barbaro  A Africano, 

Il  feroce  Àffricano  a tergo  il  prende, 

Ed  ei  su  questa  parte  or  tuona  or  quella 
Qual  da  venti  sospinta  atra  procella. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


457 

*7 

- \ 

Il  Samorin  l’ignuda  spada  toglie 

Onde  le  genti  ei  stesso  accenda  e guide; 
Ma  fero  colpo  il  suo  compagno  coglie, 

E il  reai  manto  il  colpo  stesso  intride: 
Poiché  Tire  e le  forze  invano  accoglie 
Arti  di  tradimento  avvolge  infide, 

E tenta  il  gran  guerriero  in  cento  modi 
Or  di  veleni  or  di  secrete  frodi. 

81 

Però  nulla  seconda  i rei  disegni , 

E toma  disperato  al  gran  cimento; 

Globi  di  fuoco  onde  ne  incenda  i legni 
Con  arte  nuova  fa  volar  al  vento; 

Tuonan  dovunque  bellicosi  ingegni  (1 3), 
Dove  manca  il  valor  tien  lo  spavento; 

Ma  fra  cotant’ orror,  di  mezzo  a tante 
Furie  più  fier  lampeggia  il  gran  sembiante. 

*9 

Sentilo,  Grecia  e Roma:  e qual  de’  tuoi 
Figli  colse  d’onor  si  ricca  messeci)? 

Nè  crederan  le  età  che  verran  poi 
Le  vinte  pugne  e le  città  sommesse; 

Nè  come  sol  da  cento  guerrier  suoi 
Cinto,  il  feroce  eroe  tanto  vincesse, 

Se  pure  a lui  dalla  celeste  volta 
Schiera  nou  scese  in  adamante  avvolta. 


Digitìzed  by  Google 


458 


‘ ! G À N T O 


20 

Boy’  è colui  che  solo  al  gran  periglio 
Toscana  intera  sovra  il  ponte  vinse  05), 

•E  quel  d’ Atene  celebrato  figlio 

■Che,  stretto  al  varco,  immenso  oste  respinse? 

Qui  alla  .canora  ninfa  il  mesto  ciglio 

..  Un  vago  cerchio  di  pietà  dipinse, 

11  E al  rio  pensiero  che  le  sorse  in  mente 
Così  suono  accoppiò  triste  e dolente. 

21 

O Belisario,  che  mendico  e cieco  (16} 

. Questa  sol  cogli  di  valor  mercede , 

Lascia  che  eroe  novello  accoppin  teco 
Le  belle  ninfe  che  hanno  in  Pindo  sede; 
Per  immenso  sentiero  il  gran  Pacheco 
Moverà  all’  armi  e alle  vittorie  il  piede; 

E quindi  giunto  al  fin  del  gran  cammino 
A’  mali  tuoi  l’uguaglierà  il  destino. 

22 

Così  nudo  sen  more,  e vile  peso 
Fatto  al  patrio  terren  chi  lo  difende, 
Perchè  chi  regna  par  dal  merto  offeso, 

E sol  se  stesso  e i suoi  piaceri  intende; 

E mentre  solo  ha  il  fido  orecchio  teso 
A lui  che  i vizii  ne  lusinga  e accende, 

Ciò  che  esser  deve  alla  virtù  corona 
Rapisce  lingua  che  scaltrita  suona. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


459 


23 

Ma  come  tanto  entro  di  te  s’ indora 
Cieco  livòr , di  reai  petto  indegno , 

Che  tu  triste  prepari  a lui  ventura, 

Mentri  ei  ti  rechi  al  piede  un  ricco  regno  ? 

I tuoi  nepoti  quella  tomba  oscura 
Avranno  caro  ed  onorato  segno, 

E tu  sepolto  sotto  illustri  marmi 
Nè  tributo  di  pianto  avrai  nè  carmi. 

a4 

Ma  nuovo  eroe  già  fende  il  nuovo  flutto  (17) 
Di  reali  divise  ornato  il  petto , 

E seco  si  conduce  un  suo  bel  fratto 
Che  agguaglia  il  padre  ancorché  giovanetto. 
Sovra  Quiloa  piomberan  essi , e tutto 
Àrderà  d’  ampia  strage  il  mar  soggetto. 

E miglior  leggi  ne  daranno  poi, 

E signor  che  ristori  i danni  suoi. 

25 

La  vicina  Monbazza  al  fero  tuono 
Di  pallor  tingerà  la  fredda  gota  , 

Nè  etade  o sesso  v’  otterrà  perdono  , 

Nè  le  torri  che  lunge  il  nocchier  nota  : 

II  figlio  poi  d’ alla  vittoria  il  suono 

Su  quanto  coire  in  mar  l’India  remota 
Spargerà  sì  che  V Oriente  intero 
Tremerà  al  nome  del  fatai  guerriero. 


Digitized  by  Google 


460  CANTO 

26 

‘ • t 

% 

Già  tutto  ferve  il  mar  di  vele  bianco  (is-) 

Che  move  il  Samorino  a cruda  guerra; 

Ma  l’eroe  tuona  dall’armato  fianco, 

E or  l’antenna  sull’ onde  or  timon  erra: 
Vedil  com’ éi  dispon  gli  ordigni,  e il  manco 
Opposto  lato  al  maggior  legno  afferra, 

E la  prora  tenendo  vincitore 
Tutto  sparge  di  sangue  e di  terrore. 

a7 

Pur  ciò  che  errore  all’  uman  guardo  incerto 
Sembra , è spesso  divino  alto  consiglio  ; 

E a coronar  l1  eroe  di  miglior  serto 
Il  Cielo  ridurrallo  al  gran  periglio  , 

Ove  non  gioverà  tonar  dall’ erto  (19) 

Dell’ ardue  poppe  di  Francesco  al  figlio, 

E in  Chaul  dagli  Egizii , e quindi  cinto 
Da’  fier  Cambai  morto  cadrà,  non  vinto. 

28 

Fremerà  il  mar , veri-anno  in  guerra  i venti , 
Nè  onda  il  seconderà , nè  d’ aura  il  volo , 
Ma  contro  l’arme  e contro  gli  elementi 
Starà  pugnando  il  fier  Lorenzo  solo. 

A rimirar  correte  , eroi  già  spenti , 

Sceva  novfel  del  portoghese  suolo  , 

A cui  fra  mille  alti  perigli  avvolto 
Nè  trema  il  cor , nè  si  smarrisce  il  volto. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


46l 

29 

Fero  colpo  lo  coglie  e via  ne  porta 
La  destra  gamba  , ed  ei  par  che  noi  senta; 
Siegue  a pugnar,  e benché  mezzo  morta 
La  spoglia  , ancor  l’ altera  spada  avventa  ; 
Ma  torna  il  colpo  e nuova  piaga  apporta , 
Tal  che  il  feroce  ardor  più  noi  sostenta , 
Ed  ormai  fatto  immobil  tronco  e gelo 
Ricerca  sol  coi  languidi  occhi  il  Cielo  (ao). 

30 

Vanne,  bell’alma,  in  pace,  e di  serena  (ai) 
Luce  conforta  è vesti  ogni  ferita , 

Che  inulta  non  avrà  barbara'  arena 
La  bella  spoglia  a cui  tu  fosti  unita. 

Alta  vendetta  seguiratti  appena 
Sarai  tu  sciolta  dalla  fragil  vita , 

E già  parmi  sentir  la  gran  tempesta 
Che  sugli  Egizii  ed  i Cambai  si  desta. 

31 

Ecco  il  padre  che  Amore  in  guerra  move 
Da  cento  furie  armato  di  dolore; 

E il  crudo  pianto  che  dagli  occhi  piove 
Di  duolo  è segno  a un  tempo  e di  furore. 
Le  nobili  ire  ei  vien  pascendo  dove 
Ondeggiar  vede  le  nimiche  prore  : 

Tu  il  senti,  o Nilo,  e,  Gange  tu,  già  porti 
Immense  spoglie  al  mar  di  vinti  e morti  (aa). 


« 


Digitized  by  Google 


462 


CANTO 


32 

Siccome  loro  che  raccolga  l' ire 

Tenta  il  corno  ne'  tronchi  e F aure  fìede  , 
E quasi  il  fier  rivai  corra  a ferire 
Sparge  l’arena  intorno  a se  col  piede (2$): 
Così  F rancesco , ovunque  il  guardo  gire , 
Altro  che  oggetti  di  furor  non  vede, 

E già  di  Dabul  la  ruìna  affretta 
Quasi  a presagio  della  gran  vendetta. 

33 

Indi  come  fier  Austro  ed  Aquilone 
Precipitali  talor  sul  salso  regno, 

E tutta  daHa  cieca  ima  magione 
Bolle  Fonda,  e nocchiero  assorbe  e legno; 
Tal  dove  Calieut  in  guerra  oppone 
L’  armate  prore  , arde  F eroe  di  sdegno  , 

E già  gli  alberi  rotti  e d’  acque  grave 
Di  Meliquez  al  mar  s’  apre  la  nave. 

34 

Ma  maggiore  vendetta  infuria  e freme 

Del  gran  Mirmócen  sopra  il  legno  altero , 
Ed  armi  e membra  di  lor  parti  sceme 
Sovra  F onde  disperde  il  turbin  fero  : 

Fra  i vortici  del  fumo  avvolti  insieme 
Ne  mugghia  il  nero  mare,  il  ciel  più  nero, 
E v’  odi  intanto  fremiti  indistinti 
Di  feriti , di  naufraghi , di  vinti. 


DfgiiKed  by  lìooftle 


DECIMO 


463 


* 35 

Ma  oimè  che  di  nascer  di- sì  lieto  giorno  > 
Notte  n’  adombrerà  gli  aurei  splendori  ; 

E mentre  «1  Tago  egli  farà  ritorno  . , < 
Disperderà  il  destino  i begli  allori  <m)1 
Già  veggo  Adamastór  eoi  nembi  intorno , 

E di  cielo  e di  mar  .turbini  e orrori , 

E infame  arena  ricoprir  quell  ossa , , ; ; 

Che  ijivan  d'Egitto  minacciò  la  possa  0*5). 

36 

Colà  a feroce  esercito  infinito..,  -, 

Succederà  F imbelle  Cafro  ignudo , _ • 

E un  palo  s1  aprirà  quel  varco  aitilo  » 

Che  non  potè  strale  ferrato  e crudo.  .« 
Come  fra’  suoi  pensieri  erra  smarrito  *• 

L?  umano  ingegno,  d’  ogni  luce  nudo. 

Che  punto  appella  di  destino  immoto 
Ciò  che  è di  Provvidenza  oprare  ignoto  (a6)J 

37 

Ma  qual  bell5  astro , ripigliò  la  Diva  , [ * 

Sull’  acque  di  Melinde  i crini  accende  ? 

E di  Lamo , di  Brava:  e Oia  la  riva  '.i 
Fuma  di  sangue  ove  il  nuov’  astro  splende  (*5). . 
Ah  ben  vegg’  io  V alto  guerrier  che  arriva  : 
Qual  fra  l’ isole  d’ Austro,  e • qual  si  stende 
Ignoto  mare  d’  Oriente  ai  lidi  ; 

E echeggierà  di  sue  vittorie  ai  gridi. 


Digitized  by  Google 


464  ‘ CANTO 

38 

Questi  è il  grande  Albucherche,  e cotal  fanno 
Bel  raggio  l’arme  ch’egli  rota  in  guerra  (*8). 
Ormutz  ne  fremerà  d’immenso  affanno 
Al  novello  signore  ingrata  terra  ; 

! Là  contro  i feritori  torneranno 
Quante  saétte  arco  infedel  disserra, 

E vedran  come  Iddio  dinanzi  vada 
A quei  che  stnngon  per  la  fe  la  spada. 

3 9 

Le  spiaggie  or  di  Gertìn  fugati  e vinti 
Ingombreranno  d’urli  e di  spavento; 

Or  sul  mar  di  Mascate  a morte  spinti 
Agiteralli  la  procella  e il  vento  , 

Tal  che  in  mezzo  ai  feriti  ed  agli  estinti 
Spoglierà  Ormutz  P indomito  ardimento , 

E sul  Tagò  verrà  supplice  e prono 
Del  ricco  Barem  con  le  perle  in  dono. 

40 

Oh  quanti  allori  la  guerriera  mano 
Coglierà  allora  che  fra  l’armi  ascesa 
L’illustre  Goa,  tutto  il  tonar  fia  vano 
Delle  macchine  ostili  alla  difesa! 

Pur  consiglio , che  a saggio  capitano 
Val  quanto  ardir  di  gloriosa  impresa, 
Vorrà  eh,3  ei  volga  il  corso,  e tempo  aspe  tu 
Miglior  che  P alte  mura  a lui  soggetti. 


DECIMO 


465 


4* 

E già  fra  Paste  il  veggio,  ed  il  guerriero 
F ulminare  de’  bronzi , e il  vivo  fuoco 
Tornar  più  crudo , e stretto  il  ferro  altero 
Ogni  rischio  e periglio  aver  per  gioco  (29). 
F erve  dietro  al  gran  duce  ogni  guerriero , 
E tutto  inonda  d’  alta  strage  il  loco  : 

Lion  non  v’  è che  sì  feroce  rugga , 

Non  tigre  che  sì  cruda  il  sangue  sugga. 

42 

Nè  tu  che  in  seno  alla  nascente  aurora 
Nutrì  , o Malaea , i tuoi  terre n felici , 

Lieta  di  quanto  il  Sol  feconda  e indora 
Potrai  celarte  all’  arme  vincitrici  ; 

E invan  di  venen  tinti  usciran  fuora 
Gli  strali,  e invano  affollerai  nimici(3o)t 
Che  Giai , Grisi  e Malacci  inslem  raccolti 
Trionfo  fien  d’ignoti  nomi  e volti. 

43 

D’  Albucherche  più  lodi  avrebbe  apprese  \ 
La  beila  diva  del  canoro  ingegno , 

Ma  il  bel  suono  sul  labbro  le  sospese 
Acerbo  fatto  e men  di  lode  degno; 

Ch  se  il  destin  fbrniotti  a grand’  imprese , 
E poi  di  generosa  anima  indegno 
Giudicii  esercitar  severo  e truce, 

E più  compagno  apparir  dei  che  dycer(3i). 

Camoens  3o 


Digitized  by  Google 


466 


C ANTO 


44 

E quando  i tuoi  guerrier  durai-  costatiti 
In  fra  i perigli  vedi  e fra  le  morti , 

E da  disagio  e da  stanchezza  infranti  . 

Ad  ogni  tuo  voler  sorger  più  forti  , 

Indicio  è non  leggier  di  chi  sembianti 
Umani  vesta  e cor  di  fera  porti, 

Lieve  fallo  punir  di  pene  estreme 
A cui  fa  colpa  Amore  e scusa  insieme. 

45 

Ma  seguendo  la  ninfa  : Ecco  , cantava  , 

Di  Òoarez  le  bandiere , eccole  piene  (3a) 
Già  d’aura  trionfai  su  quanto  lava 
Il  Rosso  mare;  e il  nuovo  suon  che  viene 
Medina  e Mecca  di  terrore  aggrava  , 

E coll’  estreme  d’ Abissinia  arene 
Barborà  si  scolora  che  lo  scempio 
Vicin  teme  di  Zeila  e il  crudo  esempio. 

46 

Quindi  famosa  per  antico  grido 

Taprobana  ( ma  tanto  all’  alma  Teti 
Cara  e diletta  or  più , quanto  il  bel  lido 
Veste  di  dolce  amomo  ì boschi  lieti  ) 
Vedrà  le  belle  insegne  entro  il  suo  nido 
Sui  popoli  ondeggiar  tranquilli  e cheti , 

E al  Lusitan  raccoglierà  poi  solo 
Il  bel  tesoro  del  suo  fertil  suolo. 


\ 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


467 


47 

Seqniera  quinci  al  regno  di  Candace  (33) 

Per  sentier  giungerà  più  brieve  e corto, 

E l’Eritreo  sotto  la  prora  audace 
Un  solco  segnerà  non  anco  scorto  : 

Costui  Maccuà , dove  raccolta  giace 
L’acqua  che  piove  il  cielo,  e d’Arqui  il  porto, 
E isole  scoprirà  che  a mortai  voto 
Tenner  finora  il  ricco  seno  ignoto. 

48 

Meneses  poi  del  Gange  in  sulle  rive  (34) 

Verrà  da  tutta  1’ Aurica  temuto, 

E Ormutz  , che  ad  armi  tornerà  furtive , 
Premerà  di  novel  giogo  e tributo: 

E te  pur  che  le  bell'  acque  native 
Accoglieran  con  trionfai  saluto  , 

Te,  Vasco,  rivedran  gl’indi  devoti 
I dritti  ventilarne , accome  i voti  (35). 

49 

Pure  1’  ora  fatai  che  giunger  deve 
T’  aprirà  presto  le  terrestri  porte , 

E cangieratti  con  miglior  mercede 
Le  regie  bende  al  erme  illustre  attorte  : 
Meneses  nuovo  al  grand’  onor  succede 
Che  a te  invidiar  parrà  l’ acerba  morte  : 

Fia  quest’Enrico  , e il  bel  valore  in  lui 
Coll’  aprii  s’  aprirà  degli  anni  sui  (36). 


Digitized  by  Google 


468 


CANTO 


50 

Nè  di  Colela  e di  Panama  ignude 

Ei  sol  vedrà  le  mura  al  suolo  sparte , 

E sprezzerà  quanto  d’  atroce  chiude 
O feral  bronzo  o macchina  di  Marte; 

Ma,  ciò  eh’  è in  giovin  cor  vera  virtude, 
L’  umane  voglie  onde  oeni  mal  si  palle 
Premerà  si  che  mai  ragione  ancella 
Faccia  d’oro'  desire  o di  donzella. 

51  , 

Ma  poiché  tolto  a queste  basse  soglie 

Di  nimico  mortai  non  fia  eh’  ei  tema  , . 

Tu , Mascaregna , sebben  non  t’  accoglie 
Regio  splendore  e dignità  suprema  , 

Mille  vi  raccorrai  vittrici  spoglie  , 

Ed  il  bieco  livor  lo  senta  e frema  (37), 
Ch’ei  ben  toglier  ti  puote  insegna  o fregio, 
Ma  non  vero  valore , animo  egregio. 

52 

Bintam , che  d’ anni  e di  periglio  stretta 
Tenne  Malacca  lungo  volger  d’anni , 

Te  ristorar  vedrà  <r  una  vendetta 
Gli  anni  crudeli  e gl’  infiniti  danni  : 

Non  strider  d’  archi  e rapida  saetta 
Che  indi  rechi  di  morte  acerbi  affanni, 

Nè  arrestarti  potran  scempii  e mine  , 

E invidia  stessa  arrossiranno  alfine. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


469 


53 

Ecco  Sampaio  sol  di  te  minore  (38) 

L’  onta  lavar  del  nero  tradimento  : , 

Del  Malavar  raccolto  in  Cananore 
Sarà  il  nerbo  maggior  fugato  o spento, 
Come  di  procelloso  astro  splendore 
Alzarsi  il  veggo  sovra  il  mare , e sento 
Infra  i naufraghi  gridi  e le  spezzate 
Antenne  ribollir  l7  onde  turbate. 

54 

Nè  di  Cuziale  ei  solo  le  guerriere 
Navi  disperde  sulla  torbid7  onda  , 

Ma  co’  suoi  grandi  auspicii  e le  bandiere 
Ettor  Silveira  qual  torrente  inonda , 

E per  le  armate  barbare  riviere , 

Che  il  Cambaico  sen  bagna  e circonda , 

Dei  fieri  Guzarat  disperde  P ossa  * 

Col  nome  dell7  antico  e con  la  possa. 

• 55 

Cunha  succede , e move  sì  feroce  (39) , 

Che  ogni  nemico  suo  gli  trema  in  faccia , 
Che  della  spada  al  par  la  fera  voce 
Semina  lo  spavento  ov7ei  minaccia  .- 
Ei  Chale  innalza , e quindi  sì  veloce  . 
Sovra  P altera  Bizai’m  si  caccia , 

Che  Meliquez  non  può  riparo  o scudo 
Opporle , e invan  ne  freme  il  guerrier  crudo. 


Digitized  by  Google 


CANTO 


56 

Siegue  Norogna,  e Panni  ne  conduce <40) 
Fatta  compagna  del  valor  la  sorte. 

Altro  Silveira  sotto  il  nuovo  duce 
L’  altera  Diù  sostiene  e il  petto  forte 
Ai  feri  Rumi (4O  oppone;  indi  qual  luce 
Che  più  sereno  e dolce  giorno  porte 
Dell’  I ritreo  sulle  sonanti  sponde  , 

Vasco,  un  tuo  fior  P aure  innamora  e Ponde. 

57 

Ma  di  quai  splende  gloriose  faci 

Il  guerrier  che  succede  al  grand’  onore  (4»)  ! 
Lungo  le  coste  del  Brasil  P audaci 
Egli  disperderà  francesi  prore  ; 

Quindi  signor  dell’  Indo  mar,  seguaci 
Trarrà  P onde  ed  i venti  al  suo  valore  ; 

E Bramen  vinta , egli  primier  secura 
Via  s7  aprirà  tra  il  foco  all7  alte  mura. 

58 

Di  Cambaia  al  signor  sosterrà  il  trono 
Vinta  Mogol  che  minacciava  offesa  , 

Onde  nobil  fortezza  in  regio  dono 

JN7  avrà  da  lui  che  il  mosse  all’alta  impresa: 

S * opporrà  quindi  col  guerrier  suo  tuono 

Di  Calicut  al  Re  ; nè  sol  difesa 

Ei  fia  , ma  il  fugherà  congiunto  al  truce 

Esercito  che  a tergo  si  conduce. 


Digitized  by  Google 


DECIMO  47 1 

59 

Àrderà  Repelino  , e il  Re  turbato 
Esule  fuggirà  dal  paino  impero  : 
Scorgerà  poi  della  vittoria  il  fato 
Al  capo  Comorino  il  gran  guerriero, 
Ove  il  fìer  Samorin  di  cento  armato 
Tonanti  prore  sfiderallo  altero , 

E Beedàla  vedrà  dispersi  i legni 
Che  usurpare  parean  dell’  onde  i regni. 

Go 

Cosi  coll’  alta  spada  vincitrice 

Purgata  l’ India  intera , i popol  sui 
Ne  regnerà  magnanimo  e felice 
Sotto  la  pace  che  verrà  con  lui  : 

Solo  , Balticalà , la  destra  ultrice  , 
Tentar  vorrai  , nè  arresteranno  i tui 
Furor  gli  avanzi  di  Beedàla  ignudi 
Fatti  sterili  arene  e vii  paludi. 

6i 

Martino  ei  nomerassi , a cui  da  Marte 
Nome  verrà  quasi  da  padre  a figlio , 

E incerto  penderà  se  bellic’  arte 
Tanti  allori  gli  mieta  oVver  consiglio: 
Castro  sarà  dell’ alte  imprese  a parte, 
E l’ìstessa  del  volto  aria  e del  ciglio 
Spiegherà  si,  che  sòl  potrebbe  il  Tago 
Andar  dei  duo  guerrieri  altero  e pago. 


Digitized  by  Google 


472 


CANTO 


62 

Già  correr  senti , bestemmiando  il  Cielo , 
Popol  vani  di  nome  e genti  mille , 

Che  mordendo  del  labbro  il  folto  pelo 
Volgono  di  vendetta  alte  faville  : 1 

Altre  stanno  qual  rupe , altre  col  telo 
Pugnan  da  lunge , e un  sol  destino  unille  ; 
Persi , Abissini  e Rumi , e crudi  ingegni 
Di  Marte  e Furie  ascose  e armati  legni. 

63 

Sta  Mascaregna  incontro  al  gran  torrente  (43)  * 
Nè  alcun  de’  suoi  guerrier  si  cangia  in  visoi 
Pure  dall’ inondar  di  tanta  gente 
Ora  l’uno  è rapito,  or  l’altro  ucciso  ; 

Ma  Castro  vola,  e cosi  giunge  ardente, 

Che  par  cader  di  fulmine  improvviso  , 

E per  orior  di  Cristo  al  gran  periglio 
Seco  l’ uno  conduce  e 1’  altro  figlio. 

64 

Scoppia  intanto  un  incendio  , e volve  infranti 
Sassi  e gran  moli  al  ciel  la  schiusa  polve; 
E Fernando,  che  stassi  a tutti  innanti, 
Coglie  la  fatai  furia  e in  cener  solve. 

Ne  freme  Alvaro , il  buon  germano,,  e tanti 
Stimol  Natura  e Amore  al  cor  gli  volve, 
Che  chiuda  il  verno  il  mar,  che  aspra  tempesta 
Nembi  e venti  scateni,  ei  non  s’arresta. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


473 


65 

Siegue  il  fier  padre , e s’  apre  dietro  a quelli 
All’  esercito  wtier  T onda  già  vinta  ; 

E , benché  varii  e misti  i popol  felli , 
Uguaglia  un  fato  sol  la  gente  estinta  ; 

Qui  scagliarsi  e ferir , e là  vedelli 
Puoi  salir  1’  alta  rocca  indarno  cinta  , 

Ma  così  che  par  lampo  il  ferro  e il  piede  , 
E sol  di  lor  fan  le  ruine  fede. 

66 

In  campo  aperto  il  vincitor  poi  sceso 
Sfida  il  Re  di  Cambaia,  ed  ei  ne  teme 
11  guardo  sì  che  al  solo  scampo  inteso 
I barbari  cavalli  incalza  e preme  ; 

Nè  i regni  suoi  della  gran  spada  al  pesò 
Ritrai-  potrà  P empio  Idalcan  che  freme  ; 

E ardere  in  riva  al  mar  Dabul  ei  vede , 

E Pondà  che  men  nota  addentro  siede. 

67 

Queste  ed  altre  verranno  a così  beta 
Isoletta  feroci  anime  altere, 

Traendo  sulla  vinta  onda  inquieta 
Le  vincitrici  palme  e le  bandiere  ; 

E delle  belle  imprese  a lor  fian  mela 
.Queste  ridenti  placide  riviere  , 

Nè  a ristorarne  i rischi  e le  fatiche 
Mancheran  liete  cene  e ninfe  amiche. 


Digitized  by  Google 


474 


CANTO 


68 

Tal  cantava  la  ninfa  ; e i detti  suoi 

Seguian  1’ altre  col  liso,  e tutte  insieme (44) 

Poi  liete  ripetean  : Vivan  gli  eroi 

Che  il  Ciel  condusse  a queste  piagge  estreme; 

Essi  non  sol,  ma  qual  verrà  dappoi 

ìnclita  stirpe  e glorioso  seme 

Sempre  compagno  avrà  di  lido  in  lido 

Di  fortunata  impresa  il  chiaro  grido. 

69 

Poiché  all’ illustri  mense  ognun  fu  tolto 
Coi  desiderii  suoi  lieti  e contentici), 

E con  diletto  entro  la  mente  accolto 
Ebbe  il  bel  suono  dei  futuri  eventi, 

Parve  che  si  spargesse  a Teti  in  volto 
A ura  novella , e lampeggiarne  ardenti 
Gli  occhi  così  che  vera  apparve  Dea , 

E vòlta  al  capitan  così  dicea  : 

70 

Grazia  del  Cielo,  o Vasco,  a te  concede 
(Acciocché  il  tuo  desir  sia  qui  compilo) 
Che  quanto  occhio  mortai  non  scorge  e vede 
Si  mostri  a te  qual  stassi  in  sé  romito: 
Seguimi  dunque  co’  tuoi  fidi,  e il  piede 
Non  contrasti  ritroso  al  grande  invito  ; 

E colà  il  guida  ove  fra  sasso  e sasso 
A un  gran  monte  s’apriva  angusto  passo  (46). 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


7* 

Ma  presto  apparver  maraviglie  nuove, 

Che  s’  appianar  le  cime , e vago  prato 
Bei  rubini  spiegò,  quasi  che  Giove 
Così  F avesse  a suo  diporto  ornato  ; 

E sulT  aer  tranquillo  che  non  move 
Vago  globo  mirar,  per  ogni  lato 
Cosi  splendente  di  sereno  giorno , 

Che  ir  ardeva  egualmente  entro  ed  intorno. 

7* 

Non  comprendi  che  sia  ; sol  dir  potresti 
Che  di  più  cerchi  il  fabbro  lo  compose  , 

E che  lavoro  sol  di  man  celesti 
Finse  que’  varii  cerchi  e li  dispose  : 

S’  aggiran  essi  or  men  veloci , or  presti 
Intorno  a un  centro  che  comun  lor  pose 
L’  Artefice  immortai  che  in  ogni  parte 
Divino  vi  spiegò  disegno  ed  arte: 

73 

Anzi  verace  del  suo  Nume  imago 
In  se  stesso  comincia  e a se  ritorna. 

Così  F alme  rapì  splendido  e vago 
Che  il  guardo  ammiralor  niun  vi  distorna; 
Ma  Teti  soggiungea:  Qui  farai  pago 
Qual  di  saper  desire  in  te  soggiorna, 

Che  in  questo  globo,  Vasco,  tu  vedrai 
11  mondo  , se  r intendi  or  meco  i rai. 


Digitized  by  Google 


74 

Miralo  come  al  Suo  Fattor  risponde 
D’  eteree  parti  misto  e spirti  vivi, 

E che  non  sai  donde  fuor  metta  e donde 
A termin  certo  di  suo  corso  arrivi. 

Egli  nel  centro  suo  siede  e l’ asconde 
L* immenso  folgorar  de’  rai  nativi, 

Nè  guardo  il  vede,  e solo  intender  puote 
CU’  ei  stassi  in  mezzo  a così  vaghe  rote  (43)* 

75  ’ 

Questo  cerchio , che  è primo  a te  presente  (48), 
Ed  i seguaci  minor  cerchi  abbraccia, 

E onde  sgorga  di  luce  ampio  torrente 
Che  guardo  uman  noi  può  mirar  in  faccia (49), 
Empireo  è detto , albergo  della  gente 
Che  d’  un  verace  ben  sol  corse  in  traccia  (5o); 
E sotto  lui , che  sempre  giace  immoto  , 
Altro  cerchio  s’  avvolge  in  vasto  moto. 

76 

» 

E questo  il  mobil  primo,  e il  moto  impresso 
Seco  i cerchi  minori  in  giro  adduce. 

Onde  la  notte  il  dì  siegue  da  presso  , 

E quella  manca,  e il  dì  torna  e la  luce. 

V’  e sotto  il  cielo  cristallino  espresso  , 

Che  con  sì  tardo  moto  si  conduce 

Che  un  solo  passo  ei  move  allor  che  il  Sole 

Corsa  duecento  volte  ha  l’alta  mole. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


477 


77 

Mira  il  bel  cerchio  che  vien  dopo  lui 
Di  quanti  globi  lucidi  scintille  : 

Ha  ciascun  le  sue  leggi  e gli  orbi  sui 
Onde  piovon  le  dolci  auree  faville. 

Questo  bel  cinto  qui  spiegato  , a cui 
Splendor  non  è che  pari  arda  e sfaville. 

Le  belle  fere  accoglie,  che  egualmente 
Febo  trascorre  per  la  stèra  ardente. 

78 

Ma  mira  quanto  ti  si  pinge  e indora 
Leggiadro  aspetto  di  bei  lumi  erranti: 

Ecco  la  gemin’  Orsa  , e dell’  ancora 
Amabil  Cassiopea  gli  almi  sembianti. 

Questi  è il  Cigno  si  dolce  allor  eh’ ei  mora, 
Quell’Andromeda  e il  padre , e ad  essi  innanti 
11  Drago,  Orion  siegue  e la  soave 
Lira,  la  Lepre (5i)?  il  Can,  d’Argo  la  nave. 

79 

Sotto  è il  ciel  di  Saturno;  indi  la  bella 
Segna  face  di  Giove  il  suo  cammino  ; 

Poi  Marte  vedi  e F ebo  e 1*  alma  stella 
Che  tremola  di  raggio  mattutino  : 

Là  freschi  argenti  sparge  la  sorella 
Del  Sole,  astro  gentile  a voi  vicino 
Che  or  tutta  intera , in  parte  ora  riluce , 
Secondo  beva  di  fraterna  luce. 


Digitized  by  Google 


So 

Altre  di  queste  sì  diverse  sfere 
Ruotano  lievi,  e sono  altre  rapite; 

Talor  dal  centro  lor  fuggon  leggiere  , 

E volgonsi  talora  ad  esso  unite; 

Come  volle  Colui  che  del  volere 
Eterno  agli  alti  fin  le  ha  stabilite , 

E i tesori  celarvi  si  compiacque 
Delle  nevi , dei  turbini  e dell’  acque. 

81 

Centro  comun  ne  è poi  la  vostra  terra 
Gol  mar  che  v’  alza  per  confin  le  sponde , 
Sebben  l’umano  ardir  spesso  si  sferra 
E vuole  ancor  signoreggiar  sull’ onde. 

Or  tu  parte  vedrai  di  quanto  serra, 

E quanto  ignote  nè  ancor  viste  asconde 
Immense  terre  e genti  d’ infiniti 
Maii  divise  e di  costumi  e riti. 

82 

Ecco  Europa  che  Nume  e riti  tiene 
Veraci,  e d’  arti  sovra  tutte  splende  : 
Appresso  la  selvaggia  Affrica  viene 
Avara  e avvolta  Ira  ritorte  bende: 

Mira  qual  tratto  di  selvaggie  arene 
Di  là  dal  capo  Adamastdr  si  stende  f 
E dove  segna  quasi  orme  di  belva 
Gente  immensa  e che  duce  si  rinselva. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


479 


83 

Mira  poi  gli  ampii  tratti , e 1’  arse  e nude 
Genti  che  il  fero  Monolatria  abbraccia, 

E dove  di  Gonzallo  la  virtude(5a) 

Per  Cristo  segnerà  sanguigna  traccia: 

Per  «pianto  va  1*  ignoto  clima , ignude 
Sterili  masse  in  oro  assoda  e allaccia. 

E quello  è il  lago  sconosciuto  a cui 
Beve  l’immenso  Nilo  i tesor  sui. 

84 

Mira  che  non  rigor  d’ aspre  e ferrate 
Porte  i lor  tetti  e i sonni  n’  assicura  * 
Che  saggie  leggi  insieme  e venerate 
Ne  cacciano  il  periglio  e la  paura. 
Verran  le  negre  genti  un  giorno  armate 
Sovra  Sofala  qual  di  corbi  oscura  (53) 
Nube,  ma  non  però  Ha  vinta  e presa, 
Chè  il  vostro  Naia  ne  sarà  difesa  (54). 

85 

Di  là  donde  alza  il  Nd  l’ umido  conio  , 

E onde  non  fé’  vetusto  ingegno  fede 
Se  fìer  covil  v’  avesse  o umnn  soggiorno, 
I fedeli  Abissin  v’  lian  leggi  e sede  ; 

E qui  coll1  acque  del  bel  fiume  intorno 
Meroe  famosa  un  giorno  isola  siede  , 

A cui  nome  novel  col  tempo  venne  ? 

E quel  di  Nobe  sol  indi  ritenne. 


Digitized  by  Google 


48o 


CANTO 


86 

Là.  Vasco  , a par  di  te  fìa  chiaro  un  figlio (55)^ 
Sebben  la  fatai  ora  opnor  vicina 
Coi  freschi  allór  pendenti  ancor  sul  ciglio 
Rapirà  la  bell’alma  pellegrina  (56): 

Mira  le  spiagge  ove  dal  gran  periglio 
Te  raccolse  Melinde  alla  marina 
Coll’  amp  io  rio  che  s1  apre  or  Opi  detto 
Presso  Quilmanse  1’  arenoso  letto. 

87 

Mira  là  dove  s’  apre  il  vasto  seno 
A cui  di  Rosso  mar  il  non  e sorge. 

Dai  color  forse  donde  il  grembo  ha  pieno 
11  gran  Capo  che  sopra  altier  vi  sporge. 
Qui  Natura  divide  il  bel  terreno  , 

E già  l’Affrica  fugge , Asia  si  scorge; 

E il  tributo  maggior  su  queste  arene 
Da  Arquicco  , Suache  e Maceuà  le  viene. 

88  ' 

Quella  che  in  fondo  al  vago  seno  vedi 
Spiegarsi  sovra  il  mar  con  porto  amico  , 

E Suez,  ma  Arsinoe  fu,  se  al  grido  credi. 
Or  tributaria  dell1  Egitto  aprico  : 

Quelle  son  1’  acque  che  dall1  ime  sedi 
Si  divisero  al  cenno  d’ un  antico  ; 

E già  l'Asia  comincia,  Asia  possente 
Di  làmose  cittadi  e immensa  gente. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


48l 


®9 

Del  Sina  è là  l’altera  cima,  piena 

Del  grido  ognor  che  sacra  urna  le  diede; 
Poi  Mora  e Gida  onde  di  dolce  vena 
11  fresco  zampillar  giammai  ti  fiede; 

Indi  sbocca  lo  stretto  che  ti  mena 
Al  regno  d’ Adem  che  trascorre  al  piede 
Della  gran  selva  Alzira  ignudo  e vivo 
Sasso  che  pioggia  non  feconda  o rivo  C57)* 

9° 

In  tre  nomi  divisa  ecco  vicina 

Nutrice  Arabia  di  più  genti  erranti , 

E oVe  agli  usi  di  Marte  si  destina 
Feroce  stirpe  di  destrier  volanti  C58)  : 
Quindi  mira  la  costa  che  cammina 
Oltre  il  seno  di  Persia,  e t’apre  innanti 
Il  gran  Capo  di  Farmaca  , a cui  diede 
Nome  antica  città  che  polve  or  siede. 

91 

Dosar  qui  vedi , e la  dolce  aura  spiri 
Dell’  incenso  miglior  che  giunga  a voi  ; 

E Rosaigaie  là,  se  il  guardo  giri, 

Tosto  incontro  ti  sorge;  e l’altro  poi 
Che  steso  e sparso  in  varie  piagge  miri 
È il  grand’  Ormutz  coi  molti  regni  suoi  , 
Che  nano  un  giorno  celebrali  e chiari 
Laddove  Castelbranco  arda  sui  mali  (59). 

Camoens  3i 


Digitlzed  by  Google 


482  CANTO 

92 

Siegui  il  capo  Afaboro  e il  corso  ameno 
Del  gran  lago  che  tratto  ora  feconda 
Di  Persia,  or  parte  d‘ Arabo  terreno, 

E quivi  sposa  al  gran  Nettuno  P onda  ; 

E Barcem  mira  con  le  perle  in  seno  , 

Di  cui  sparge  quel  suol  l’Aurora  bionda, 
E di  Tigli  e d Eufrate  indi  le  ciliare 
Acque  foce  comune  aprirsi  al  mare. 

. 93 

E già  Persia  tu  vedi  intenta  ognora' 

A cinger  valli  e maneggiar  destrieri  , 

Che  ai  popoli  guerrieri  ingiuria  fora 
Non  cinger  armi  e studi  oprar  guerrieri  ; 
Ma  mira  quanto  lunga  etade  ancora  (60) 

A cangiar  vale,  qui  s’ ergeano  alteri 
D’  Arrnuza  i tetti , ed  or  dal  nudo  suolo 
L’isola  di  Gerii  ni  vi  sorge  solo. 

94 

Quivi  dal  Tago  il  bell’  ardir  nativo 
Recherà  il  gran  Menese  , e a pochi  unito 
Di  Lara  il  Perso  o traggerà  cattivo, 

O spargerà  de’  coipi  estinti  il  lito. 

Pietro  Sosa  dappoi  sul  fuggitivo 
Avanzo  arderà  si,' che  sbigottito 
Invano  chiederà  che  Ampazza  il  chiuda 
Cadente  pur  sotto  la  spada  ignuda. 


/ 


Digitized  by  Google 


DECIMO  4^3 

Ma  ormai  lo  slrelto  di  Carpela  e il  rio 
Suolo  abbandona  cbe  Carmania  è detto , 
Óve  sì  ingrato  è il  solco  e sì  restio  , 

Clie  giammai  frutto  indora , olire  fioretto , 
Che  da  quel  monte  già  sgorgar  vegg’  io 
L’ acque  dell'  Indo  , e formar  vasto  letto  , 
E più  lontan  . ma  quasi  presso  a loro, 
Scendere  il  Gange  con  le  arene  d’oro. 

' 96 

D’  Ulcinde  è qui  la  fertil  terra , e addrento 
D’Iacquete  il  sen,  dove  trascorre  e cresce 
E a se  poi  toma  il  liquido  elemento  : 

Indi  Catnbaia  vien  che  ricca  mesce 
Ai  felici  terreni  il  salso  argento  ; 

Ma  le  tanti  cittadi  onde  fuor  esce 
La  bella  costa  il  ricordarti  è vano, 

Se  indi  avran  leggi  dalla  vostra  mano. 

97 

Dall’Austro  al  Capo  Comorì  l’aprica 
India  trascorre  , e a fronte  qui  le  siede 
Ceilan  che  il  bel  nome  dell’antica 
Taprobana  cangiò , ma  non  la  sede  ; 

A’  Portoghesi  tuoi  la  terra  amica 
Sarà  così , cbe  questo  a quel  succede , 

Ed  allori  vi  miete,  e nuovo  e folto 
Popol  vi  forma ,e  v’è  Sovrano  accolto. 


Digitized  by  Google 


484 


CANTO 


98 

Fra  l’uno  e l’altro  fiume  la  feconda 
Terra  s’  apre  in  pianure  e vasti  regni , 
E di  duo  Re  la  gente  vi  seconda 
Diversi  riti , e ognun  di  Numi  indegni. 
11  regno  di  Narsinga  ha  qui  la  sponda 
Che  le  ossa  di  colui , che  i sacri  segni 
Volle  palpar  del  suo  Signor,  racchiude 
Testimoni  di  grazia  e di  virtude. 

99 

Qui  lontana  dal  mare  un  di  sorgea(6i) 
Meliapor,  città  superba  e bella, 

Che  incensi  e voti  a sozzi  Dei  porgear 
Presso  il  mare. ne  sorse  indi  novella, 
Che  la  stessa  seguiva  usanza  rea , 
Quando  Tomaso  tolte  alla  rubella 
Gentilità  già  varie  genti , il  piede  (6») 
Qui  spinse  portator  di  vera  Fede. 

100 

♦ 

Un  di  eh’  egli  qual  padre  a tutti  aita 
Porgeva  m mezzo  a folto  popol  misto, 
E ove  il  di  richiamava,  ove  la  vita, 
Errar  sull’  onde  enorme  legno  è visto  ; 
11  Re,  cui  regia  mole  ancor  compita 
Non  era  , lieto  va  del  nuovo  acquisto , 
E che  sia  tratto  al  vicin  lido  impone , 
E vari  ingegni  al  gran  lavor  dispone. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


485 


V 


ior 

Ma  grave  è sì , che  ogni  valor  ne  è vinto 
Di  chi  vi  suda  intorno  ansante  e stanco. 
Scende  Tomaso  al  lido,  e il  sacro  cinto 
V’  appone  ond’  ei  cingea  l’ umil  suo  fianco  $ 
E il  legno  quasi  da  frese’ aura  spinto 
Seconda  il  veechiarello  infermo  e bianco  , 
Che  lieve  il  tragge  là  dove  poi  sorse 
Tempio  al  gran  Dio  che  la  sua  inan  gli  porse. 

102 

Sapeva  ei  ben  che  il  Ciel  promette  al  fido 
Servo  d'  aprir  de’  suoi  portenti  il  fonte , 

E che  s’ei  dica  a un  monte:  Or  scendi  al  lido; 
Al  lido  tosto  scenderebbe  il  monte  (63). 
Cotanto  oprò  del  bel  portento  il  grido, 
Che  i suoi  detti  seguian  le  genti  pronte; 
Solo  ai  Bramèn  d’  empio  pallor  la  gota 
Tinse  l’alta  virtute  ad  essi  ignota, 

103 

Sacerdoti  costor  di  quella  gente , 

• Temon  1’  alto  poter  che  in  lui  risiede, 

- E già  rivolgon  nella  cieca  mente 
O eh’  egli  mora , o torca  altrove  il  piede  ; 
Ma  V un  , che  sovra  gli  altri  èra  possente  , 
Tal  si  mentisce  una  bugiarda  fede  ! 

Tal  empia  cosa  oprò  di  cui  1’  orrore 
Fia  tutto  alle  future  età  terrore. 


Digitìzed  by  Google 


486 


v 


CANTO 

104 

Uccide  un  figlio  , e apposto  il  gran  delitto 
Al  buon  Tomaso  , a crudeltà  consorte 
Fa  lo  spergiuro,  e chiede  che  suo  dritto 
Giustizia  spieghi,  e lo  condanni  a morte. 
Egli  possente  più , quanto  più  afflitto  , 

11  guardo  leva  alle  celesti  porte , 

E cotanta  virtude  al  cor  gli  scen'de , 

Che  dei  rischi  mortai  maggior  lo  rende. 

105 

Con  quel  nuovo  poter  che  a lui  si  strinse 
Vuol  che  si  tragga  il  giovinetto  estinto  ; 

E , Dimmi , grida , chi  1’  acciar  qui  spinse 
In  nome  di  Colui  che  morte  ha  vinto. 
Tosto  il  sembiante  al  morto  si  dipinse , 

E sciolto  da  rio  gelo  il  labbro  avvinto 
Additò  il  genitor  che  avea  presente  , 

E che  vergogna  e non  il  fallo  sente. 

106 

Maravigliato  il  Re,  battesmo  chiede 
Dalle  man  di  Tomaso,  e il  popol  folto 
Gli  bacia  il  manto  e gli  si  siringe  al  piede, 
Chè  veder  pargli  il  Nume  stesso  in  volto: 
U odio  sol  dei  Bramtn  1’  armi  non  cede , 
E quanto  loro  il  bel  portento  ha  tolto 
T entano  ricovrar  per  altrui  mano 
Svegliando  popolar  tumulto  insano  (64). 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


487 


107 

Ma  dei  disegni  e del  voler  del  Cielo 
Ministra  è sol  malizia  umana;  un  giorno 
Ch’  ei  novelle  spargea  fiamme  di  zelo 
Barbari  gridi  si  le  varo  intorno , 

E dardi  e sassi  , e infranto  il  casto  velo 
Fe’  la  grand’alma  al  Fattor  suo  ritorno, 
Che  a tornarsene  a Lui  candida  e lieta , 
Del  bel  sangue  dovea  tinger  la  meta. 

108 

Pianse,  o Tomaso,  il  Gange  il  tuo  partire, 
E risonarne  lungamente  1 lidi  (65): 

Ma  , voi , che  dietro  al  glorioso  ardire 
Seguite  a illuminar  popoli  infidi , 

Mirate  qual  sul  labbro  aura  vi  spire, 

E qual  tremendo  incarco  il  Ciel  v affidi  : 
Sale  voi  siete;  e a che  varrà  , se  il  guasti 
Aura  terrena  di  desir  men  casti  ? 

109 

Ma  seguendo  la  costa  e la  famosa 
Cittade  , mira  sovra  il  seno  ond’  ella 
Si  curva  al  Gange  correr  popolosa 
La  superba  Narsinga,  e dopo  quella 
Orizà  beta  d’ogni  fertil  cosa, 

E del  Gange  venir,  dove  la  bella 
Costa  decima,  le  dolci  acque  e chiare 
A riconoscer  col  tributo  il  mare. 


Digitized  by  Google 


488 


CANTO 


I IO 

L’ abitator  di  questa  fertil  sponda  ' 

Vive  securo  sì,  che  giunto  a morte, 

Se  stilla  il  tocchi  pur  della  bell’onda, 
Crede  che  seco  ogni  sua  colpa  porte. 

Mira  poi  Cattigham  che  alla  feconda 
Provincia  di  Bengala  apre  le  porte  ; 

E Bengala  colà  che  l’ Austro  vede  , . 

A cui  si  volge  il  suol  dov’  ella  siede.  ' 

1 1 1 

Siegue  il  regno  Arracdra,  il  Pegù  presso? 

Cui  lieto  e fresco  ride  il  suol  soggetto. 
Comune  un  dì  y’avea  sul  suolo  istesso 
E la  fera  il  covile , e l’ uomo  il  tetto , 

Che  d’ origin  cognata  a segno  espresso 
Sicuro  il  popol  v’offeria  ricetto,  . 

Sebben  saggia  Reina  indi  ne  tolse 
L’ empia  credenza,  e a miglior  fin  la  volse. 

1 12 

Tavai  è là  che  al  vasto  Sien  mette, 
Tenassar  indi  viene  e Queda  altera 
Del  suo  buon  pepe  e di  sue  piante  elette; 
Benché  un  giorno  sarà  per  voi  primiera 
Molucca  fra  le  celebri  isolette 
Che  ornano  qui  la  fertile  riviera, 

E T Oriente  intier  dal  mar  venuto 
Vi  recherà  di  merci  ampio  tributo. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


439 


n3 

È fama  che  qui  il  mar  con  le  sonanti 
Onde  passasse  un  tempo,  e dal  terreno 
Di  Sumatra , che  unito  era  dinanti , 

Molucca  dividesse  il  nuovo  seno  (66)  : 

Per  V auree  vene  entro  il  suo  sen  vaganti 
Il  Chersoneso  d’  Or  fu  detto,  o almeno 
Creduto  fu  l’antico  Ofir,  da  cui 
Traeva  il  Re  più  saggio  i tesor  sui. 

1 

Mira  la  punta  a cui  si  serra  intorno 

Il  mar  così,  che  a stento  il  fende  prora: 
Qui  alla  bella  Calisto  fa  ritorno 
La  costa , e corre  diritta  indi  all’  Aurora  : 
Quei  son  Patane  e Pan  dentro  il  contorno 
Di  S'ien  posti,  che  altre  terre  ancora 
V’  abbraccia  e regge  ; e quegli  è il  fertil  Mena 
Che  dal  lago  Chiamai  tragge  sua  vena. 

1 15 

Quivi  d’ignote  genti  ignoti  cento 

Nomi,  fìer  Lai,  po,i  Brami  ed  Avi  erranti 
Per  P ombre  cupe  di  boscaglie,  e addrento 
Il  Gueo  più  crudo  ancor  d' atti  e sembianti , 
. A cui  di  sangue  uraan  la  bocca  e il  mento 
Cola,  ed  a cui  non  mai  pensato  innanti 
Barbaro  rito  1’  aspra  carne  incide 
Con  ferro  ardente,  onde  ne  fuma  e stride. 


Digitized  by  Google 


49» 


CANTO 


n6 

Mira  Camboia  e il  fertil  sen  che  parte 
Il  Mecon  che  signor  de’  fiumi  è detto, 

Che  cent’ acque  raccoglie  e le  comparte 
Pieno  sboccando  sul  terren  soggetto: 

11  IVil  cosi  colle  bell’ acque  sparte 
S’ apre  sugli  arsi  campi  immenso  letto. 
Fede  è costì  che  bruto  e fera  avvive 
Quell’  alma  stessa  che  immortai  rivive. 

ri7 

Quivi  tranquille  accoglieran  le  sponde  (67) 
Colui  che  vi  verrà  naufrago  e infranto, 

E d’arene  anco  sparso  e d’alghe  immonde 
Altro  tesor  non  recherà  che  il  canto, 
Quando  rapito  fia  per  immens’onde 
Lunge  dal  patrio  suol  che  amava  tanto, 
Miseri  che  suoni  trombe  o ispiri  avene, 
Più  di  bel  suon  che  di  favor  fian  piene. 

xi8 

Mira  la  bella  chioma  che  la  Costa 
Spiega  odorata  di  Campa,  la  meno 
Or  nota  Cochinchim,  poi  la  riposta 
D’  Ainam  riviera  aneora  ignoto  seno; 

E qui  l’ altera  immensa  China  è posta , 

Di  cui  tanto  trascorre  il  bel  terreno, 

Che  cinger  tutto  intorno,  e abbracciar  pare 
L’ un  polo  e l’ altro , e l’ uno  e l’ altro  mare. 


Digitized  by  Google 


DECIMO  49* 

"9 

Mira  il  celebre  muro  che  cammina 

Quanto  s‘  allunga  il  Tartaro  e distende , 
Barbaro  suol  che  al  di  là  della  China 
Giace,  e da  quella  il  copre  e lo  difendei 
Oh  gran  poter  a cui  tutto  s*  inchina , 

E maggior  quasi  a umana  fe  si  rende! 

Qui  se  il  Re  mora,  non  erede  o figlio, 

Ma  succede  il  maggior  d’arme  e consiglio  (68>. 

120 

Ma  lasciamo  altro  suol  che  poi  famoso 
Costumi  e leggi  avrà  da  voi  migliori, 

E Fisole  seguiam  che  dall’ondoso 
Seno  di  questo  mare  or  metton  fuori'; 
Quello  colà  lontano  e mezzo  ascoso, 

E della  China  sotto  eguali  ardori 
Posto , è l’ alto  Giappon  che  ricche  vene 
Di  serpeggiante  argento  in  grembo  tiene. 

12  i 

Ma  mira  quante  del  bel  mare  figlie 
Mostransi  a gaia  fertili  isolette: 

Tindore  ecco,  e Ternate,  a cui  vermiglie 
Di  viva  fiamma  ardon  1"  altere  vette  : 

Qui  vago  augel  che  par  che  l'ór  somiglie 
Trascorre  le  bell'  aure , e quivi  mette  (69) 

Il  garofano  ardente  i pomi  suoi 

Che  i Portoghesi  raccorran  sol  poi..-  -, 


Digitlzed  by  Google 


49a 


CANTO 


ri  22 

Banda  cogli  aurei  suoi  frutti  nativi  , 

Quindi  sorge , e augeìletto  in  sen  le  vola 
Che  cento  spiega  al  di  colon  vivi, 

E l’aspra  noce  fa  suo  cibo  sola. 

Presso  è il  Borneo,  e in  dolce  pianto  quivi 
Sembran  le  piante  sciogliersi , e ne  cola 
La  canfora,  a cui  sol  suo  pregio  deve 
L’ isoletta  che  in  grembo  la  riceve. 

ia3 

Dalla  seguace,  che  Timdr  s’appella, 

Viene  il  salubre  Sandalo  odoroso  : 

Sunda  poi  mira  venir  dietro  a quella 
Ampia  cosi , che  ha  l’ un  de’  fianchi  ascoso  ; 
Un  fonte  sgorga  qui  che  tal  rovella 
Virtù  racchiude  dentri  il  fondo  algoso, 

Che  se  tu  legno  immergi  .entri  il  bel  rivo , 
11  traggi  fuor  converso  in  sasso  vivo. 

ia4 

Mira  Sumatra  in  isola  cangiata  , 

Pel  cui  fertile  sen  cheto  si  move 
D’olio  pingue  ruscello,  e tal  pregiata (70) 
Ambra  grntil  dalle  cortecce  piove , - 
Che  lagrima  sì  dolce  ed  odorata' 

Non  die’  alla  figlia  di  Cinica  Giove , 

E su  quant’ altra  vantar  possa,  lieta 
Di  ricche  vene  d’ór,  di  molle  seta. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


ia5 

Mira  il  monte  Ceìlan  che  sull’istessa 
Alzarsi  sembra  region  de’  venti, 

E ove  orma  umana  sovra  il  sasso  impressa 
D’alta  religi'on  fere  le  genti (71). 

Quindi  Maldiva  vedi  che  s’appressa, 

E dall’acquoso  sen  mira  crescenti 
Le  belle  piante  che  corona  il  pomo 
Onde  il  veleno  più.  possente  è domo  (7»). 

126 

Di  fronte  al  Rosso  mar  quinci  piegarse 
Zocotorra  che  ha  d’ aloe  immensa  dote, 

Ed  altre  poi  per  tutt’ Affrica  sparse 
Che  fiano  al  valor  vostro"  un  dì  devote , 

E ove  senti  d’ odori  un  misto  alzarle  , 

E di  Madagascarre  alle  remote 
Isole  giungi,  e mira  quante  terre 
A voi  serbate  il  mar  circondi  e serre. 

127 

Ma  visto  quanto  il  Cielo  vi  destina 
Onde  apriste  sentier  col  valor  solo, 

Lasciam  la  bella  orientai  marina 
E dispieghiamo  ad  Occidente  il  volo. 

Mira  il  terreno  immenso  che  cammina 
Dal  polo  di  Calisto  all’altro  polo, 

E quanto  abbraccia  nel  gran  corso  liti 
Di  mare  ignoti , e ignote  genti  e riti. 


Digitized  by  Google 


494 


CANTO 


128 

Dove  la  costa  si  dilata  e stende 
Ampio  a voi  sorgerà  regno  novello: 

Santa  Croce  fia  detto,  e or  nome  prende- 
Dai  purpurei  suoi  legni  altero  e bello  (7^)4 
Lungo  la  costa  poi  nuove  acque  fende 
Portoghese  noccliier,  sebben  rubello  (74) 
Recherà  in  dono  ad  altro  soglio  innanti 
Popoli  e terre  non  credute  avanti. 

129 

Egli  giunto  sul  mar  coi  legni  sui, 

Che  all’  antartico  ciel  corre  diretto , 
Immane  /gente  scopriravvi  a cui 
Cresco»  sopra  F uman  membra  ed  aspetto, 
E il  tonfine  vedrà  che  poi  da  lui 
Lo  stretto  Magellanico  fia  detto  , 

Ove  non  son  più  terre,  o sonvi  ascose 
Sotto  le  penne  d’ Aquilon  nevose. 

130 

Cosi  cortese  a voi  concede  il  Fato  (?5) 

Pi  veder  pria  le  celebrate  imprese 
Che  sovra  un  mar  da  voi  soli  tentato 
Farà  un  giorno  il  valore  portoghese. 

Ed  or  che  dell1  onore  a voi  serbato 
Avete  già  le  belle  menti  accese, 

Onde  sarete  ognor  pregio  e corona 
All1  amorosa  Dea  che  Amor  vi  dona-, 


Digitized  by  Google 


decido 


49S 


i3i 

Tornar  potete  al  mar,  chè  spiran  cheti 
I venti,  e tutto  il  bel  cammin  seconda. 
Cosi  disse  la  Diva,  e i nocchier  lieti 
Lascian  la  bella  innamorata  sponda: 

Dolce  ristoro  han  dall"  amica  JL  eli 
Di  saporite  frutta  e di  frese5 onda, 

E le  manne  Dee  liete  e soavi 
Van  caro  peso  delle  belle  navi. 

i3a 

Risolcando  cosi  tranquillo  mare 

Con  aure  che  movean  da  ciel  sereno 
Sorger  presto  mirar  sull5  onde  chiare 
I lieti  colli  del  natio  terreno. 

Oh-  quanto  parver  lor  più  dolci  e care 
Le  vaghe  rive  che  hanno  il  Tago  in  seno! 
E al  regio  piè  venuti  i buon  nocchieri 
Andar  di  nuovi  nomi  e fregi  alteri. 

i33 

Musa,  non  più;  chè  ornai  la  cetra  d’oro (76) 
JViega  il  bel  suono , ed  è lo  spu  to  infranto , 
Non  dal  verso  che  ognor  fia  mio  tesoro , 
Ma  perchè  a sorde  ingrate  genti  io  canto; 
Chè  non  regia  mercede  o sacro  alloro , 
Onde  si  svegli  illustre  ingegno  al  canto, 
triova  sperar  là  dove  è solo  in  pregio 
Purezza,  e non  splendido  core  e regio (77). 


Digitized  by  Google 


496 


CANTO 


134 

Qual  cieca  legge  di  destino  avaro 
Fisso  ha  cosi , che  dove  il  patino  ingegno 
Pronto  risponde  ed  il  valore  è chiaro , 
Non  sorga  poi  di  gratitudin  pegno: 

Ma  tu,  giovin  signor,  che  amalo  e caro 
Adorni  di  te  stesso  il  patrio  .regno , 

Tu  ammenderai  l’error,  che  ben  t’è  nota 
L’illustre  gente  al  scettro  tuo  devota. 

135 

Tu  vedi  ben  come  il  periglio  sfidi, 

O sotto  l’arse  zone,  o alle  gelate 
11  venerato  tuo  voler  la  guidi; 

Come  fra  le  aste  e fra  le  spade  alzate 
Barbare  genti  incalzi  e Mon  infidi, 

Come  naufragi  corra  ed  onde  irate , 

Nè  per  disagio  stanca  ceda  o doma  j 
Purché  tu  cinga  vincitor  la  chioma. 

1 36 

Ma  tu  Balte  fatiche  ed  i perigli 

Render  dei  lievi,  e farti  a lei  sostegno, 
Ed  addolcir  le  leggi  ed  ai  consigli 
Teco  innalzar  chi  per  virtù  n’ è degno, 

E far  che  ognun  la  giusta  parte  pigli , 
Qual  lo  stato  consente  ovver  l’ingegno , 
Onde  concordi  fra  i diversi  uffici 
Giungano  a un  fine  i popoli  felici. 


Digitized  by  Google 


DECIMO 


i38 

Alzi  per  te  candide  mani  al  cielo 

Chi  volle  il  Cielo  all1  are  sue  presente , 

Chè  solitario  chiostro  e casto  velo 
Terrene  cure  ad  esso  non  consente  ; 

Ma  quei  che  a fero  ardore,  a crudo  gelo 
Più  temuto  ti  fanno  e più  possente,  ' 

Gli  arditi  cavalier  colgano  onori 
Dei  perigli  consorti  e degli  allori. 

!39 

Veggan  per  te,  signor,  Franchi  e Britanni, 
Germania,  Italia,  e quanti  verran  pdl. 

Che  come  nacquer  fra  i guerrieri  affanni, 
Tal  crescon  sempre  i Portoghesi  tuoi; 

E da  te , che  pur  devi  i giovin  anni 
Sull’  esempio  formar  de’  patrii  eroi , 

L’  acerbo  ingegno  si  commetta  e affide 
A dii  già  molto  visse  e molto  vide. 

140 

Ma  in  campo  aperto  giovinetto  scendi , 

E ove  rimbombi  strepitar  guerriero 
Te  stesso  sprona  e del  gran  suono  accendi*, 
E sotto  il  regio  fren  spumi  destriero  ; 

Chè  il  mirar  come  saggio  or  ti  difendi, 

Or  il  fianco  nimico  investi,  il  vero 
Valor  sol  forma,  nè  cotai  faville 
Spirar  potrianù  mille  carte  e mille. 

Camoens  3a 


Digitìzed  by  Google 


498  CANTO  DECIMO 

*4» 

Nò  sdegnar  al  tuo  piè  le  Dee  sorelle  t 
Che  <T immortali tade  è loro  il  dono, 

Esse  sol  rinverdir  posson  le  belle 
F rondi  al  tuo  crine  e sole  ornarti  il  trono. 
Io  pien  dell’  avvenir  già  chieggo  a quelle 
Celia  maggiore  e più  robusto  suono , 

Che  già  parmi  vederti  altero  in  voi  lo 
Fra  barbari  cavalli  ed  aste  avvolto. 

i4^ 

E mentre  i gioghi  ripidi  d’  Atlante 
Tremeranno  dinanzi  al  tuo  valore  , 

O di  Marocco  i muri  e di  Trudaute 
T’acclameran  felice  vincitore, 

E delle  gloriose  imprese  e tante 
Achille  stesso  sembrerà  minore , 

Dalla  cetra  io  trarrò  tal  suono  altero 
Che  anco  di  me  parrà  minore  Omero  (78). 


-v  » 


Digitized  by  Google 


Ah  CANTO  DECIMO 


. . . AÌ-vra  soave 

E salo  increspa  il  bel  ceruleo  grembo. 


T.  Tasto. 


a 

Qual  mensa  trionfante  e sontuosa 

J)i  filini  si  voglia  successor  rii  Nino  , 

O qual  mai  tanto  celebre  e famosa 
Di  Cleopatra  al  vincitor  Latino  , 

Potria  a questa  esser  par  , che  l’amorosa 
Fata  avea  posta  innanzi  al  Paladino  ? 

Tal  non  cred’  io  che  s’  apparecchi  dove 
Ministra  Ganimede  al  sommo  Giove. 

Ariosto. 


3 

. . . sedendo  a mensa  lieta 

Mescolar  1'  onde  fresche  al  viti  di  Creta, 

T.  Tasso. 


Digitized  by  Google 


5oo 


NOTE 


4 

E'  in  angeliche  tempre  udir  le  dive 
Sirene  } ec. 

T.  Tasso. 

5 

E facea  racquelare  i fumi  e i venti. 

Poliziano. 

6 

. . . Cythara  crinitus  Iopas 

Personal  aurata  docuil  quae  maximas  Atlas. 

Virgilio. 


Extremum  hunc  Aretusa  mihi  concede  labcrcm. 

V irgilio. 


Ma  già  degli  anni  estremi  il  freddo  gielo 
Fa  debil  la  mia  voce.  ' 


B.  Tasso. 


Già  discendendo  Parco  de?  miei  anni. 

Dante. 

9 

Egli  era  il  re  di  Cochino  , Trimum-para  f il  primo 
alleato  che  abbiano  avuto  nelle  Indie  i Portoghesi  ed  il 
più.  fedele.  Sendo  egli  tributario  e vassallo  del  Samo- 
rino di  Calicutte,  stimò  di  suo  profitto  Punirsi  coi  ne- 
mici di  quel  principe.  Tale  alleanza  gli  fé?  quasi  per- 
dere il  regno.  Egli  fu  assediato  nella  sua  capitale  dal 


Digitized  by  Google 


NOTE 


5oi 


Samorino  . e vide  met.il  a punito  tutti  i suoi  stali.  I 
Portoghesi  da  principio  ti  mostrarono  suoi  vendicatori  t 
protettori  , ma  predominarono  poscia  nel  suo  reame  t 
come  in  quelli  di  tutti  i sovrani  dell ’ India  che  avevano 
ricevuto  di  buona  o di  mala  voglia  quegli  avidi  ed  im- 
periosi stranieri. 


io 


Sensit  otius. 


numinls  il/a 


Ovidio. 


. . . Cymha  populorum  capar 

Succubuit  uni  , ec. 

• Seneca. 


1?  alto  mar  di’  jldria  già  sospira  e geme 
Sotto  i veneti  legni. 

' B.  Tastfj. 


II 

v 

Si/latte  esagerazioni  poetiche  dovevano  naturalmente 
esser  bene  accolte  in  secoli  nei  quali  la  grandezza  e la 
forza  del  corpo  erano  condizioni  essenziali  dell'  eroismo. 
Ma  si  può  osservare  che  la  poesia  in  lutti  i tempi  ha 
lusingato  P immaginazione.  colf  ingrandire  eli  oggetti , o 
ColP  esprimere  le  idee  morali  per  mezzo  di  fisiche  imma- 
gini. Si  sa  bene  che  il  vascello  del  Pacheco  non  gemè 
realmente  sotto  del  suo  piede  ; ma  si  riscontra  con  pia- 
cere in  quella  poetica  menzogna  il  carattere  della  domi- 
nazione che  il  rnnaui ttalor  portoghese  andava  ad  eserci- 
tare sui  mari  de>P  Oriente.  JjU  stessa  eloquenza  , meno 
audace  della  pò- sia  , usò  più  volte,  simil  figura.  Il 
Po isiict  . nella  O-azione  funebre  della  Regina  d’Inghil- 
terra . ha  magnificamente  dipinto  P Oceano , che  incur- 
vava tutte  le  sue  onde  lotto  la  Dominatrice  dei  mari  : 


Digitized  by  Google 


5oa  n-o  t e 

tl  Courhant  toutes  ses  ondes  *ous  la  Dominatrice  dei 
meri.  ,, 


la 

Iupiter  (amen  ad  has  preces  surdas  aurei  hahebat. 

Omero. 


Empiendo  il  del  di  poli  e di  querele . 

Arioito. 


iS 

Dopo  aver  perdute  sei  battaglie  , il  Samorino  , racco- 
gliendo tutte  le  forze , mosse  ad  attaccare  il  Pacheco  con 
due  o trecento  barche  le  quali  non  valevano  quanto  ire 
dei  nostri  vascelli  da  guerra.  Molli  battelli  piatti  , le- 
gati insieme , portavano  grandi  castelli , muniti  di  grosse 
artiglierie,  che  non  si  sapeva  ni  collocare , ni  appuntare , 
e non  producevano  effetto  alcuno.  Finalmente  aveano 
messo  sovra  altri  bastimenti  grossi  mucchi  di  legne , in- 
tonacale di  catrame  e di  bitume.  Si  spingevano  contro  i 
vascelli  portoghesi  quelle  piramidi  infiammate , P effetto 
delle  quali  assolutamente  dipendeva  dalla  direzione  del 
vento  , e che  potevano  danneggiare  altrettanto  gli  Indiani 
che  i Portoghesi.  Il  Pacheco  dissipò  tutto  quel V appa- 
rato , meri  formidabile  che  voluminoso , con  centoventi 
soldati  , due  vascelli  ed  alcune  scialuppe.  Ci  voleva 
nullameno  di  molto  foraggio  per  affrontare  con  sì  poche 
forze  tanta  moltitudine , la  quale  mancava  bensì  d}  arte  , 
di  sapienza  e d’ armi  , ma  combatteva  con  furare.  I 
Mori  che  militavano  su  quella  flotta  5 erano  più  valenti 
assai  degli  Indiani. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


5o3 


*4 

Euro  o nessun  che  in  alta  fama  tagli* 

Vidi  dopo  costui  (s*  io  non  m’inganno) 

O per  arte  di  pace  o per  battaglia . 

Petrarca. 

i5 

. . . E quel  che  solo 

Contro  tutta  Toscana  tenne  il  ponte. 

Petrarca. 


16 

In  questi  naturali  ed  affettuosi  movimenti  si  riconosce 
l’ anima  d’  un  poeta.  Quest * apostrofe  introduce  felicissi- 
rnamente  la  disgrazia  del  Pacherò  . il  quale  in  fatti  non 
è stato  più  fortunato  di  Belisario.  Dopo  tante  conquiste  . 
nelle  quali  non  aveasi  procacciato  che  una  medi ocrissima 
agiatezza , i suoi  nemici  lo  accusarono  di  concussione 
presso  il  re  Emmanur/e.  Egli  e morto,  secondo  alcuni y 
in  uno  spedale  , e come  altri  dicono  , in  una  prigione. 
Il  suo  pronipote  ridotto  ad  una  estrema  indigenza  , sotto 
il  regno  di  Caterina , si  porto  dal  primo  ministro  di 
quella  principessa  , nominato  Gilìanes  d’ sfratta  , e gli 
espose  la  sua  povertà  ed  i servigi  prestati  dal  suo  avo. 
Il  ministro  , turno  pieno  di  affetto  e di  virtù , andò 
tosto  a gettarsi  a ’ piedi  della  lìegina  , impetrando  una. 
grazia  da  lei.  Poiché  ne  ottenne  la  promessa  : *•  Mada- 
ma , ei  le  disse,  io  vi  dimando  pel  nipote  d’  uno  degli 
eroi  del  Portogallo  la  commenda  che  voi  mi  avete  con- 
ceduta pdt  mio  figlio.  , Rispose  la  Regina  che  il  fglio 
del  ministro  conservasse  la  commenda  . promettendogli 
che  la  prima  che  andasse  varante  P avrebbe  conferita  al 
pronipote  del  Pacheco.  u Madama  , soggiunse  il  mini- 
stro , il  mio  figlio  può  aspettare,  e il  discendente  del 
conquistatore  delle  Indie  non  è in  isiatù  di  sojferire  ri- 
tardo. ., 


Digitized  by  Google 


5p4 


NOTE 


*7 

Don  Francesco  d’  Aìmeìda  , primo  viceré  portoghese 
nelle  Indie , uno  dei  più  prodi  e dei  più  virtuosi . 


18 

Totumque  aliali  classibus  aequor. 


Virgilio 


*9 

Ivi  non  ti  varrà  fona  o consiglio. 

Martirano. 


ao 

. . . Tum  vita  per  auras 

Concessit  maestà  ad  manes } corpusque  reliquit- 

Virgilio. 

ai 

...  . Salve  aeternum  mihi , maxime  Palla  , 

lEternumque  vale. 

Virgilio. 


aa 

Poi  vtr  D arazzo  , e Farsa  glia  percosse 
SI  che  il  Nil  caldo  si  sentì  del  duolo. 

OaDte. 


a3 

Non  altramente  il  tauro  ove  P irriti 
Geloso  amor  con  stimoli  pungenti  : 
Orribilmente  mugge  , e co 1 muggiti 


Digitized  by  Google 


NOTE 


5o5 


Gli  spirti  in  sì  risveglia  , r P ire  ardenti  : 

E'I  corno  aguzza  a i tronchi,  e par  ch}  inviti 
Con  vani  co  'pi  a la  battaglia  i venti: 

Sparge  col  pie  P arena  , e ’/  suo  rivale 
Da  lunge  sfida  a guerra  aspra  e mortale. 

-T.  Tasso. 


34 

Questa  morie  ri’  A Intrida  e già  predetta  nel  canto  V 
tini  gigante  Adamastorre  , ma  con  meno  di  ragguagli 
che  in  questo  luogo.  Si  potè  riscontrare  nelle  note  dt 
quel  Canto  V che  il  viceré  , tri  quale  gli  indovini  del 
paese  hanno  pronosticato  eh’  egli  non  passerebbe  il  Capo 
di  Buona  Speranza  , fu  ucciso  presso  quel  Capo  , nella 
baia  di  Saldagna  . dai  Cafri , coi  quali  ì Portoghesi 
vennero  in  rissa.  Un  individuo  del  seguito  del  viceré 
aveva  fuor  di  proposito  insultali  gli  abitanti  della  costa , 
i quali  lo  maltrattarono.  Questi  venne  a chieder  ven- 
detta a ’ suoi  compagni  , che  presero  tosto  le  armi , ad 
onta  che  il  viceré  gli  consigliasse  a desistere  , e trasci- 
narono lui  stesso  nella  zuffa  , in  cui  fu  ucciso  da  un 
colpo  di  freccia.  Sembrava  che  ne  IP  atto  di  andarvi  egli 
prevedesse  il  proprio  destino.  *•  Amici  , ei  dicea  . e dove 
conducete  voi  un  uomo  di  sessanp  anni , che  disfece  tante 
flotte  e tanti  eserrit  ?„ 

Il  suo  figlio  Lorenzo  , del  quale  il  poeta  descrive  Id 
coraggiosa  morte  , era  un  giovine  delle  più  alte  speranze. 
Egli  fu  attaccato  , vicino  a Chaul . di  una  flotta  di  do- 
dici vascelli  egiziani , capitanata  dal  Mirhussen  , ammi- 
raglio del  Soldano  d’  Egitto.  Quella  flotta  era  ben  al- 
trimenti terribile  che  le  almadi*  f barchette  ~)  indiane. 
ElV  era  riunita  alla  flotta  di  Cambaia  , composta  di 
quaranta  bastimenti  , e comandata  da  un  uomo  pieno  di 
coraggio  e di  spirito,  nominato  Malech-azz  . uno  dei  piìt 
pericolosi  nemici  del  Portogallo,  L'renzo  fu  obbligato  a 
combattere  in  'una  posizione  svantaggiosa  e col  vento 
contrario.  Tina  palla  di  cannone  gli  portò  via  una  co  • 
scia.  Egli  si  fete  attaccare  alP  albero  del  suo  vascello  , 


Digitized  by  Google 


5o  6 


NOTE 


ed  ivi , tenendo  sempre  in  mano  la  sua  spada  t egli  dava 
i suoi  ordini  , ed  esortava  i suoi  a combattere  valorosa - 
mente.  Un  altra  „ palla  gli  fracassò  una  spalla  e lo 
trasse  a morte.  E quello  il  temjro  in  che  le  grandi  azioni 
erano  comuni  fra  i Portoghesi , i quali  di  tal  modo  si 
renderono  padroni  delle  Indie.  Il  poeta  mette  con  ragione 
faremo  in  paragone  di  Sceva  centurione  , la  morte  del 
quale  è descritta  nella  farsagha  di  Lucano  , e cono- 
sciuta abbastanza  per  le  narrazioni  di  molti  storici. 

a5  - / 

Pompeios  juvenes  risia  atque  Europa  , ned  ipsum 
Terra  tegit  Lihye.s , si  tpmten  ulta  tegit. 

Quid  mirum  loto  si  spargitur  orbe?  J a cere 
Unb  non  poterai  tanta  ruina  loco. 

Marziale. 

26 

Demonio  il  chiama  angelica  favella  j 
Ma  il  pazzo  mondo  lui  Fortuna  appella. 

T.  Tasso. 


E divenuto  il  mar  di  sangue  tinto. 

L.  Martelli. 


aS 

Questa  è la  luce  de  la  gran  Costanza. 

Dante. 


» • • 
Invenere 


a9 

tnedias  acies  , mediosque  per  ignes 
viam, 

• Virgilio. 


Digitized  by  Google 


.3o 


Specie  di  pugnale,  usato  dal  Malesi.  Esso  allungasi 
in  linea  spirale , e le  sue  ferite  sono  pericolosissime. 
Con  tale  arma  terribile  trenta  di  quei  Malesi  , che  sono 
i pià  feroci  fra  tutti  gli  isolani  dei  mari  dell'  Oriente  , 
vanno  in  una  barca  ad  assaltare  improvvisamente  un  va- 
scelto  , con  un  furore  che  non  si  può  immaginare  , c 
qualche  volta  accoltellano  tutta  la  ciurma  , prima  che 
essa  abbia  potuto  pensare  a difendersi. 

3i 

E'  Albucherche.  aveva  ne ! suo  pai  a zio  una  bellissima 
schiava  indiana  j un  soldato  portoghese  ebbe  V ardire  di 
entrare  nell’ appartamento  del  comandante  supremo,  e 
per  amore  o per  forza  uso  con  esso  lei.  Informato  P Ab- 
bucherche  di  tal  eccesso  . fece  impiccare  immantinenh  il 
temerario  portoghese . l\on  molti  avviseranno  col  Ca- 
rnata* , che  tal  fatto  oscuri  la  gloria  dell' Albucherche. 

. 3» 

Lope  Soares  di  A/berearia  , governatore  delP  India , 
partì  a quella  volta,  nel  l5l5.  Ee li  sparse  il  terrore  sulle 
coste  del  Mar  Rosso  y arse  Cranganor  , e fece  il  re  di 
Ceylan  tributario  del  Portogallo. 

33 

Diego  Lopez  di  Sequiera  , governatore  dell ! India , 
nel  i5i8  corse  vittorioso  il  Mar  Rosso  } ed  aprì  tratta- 
tive coll 7 Imperator  dell ’ Etiopia. 

34 

Don  Duarte  di  Meneses , conte  di  Tarouca  , gover- 
natore dell ’ India  nel  i.Sai  , ricondusse  all * obbedienza 
Ormutz  che  s' era  sollevata  dal  giogo. 


Digitized  by  Google 


5o8 


NOTE 


35 

Il  V rtsco  de  Gama  fu  il  sesto  governatore  delle  Indie , 
S)jion  ha  goduto  di  tal  dignità  che  tre  mesi . 

36 

Don  Enrico  di  Meneses,  in  età  di  aR  anni  , succedette  a 
V osco  di  Gama  nella  carica  di  viceré  dell9  India • Egli 
travagliò  grandemente  il  Re  di  Calicutla  , distrusse  Pa-  , 
'noma  , Caleta  , ed  in  ogni  incontro  Jece  prova  di  grande 
valore. 


• ' 37 

Il  Mascarenas  era  stato  nominato  successore,  del  Me- 
■nècj'.c.  In  sya  assenza  è stata  affidata  P amministrazione 
degli  affari  n Lope  Vaz  di  Sampayo  , il  quale  giurò 
di  cedere  il  posto  appena  comparisse,  il  Mascarenas.  Ma 
in  vece  di  osservare  la  sua  promessa  egli  lo  foce  impri- 
gionare y esempio  di  oppressione  molto  comune  fra  li 
viceré  portoghesi. 

Don  Padre  Mascarenas  espugnò  Malaca  , fortezza 
(punita  di  3oo  pezzi  d9  artiglieria  e piena  di  difensori  , 
n I tempo  che  il  suo  nemico  stava  tramando  in  Goa  la 
l'ovina  di  lui. 


38 

Lope  V ir  di  Sampayo  vinse  nelP  India  molti  nemici 
con  singolare  valore , e riportò  una  gran  vittoria  navale 
sopra  C tizia  le  , Moro  di  gran  nome , . che  comandava  una 
fotta  di  i3o  vascelli. 

39 

Egli  era  della  famiglia  di  qttelP  illustre  Tristano  di 
Ctìnha  t del  quale  il  poeta  ha  di  già  fatto  un  elogio  sì 


Digitized  by  Google 


NOTE 


509 

g rande  j e meritava  di  esserlo.  Tal  nome  è uno  de ’ più 
famosi  nella  storia  ilei  viceré  dell’  India. 


4° 


’ tilo, 


Don  Gnrsia  di  Noronha  , che  col  titolo  di  viceré  suc- 
cesse a N unito  di  Cùnha  , partì  da  J^sbona  nel  i538. 

41  ! 

Nome  che  denota  gli  Egiziani.  I 


4* 

Martino  Alonso  di  Sousa  , duodecimo  governatore  del- 
l’  India.  Fu  cavalier  valentissimo  , ed  avea  già  fatto 
prova  nel  Brasile  della  militare  virtù  , che  poscia  tanto 
fece  spiccare  nell’  India  il  suo  nome. 

43 

La  città  di  Diu  sostenne  due  assedii  egualmente  cele- 
bri nella  storia  del  Portogallo.  Nel  primo  ella  e stata 
difesa  dal  Stive-f  ra  , e nel  secondo  dal  Mascarenas.  Egli 
si  fu  a quest’  ultimo  che  Giovanni  De  Castro  venne  a 
recar  soccorso  , dopo  avere  disfatto  gli  assediatori  per 
terra  e per  mare. 


44 

L ’ una  disse  cosi,  l’altra  concorde 
L’  invito  accompagnò  d’ alti  e di  sguardi. 

T.  'Tasso. 


Cosi  favella  , e seco  in  chiaro  suono 
Tutto  l’  ordine  suo  concorde  freme. 

Lo  stesso.. 


Digitized  by  Google 


5io 


NOTE 


45 

Postquam  cpulis  Bacchoquc  modum  lassata  voluptas 
Imposti  it. 

Lucano. 


Poiché  de 7 cibi  il  nalttrale  amore 

Fu  in  lor  represso  , e V importuna  sete  , ec. 

T.  Tasso. 


46 

yindiam  sopra  quel  poggio , e cederai 
1j t magna  rocca  nella  fredda  valle  , 

E da  me  il  cammin  dritto  imparerai , 
fi  quale  è un  stretto  e poco  usato  calle  $ 

Così  si  mosse  K ed  io  lo  seguitai ec. 

Fil errino. 


42 

Enee  ed  amor  d'  un  cerchio  lui  comprende 
Sì  come  questo  gli  altri  , e quel  precinto 
Colui  che  il  cinge  solamente  intende. 

Dante. 


4» 

Il  poeta  ha  qui  seguito  l'antico  sistema  de'  Peripate- 
tici i quali  ammettevano  undici  globi  e la  terra  nel 
mezzo.  Il  decimo  cielo  , che  de  nomi  navi  no  il  primo  mo- 
bile . rotava  continuamente  d'Oriente  in  Occidente , e tutti 
gli  altri  cicli  nel  suo  moto  traeva.  Questa  dottrina  era 
insegnata  nell'  università  di  Coimbra  al  tempo  del  Ca- 
jnocns  , tic  poteva  egli  conoscere  le  eterne  verità  rivelate 
poi  dal  Galileo  e dal  Newton. 


Digitized  by  Google 


...  E non  comprende  , ec. 

Che  ingegno  uman  si  alto  non  si  estende. 

Tibaldco. 


50 

Ch'  è tutto  ardente  e.  rutilante  foco , 

Per  eh'  Olimpo  il  chiamar  le  antique  genti  f 
Ove  sempre  ridendo  in  feste  e in  gioco 
Godono  il  sommo  ben  le  eterne  menti. 

Varchi. 

51 

Quest’ è la  lepre  che  Orione  ha  perseguitato  in  caccia , 
e che  gli  i sfuggita  coll ’ aiuto  di  Mercurio.  Gli  antichi 
V hanno  collocata  nei  cieli.  L’  istoria  delle  altre  costel- 
lazioni di  cui  qui  parla  il  poeta  è nota  generalmente. 

5a 

Gonzalo  di  Silveira  , missionario  Gesuita.  Egli  era 
fratello  del  conte  di  Sortella , e passò  all’India  nel  1.555 
con  D.  Leonardo  di  S'usa  , capitano  generale  della  flotta 
di  quell’  anno.  Nelle  Relazioni  de’  Gesuiti  si  legge 
quanto  opero  per  la  fede  questo  ministro  del  vangelo  } e 
come  sostenne  il  martirio. 


53 

, . . Conte  gli  storni 

tniano  a dare  il  fero  assalto  i Mori. 

Ariosto. 


54 

Don  Pedro  de  Nhajra  , valente  cavaliere  castigliano. 


5l2 


NOTE 


Con  soli  35  uomini , atti  a portare  le  armi  , sostenne 
l’assedio  di  6000  Cafri  in  un  forte  che  il  Re  di  Sofala 
gli  uvea  permesso  di  costruire. 

55 

JYunc  age  , Dardaniam  prolem  quae  deinde  sequalur 
Gloria  , qui  maneant  Itala,  ile  gente  nepotes , 

Ilìuslres  animas  nostrumqre  in  nomea  iluras  , 
Expediam  dictis  , et  te  tua  fata  docebo. 

Jlle  ( vides  ) puri!  juvenis  qui  nititur  basta  , 
Proxima  sorte  tenet  lucis  loca  ; primus  ad  auras 
/Ethereas  Italo  commixtus  sanguine  surget  , 

Sy  h’ius , Albanum  nomea , tua  posthuma  protesi 
Ouem  iibi  longaevo  serum  Lavinia  coniux 
Educet  sylvis  regem  , regumque  parentem  j 
linde  genus  longd  nostrum  dominabitur  Alba. 

Virgilio. 


56 

Don  Cristoforo  , figlio  di  fiasco  di  Gama  , andò  per 
comando  del  padre  in  aiuto  del  prete  Gianni , o signor 
dell ’ Etiopia , contro  i Mori.  Egli  vinse  in.  due  successive 
battaglie  , e nella  tersa  fu  ucciso. 

57 

E dal  sereno  del  giammai  non  cade 
Pioggia  che  bagne  in  quella  parie  il  mondo. 

T.  Tasso. 

58 

. . . Et  equorum  duellica  proles . 

Lucrezio. 


Digitized  by  Google 


5 1 3 


NOTE 


Don  Pedro  di  Castelbranco , capitano  di  Or  in  ut , mo- 
strò gran  valore  contro  una  grossa  armata  turchese a. 

Co 

Tantum  aevi  longinqua  vaici  mutare  vetustas. 

Virgilio. 

61 

È la  città  che  gli  Europei  chiamano  San-Tomè  , o 
San  Tommaso  , seguendo  le  tradizioni  qui  ammesse  dal 
poeta  portoghese.  Eli’ è opinione  ricevuta  che  l’apostolo 
San  Tommaso  predicò  la  fede  nell’Oriente,  e ricevette 
la  corona  del  martirio  nel  Coromandel . I Portoghesi  af- 
fermano aver  trovato  il  suo  corpo  nel  mezzo  alle  rovine 
dell’  antica  Mèliapur , città  che  quantunque  dodici  leghe 
lontana  dal  mare  , pure  fu  inondala.  Era  stala  fabbri- 
cata più  lungi  la  nuova  Mèliapur , di  cui  i Portoghesi 
si  impadronirono.  Si  f sa  d’  altra  parte  che  gli  storici 
moderni  appellarono  Cristiani  di  San  Tommaso  tutti 
quelli  dell’  Egitto  e dell’  Africa  che  professavano  una 
specie  di  rito  greco  , mescolato  di  giudaismo. 

61 


Già  era  il  mondo  tutto  quanto  pregno 
De  la  vera  credenza  seminata 
Per  li  messaggi  de  C eterno  regno. 


Dante* 


63 

Si  habuerilis  fulem  , et  non  luiesitaveritis  , non  solum 
diffìcilia  facietis , sed  et  si  monti  huic  dixeritis , Tolte 
«l  jacta  te  in  mare  , fi  et. 

S.  Matteo* 


Camoens 


33 


5 1 4 


NOTE 

64 


Cogitaverunt  ut  Lazarum  interfcerent , quia  multi 
propter  illuni  abibant  ex  Judaeis , et  Creitela  nt  in  Jesum . 

S.  Giov. 


65 

Te  nemus  sfngitiae , vitrea  te  Fucinus  unita  , 

Te  liquidi  Jlevere  Incus. 

Virgilio. 

Marcida  te  fractis  planxerunt  Jsmara  thyrsis  , - 

Te  Tmolos  , te  Ajsa  Jerax  , T/icseaque  Naia  , 
Et  Thelana  metu  juratus  in  orgia  Ganges. 

Stailo. 


Pia  user  le  sante  Dive 
La  tua  spietata  morte  , 

1 fumi  il  sanno  , le  spelonche  e i faggi  , 
Pianser  le  verdi  rive  } ec. 

Sannazaro. 


66 

Questa  opinione  , sommamente  verisimile  , e la  stessa 
che  pii  antichi  avevano  sull ’ Italia  e sulla  Sicilia  , « 
c//c  r spiegata  in  qtte’  bei  versi  di  V irgilio  che  sem- 
brano imitati  dal  Camoens. 

IJaec  loca  vi  quondam  et  vasta  convulsa  ruina 

Dissiluisse  ferunt  : cum  protinus  utraque  tellus 

I na  Joietf  vmit  medio  ut  pontus  , et  undis 

H espen un-  siculo  latus  absadit  , arvaque  et  urbe s 

Littore  diductas  angusto  inlerluit  aestu. 

67 

II  Camoens  , interessante  miai  sempre  quando  parla  di 
se  medesimo  , trova  qui  un’  occasione  Jortunatissima  per 


Digitized  by  Google 


NOTE 


5i5 

rammentare  il  sua  naufragio  tulle  cotte  di  Camhaia  , 
quando  torno  dalla  China  dove  era  stato  esiliato  dal 
viceré  dell ’ Indie. 

68 

Questo  errore  storico  prova  P ignoranza  di  quel  tempo 
intorno  a ’ costumi  del  vasto  impero  della  China  , il 
quale,  uvea  ricevuto  sulle  sue  coste  alcuni  negozianti 
dell ’ Europa.  Egli  è vero  bensì  che  gli  imperad  tri  chi- 
nesi  son  padroni  di  nominare  il  lor  successore  ; ina  essi 
lo  scelgono  sempre  tra  i loro  figli  : per  tal  modo  se 
non  é rispettato  V ordine  di  primogenitura  , sono  per 
altro  rispettati  i naturali  diritti.  Ma  bastava  un  sol 
fiatto  male  interpretato  per  ingannare  uomini  i quali  mai 
non  P erano  internati  addentro  la  China. 

<*) 

Si  chiamano  uccelli  del  paradiso.  Le  loro  penne  son 
colorite  di  un  misto  d'  oro  , di  porpora  e di  azzurro. 
Fanno  i loro  nidi  in  siti  elevati  e quasi  inaccessibili  , è 
siccome  di  rado  si  lasciano  accostare  , ed  è il  pigliarli 
diffìcilissimo  , correva  P opinione  che  mai  non  posassero 
sulla  terra. 

70 

Specie  di  liquore  solforoso  , del  quale  si  trovano  sor- 
genti in  varie  contrade. 


1l 

Nell’  isola  di  Cerino  sorge  una  montagna  alta  setta 
leghe.  Sulla  sua  cima  si  trova  una  pietra  piatta  , nella 
quale  è P impronta  del  piede  dì  un  uomo.  Gli  Orientali 
dicono  che  quella  è un ’ orma  di  vi  damo.  Altri  preten- 
dano che  è il  vestigio  d*  un  solitario  indiano.  Ma  tutti 
tengono  in  profondo  rispetto  quella  montagna  , alla 
quale  vanno  moltissimi  pellegrini. 


e 


Digitized  by  Google 


5i6 


NOTE 
7» 

II  cocco  delle  Maldive  , specie  d*  albero  il  quale , per 
la  sua  forma  e per  le  sue  foglie , è molto  somigliante  al 
palmizio.  Si  alza  dal  fondo  dell ’ acque  fino  al  di  sopra 
della  loro  superficie.  Il  suo  frutto  è coperto  d*  una  dura 
scorza  , della  quale  si  fanno  vasi  molto  in  pregio  , de* 
quali  è fama  che  distruggano  la  forza  dei  veleni  che  in 
essi  vengono  posti. 

73 

Il  legno  del  Eresile.  Alvares  Cabrai  fa  il  primo  che 
discoprì  la  costa  del  Eresile  , dove  fu  gettalo  dalla  tem- 
pesta nell * anno  i5oi  , non  sapendo  di  aver  toccato  il 
continente  dell’America.  I Portoghesi  non  mancarono  di 
stahiìirvisi  in  appresso , ad  onta  degli  Spagnuoli  divenuti 
padroni  del  nuovo  mondo.  Il  Bresile  fu  chiamato  Santa 
Croce  f in  principio. 


Ferdinando  Magallanes  0 Magellano , gentiluomo  por- 
toghese. Il  re  Emmanuele  ricusò  di  aumentare  i suoi 
assegni  di  cinque  reali  al  mese . Egli  si  ritirò  presso 
Carlo  V . ed  ottenne  la  naturalità  spagnuola.  Nessuno 
ignora  eh * egli  ha  scoperta  verso  la  punta  meridionale 
dell  America  la  Terra  del  Foco  ^ e lo  stretto  che  porta 
ancora  il  nome  di  Magellanico. 

7 5 

Fin  qui  Giove  permette  , e non  mi  è dato 
Più  in  là  scoprirvi  de’,  futuri  eventi. 

Marino. 


Digitized  by  Google 


NOTE 


76 

Hac tenu.t  , 0 Superi  , partus  tentasse  verendos 
Sii  salii, 

Sannaiaro. 


77 

3fa  oggi  è fatta  , o secolo  inumano  ! 

V arte,  del  poetar  troppo  infelice. 

Lieto  nido  , esca  dolce  , aura  cortese 
Bramano  i Cìeni.  Non  si  va  in  Parnaso 
Con  le  cure  mordaci  : e chi  pur  sempre 
Col  suo  destin  garrisce  e col  disagio  , 

V ien  roco  e perde  il  canto  e la  favella. 

G.  B.  Guarino. 


78 

. . • Victor que  virtim  volitare  per  ora, 

Primus  ego  in  palriam  mecum  ( modo  vita  supersit  ) 

Aonio  rediens  deducam  vertice  Musai 

Primus  Idumaeas  referens  tibi , Mantua  , palmas. 

Virgilio. 


. . . Pertjue  omnia  saecula  fama 

( Si  quid  habenl  veri  vatum  pracsagia  ) vivam. 

Ovidio. 

Con  s!  sublime  stil  forse  cantato 
Avrei  del  mio  signor  l * armi  e gli  onori  , 

Che  non  avria  de  la  Meonia  tromba 
Da  invidiar  Achille  t e la  mia  patria , 

Madre  di  Cigni  sfortunati  , andrebbe 
Già  per  me  cinta  del  Secondo  alloro. 

Guarino. 


FINE 


Digitized  by  Google 


Digitized  by  Google 


Uh 


INDICE 


^Avveiitimento  degli  Editori  ....  pag.  in 
Compendio  della  Vita  di  Luigi  Camoens , 

scritto  dalla  Baronessa  di  Stael  ...»  X1 
Giunta  al  Compendio  della  Vita,  del  signor 

Villenave  . . » 31X1 


Cenni  del  sig.  Sismondo  de'  Sismondi  sopra 

il  Poema  u xjmI 


Giudizio  di  G.  Andres  sopra  il  Poema. 

» 

xxxm 

Prefazione  del  Traduttore  . . . 

• • 

» 

XXXIX 

I LUSI  AD 

I 

Soggetto  storico  del  Poema.  . . 

97 

3 

Canto  I 

99 

LI 

II 

99 

59 

Ili 

99 

io5 

IV 

99 

V 

97 

223 

VI 

97 

27  3 

VII 

Vili 

99 

99 

32  I 
363 

IX 

99 

4°9 

X 

» 

45 1 

Digitized  by  Google 


1 

CORREZIONI 


i 

NEL  TESTO 


p*g- 

74 

Su 

a v. 

5 e fatti  chiari  leggi 

e i fatti  chiari 

1) 

77 

»» 

a r 

7 e già  ardono 

e già  ne  ardono 

»» 

i35 

?» 

3 „ 

4 le  reggia 

le  reggic 

91 

147 

»? 

3 „ 

7 E fra  piccioli 

E fra  i piccioli 

99 

i8a 

7» 

J » 

4 leggi  • S1  spron  vessilli 

. c quinci  e quindi 

ai  venti  j 

19 

a3q 

?? 

a « 

4 e ne 

e nè 

»? 

333 

?» 

3 « 

8 lavarci 

lavacri 

»? 

374 

»? 

1 

a Castiglion 

Casliglian 

NELLE  NOTE 

Pag. 

47 

Not. 

X V. 

7 /<r  invidio 

lo  invidio 

»» 

48 

»? 

4 » 

— O Dux 

0 Lux 

?) 

101 

3? 

a‘  » 

1 sonant  palntis 

tonant  palmis 

9? 

ioa 

?? 

a3  11 

J vectis 

vedi 

?» 

aai 

7» 

38  „ 

a Nomine 

Nomina 

?» 

a7i 

»? 

64  ,, 

1 citatis 

civitalis 

»? 

3o7 

?? 

a « 

a alqunos 

algunos 

?» 

3o8 

»» 

« ” 

I corpora  vestane 

corpora  restarti 

« 

447 

?» 

46  „ 

1 Quel  scavo 

Quel  soave 

Digitized  by  Google 


r2  ' 
* 


Digilized  by  Google 


P R E ZZ O 


5 . 5o 


della  presente  edizione  in  16.0  lir. 
dell9  edizione  in  due  voi.  in  8.° 

caria  reale  di  colla  . ....  n io.  oo 
delia  stcaa  in  carta  velina  fine  » i3.  So 


i * 


ti  fc  -li 

i . ’ 

J.  '.a 


■ ■ ■ #v  ■ •* 

• .•  ■ '..r  ;•  ;.£  ' ■ 

' '5*  1 l ' *1 


I V »c.  . 

v-::-  - 


M • y , . 


. 

•i 

ji 


Digitìzed  by  Google 


^5^33  Ai 

Digitized  by  Google 


Digitized  by  Google